Serie TV > Penny Dreadful
Ricorda la storia  |      
Autore: lilyhachi    23/04/2015    2 recensioni
[One shot; post prima stagione; Victor Frankenstein].
Victor aveva trapassato il velo che divideva la vita dalla morte, tutto il resto era nebbia ormai, solo un ricordo lontano di tutto ciò su cui i suoi studi si erano basati fino ad allora. Aveva colto lo scintillio che separava l’una dall’altra, veloce come le ali di un pipistrello, più bello di qualsiasi sonetto. Lui, ragazzo malaticcio, aveva trovato il suo fiume, la sua montagna e piantato la sua bandiera, anche se lacerata e scolorita. E adesso? La sua impresa era finita, ora che aveva scalato la montagna dell’ignoto, prendendo parte ad una spedizione che mai e poi mai si sarebbe aspettato?
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Frankenstein
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Death is not serene ~ Victor Frankenstein'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
One of a kind
 

“Sorrow found me when I was young.
Sorrow waited, sorrow won.
Sorrow they put me on the pill”.
 

C’era un odore diverso nell’aria quella sera, anche se sarebbe stato più corretto parlare di tanfo, il tanfo di quel male supremo che si nascondeva sotto le strade di Londra, dietro i muri di ogni abitazione, dietro l’angolo di ogni vicolo.
Nel corso della sua vita, Victor Frankenstein aveva visto cose a cui non avrebbe creduto mai neanche da bambino.
Non c’era stato in tutta la sua infanzia racconto dell’orrore che potesse incutergli timore.
Non c’era stata nessuna ombra a spaventarlo mentre si rannicchiava sotto le coperte.
Non c’era stato nessun mostro che dall’oscurità aveva aperto le sue fauci per inghiottirlo.
In fin dei conti, aveva sempre saputo di non essere come gli altri bambini della sua età.
Perché quanti ragazzini potevano afferrare con bramosia e sete di conoscenza tutti i volumi di anatomia ed iniziare a studiarli, mettendo da parte tutti i fantocci di pezza o quei giochi all’aria aperta che ogni bambino era solito fare, sbucciandosi le ginocchia e le mani?
Mentre fuori dalla sua finestra, il sole splendeva alto nel cielo, lui da bambino se ne stava rinchiuso in quella stanza fredda che ancora sapeva dell’odore di sua madre, come se il suo fantasma aleggiasse tra le pareti, osservandolo nella speranza che mettesse tutto da parte per correre fuori e rotolarsi nelle distese verdi che circondavano la casa.
Tutta la sua vita non era altro che un filo che prendeva a spezzarsi lentamente, lasciando che il buio la inondasse e che tutti quei piaceri che sarebbero bastati a dare sollievo venissero distrutti, bruciando ardentemente come la legna all’interno di un caminetto.
Victor si era ferito in modi del tutto diversi rispetto agli altri bambini: stringendo le copertine di quei volumi pesanti e trascinandoli ovunque, anche nel suo letto, solo per non perdere neanche un minuto del tempo che aveva a disposizione per studiarli attentamente.
Spesso i suoi palmi erano diventati rossi per il troppo sforzo e le nocche bianche a furia di stringere la matita, cercando di riprodurre fedelmente la struttura ossea del corpo umano.
Spesso delle piccolissime cicatrici avevano ornato i suoi polpastrelli, frutto dei tagli che lo stesso Victor si era provocato, per capire il processo di guarigione, per guardare quel poco sangue che scorreva sul suo dito e comprendere in quanto tempo il suo epitelio sarebbe riuscito a ricostruirsi del tutto. Aveva trovato tutti quei processi così affascinanti che avrebbe passato ore ed ore a studiarli, ignorando completamente tutto ciò che gli gravitava intorno. Aveva riprodotto tutta la struttura del torace e le costole, osservando come queste ultime potessero creare un’armatura così forte e allo stesso tempo fragile, dietro la quale si nascondeva l’epicentro di alcune delle funzioni vitali più importanti: i polmoni, la trachea, i bronchi, l’esofago, il cuore…il motore di ogni cosa, lo strumento che mandava avanti tutto. Eppure, sarebbe bastata una lama troppo affilata, un colpo ben inferto o un proiettile sparato nella giusta direzione e nella zona più congeniale per rompere quello scudo fatto di carne e ossa.
Un niente sarebbe stato sufficiente per arrestare quella macchina e fermare la sua avanzata: così complessa, così delicata.
Victor aveva trapassato il velo che divideva la vita dalla morte, tutto il resto era nebbia ormai, solo un ricordo lontano di tutto ciò su cui i suoi studi si erano basati fino ad allora. Aveva colto lo scintillio che separava l’una dall’altra, veloce come le ali di un pipistrello, più bello di qualsiasi sonetto.
Lui, ragazzo malaticcio, aveva trovato il suo fiume, la sua montagna e piantato la sua bandiera, anche se lacerata e scolorita. E adesso? La sua impresa era finita, ora che aveva scalato la montagna dell’ignoto, prendendo parte ad una spedizione che mai e poi mai si sarebbe aspettato?
Tutte quelle domande volteggiavano nella sua testa, come uno stormo di rondini che si librava alto nel cielo, mentre rientrava finalmente nel suo laboratorio, unico porto sicuro in cui rifugiarsi, e riprendeva tra le mani i suoi strumenti, fidati compagni di viaggio.
Il bisturi perlustrava il corpo freddo e senza vita di Brona, aderendo sempre di più a quella pelle morbida, fino ad affondarvi completamente.
Si chiese se Brona, una volta sveglia, potesse ricordare quanto accaduto.
Sarebbe stata in grado di rammentare le sue mani che le premevano il cuscino sul viso?
Sarebbe stata in grado di ricordare come la vita l’avesse abbandonata pian piano grazie alle mani di Victor?
Le parole di Calibano guizzarono nella sua mente, come una scintilla improvvisa, sopprimendo la colpa di cui Victor si era appena fatto carico.
Stava per attraversare ancora una volta quel velo scuro e madido di sangue, senza sapere cosa vi avrebbe trovato dall’altro lato, rammentando l’espressione sofferente di Ethan per la perdita di quella donna ormai già condannata. Lo avrebbe affrontato?
Avrebbe patito le conseguenze di quella decisione, di quell’atto di bontà che aveva fatto in modo che lui, Victor Frankenstein, non premesse il grilletto? Era quello il suo modo di fare ammenda? Aveva creato un essere umano, aveva preso tra le sue mani la vita e la morte, plasmandole a suo piacimento, come fossero giocattoli. Aveva deciso il destino di un nuovo essere vivente, facendo sì che vedesse la luce e patisse ogni dolore possibile. Aveva aiutato una donna a raggiungere le braccia della morte che l’attendevano oltre la soglia e sfruttato quella stessa morte per i suoi scopi.
Forse Calibano non era colpevole come lui credeva.
L’unica colpa che poteva attribuirgli era quella di avere un cuore e provare sentimenti, dettaglio che Victor non aveva certo preso in considerazione, perché mosso solo dalla sua ricerca e dall’obiettivo che si era prefissato di raggiungere come uomo di scienza.
Il cuore di Calibano batteva, provava dolore, rifiuto, rimorso, rabbia, frustrazione…tutte emozioni che lo avrebbero tormentato, e solo grazie a lui.
Gli aveva permesso di provare sentimenti, di percepire l’abominio che aleggiava non soltanto sul suo volto ma anche nella sua anima.
Victor ricordava ancora il tremore che aveva percorso la sua mano mentre sfiorava il grilletto, pronto a soddisfare la richiesta dello stesso Calibano e mettere fine al male che quel mostro gli aveva provocato.
Tuttavia, chi era il vero mostro? Non era forse lui, Victor Frankenstein, il mostro?
Non era lui che aveva deciso di giocare come fosse Dio, dando la vita e togliendola con la stessa facilità con cui maneggiava il suo bisturi.
Non era forse lui il miserabile, il reietto, l’aborto che doveva essere respinto,  preso a calci e calpestato?
Per quel motivo aveva deciso di acconsentire alla sua richiesta e di lasciarlo vivere, percependo il tremolio nella sua voce e l’arrendevolezza nella sua postura, come quella di un condannato che percorre la strada che lo separa dalla morte: sapeva di essere vicino alla morte, come sapeva di non poter tornare indietro e che non avrebbe neanche tentato di farlo.
Victor stava percorrendo la stessa identica strada, mentre manipolava il corpo di Brona Croft sotto lo sguardo attento e meravigliato di Calibano, che gli ricordava un po’ quello di un ragazzino che vede qualcosa per la prima volta, mostrando negli occhi la stessa lucentezza…come quella che brillava negli occhi di Proteo. Una stilettata colpì in pieno il suo petto, portando con sé la vista del corpo insanguinato di Proteo e dei suoi occhi spenti che non lo avrebbero più guardato con affetto. Victor mise da parte quel pensiero, tornando a concentrarsi su ciò che stava facendo.
Labbra strette in una linea dura, mani ferme, schiena dritta, occhi vispi e fissi sul corpo senza vita dinanzi a lui, mente vuota: nessun segno di cedimento nella figura di Victor.
Ogni suo tratto definiva il contorno di un’ombra che presto o tardi si sarebbe avvicinata al patibolo, pronta a ricevere la sua mera condanna.
 
