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Autore: f9v5    22/04/2015    2 recensioni
[Crossover; Full Metal Panic/Black Lagoon] [Linguaggio scurrile "gentilmente" concesso da Revy e anche da altri, astenersi finti moralisti]
Un nuovo incarico per i Fattorini che ogni tanto si scontrano con la legge, un rapimento che nasconde più trame di quante ne mostri all'apparenza.
Una Whispered incolpevole il cui unico peccato e avere concetti tecnologici in testa che lei neanche ha chiesto e un fissato delle armi che si crede sempre in guerra.
Attraverso la frazione rossa che porta al "Domani".
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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-Whispered?! Black Technology?! Ci stai prendendo per il culo o cosa?- sbottò furiosa la donna.

Chiunque conoscesse Revy sapeva bene che la ragazza fosse in possesso di una pazienza non molto alta e farla arrabbiare quasi sicuramente avrebbe portato ad un poco piacevole incontro con le sue onnipresenti Sword Cutlass.

L’unica ragione per cui le due armi non erano ancora state sfoderate era la valigia piena di soldi che faceva bella mostra di sé sul tavolino della sede della Lagoon.

Inutile dire che quella motivazione (unità alle occhiatacce di Dutch) fu più che sufficiente per convincere la pistolera a tenere a freno i bollenti spiriti, per quanto la lingua fosse stata lasciata a manetta e libera di dire cosa la sua proprietaria pensasse di quanto aveva sentito.

Rock, seduto sul divano accanto alla collega, ebbe un groppo in gola accompagnato dal crescente desiderio di prendere le distanze da lei.

Dutch manteneva la solita professionalità che lo contraddistingueva e riservò un’occhiata al loro “cliente”.

-Dunque, ricapitolando in breve: lei intende ingaggiarci per il rapimento di una persona, una Whispered, una persona nel cui cervello sono presenti nozioni di tecnologia avanzata che, se studiate, permetterebbero la creazione di armi talmente efficienti da rendere obsoleta persino l’energia nucleare.- riassunse il capo dell’organizzazione mercenaria con serietà.

Benny e Rock si limitavano ad ascoltare, col primo che si sentì particolarmente toccato dall’argomento in questione, in quanto appassionato d’informatica una simile scoperta fece schizzare in alto il suo interesse.

L’interlocutore del gruppo sorrise accomodante, lasciando che un fiotto di fumo uscisse dalle sue labbra mentre reggeva il suo sigaro tra le dita.

-Vedo che il concetto è chiaro.-

L’uomo estrasse una fotografia da una delle tante tasche del lungo cappotto per poggiarla sul tavolino.

-Questo è il soggetto in questione.-

Una ragazza che, a giudicare dall’aspetto, doveva essere adolescente.

Revy sbuffò.

-Accidenti, come se non fosse già capitato di avere a che fare con ragazzini rompicoglioni.- il ricordo del giovane Garcia Lovelace si presentò per un attimo nella mente dei membri della Lagoon, ma a parte Rock nessuno provò quella che dei comuni esseri umani avrebbero chiamato “Nostalgia”.

-Kaname Chidori, 17 anni, studentessa del Liceo Jindai a Tokyo.-

Dutch prese la foto per squadrarla con attenzione colei che avrebbero eventualmente dovuto rapire: apparentemente sembrava una comunissima ragazza, non certo la “Custode di grandi segreti bellici” come era stata presentata.

Non che al possente uomo di colore la cosa importasse; poteva essere una Whispered o una persona come tante altre, quello che importava a lui era che l’incarico venisse ben retribuito.

E a giudicare dal contenuto della valigetta sul tavolino quella condizione era stata ben esaudita.

Il cliente, immaginando di non avere più nulla da dire, si alzò dal divano.

-Molto bene signori, direi che l’affare è fatto. Una volta portato a termine il rapimento, contattatemi a questo numero, a quel punto provvederò a comunicarvi il luogo della “consegna”. lasciò un biglietto sul tavolino e prese la direzione dell'uscita-

L’enorme manona di Dutch bloccò la porta.

-Chiedo perdono per l’irruenza, ma gradirei sapere il nome di chi mi ingaggia.- nessun’educazione nelle parole dell’uomo, condite però di seria professionalità.

