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Autore: TheFlyingPaper    24/04/2015    3 recensioni
Desiderò urlare di nuovo, come la sera prima. 

"Non accettare il silenzio,

sei già abbastanza fragile,

sei già abbastanza in fiamme."

Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jimmy Page
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Librati Lontano





 


Jimmy Page passport photo, aboard the Caesar’s Chariot, 1977. Photo by Neal Preston


 

La cenere cadeva inesorabile da una sigaretta lasciata a metà.
"Non negare nulla.
Sai già quanto è vero."
Quelle parole gli frullavano in testa appannandogli persino la vista da giorni. Si sentiva piacevolmente intorpidito e quasi non gli pesava più dover dissuadere gli altri dai pensieri fin troppo veritieri che li rendevano schivi, preoccupati come non mai.
Desiderò urlare di nuovo, come la sera prima. 
"Non accettare il silenzio,
sei già abbastanza fragile,
sei già abbastanza in fiamme."

Erano parole frenetiche, che gli solleticavano la gola, che lo invitavano ad aprire la porta per la seconda volta e rannicchiarsi nello spazio tra la doccia e il lavandino, ad osservare quelle squallide ed apparentemente amene roselline che ricamavano le piastrelle. L'ago pronto, il cucchiaio buttato da qualche parte con noncuranza e il laccio davvero troppo stretto. Quella dose se la sarebbe iniettata persino alla carotide se solo non fosse stato così dannatamente rischioso. Non era più nemmeno certo che fosse veramente eroina. Cole in qualche modo lo rendeva nervoso. Così "attento ai loro bisogni", ma fin troppo veloce nell'esaudirli, a suo dire.
Ed ecco, quel tanto atteso segnale. Il suo corpo che in qualche modo reagiva nuovamente, liberandosi da quella nebbia pesante.
"Librati lontano.
Più lontano della notte che usava chiuderti al giorno.
Librati lontano.

Lontano dal giorno, così banale nel suo tranquillo scorrere."

Lasciò che il capo scivolasse all'indietro, cullato da quella valchiria crudele che suadente gli era entrata in corpo. Una cascata nera come la pece scrosciava contro il muro mentre i muscoli si tendevano come archi e gli occhi si tingevano dei colori dell'infinito, ebbri di una terrificante pace. Non si rendeva nemmeno più conto della durata di un giorno. Il sole si confondeva con la luna e continuavano a rincorrersi meschini come a fargli un dispetto, prima verso ovest poi verso est, come se la terra girasse al contrario. Aprì gli occhi abbastanza da intravedere le sue mani. Era come se fossero staccate dal resto del corpo: fremevano, come se a coprirle ci fossero stati guanti di brina.

"Lontano dal tuo corpo imperfetto, troppo magro, troppo affilato.
Lontano dalla tua reale ed unica paura: te stesso."
Lo sguardo cadde sulle cosce, congiungendo mignoli e pollici attorno ad una delle due scosse la testa: decisamente troppo fini per essere considerate attraenti. Reggendosi al lavandino riuscì a stento ad alzarsi. Girò lentamente la manopola, come se fosse una sorta di arcaico rituale e il rumore dell'acqua corrente quasi lo spaventò. Alzò gli occhi allo specchio e trovò sè stesso. Ma non quello che i suoi compagni descrivevano, non il trentatreenne pelle e ossa che a stento si trascina sul palco. No, si vide a quindici anni. Quasi non si riconobbe: i capelli così stranamente corti, il sorriso beffardo in faccia, le gote piene. Si vide crescere ed arrivare a vent'anni, si ricordò di ogni singolo brano registrato senza riceverne il merito. Si vide a venticinque. E si vide piangere vedendosi aperto il petto. Da lì uscivano lamenti, urla e dolore. Si portò la mano alla bocca, temendo di vomitare e invece un dolore caldo lo percorse. Guardò la mano e vide per l'ennesima volta il sangue. Si sciacquò il viso e tentò di sorridere, quindi si voltò e si trascinò fino al letto, esausto.
"Per quanto semplice possa sembrare, 
per quanto lontano ed irripetibile ti appare l'orizzonte,

ricorda: non c'è nulla di più banale."
Ed infatti era lì che lo aspettava, quell'orizzonte. Non riusciva nemmeno a ricordare se fosse stato americano o inglese, e poco gli importava ad esser sinceri. Un ammasso di case, palazzi, macchine e fabbriche costellato da alberi in fiore. Non seppe riconoscere il tramonto, ed anzi tutto gli sembrava così freddo e distante da fargli pizzicare gli occhi. 
"Apri gli occhi al cielo come li apri a te stesso.
Aprili a te stesso per quanto difficile possa sembrare.

Purché tu abbia il coraggio di richiuderli." 
Era terrorizzato da sé stesso. Aveva paura delle sue stesse mani e di come riuscivano a fargli del male. Aveva le palpebre incollate e tremava sempre di più.
"Siccome sei l'unica cosa che ti rimane del giorno in cui preferisti te stesso agli altri.
Al giorno in cui ti chiudesti alla folla e ti concedesti alla mente.
E a chi importa quanto grande sia la tua anima o quanto lo sia la mia.
Forse sono la stessa.
Forse sono gli opposti."

Gli parve di sentire dei rumori da dietro la porta, come delle voci, ma erano così ovattate e distanti...
"Forse stai solo aspettando
che tutto questo finisca."

Per qualche secondo sentì veramente caldo. Come se un nuovo fuoco ardesse in lui. Aprì gli occhi, ma non riuscì a mettere a fuoco quasi nulla. Vide una figura alta e snella precipitarsi nella stanza e si sentì vagamente stupido per non aver chiuso a chiave.
"Forse non vuoi neppure che finisca."
Bianco.
"Accidenti a te!
Sei così complesso,
forse ti servirebbe
un momento per ascoltarti."

Si disse che se quello era il sapore del risveglio non gli dispiaceva.
"Forse nemmeno lo vuoi."
Sentì un calore alla sua destra e acquistando lucidità riuscì a mettere a fuoco la figura del cantante.
"Forse non vuoi ammettere di non conoscerti abbastanza da finirla." disse da sotto i ricci biondi e senza nemmeno voltarsi lui.
"Forse voglio smettere di vivere ma sono solo troppo egoista per farlo." rispose il ricoverato, ammirando i cerchi concentrici del braccialetto che gli adornava il polso.

Fin

Angolo fatiscente dell'autrice:

Beh, eccomi qui.. Diciamo che ho plagiato la me stessa di 3 anni fa stanotte. O meglio.. ho riadattato una sottospecie di mia poesia. 

Spero che non sia troppo noiosa o che sappia di fritto. Se così fosse do la colpa alla tarda ora.

Bye bye,

 

The FlyingPaper.

 

P.S.: Lo so.. sono nuova in questa sezione.. ma diciamo che questo è un po' un preludio personale... Ho qualche idea nel cassetto che potrebbe piacervi comunque v.v

   
 
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