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Autore: Marti5    22/04/2015    0 recensioni
[Apocalypse GDR]
[Apocalypse GDR]//Un'altra serie di FanFiction sulle coppie del Gdr Apocalypse, che non smettono mai di stupirmi e soprattutto non perdono mai smalto (spero di inserirle tutte, più in là).
Dedicata alle meravigliose Player con cui ho il piacere di ruolare
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cops.
La pioggia batteva senza remore su ogni persona e cosa intralciasse il proprio precipitare verso terra: contro le teste dei poliziotti, contro le divise della croce rossa, pioveva sulle auto e sull'ambulanza accostata al loro fianco. Il buio della notte era rischiarato soltanto dalla luce aranciata dei lampioni e dal bianco accecante dei fari delle volanti, accesi ad illuminare la scena quasi come in una di quelle serie tv spettacolari.
Deimos restava immobile sotto le innumerevoli gocce di pioggia insistenti e gelide, il cappuccio della felpa calato a coprire malamente i capelli corvini mezzi infradiciati. Intorno a lui i rumori parevano ovattati e lontani, quasi stesse ascoltando una radio con una pessima ricezione, l'unica cosa a fuoco era il viso di Lhyr, distesa sulla lettiga senza conoscenza. Dannata ragazza, pensò mentre la caricavano sull'ambulanza per scortarla al pronto soccorso. Dannata Lhyr e dannato quel caratteraccio che si portava dietro dal primo giorno in cui aveva messo piede in centrale, con la sua camminata sexy e quel sorrisetto impertinente sempre in mostra. 
Glielo aveva detto di stare attenta, e più di una volta, per giunta. Le aveva detto che una missione del genere non era cosa da prendere alla leggera, che bisognava misurare le parole e che la copertura non sarebbe dovuta saltare assolutamente. E lei che aveva risposto? Nulla. Si era limitata a zittirlo prendendogli la mandibola con una mano e dandogli della 'mammina ansiosa', prima di schioccare un bacio umido sulla sua guancia.
Deimos aveva scosso la testa, tentando di convincersi che sarebbe andato tutto secondo i piani. Lei avrebbe portato il pacco a Mr. Blunks a nome del pentito che loro avevano in pugno, lui ci sarebbe cascato e l'arresto sarebbe avvenuto in meno di un istante. 
Tuttavia le labbra spaccate e l'ematoma sulla fronte di Lhyr erano ancora impressi a fuoco nella sua testa, mentre lei giaceva in quella dannata ambulanza e raggiungeva l'ospedale. Quella sua dannata boccaccia, con quel suo dannato sapore dolce.
Deimos buttò la cicca a terra in un gesto rabbioso, raggiungendo il retro dell'altra ambulanza ancora ferma accanto alle volanti. L'arresto di quello schifoso moscerino di Blunks era concluso da più di un'ora ormai, ma parecchi dei loro erano rimasti coinvolti nello scontro. Uno di quei bastardi tirapiedi se ne stava disteso bello tranquillo con la sua dose di morfina appena somministrata per lenire il dolore, dolore che Deimos avrebbe voluto alimentare fino a farlo impazzire. Salì senza troppe cerimonie sull'ambulanza, facendo segno all'infermiere di scendere e di tacere. Prese il polso rotto dell'uomo tra l'indice e il pollice, e strinse talmente tanto che avrebbe polverizzato quel che rimaneva delle ossa, se fosse stato solo un tantino più incazzato. Nonostante la sorpresa, l'intorpidimento da morfina non fece uscire vere e proprie urla di dolore da quel fetido boccaporto che aveva il coraggio di chiamare gola; riusciva appena a mugolare in segno di disapprovazione. Con la mano libera strinse la mascella dell'energumeno, piantando lo sguardo di ghiaccio in quello frastornato e dolorante di lui.
"Sappi che ti farò pagare ogni livido che troverò sul suo corpo. Tu sai perfettamente a chi mi riferisco, brutto stronzo."
Sibilò ad appena un centimetro dalla sua faccia, prima di mollarlo con malagrazia sul lettino, distrutto.
Scese velocemente, lanciando uno sguardo ammonitore verso l'infermiere, paralizzato e scosso fuori dalla vettura.
Mentre guidava spedito verso il pronto soccorso, Deimos pensava che Lhyr avrebbe assistito ad una ramanzina epica, con tanto di sospensione dal suo incarico, se la sua faccia non fosse stata così maledettamente attraente persino ricoperta da sottili rivoli di sangue.


Flowers.
Prometheus prese un tulipano rosso, rubato da un mazzo per una cerimonia, e se lo rigirò per qualche istante tra le lunghe dita. Quella mattina il piccolo negozio era deserto, i mille colori delle diverse specie di fiori risplendevano nell'ambiente come se l'arcobaleno stesso fosse esploso al suo interno. Eppure mancava un colore fondamentale per lui, un colore che solo il grano e il sole uniti potevano regalare ai suoi occhi. 
Eos quel giorno però non si era ancora vista. Di solito entrava verso le dieci, portando con sé il suo profumo fresco di talco e quel sorriso spensierato che superava in bellezza qualsiasi altra cosa presente in quella città. L'uomo non poteva che tentare di ricambiare come poteva quell'allegria con i propri timidi mezzi, rispondendo con cortesia alle parole gentili che lei sempre gli rivolgeva. 
Stava quasi per allontanarsi dal bancone abbattuto dall'assenza della sua visita giornaliera, quando quei capelli dorati fecero capolino, appena scomposti dal vento forte di quella giornata, incorniciando l'ovale perlaceo di Eos, come sempre illuminato e radioso. 
La ragazza si ricompose appena, una volta varcato l'ingresso. Quel vestito bianco le donava un candore ancora più accentuato, e quasi si perdeva il confine tra la stoffa e il pallore della sua pelle. Si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, avanzando raggiante verso il bancone.
"Mi sono svegliata tardissimo, sono anche in ritardo per andare a lavoro! Quella sveglia dovrò cambiarla, prima o poi..." disse, mentre il suo discorso si tramutava sempre di più in un'accesa risata, una risata che Prometheus aveva trovato estremamente graziosa persino quando per errore aveva lasciato cadere un'intero vaso pieno di ibiscus rarissimi, ed aveva sciolto la tensione con quelle risa gentili. Lui scosse la testa, traendo da sotto il ripiano del banco il proprio caffé e lasciandolo nelle mani delicate di Eos, appena tremanti sotto il suo tocco. La giovane arrossì, mentre Prometheus si discostava appena e poggiava gli avambracci muscolosi sul piano. "Te ne regalerò una, promesso."
Le sorrise, prima di scorgere il suo rossore farsi più insistente. Mentre si voltava per uscire, lui lasciò cadere nella borsa quel tulipano rubato, e sorrise nel vederla lasciare il suo piccolo angolo fiorito con un piccolo pezzo del suo giardino accanto a sé.
   
 
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