Film > L'attimo fuggente
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Autore: Occhi di nebbia    24/04/2015    10 recensioni
Un piccolo assaggio del dolore di Neil, che vuole morire per essere salvato, e di ciò che l'amore è in grado di fare quando la speranza svanisce e le lacrime sono tutto quello che si ha.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neil Perry, Todd Anderson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Fai tornare indietro il tempo, fammi rivedere il mondo.
Fammi vivere la vita fino all’ultimo secondo.
Il segnale è debolissimo. Rispondimi.”
-“L’astronauta”, Jovanotti-
                                                
 
Neil si sporse per guardare l’abisso.
Il ponte non era granché alto ma era lo stesso un grosso problema per lui.
Evitava i luoghi alti e se ci si trovava, evitava di guardare giù.
Non soffriva di vertigini, no; non ne aveva mai sofferto in realtà.
Non era la paura di cadere che lo attanagliava tanto da impedirgli persino di guardare fuori dalla finestra della sua stanza, ma solo l’irrazionale paura di volersi buttare giù. La folle e irragionevole paura di voler cadere giù, fino in fondo all’abisso della vita.
Suo padre lo soffocava, sua madre non lo sosteneva e suo fratello?
Lui proprio non sapeva chi fosse diventato. Non lo vedeva più così tanto da quando aveva iniziato a frequentare Welton e a dire il vero non gli andava neppure di scrivergli.
Quando erano piccoli si divertivano un mondo insieme; Suo fratello si prendeva cura di lui e non si stancava mai di ripetergli che avrebbe potuto fare tutto nella vita, se solo avesse voluto. Ora però era diventato una persona seria, troppo simile a suo padre perché Neil riuscisse anche solo a guardarlo negli occhi. Lui gli voleva bene, ma erano diversi e Neil pensò che mai avrebbe voluto essere come suo fratello! Di certo non poteva sforzarsi di essere qualcuno che non era soltanto per compiacere suo padre e per far stare tranquilla sua madre.
Non più. Non avrebbe funzionato.
Lui voleva essere sé stesso e come tale voleva essere accettato.
Neil amava il teatro. Voleva recitare, far parte della magia del palcoscenico
 -Io Amo Recitare!- urlò al vento nella speranza che con un soffio, quel carezzevole vento autunnale avrebbe instillato questa idea nella mente del padre.
La verità era che si sentiva un fifone, un terribile fifone.
Non aveva il coraggio neppure di dire a suo padre che aveva una passione per il teatro.
Non si sentiva abbastanza per lui. Era inutile.
Secondo suo padre, un uomo che vuole essere qualcuno non si mette certo a perdere la testa dietro a cose come il teatro. Figuriamoci!
E man mano che andava avanti nel cuore del giovane si faceva strada l’idea che tutto questo poteva finire solo nel momento in cui sarebbe terminata la sua vita. Era consapevole che sarebbe bastato un folle gesto per mettere fine a tutto il dolore.
Eppure non ne aveva ancora avuto il coraggio, era sempre stato trattenuto da qualcosa.
C’era ancora un fiammella di speranza nel cuore di Neil, ma ora tremolava e andava spegnendosi.
Aveva bisogno di qualcuno che le desse ossigeno, che gli desse ossigeno.
Era come se ci fosse qualcuno con la mano stretta intorno alla sua gola. Non riusciva a respirare.
E con lui il suo cuore, che reso spigoloso dalla vita, aveva un gran bisogno di essere smussato.
Era distrutto e non ce la fece più a tenersi tutto dentro.
Lacrime salate iniziarono a uscire dai suoi occhi silenziosamente e Neil non fece nulla per deviare il loro corso; stette semplicemente così, immobile, gli occhi verso il cielo.
Lasciò scendere le lacrime pian piano; gli facevano il solletico e gli accarezzavano le guance.
Era rilassante sentirle scorrere giù per il volto. Appena arrivavano alla bocca venivano catturate.
Neil assaggiava l’amarezza delle sue lacrime, non ne poteva fare a meno.
Da lui arrivavano e in lui dovevano ritornare.
Guardò in basso e il mondo gli restituì un’immagine dell’abisso offuscata dalle lacrime.
Una strada, la strada che faceva ogni pomeriggio con i suoi amici.
Loro gli volevano bene. E lui ne voleva a loro.
Erano spensierati e la maggior parte credeva davvero a quello che dicevano loro sulla carriera e sul futuro. Tranne Todd forse. Il piccolo e fragile Todd a cui Neil era tanto affezionato.
Gli piaceva da morire. Quel volto paffutello e quegli occhi così penetranti ed ipnotici!
Gli piaceva da morire. Quella sua timidezza che lo faceva arrossire in ogni momento.
Non sapeva se per lui fosse soltanto un amico o qualcosa di più; sapeva soltanto che quando Todd entrava nella stanza i suoi occhi erano come fatalmente attratti da lui e non c’era evento catastrofico che gli avrebbe mai fatto distogliere lo sguardo dal suo volto, tanto era bello.
Guardò di nuovo verso il basso e si sentì morire.
Non era mai stato così in alto, non aveva mai avuto il coraggio di arrivare a tanto.
E ora lì aveva una gran paura di volersi buttare, per davvero questa volta.
C’era quasi. Nessuno lo stava guardando, nessuno lo avrebbe salvato.
Solo un passo Neil, solo un passo e nessuno si ricorderà neppure di averti conosciuto.
Avrebbero sofferto, i suoi amici, e questo gli dispiaceva.
Non solo loro, i suoi genitori soprattutto.
Ben gli stava. A Neil sembrava una punizione abbastanza dura per loro veder morire il loro piccolo bimbo. Perché in fondo in fondo Neil sapeva che gli volevano un gran bene.
La sua morte li avrebbe fatti soffrire in modo indicibile. E andava bene così.
Solo Todd lo tratteneva. Non poteva farlo soffrire! No, lui no!
Sapeva quanto Todd lo avesse preso ad esempio e il solo pensiero di spezzargli il cuore lo dilaniava.
Ma non poteva pensare a lui si disse, non più; avrebbe dovuto cavarsela da solo d’ora in poi!
Ora voleva pensare solo a se stesso.
Era in bilico.
La sua anima gridava morte mentre il buon senso cercava disperatamente di insinuarsi tra le crepe del suo cuore ferito perché il ragazzo si rendesse conto di ciò che stava davvero facendo.
Fallì e Neil si sporse ancora di più sul baratro.
In equilibrio, con un solo piede, sul mondo.
Voleva morire.
 
