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Autore: Feride    23/04/2015    3 recensioni
Un ipotetico dottor Shakespeare psicanalista alle prese con dei pazienti singolari: i suoi stessi personaggi...
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Ben nota è la necessità di una mente sana, in linea con i dettami della morale e della coscienza comuni. Essa ci evita scomode reputazioni e noiose ripercussioni sul nostro vivere quotidiano. Ed eccoci ancorati al nostro raziocinio come una barca in un porto sicuro, mentre ci lasciamo cullare placidamente dallo scirocco della nostra conformità.
 
Tema della lezione 1: EPISODIO DEPRESSIVO MAGGIORE CON MANIFESTAZIONI PSICOTICHE
 
-  Che faccio, entro? E se dovessi entrare cosa mi aspetterebbe? Se invece rimanessi qui sulla soglia?
- Ci sarebbe difficile parlare se lei rimanesse sulla soglia e io fossi dall’altra parte della stanza.
- Ma se entrassi e la porta dietro di me svanisse? Non potrei più tornare indietro, capisce?
- Le assicuro che la porta rimarrà lì ad aspettarla fino alla fine della seduta. Si metta sul lettino.
- No, meglio se rimango qui, proprio qui sull’uscio.
- Come preferisce, signor Amleto. Mi sposterò io. Le va di parlare di qualcosa in particolare?
- Ahimè, lei proprio non capisce. Parlare? Le parole sono devastanti, laceranti, di un’inutilità ineffabile. Talmente inutili che nella mia mente “lasagna” e “parlamento” hanno lo stesso significato, talmente inutili che…
- Lasagna e parlamento? Interessante. Saprebbe farmi altre associazioni del genere?
- …talmente inutili che riescono persino a nuocere. Non al cuore ma all’orecchio si parla. Le parole riescono solo ad allontanarci dall’essenza di quello che predichiamo. Per le parole un pazzo diventa saggio, un re pescivendolo, un sasso è pietra preziosa. Dove sta il senso nel parlare? Il senso nel parlare, come nel vivere non lo si trova. Che non c’è possibilità d’uscita, questo almeno lo capisce? Oh, se l’Eterno non avesse stabilito la legge contro il suicidio! -
Bofonchiando e scribacchiando – Istinti suicidi. Interessante.
- Nulla importa, più nulla. Quel poco che ci viene concesso è cosparso di fango e più ci dimeniamo più affondiamo. Ah, mondo! Non sei tu a farmi paura, no! Potrebbero confinarmi dentro un guscio di noce e mi sentirei re dello spazio infinito…non fosse che faccio brutti sogni.
- Brutti sogni? Saprebbe descrivermeli?
- Lo spettro, lo spettro del padre! Ahimè, ahimè. Quale puzza ha portato quella rivelazione! Reale quanto me, ecco cos’era. Qual sogno illumina, quale rende palese la via? Ma ecco la paralisi si avvicina…
- Allucinazioni. Corrisponde, già.
- Ah, ormai niente più mi trattiene in questa vita. L’uomo non mi dà alcun piacere…e neanche la donna.
- Anedonia. Capisco. Ne parli pure liberamente, non se ne vergogni.
- Quale malaugurata stella sta sopra il mio capo, pende come la spada di Damocle a ricordarmi…
 
- Signor Amleto, mi dispiace interromperla, ma… – parole, parole, parole – signor Amleto, in realtà… – parole, parole, parole – signor Amleto, devo proprio chiederle di… – parole, parole, parole – Amleto! L’ora è scaduta. L’aspetto la prossima settimana. Potremo continuare da qui, che ne dice? No, non dica niente. Va bene così.
- Ahimè, la fugacità del tempo mi paralizza! Un’altra ora è scaduta e un altro momento perduto nel…
- Certo, ottimo spunto per la prossima seduta. A presto. – Sbatte la porta.
 
