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Autore: marrymezayn    24/04/2015    1 recensioni
Tratto dal terzo capitolo:
«Posso abbracciarti?»
«Non si chiedono gli abbracci al Free Hugs! Se vuoi darlo, lo dai. Punto!» La ribeccò Louis, rimanendo in mezzo a loro due.
[..]
«No, aspetta!» Bisbigliò al suo orecchio così piano che dubitò che l’avesse sentito con tutto quel casino intorno a loro. E lei tornò a stringere di nuovo le braccia intorno alla sua vita. «Ancora due secondi, ti prego!»
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Questa storia non è nient'altro che "The best is yet to come" ma dal punto di vista di Zayn. Enjoy! ♥
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lemon, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guardò fuori dalla finestra e sbuffò. Stava tirando un vento della madonna di fuori e non c’era niente che lo faceva stare chiuso come il brutto tempo. Era un tipo meteorologico e tutti lo sapevano. Anche se dentro a quella stanza non era da solo, era come se ci si sentisse.
Tutti si erano riuniti a casa di Lucas, chi a studiare e chi a cazzeggiare. Ovviamente i loro compagni erano chini sui libri mentre loro stavano cazzeggiando allegramente. Un genio di professore aveva messo una verifica il giorno dopo e i ragazzi di Londra avevano pensato bene di unire il divertimento allo studio. Si erano riuniti in una delle tante case con i loro rispettivi compagni e ora stavano studiando mentre loro facevano tutt’altro. Lui era seduto con Sophie sul divano, appoggiato al bracciolo e con lo sguardo posato alla fine del lungo tavolone.
Piegata sui libri, non si stava nemmeno rendendo conto che praticamente poteva dirle anche quanti punti neri aveva in faccia, per quanto l’aveva guardata.
E la cosa divertente? Era che Sophie non si rendeva conto neanche che stava fissando Keyra da più di due ore.
Come pochi giorni prima si era imbambolato a guardarla vivere. Ogni cosa che faceva, non rispecchiava quelle cose che Zayn odiava sulle ragazze. Era perfetta ed ogni giorno che passava si rendeva conto che si, forse, si era innamorato di lei.
«Uh… E’ uscita la puntata nuova di “16 anni incinta”.»
Spostò in tempo lo sguardo su Sophie, perché anche Keyra alzò la testa dai suoi libri per guardarla. Sbatté le ciglia e la fissò come se fosse un folletto.
La guardò prendere il cellulare e mettere la puntata su di esso, senza preoccuparsi che dietro di loro c’era un tavolone di studenti e una vipera iper incazzata.
Tornò a guardare Keyra e la vide sbuffare più e più volte da quelle cornacchie che erano le protagoniste del programma. Ma quando la ragazza nel video cominciò ad urlare per il dolore del parto, lui sbiancò e pensò seriamente di andare a vomitare.
Non sapeva se era davvero così un parto – magari era finzione – ma quelle urla arrivavano direttamente dalla figlia del diavolo, non da un essere umano.
«Potresti gentilmente metterti le cuffiette? Ci sono delle fottute persone che cercano di studiare.» Entrambi si girarono a guardarla, incazzata come una biscia da quelle urla disumane. Sophie borbottò qualcosa e alla fine si mise le cuffiette, perdendosi nella puntata.
«Dimmi te se io devo sentire la figlia del diavolo avere un bambino! Stupida gallina dal cervello dimezzato.»
«Ammettilo che le hai fatto mettere le cuffiette perché hai paura dei parti.» La schernì Mary, dal centro del tavolo. Keyra mise su la faccia di una bambina piccola.
Per quello prendeva la pillola anticoncezionale?
«Non ho paura del parto, ma quando partorirai tu sarò lì a godermi la scena di te che fai uscire un melone dal tuo di sotto.» Mary sbiancò, mentre Keyra la guardava tutta contenta di averla impressionata. Nascosto dalla mano, si ritrovò a sorridere debolmente.
«Io non partorirò mai.»
«Oh no, tu sarai la prima delle due a partorire. Io te l’ho detto che morirò mangiata dai miei ventisette gatti.» Mary la guardò male, poi tornò a piegarsi sui libri ma poco dopo sbatté una mano sul libro.