 
Angolo dell’autrice
 
• Il titolo è tratto dalla canzone dei Placebo;
• Il primo verso è tratto dalla canzone “Sorrow” di The National;
• La one-shot si svolge dopo la fine della prima stagione;
• “Lo scintillio che separa l’una dall’altra, veloce come le ali di un pipistrello, più bello di qualsiasi sonetto”, “Lui, ragazzo malaticcio, aveva trovato il suo fiume, la sua montagna e piantato la sua bandiera” : riferimenti a citazioni tratte dalla puntata 1x01;
• “Non era forse lui il miserabile, il reietto, l’aborto che doveva essere respinto,  preso a calci e calpestato?”, rimaneggiamento di una citazione tratta dall’opera “Frankenstein” di Mary Shelley: “Io, il miserabile, il reietto, sono un aborto, che deve essere respinto, preso a calci, calpestato”.
 
Dopo un’eternità, approdo nel fandom di Penny Dreadful.
Confesso che scrivere questa one-shot mi ha messo non poca ansia e la tenevo in cantiere da parecchio, dato che avrei dovuto pubblicarla molti mesi fa, ma l’idea di fare un guaio mi bloccava. La shot non ha un contesto preciso, ma si colloca dopo gli eventi della prima stagione.
Tutte le precisazioni sono già state fatte con le note, quindi non credo di dovervi scocciare ulteriormente. Semplicemente, il personaggio di Victor Frankenstein mi ha colpita fin da subito (come anche gli altri) e spero che questo mio primo esperimento possa piacervi. Se ci sono strafalcioni (cosa possibile visto che non so cosa ho scritto), vi invito a farmelo notare: i pareri sia positivi che negativi sono sempre ben accetti.
Ringrazio di cuore tutti coloro che sono arrivati fin qui e chi mi ha sostenuta, nonostante ci abbia messo tanto a pubblicare questa shot <3
Alla prossima,
Lily.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Penny Dreadful / Vai alla pagina dell'autore: lilyhachi