Il suo interlocutore si passò una mano sui corti capelli marroni prima di sorridere con falsa condiscenda.

-Cliff. Rowan Cliff.- e con un ultimo sbuffo di fumo uscì.

Dopo pochi secondi il silenzio tornò a regnare nell’appartamento.

Rock percepì tuttavia un’aria diversa, più pesante.

Dutch lanciò un’occhiata complice a Benny; l’esperto di informatica della Lagoon afferrò il messaggio silenzioso del suo capo e si fiondò nella sua stanza per effettuare le dovute ricerche.

Poco dopo il leader del gruppo si stravaccò sul divano con un sorrisetto astuto.

-Quello lì è un fottuto bastardo! Bisogna riconoscere che non è nuovo a questo genere di cose, ma evidentemente non ha ancora capito come funzionano le cose qui a Roanapur.- concluse accendendosi una sigaretta.

-Dunque, che facciamo?- chiese Revy aggrottando le sopracciglia e gettando un’occhiata al gruzzolo che era stato usato per assumerli; di sicuro le sarebbe dispiaciuto perdere tutta quella grana, anche se persino lei giudicava esagerata quella quantità di denaro per un incarico che, apparentemente, per gente come loro equivaleva e bere un bicchier d’acqua.

-Beh, ci ha assunti per rapire una persona ed è quello che faremo. Se poi scopriremo che davvero sta nascondendo qualcosa… si renderà conto di che errore madornale sia stato farci incazzare.- concluse il discorso.

Rock non proferì parola.

Le cose a Roanapur, d’altronde, funzionavano in quella maniera, ormai ci aveva fatto l’abitudine: in quella città dimenticata da Dio dove l’illegalità era di casa non ci si poteva fidare di nessuno.

Sospirò, l’ex impiegato, non era certo il momento per i rimpianti del passato, ormai ci era dentro da troppi mesi per averne.

-Rock, Revy…- la voce autoritaria di Dutch attirò l’attenzione dei due.

-Preparate le valige: partite per Tokyo!-

Un’ultima occhiata alla foto del loro obbiettivo da parte dell’uomo; qualcosa gli diceva che c’era più di quanto sembrasse dietro quella ragazza.

Il suo secondo ritorno in patria avrebbe portato solo guai, se lo sentiva.

 

 

 

Kaname Chidori non era mai stata una ragazza che dava troppo peso alle credenze religiose, ma negli ultimi tempi stava cominciando a considerare l’idea che esse fossero vere… e che fossero delle infami.

Cosa diceva il Karma? Che ciò che ci accadrà in futuro dipende dal nostro comportamento passato.

Cosa diceva la Reincarnazione? Che alla morte del corpo l’anima sarebbe rinata in un corpo nuovo, perdendo i ricordi della vita precedente.

-Tutte sciocchezze.- avrebbe detto in passato.

Ma nel presente si era ormai convinta che entrambe quelle credenze si fossero accanite, e con particolare veemenza anche, su di lei.

Altrimenti non si spiegava come mai “Lui”, quel guerrafondaio che si credeva perennemente coinvolto in un conflitto armato, fosse entrato nella sua vita.

La sua amica Kyoko avrebbe optato piuttosto per un incontro voluto dal destino… tutte balle.

Sosuke Sagara era la punizione inviatale contro dal karma per punirla dei peccati da lei commessi in una sua vita precedente.

E allora perché quel giorno non era ancora successo nulla?

“Che noia oggi.” Pensò distrattamente la ragazza, non riuscendo a prestare attenzione alla lezione.

Gettò un’occhiata alla causa dei suoi attacchi isterici: Sagara era seduto al suo banco che prendeva appunti, sembrava seriamente concentrato sul discorso della professoressa Kagurazaka.

Normale, troppo normale, per questo era sospetto.

O magari, volendo guardare le cose in maniera più semplicistica, quel giorno il ragazzo si stava davvero impegnando a vivere almeno un giorno da studente normale.

Kaname si lasciò scappare un lieve sorriso.

Se ripensava ai primi tempi, quando Sagara scattava sull’attenti a quello che a sua detta era un segnale di pericolo praticamente ogni cinque minuti, le veniva quasi nostalgia.