«Merda non riesco più a studiare pensando al mio parto. Farà così male come sembra?»
La mora, senza neanche alzare la testa dal suo libro, continuò a scrivere ma rispose un: «Tesoro bello… Non partorirò neanche sotto tortura. A costo di lasciarmelo dentro.» Mary scoppiò a ridere, fragorosamente. «E comunque prima devi avere rapporti sessuali con qualcuno. Il che non comprende baciarsi.»
Poi, alzando la testa dal libro, guardò Mary con occhi critici. «Sai che i bambini non nascono sotto i cavoli, non vengono portati dalla cicogna e che soprattutto non serve solo darsi un bacio per averlo?»
La sua amica la guardò male e alzando poco delicatamente il dito medio, le rispose. «Sei simpaticissima, davvero. Parla l’assatanata di sesso.»
«Touché.» Il discorso terminò lì, almeno per il momento. Ignare che le stesse sentendo, tornò a leggere il suo libro quando poco dopo Sophie si tolse una cuffietta e lo guardò.
Sentendosi osservato, alzò gli occhi in quelli della sua ragazza e alzò un sopracciglio.
«Se ti dicessi che sono incinta, tu come ti comporteresti?»
No, momento. Non se ne poteva uscire con quelle domande, lì come se non ci fosse tanta altra gente intorno a loro. Per poco non cominciò a sudare freddo.
Fece per tornare a leggere senza rispondere, quando Niall parlò per lui. «Lui vuole un minimo di tre figli.» Spiegò, guardando la televisione. «Non è così Zaynie?»
«Si.»
«Tre figli mi sembrano eccessivi. Io se fa così male ne voglio solo uno.» Sophie pensava seriamente che sarebbe stata lei la madre dei suoi figli? Ahah. Ma non diciamo baggianate.
Essendo nato in una famiglia numerosa, a lui tutti i figli unici stavano sulle palle. Forse perché sapeva quanto fosse bello avere delle sorelle con cui giocare e scherzare quando hai un periodo no. Non avrebbe mai fatto un solo figlio, perché lui stesso non poteva immaginare la propria vita da solo, senza quelle tre rompiscatole delle sue sorelle.
La guardò e Niall parlò ancora. «Non si discute. Zaynie ne vuole tre e tre ne avrà. Sappiamo tutti che si prende sempre ciò che vuole.»
«Vada per tre allora.» Stucchevole come decisione. Avrebbe accettato tre figli pur di averlo. Mamma mia.
«Si, qui quo e qua.» E girandosi a guardarla, la freddo con lo sguardo ma gli uscì una mezza risatina, facendole alzare lo sguardo dal libro. Incredibile come quella ragazza avesse sempre una risposta divertente a tutto. Sophie, sentendola parlare, si girò a guardarla.
«Almeno a me darà un figlio. A te non ti si prende neanche il barbone sotto casa.»
Spostò lo sguardo tra Sophie e Keyra, che la fissava da dietro la montatura degli occhiali. Aspetta… Da quanto se li era messi?
Keyra la fissò e rimase tre e dico tre secondi in silenzio, a guardarla semplicemente. Non con sfida, non con rabbia. Semplicemente a guardarla. «Si ma almeno io non avrò comprese nel prezzo anche le corna.»
«Keyraaa…» La ribeccò Mary, la pacifista. La diretta interessata guardò la sua migliore amica, gonfiando le guance come una bambina che viene interrotta nel suo gioco preferito. Il biondino ridacchiò.
Quando vide che Sophie tornava a guardare la puntata, sospirò debolmente. Ma non perché si stesse parlando di un immaginario figlio suo e di Sophie – e solamente all’idea gli vennero i brividi – ma perché… Lui di fronte a Keyra così stronza non aveva capacità di risposta. Era del tutto in balia di quella ragazza e della sua stronzaggine.
«Key, non vuoi dei figli?» Chiese Niall, subito guardato male da Zayn. Perché non si cuciva quella boccaccia maledettamente irlandese?
La mora alzò gli occhi al cielo, e tornò a studiare. «Non credo al matrimonio. E con questo non credo che al mondo ci sia qualcuno in grado di sopportarmi per più di due minuti consecutivi.» Niall lo guardò, serio, poi quando ricambiò il suo sguardo lo vide sorridere. «Quindi si, vorrei dei figli ma finché manca la materia prima credo che non ci saranno problemi.»