Tema della lezione 2: SCHIZOFRENIA DI TIPO PARANOIDE E DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO
 
- Salve signori, vi prego di accomodarvi. Dunque, vi ho fatti venire entrambi perché credo che una terapia di coppia potrebbe aiutare voi singolarmente e il vostro rapporto allo stesso modo. Non sarà facile, ma vi chiedo di provare almeno ad ascoltarvi. Che ne dite?
- Certo, ha un bel dire lei. Questo qui non ascolta una parola che esca dalla mia bocca. Tento di dargli consigli per il suo bene, perché voglio che sia un uomo realizzato e felice. Quale moglie non lo vorrebbe per il proprio marito? Ma lui si ostina a non volermi ascoltare. - si strofina con foga le mani.
- Signora Macbeth, ha continuato a prendere la Fluoxetina, vero?
- Non cerchi di cambiare discorso, qui si parla del futuro di mio marito. Lo vede? Neanche una parola. Se ne sta lì a ruminare i suoi pensieri come una vacca. Non ha il coraggio le dico, il coraggio!
- Cara…
- Oh, eccolo. S’è risvegliato.
- Cara, tu mi chiedi troppo. Non ne sono capace.
- Vede, dottore? Vede che sfaticato ho sposato? Proprio a me doveva capitare l’unico generale di Scozia col coraggio di un coniglio.
- Voglio, lo voglio! Lo vorrei. Ma non vedi dove ci vogliono portare? Loro ci vogliono togliere tutti di mezzo, ci vogliono portare molto lontano, dove non c’è luce del giorno che rischiari la polvere della mente. Verranno presto a prenderci.
- Sei un vile e come tale sei stimato e stimi te stesso. Vivi sempre desiderando senza mai osare. Preferisci sperare e fare la figura del fesso incapace anziché agire da uomo! - le mani rosse per il continuo strofinare.
- Verranno. Quando gli alberi sradicheranno le loro radici da terra per raggiungermi. Arriveranno e sarà solo buio. La prigionia non è temibile in confronto.
- E’ mai possibile che debba fare sempre tutto io? Qual è la tua parte? Ambizione e azione: completo tutto quello che tu hai iniziato e non hai più il coraggio di continuare.
- Io oso tutto ciò che può essere adatto ad un uomo; chi osa di più, non è un uomo.
- Già, c’è bisogno di una donna per certe cose. Che onere tremendo ci ha imposto la natura. Moglie di un re mancato! Figuriamoci! Io non morirò così. – si alza e con fare convulso esce dalla porta, sbattendola.
- Sembra che siamo rimasti solo noi, signor Macbeth.
- Mi ci dovrò abituare, credo. Non penso di esserne capace.
 
Tema della lezione 3: DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITA’
 
- Iago, fino ad ora fatichiamo a trovare un metodo utile di dialogo, dunque ho pensato di usare su di Lei un’altra tecnica: l’ipnosi.
- E cosa le piacerebbe trovare nel mio inconscio? Magari un animaletto, che dice? Sì, uno a cui ero particolarmente affezionato quand’ero bambino e da cui mi sono dovuto separare a causa della sua morte precoce. O piuttosto un ragazzino che mi bulleggiava ai tempi delle scuole elementari. O un padre alcolista? Posso simularle quello che più desidera per la riuscita della sua nuova terapia.
- Voglio usare proprio questa tecnica, poiché non le permetterà di fingere ancora. Le assicuro che non ne sarà in grado. Sono convinto che riusciremo a trovare il motivo del suo comportamento.
- Faccia pure come crede. Ma l’avverto che sarà piuttosto deludente.
- Ascolti con attenzione la mia voce. Si rilassi e pensi solo a seguire la mia voce. In pochi attimi riuscirà ad addormentarsi.
- Ah, io russo.
- Nessun problema, non è esattamente come dormire. Ora si rilassi, per piacere.
- Come vuole Lei, dottore. Ora dormo.
- Iago, qual è il suo primo pensiero al mattino?
- Che il grado di alfiere non mi si addice per niente. Merito molto di più. Ah, quale arguzia, quale capacità strategica in una sola mente! Altro che luogotenente, dovrebbero farmi generale!
- E grazie con quali altre virtù dovrebbe riuscire a procurarsi questa nomina? L’onore è forse per Lei una di queste?
- L’onore è una convenzione falsa e priva di consistenza, che spesso si ottiene senza merito e si perde senza colpa.
- Mi racconti la prima favola che le viene in mente.
- Son bravissimo a raccontar favole, son bravissimo a raccontar frottole! Quando i diavoli vogliono spingere qualcuno a commettere i più neri peccati, li rivestono di apparenze celesti, come faccio io.
- Ma una favola, una favola che ha ascoltato da piccolo me la saprebbe raccontare?
- Uno scorpione chiede ad una rana di venir caricato sulle spalle per attraversare un fiume. La rana non accetta per paura di essere punta alla schiena al che lo scorpione ribatte: “Se dovessi pungerti annegheremo entrambi”. Convinta dal ragionamento la rana carica lo scorpione sulla schiena, ma ben presto sente un dolore lancinante alla schiena e chiede allo scorpione: “Perché l’hai fatto?” “Perché questa è la mia natura” è la risposta dello scorpione. Non mi faccio scrupoli in nessuna azione, purché sia volta al male, dottore. Questo è il mio primo pensiero al mattino.
 