Apprezzava molto che ci stesse davvero provando.

Poi Sagara chiuse il quaderno di botto e il suo sguardo divenne quasi tagliente e un campanello d’allarme suonò nella mente della ragazza; era entrato in modalità bellica.

Il rimbombo di un’esplosione giunse presto alle orecchie di tutto l’istituto, attirando l’attenzione di tutti.

Tra lo stupore generale, due sole facce sembravano non mostrare alcun cenno di meraviglia: Sosuke Sagara, che manteneva il solito sguardo concentrato, e Kaname Chidori, che sembrava aver preso in prestito le zanne e gli occhi rossi di un demone, che aveva già preso il ventaglio in mano e si stava avvicinando minacciosamente.

 

 

 

-Sei un caso perso!- dichiarò Kaname scuotendo la testa.

-Quel tizio aveva un’aria sospetta, credevo stesse trasportando materiale esplosivo per distruggere l’edificio scolastico.- replicò il ragazzo, massaggiandosi il bernoccolo che faceva capolino sulla sua testa.

-Era solo il fattorino che si occupa del trasporto del materiale. Sei tornato si e no da tre giorni ma non ci hai messo molto a farlo notare.- concluse esasperata la ragazza.

Quello che poi la faceva star peggio era la consapevolezza che per quella giornata le cose potevano anche non aver incontrato l’epilogo.

Sagara continuava a squadrare ogni angolo, ogni persona, ogni oggetto che incrociavano lungo la strada per i rispettivi appartamenti con occhio indagatore, quasi certamente aspettandosi un attacco o roba simile da un momento all’altro.

La ragazza potè solo sospirare, ma aveva sentito davvero molto la mancanza di quel folle e delle sue fissazioni a sfondo bellico.

In quei giorni in cui Sagara non c’era si era sentita dentro ad un incubo nella realtà.

Perseguitata dal sentore costante di essere osservata da uno sguardo che non era quello del sergente della Mithril, la ragazza aveva passato dei giorni infernali che avrebbe fatto di tutto per dimenticare, pur sapendo a priori che tali ricordi sarebbero sempre stati impressi nella sua mente.

Lo sguardo di Sagara puntò un operaio che stava lavorando in un cantiere.

-Quel tipo ha un’espressione sospetta.-

Tentati omicidi e baci rubati vennero presto soppiantati da ventagli e maledizioni, tutti indirizzati nei confronti di un’unica persona.

-Dacci un taglio! Qui nessuno sta tentando di farti fuori.-

-Ma quell’individuo…-

Kaname non gli lasciò completare la frase, lo stese prontamente con un colpo di ventaglio in testa e lo trascinò per una gamba, dopo aver scartato l’iniziale ipotesi di lasciarlo lì in mezzo alla strada.

-Sei solo un fissato un fissato che si crede sempre in guerra.- decretò infine la ragazza, trascinandosi dietro il peso fisico del ragazzo e quello mentale di saperlo di nuovo parte della sua vita.

Dentro di se sorrise felice; se quello era un peso, era il più dolce che avrebbe mai potuto sorreggere.

 

 

Colui che una volta era conosciuto come Rokuro Okajima varco le porte dell’aeroporto di Tokyo con un misto di nostalgia e preoccupazione.

Non poteva negare che gli facesse piacere mettere piede nella sua terra natia (per la seconda volta da quando si era unito alla Lagoon), i ricordi dei suoi trascorsi si facevano sempre vividi, seppur non fossero esattamente felici.

Sbronze per compiacere i superiori e una vita ordinaria, fin troppo, erano ormai argomento del passato su cui poche volte gli capitava di concentrarsi e neanche con una traccia di pentimento.

Si, non rimpiangeva minimamente quel radicale cambio del suo stile di vita che l’aveva visto diventare, da banale impiegato, un qualsiasi signor “Nessuno”, a “Rock”, membro della Lagoon Company.

E non era appunto il caso di lasciarsi andare a inutili rivanghi del tempo ormai trascorso (o come avrebbe detto Revy, cazzate nostalgiche), erano lì per lavoro.