«Magari è dietro l’angolo.» Ora ammazzava quel ragazzo se non si stava zitto. «E magari è…»
«Qualcuno vuole del tea?» Sperava seriamente che Niall non stava per dire qualcosa su di lui, ma ringraziò Louis che entrò in stanza come un tornado, interrompendo quella cosa. E scuotendo la testa, sospirò ringraziando il cielo dell’arrivo del suo amico.
Venti minuti dopo, era seduto in finestra con le cuffiette nelle orecchie a guardare fuori la gente che passava.
Perché tutti intorno a loro erano decisi sul proprio futuro? Lui non sapeva neanche che avrebbe fatto il giorno dopo e gli altri sapevano chi avrebbero sposato, quale lavoro avrebbero avuto e quanti figli desideravano. Lui vedeva una macchia d’olio sul suo futuro e non riusciva a schiarirsi le idee.
La vita con lui era stata strana… Sentiva che non avrebbe avuto un futuro bellissimo come, chiunque su quella terra, si aspettava. Lui sapeva che avrebbe ricevuto indietro tutto l’odio che aveva dato in quegli anni. Sapeva che una persona come lui non si poteva aspettare un futuro roseo come quello dei suoi nonni, ad esempio.
Zayn Malik, nel profondo di se stesso, amava la relazione che i suoi nonni avevano. Era un amore antico, che non si vedeva facilmente in giro a quei tempi; le persone in quel periodo facevano di tutto, tranne che amarsi. E lui era una di quelle persone che contribuivano a non donare amore alla gente, per paura più che altro.
Non era in grado di dare amore, ma semplicemente perché non sapeva cosa fosse l’amore; aveva un concetto troppo perfetto di amore, per donarlo a qualcuno che a parere suo non si meritava. Per esempio Sophie non si meritava quell’amore che aveva visto negli occhi dei suoi nonni. Semplicemente perché non lo amava come diceva. Sapeva benissimo che Sophie stava con lui solamente perché aveva l’etichetta addosso di bello e dannato.
Ma lui non era quello che voleva; lui voleva una persona che lo accettasse per com’era, non per quello che tutti dicevano che era. Voleva una persona in grado di stringergli la mano quando aveva bisogno di affetto e aveva bisogno di una persona che gli tenesse testa per quando aveva i suoi attacchi di scazzo. Una persona che non si lasciava abbindolare dal suo essere gentile, ma che capisse che in fondo a quella barriera c’era una persona che voleva solamente coccole ed essere amato.
A volte quando faceva questi pensieri si sentiva un po’ checca… Non che avesse niente contro i gay, ma si sentiva una femminuccia. Per questo non diceva a nessuno cosa gli passasse per il cervello.
Quando, smettendo di pensare a quella cosa, si rese conto della tipica sensazione di qualcuno che lo guardasse, si girò e si ritrovò Keyra a fissarlo. Non aveva neanche avuto bisogno di cercare chi lo stesse guardando; era quasi sicuro di saperlo e infatti era così. La vide arrossire e abbassare di nuovo lo sguardò sul suo libro.
Dio, quel rossore sulle sue guance erano qualcosa di divino ed era una fottuta droga per lui. Era stata beccata a fissarlo con la bocca aperta, il che lo fece sorridere. Certo che quella ragazza era proprio strana.
 
 
Il cellulare sulla sua scrivania vibrò, facendogli capire che qualcuno lo stava chiamando. Ignorò bellamente quella chiamata, girandosi nel letto e tornando a dormire. Zayn Malik era conosciuto per quello che dorme come un ghiro e non si vuole mai alzare dal letto.
Poco dopo – o almeno era quello che pensava lui – sentì la porta della stanza che veniva aperta.
«Zayn, alzati.» E venne scosso da una mano troppo rude per i suoi gusti. Mosse le gambe, in catalessi, e tornò a dormire. «Dai Zayn, alzati.»
