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Autore: Danail    23/04/2015    0 recensioni
[Tratto dal Cavaliere Inesistente di Italo Calvino]
Siamo nella Francia del Medioevo, con Carlo Magno e il suo esercito franco.
Tutto va per il meglio, finchè non compare un cavaliere con un'armatura perfetta e candida.
E' il cavaliere ideale, peccato che... non esista! Difatti Agilulfo, questo è il suo nome, è solo un'armatura animata dalla semplice volontà di esistere. Solo quando Torrismondo incrina i suoi ideali in un banchetto la vicenda prende avvio...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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White Armor Cosa pensi?
Come fai a vivere con la certezza di non esistere se non dentro un guscio di metallo bianco?
A cosa pensi mentre cavalchi nella disperata ricerca di certezze?
Quelle stesse certezze che si sono frantumate con le affermazioni di un cupo ufficiale del re.
Perchè gli hai dato ascolto?
Corri, non ti fermi neanche un momento come se fosse questione di vita.
E in effetti lo è, almeno per te.
Come fai a sopportare una realtà simile?
Quando nessuno ti ha creato se non la tua volontà fredda, forte e candida come la tua armatura?
Sai di esserci, ma di fatto non ci sei.
Galoppi cercando di fuggire da quello che potrebbe essere la tua fine, non sopporti la mancanza di un ideale.
Gli ideali ti mantengono in vita.
Ti danno uno scopo.
Una possibilità di esprimerti, di continuare a restare.
Guardi quel tuo scudiero che l'ironia della sorte ha deciso di affiancarti.
Lui è tutto e niente.
E' mutevole.
La sua "armatura" è sempre la stessa, non cambia il suo corpo.
Come la tua armatura di metallo è sempre pulita e perfetta, la sua fatta di carne è sempre sporca e lacerata.
Ma è lo spirito a far la differenza.
Lui c'è, ma non sa d'esserci.
Ti mantieni saldo nelle tue convinzioni per non dissolverti, non mangi, non bevi, non dormi, non hai desideri nè passioni primitive.
Non provi emozioni.
Alla fine sei uguale al tuo involucro.
Freddo, distaccato e rigido.
Puntiglioso e tagliente.
Come il gelido metallo.
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Lui invece è mutevole.
Ti sfugge come l'acqua.
Il suo spirito non è definibile, cambia a seconda di ciò che lo circonda.
Di ciò che vede.
Di ciò che sente.
Lui non ha ideale, eppure vive.
E ti interroghi su cos'è in realtà la vita, guardando lui.

...

Guarda quel giovane che tanto ti stima.
Anche lui ha un ideale, ma molto più terreno.
Vuole diventare un abile guerriero.
Come te.
Gli hanno ucciso il padre, e lui vuole vendetta.
Ha incontrato un'amazzone, e lui la desidera.
Ma lei non ha occhi che per te, che non provi nulla all'infuori della tua volontà di vivere.
Forse lo hai capito.
Avere un corpo a volte è una limitazione.
Ha bisogno di nutrimento, di riposo, e di mille altre cose.
Ma un corpo ha anche un'anima.
Un'anima che lo alimenta dall'interno.
Che non ha bisogno di certezze per esistere.
Certo, per vivere sono essenziali.
Ma finchè noi siamo qui e ora, già questo è una certezza.
Ora corri, sei quasi arrivato.
Arrivato alla conclusione di questa assurda e lunga storia.
Molti sono cambiati, alcuni sono cresciuti, altri sono peggiorati.
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Il cupo e giovane ufficiale ha scoperto verità insospettabili, che hanno stravolto la realtà, che hanno sollevato la cortina di menzogne che le teneva nascoste, che le avvolgeva quasi soffocandole.
Ma tu le hai fraintese.
Per la prima volta hai commesso un errore.
Hai creduto solo alla superficie.
Che ti ha annientato.
Eri perfetto, ma per un attimo l'imperfezione ti ha colto, aprendo uno spiraglio in te che ti è stato fatale.
Era tutto a posto, la realtà invertita non è cambiata.
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Ti sei abbandonato appoggiato a un albero e per un attimo sembravi più umano.
La tua armatura è ora tutta sporca e malcurata, tanto era il tuo accanimento in questa ricerca di conferme.
Conferme che esistevano, ma che tu non hai saputo cogliere.
Ti dissolvi pian piano, sicuro di aver perso tutto quello che avevi.
Ma guarda bene.
Guarda quel giovane che ti chiama, che cerca disperatamente di dirti che è tutto a posto.
Che alla fine non hai perso la tua identità di cavaliere.
Ma tu non gli credi.
Ma gli cedi quello che era la tua corazza.
Per noi le cose a cui ci affezioniamo diventano parti di noi, estensioni del nostro Io.
I cavalieri hanno il loro fidato cavallo, la loro spada, la loro armatura.
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Queste diventano parte di loro, fino a diventare loro stessi.
Una maschera di puro ferro e acciaio che rispecchia l'animo che c'è dentro.
Ma per te...
... per te è diverso.
L'armatura era te, e tu eri lei.
Ma lo spirito che l'animava non ha più motivo di esistere,  hanno trovato una piccola breccia in te che ti ha annientato.
Ma un uomo può essere solo armatura? Solo perfezione? Solo difetti?
No, e questo l'hai saputo sempre.
E provavi pietà per noi, che siamo fragili, ma che nella nostra fragilità e imperfezione siamo più perfetti di qualsiasi altra cosa.
Adesso te ne rendi conto?
I moti dell'animo sono imprevedibili, e tu l'hai appena provato.

...

Rambaldo si avvicinò a quell'armatura vuota che fino a qualche minuto fa conteneva il suo maestro.
Prima di scomparire gli aveva lasciato un messaggio.
Gli cedeva quel guscio che per Agilulfo aveva significato molto.
Rambaldo guardava la corazza, ora era impolverata e ammaccata.
Ma non aveva nulla di irreversibile.
Tranne forse l'assenza di colui che l'animava.
Bradamante non avrebbe sopportato l'assenza del cavaliere.
Rambaldo guardò apatico l'armatura mentre un'idea gli fioriva nella mente.
Alla fine, anche il concreto attira.
Rambaldo indossò l'armatura bianca, e ripartì alla ricerca della sua amata Bradamante, lasciando che Torrismondo e Sofronia partissero per la loro strada.
   
 
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