Un lavoro non esattamente pulito, non esattamente in norma con la legge (ma d’altronde, quando mai un incarico svolto dalla Lagoon andava a braccetto con quelli restrizioni raggruppate sotto il nome di “Legge”?), ma era pur sempre un lavoro.

Anche se ci aveva intravisto qualcosa di diverso rispetto ad altri lavori che il gruppo aveva accettato in passato.

Dutch era sempre stato quello più esperto a scovare gli inganni e se l’imponente uomo di colore non ci vedeva chiaro su una faccenda era sempre perché c’erano troppi dettagli celati o troppe informazioni date di proposito.

Ma gli ordini erano stati chiari, attenersi all’accordo stipulato.

Rock avrebbe davvero voluto capire cosa passava per la testa del suo capo, ma i contorti pensieri e i ricordi non proprio felici che albergavano nelle menti dei suoi colleghi, certamente relegati in qualche misterioso anfratto del loro cervello di cui si erano accertati di chiuderlo bene e buttare via la chiave, erano contornati da qualcosa di troppo oscuro perché lui, cresciuto in maniera troppo ordinaria, potesse capirli, o peggio, sopportarli.

Quindi era inutile stare a rimuginare, bisognava solo fare quello che c’era da fare.

-E io che speravo di non metterci più piede in questo schifo di paese, già una volta era stata abbastanza.- commentò Revy al suo fianco.

-Beh, il lavoro è sempre lavoro. E siamo anche stati pagati in anticipo. Quindi non vedo perché lamentarsi.- Rock pregò dentro di sé che la collega non perdesse le staffe.

I due compagni stavano uscendo in quel momento dall’aeroporto di Narita.

Come al solito eludere le frontiere era un gioco da ragazzi, qualche bustarella, opportuni documenti falsi ed eccoli di nuovo a calpestare il suolo del paese del Sol Levante.

-Che palle! Vediamo di non metterci troppi giorni con questa cosa. Sarà una vera rottura!- dichiarò infine la donna accendendosi una sigaretta, presto imitata dal collega.

Si preannunciava, almeno per lei, come una delle missioni più noiose che le fossero mai toccate; rapire, una mocciosa, dov’era il divertimento senza una bella sparatoria piena di coglioni da bucherellare a suon di proiettili e imprecazioni che volavano?

Rock temeva invece che le cose fossero più complicate di quanto l’apparenza lasciasse credere.

In tutta sincerità, sperava di sbagliarsi e che il suo non fosse nulla di più che un presentimento.

Uno sbuffo di fumo e si incamminarono.

 

 

 

 

Angolo dell’autore:

Allora, salve a tutti, qui è F9v5!

Benvenuti nel primo capitolo di questa mia folle idea… folle è il fatto che io abbia una saga da portare avanti e che la metta in pausa per dedicarmi a questo Crossover, ma avevo detto che l’avrei fatto quindi.

Comunque, come avrete capito (e considerando che l’ho detto anche nella presentazione mi sorprenderei del contrario) i personaggi protagonisti  in questione sono quei simpatici folli di “Full Metal Panic” e quegli “innocui” fattorini che ogni tanto hanno problemi con la legge della Lagoon Company.

Diciamo che era da un bel po’ che quest’idea albergava nel mio folle cervello, incredibile ma sono riuscito a non perderla in qualche oscuro anfratto della mia mente dal quale non sarebbe più uscita e ho deciso di cominciare a scrivere. (e pensare che questo pensiero è nato dalla semplice constatazione che, nella versione italiana, Kaname e Revy hanno la stessa doppiatrice)

Ovviamente ci sono molte cose ancora poco chiare, come chi sia il cliente della Lagoon, come conosca gli Whispered e tanto altro, ma tutto avrà risposta.

Tuttavia non penso che la storia si prenderà troppi capitoli, la mia idea è di creare quello che, dal punto di vista degli anime, sarebbe più un film, quindi, sempre parlando per via ipotetica, questa long non dovrebbe prendersi più di 10 capitoli; ribadisco che sto solo ipotizzando.

Beh, chi vivrà vedrà.

Alla prossima.

 

Ps: il titolo della long è un’unione delle opening dei due anime: “Tomorrow” (Full Metal Panic) e “Red Fraction” (Black Lagoon)

 

 

  
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