«Che ore sono?» Biascicò in direzione di Niall. Dopo aver sentito che erano come le nove di mattina cercò un modo per ammazzare la sua ragione di vita lì, in quel momento. Perché per lui, Niall, era la sua ragione di vita. L’irlandese l’aveva adocchiato qualche anno prima, e si era messo seduto al suo fianco in classe cominciando a dargli fastidio come un piedipiatti. Non lo aveva lasciato perdere finché non si era lasciato convincere nell’essere suo amico. In realtà quel biondino era entrato nella sua vita in punta di piedi, portando un raggio di sole nell’oscurità. Era impossibile non voler bene a quel ragazzo, perché era un raggio di speranza per chiunque in quel gruppo. Niall Horan era, se possibile, la colla che teneva insieme quei cinque ragazzi tanto diversi tra loro ma che uscivano sempre insieme.
In quel momento però lo voleva morto.
Poco dopo entrarono anche gli altri, cominciando ad urlare e cantare non so che cosa, invogliando Zayn di ammazzarli seduta stante. E quando cominciarono a saltare sul letto pensò che voleva morire. «Va bene, va bene. Mi alzo, rompicoglioni!» E scazzato fino al midollo si alzò, dirigendosi al bagno mentre i suoi amici rompicoglioni ridevano ed esultavano per essere riusciti a svegliarlo.
Ancora con un occhio chiuso dal sonno, venne trascinato chissà dove.
Si ritrovò dopo mezz’ora nella stanza da letto di qualcuno, che capì essere Keyra quando se la ritrovò bellamente addormentata sotto le coperte. Subito si svegliò, rimanendo in disparte a guardare i suoi amici posizionarsi intorno al suo letto, intimidendo gli altri a far piano e non svegliarla.
Quando cominciarono a cantare “tanti auguri a te” si unì, ma rimanendo in disparte a guardare la scena di lei che corrucciava la fronte e si nascondeva di più sotto le coperte. Ma Louis pensò bene di toglierle le coperte, solo per il gusto perverso di farlo andare in iperventilazione e scoprire quel corpicino fasciato da delle culottes e da una canottiera fin troppo stretta. Il castano alzò gli occhi su di lui, che lo guardò male quando si rese conto che la stava fissando.
Si guardò intorno, mentre Keyra litigava con Harry e con Louis che saltava sul letto come un bambino piccolo. Lui invece guardò la parete dietro la scrivania, piena di foto e scritte di citazioni famose. Entrò anche Allison, l’amica conosciuta qualche giorno prima con una torta in mano. Le fissò abbracciarsi e dopo aver spento le candeline, si diressero tutti in cucina.
Nascosto dalla bolgia di gente, si rese conto che per la prima volta in vita sua, una ragazza senza trucco non gli sembrava per nulla malvagia. Aveva gli occhi gonfi dal sonno, assonnati e le labbra sembravano essere leggermente più gonfie. I capelli sfatti dal dormire e quelle guance super rosse. Ma forse erano rosse per il fatto che, anche odiando quelle cose, quei cinque si erano ritrovati a casa sua a farle una sorpresa. La guardò insistentemente, nascosto per bene dal gruppo di persone finché Keyra non si rese conto che la stesse guardando.
Con il coltello in mano, lo guardò e: «Che hai da guardare, Malik?» ‘Dio, quando lo chiamava per cognome gli partivano gli ormoni per quanto odio ci mettesse in quel cognome. Mio dio, ma perché gli era stata fatta conoscere per poi non averla? Ridacchiando scosse la testa e le fece il segno di “dopo te lo dico” e lei spostò finalmente lo sguardo da lui.
La guardò scherzare e ridere con i suoi familiari e amici, poi si avvicinò quando la vide sedersi sulla sedia per bere finalmente il suo caffè.
«Lo sai di essere bellissima struccata e con i vestiti da casa?»
Una gomitata si andò a parare proprio sul suo fianco, che lo fece gemere e poi ridere fragorosamente, mentre lo guardava male.
«Sta zitto coglione.»
Era vero che non poteva sapere che per lui quelle cose erano vere, ma non riuscì a capire perché non lo comprendesse. In fondo non aveva detto niente di male. Ovviamente rispose, o almeno ci provò ma lei gli puntò un dito in faccia e ringhiando gli disse di non continuare quella frase. Ma perché non ci voleva credere?