Tema della lezione 4: SINDROME BORDERLINE
 
- Dottore, Lei è di scuola freudiana o di scuola junghiana? Non ho intenzione di intraprendere la terapia con un freudiano, sia chiaro.
- Salve, Romeo. Entra ti prego, così ne parliamo con calma.
- Mi assicura di non essere un freudiano?
- Vediamo di tranquillizzarci un poco, che ne dici, ragazzo mio? Siediti.
- Dottore, con me deve essere sincero.
- Romeo, come mai hai quegli occhi rossi?
- …
- Romeo?
- Ah, la smetta di chiamarmi con quel nome. Ormai l’ho rinnegato. Son tutto fuorché quello che il mio nome implica che io sia.
- Come vorresti che ti chiamassi allora?
- Non mi chiami e basta.  Che gioia sciogliermi dalle catene imposte da questo nome! Sì, sento dal mio cuore il vigoroso canto della libertà!
- Come vanno le cose a casa?
- Ahimè, queste gioie violente hanno fini violente! Uno sconforto atroce apre una voragine nel mio petto nell’ascoltare sue parole, dottore. Perché mi fa questo torto? Perché mai ricordarmi il motivo del mio enorme dolore?
- Capisco, ambiente familiare invalidante.
- La vede l’allodola, là sul ramo? O è forse un usignolo?
- Dove, ragazzo? Lì non c’è nulla.
- Là, proprio là fuori. Riuscirà a portarmi via da qui. Attaccherò un filo alla sua zampa e mi farò trasportare lontano.
- Hai intenzione di andartene?
- Subito. Proprio ora. Volare verso oriente, verso il sole, verso la mia Giulietta.
- Giulietta è la tua bella, ragazzo?
- L’allodola dico, non la vede?
- Credo tu sia un po’ confuso, figliolo. I tuoi occhi sono sempre rossi. Sicuro di stare bene?
- Bene, benissimo. No, non ancora. Non sto ancora bene. Mi lasci andare. L’usignolo mi aspetta.
- Va’ a riposare, ragazzo. Credo che tu ne abbia proprio bisogno.
- Addio, dottore. Lei non è junghiano, vero?
- No, ragazzo. Cerca di stare tranquillo.
- Sicuro? Perché non voglio che a seguire la mia terapia sia un junghiano, chiaro?
- Chiarissimo. Riguardati.
- Lo sente il canto dell’allodola? E’ venuta a prendermi. Ora son desto, ora son contento. Ora vivo. Il resto è silenzio.
 
Conclusione: Quel che il senso comune etichetta come pazzia è, sulla scorta dei miei numerosi studi, comune ad ogni uomo, che ora si sente di giudicare il comportamento dei miei pazienti. Sotto la crosta di sporco perbenismo (non dobbiamo scavar molto in realtà) l’eterna scintilla di follia ci aiuta a non scolorire, a non sbiadire fino a diventare dello stesso colore della parete dello sfondo. La follia, signori miei, come il sole se ne va passeggiando per il mondo, e non c'è luogo dove non risplenda.
 
 
Dottor William Shakespeare
   
 
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