 
-Bella vista, non è vero?- una presa forte sulla spalla lo fece sobbalzare;
il ragazzo si guardò intorno confuso e scese dal parapetto.
Todd sorrideva davanti a lui. -Anche tu hai qualcosa da buttare, come il mio scrittoio?-
La mia vita pensò Neil, ma non lo disse.
-Ciao Todd- disse invece.
Gli occhi del suo compagno di classe erano fissi nei suoi quasi capisse, quasi sapesse cosa era stato tentato di fare. Questa volta toccò a lui arrossire e abbassò lo sguardo.
Todd posò il palmo delle sue mani sulle guance calde dell’amico e con le dita asciugò dolcemente le lacrime che lottavano per sgorgare dagli occhi arrossati di Neil.
Allora il ragazzo non ce la fece più, si gettò tra le braccia del compagno e pianse disperatamente.
Pianse come non aveva mai fatto prima, davanti ad una persona a cui voleva un bene dell’anima ma che in fondo conosceva appena.
Pianse, nella speranza che la nebbia di amarezza che aleggiava intorno alla sua vita scivolasse via insieme alle sue lacrime.
Pianse, con il volto sepolto nel maglione di Todd mentre l’amico affondava dolcemente le dita nei suoi capelli.
Pianse perché voleva essere salvato;
perché aveva disperatamente bisogno di qualcuno che gli facesse tornare la voglia di vivere e che gli facesse recuperare il tempo perduto.
Pianse perché voleva di nuovo vedere la bellezza del mondo che ormai gli sembrava fosse solo un luogo da cui fuggire.
Neil si staccò da Todd, il volto bagnato, gli occhi lucidi e tristi come non mai.
Si fissarono per un secondo e poi Todd mise le mani sui fianchi dell’amico e lo attirò a se.
Gli posò un dolce e lentissimo bacio sulla fronte e poi scese con le labbra fino alla punta del naso asciugando ogni lacrima rimastagli sul viso con un bacio. Si allontanò giusto quel poco che gli permettesse di guardare Neil negli occhi quasi a domandargli il permesso.
Poi lo baciò.
E il cuore di Neil esplose.
Le morbide labbra dell’amico combaciavano perfettamente con le sue quasi non aspettassero altro che essere riunite. Sentiva la vita scorrere di nuovo dentro di sé quasi che con quel bacio Todd gli avesse donato un motivo per vivere la vita fino all'ultimo secondo. Insieme.
Non poteva chiedere dono più bello.
Neil si staccò da Todd, si girò e guardò lontano.
Con le braccia abbandonate lungo i fianchi e le mani intrecciate i due ragazzi guardavano nella stessa direzione. Il cuore di Neil batteva così forte che gli sembrava lo potesse sentire il mondo intero.
Todd poggiò il mento sulla sua spalla e gli stampò mille baci sul collo.
Stettero così per quello che sembrò un secolo, poi Todd posando le sue labbra sull’orecchio di Neil mormorò:

“Non preoccuparti, avrò cura di te”


 
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NdA: Questa storia è stata scritta per il contest "I'll look after you" e devo dire che mi ha fatto un gran piacere scriverla. L'immagine che mi ha ispirato mi è piaciuta talmente tanto che non ho potuto fare a meno di affiancarla alla storia. Non è mia ma l'ho trovata su Deviant Art a questo link 
http://maichan-art.deviantart.com/art/Be-Mine-354232058. So che rappresenta altri personaggi di una Serie TV ma non seguendola non ho potuto fare a meno di affiancare i loro volti a quelli del Todd e del Neil della mia storia. non abbiatene a male. =D un bacio! <3
Grazie a M perché l'ha letta anche senza conoscere il Fandom e senza amare particolarmente le coppie slash.  
   
 
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