Scoppiò ancora a ridere di cuore, scuotendo la testa e guardandola rimanere a bocca aperta. Guardò il regalo di Julian verso sua sorella e lo capì tantissimo. Anche lui avrebbe voluto mettere una cintura di castità alle sorelle, ma non era possibile. Loro a quanto pare scherzavano su quella cosa del burqa, ma sapeva che in fondo Julian voleva solo mettere i blocchi ovunque alla sorella per non trovarsela incinta a sedici anni.
«Zayn per favore, potresti andare da Keyra a chiederle se rimane a pranzo?» Alzò gli occhi in quelli della donna, poi annuì.
Salì le scale chiedendosi come mai la madre di Keyra avesse chiesto proprio a lui e non magari a Niall, che era più conosciuto in quella casa. Senza nemmeno bussare, perso nei suoi pensieri, aprì la porta e quello che vide beh…
Gli venne duro come il marmo.
Ora, ragioniamo… In fondo non era neanche nuda, e allora perché il suo corpo aveva risposto in quel modo?
«Bussare è un optional, Malik?» “No ti prego, il cognome no.”
Rimase lì a guardarla come un allocco. Aveva le fossette di venere. Aveva le fottute fossette di venere. Per un secondo la vista si annebbiò, pensando a lui che affondava le dita nelle sue fossette, spingendole il bacino più verso il suo.
E il corpo reagì di istinto. Ad un tratto, i suoi boxer erano troppo stretti per contenerlo. «Terra chiama Zayn, che vuoi?» “Te, piegata a novanta davanti a me, su quel letto” Ah, cristo. Che segaiolo del cazzo che era. Quando si ricoprì, tornò a pensare lucidamente ma non del tutto.
«Che faccia di cazzo che hai!»
«Beh, devo ammettere che la tua schiena ha un certo fascino… La ricordavo bene!» Gli tirò appresso un asciugamano posato sul letto e facendolo ridere di cuore. Era diventata tutta rossa, e ovviamente non era detto a caso quella cosa. E lei lo sapeva.
«Esci immediatamente, stronzo!» E uscì, come gli era stato richiesto, ma continuando a ridere da quel rossore.
Dio, le fossette di venere però no! Rendeva tutto più difficile, questo.
 
 
Vederla entrare nella discoteca fu divertente. Non le piacevano i discorsi, non le piacevano le feste… Non capiva perché avesse questo retrogusto amaro verso il proprio compleanno e si ripromise che un giorno gliel’avrebbe chiesto.
Anche vestita con il jeans e il tacco, era bella. E quel visetto iper incazzato era qualcosa che… Dio, lo mandava in paradiso e lo faceva cadere brutalmente sulla terra. Non sapeva perché, ma Keyra incazzata gli suscitava l’ormone a mille.
Quando si sedette al suo fianco, dimenticandosi anche che aveva lasciato Sophie in un angolo con delle amiche, lei lo guardò male. Anzi, lo fulminò con lo sguardo.
«Guarda non è il momento di litigare, mi rode così tanto che oggi te le passerei tutte.»
«Allora abbassiamo l’ascia di guerra.» Ma sbagliò parole, notò. La faccia che fece gli fece capire che non erano le parole giuste. Se non ricordava male, le aveva dette quel coglione tempo prima. «Scusa.» Si morse il labbro inferiore, preoccupato di averla fatta incazzare ancora di più ma lei cercò di sorridere ma le uscì una smorfia schifata che lo fece ridere. Scambiarono solo qualche altra frase, ma per tutto il tempo lui non fece altro che guardare quelle labbra tinte di rosso. Il rosso era il suo colore, doveva ammetterlo.
Le stava di incanto e vedere quelle labbra tinte di rosso, ricordandone la morbidezza lo fece rimanere senza fiato. Avrebbe voluto baciarla, lì in quel momento. Mentre lei gli stringeva la mano, suggellando quel patto che si erano appena fatti. Si deliziò della scarica elettrica che gli mandò e fissò le sue labbra, ancora.
Erano una droga. E dire che a lui i baci neanche piacevano. Se al mondo avesse dovuto accettare dei baci, li voleva solamente da quelle labbra. Perché erano belle, perché sapevano di buono, perché erano delicate e rudi al tempo stesso. E poi quelle labbra nascondevano quei denti perfetti e bianchi, che gli avevano morso il labbro inferiore più e più volte quella sera. E quella lingua, quella lingua che sognava pure la notte; che avrebbe voluto avere addosso, attaccata addosso.
Vennero interrotti da Mary, che consegnò una busta a Keyra che, senza troppe cerimonie cominciò ad urlare come una pazza perché le avevano portato un vestito più adatto.
Ma tutto si immaginava tranne che rimanesse a bocca aperta quando la vide uscire da quella stanza.
«Cristo…» Ansimò, essendo il primo dei cinque ad accorgersi di quella cosa. Anche gli altri alzarono lo sguardo e, pian piano, si coprirono gli occhi a vicenda. Ma lui spostò la testa di lato, per poterla guardare.
«Dimmelo se te la sei fatta, Zayn.»
«Non sono cazzi tuoi!»
«Si che lo sono; perché in quel caso saresti il mio eroe.»
«Fatti i cazzi tuoi, Louis.» Sbraitò serrando la mascella e continuando a guardarla. E quelle gambe? Ma c’era qualcosa in lei che fosse brutto oppure doveva convivere quelle due settimane con la perfezione fatta in persona?
Non era possibile che non avesse un misero difetto, quella ragazza. Non parlarono troppo quella sera, ma andava bene così. Poteva permettersi di guardarla seduto in un punto dove lei non lo notasse. Poteva guardare le sue forme, farsi i peggio pensieri maliziosi in testa tanto da poter disegnare ad occhi nudi il corpo di lei fasciato da quel vestito. Era divina, e lui era un coglione.
Un coglione patentato che non aveva la forza di avvicinarsi e dirle che era pazzo di lei dopo neanche una settimana.
Fu quando arrivò il momento del discorso che si stupì delle sue parole. E lo guardò anche negli occhi, tanto da fargli tornare la voglia di baciarla. Si morse il labbro inferiore vedendola scendere dal palco, e scollegando il cervello si diresse verso di lei che chiedeva una birra al barista.
Non sapeva come avevano fatto i genitori a permettere quella cosa. C’era solo birra e nessun super alcolico. Ed il massimo di birre che potevi prendere era una. Poi niente più.
Posò una mano sul fianco di lei che si irrigidì lievemente, girandosi poi a guardare chi fosse.
«Che c’è ancora?» Chiese, ma lui era completamente fissato sulle sue labbra. «Mi ha dato il permesso. E’ solo una birra non…»
Rise, perché gli stava dando spiegazioni a lui come se fosse importante per lei. E lei rimase a guardarlo, in quel modo che gli mandava in pappa il cervello. Non poteva guardarlo così, però.
«Va bene, ma prima che vai fuori voglio farti vedere una cosa.» E prendendola per mano la trascinò chissà dove. Non ebbe problemi a trovare un posto un po’ più appartato, come se avesse studiato prima quel luogo e lo avesse trovato perfetto per quel momento. Ma la realtà era che per tutta la sera aveva guardato lei, e lei soltanto lei. Quindi non sapeva precisamente dove la stesse portando e, se effettivamente quel posto era appartato o no.
Si bloccò e girandosi prese il bicchiere di lei e ne tracannò almeno la metà, facendola incazzare come una biscia. Rise, quando terminò di bere e si pulì la bocca con il dorso della mano, ridandoglielo. Non le aveva rubato quel bicchiere per non farla bere, ma per trovare il coraggio di fare ciò che stava per fare.
«Mi stai rovinando la festa.»
«Volevo solo darti il mio regalo.»
«Non voglio reg..» Si piegò e appoggiò le labbra sulle sue, zittendola. Blaterava quella ragazza, a volte. Ma l’adorava per quella che era. Per un momento rimase inerme a quel gesto e per un secondo pensò anche che avesse sbagliato. Forse si era solo fasciato la testa pensando che lei provasse qualcosa per lui. E che, ovviamente, quel bacio era un errore. Ma proprio quando si tirò indietro lievemente, lei affondò le mani nei suoi capelli e…
Si lasciò andare sul muro, posando le mani sui suoi fianchi e stringendoli lievemente, mentre lei si plasmava sul suo corpo come se fosse il pezzo mancante del puzzle. Ci stava a pennello e lui non era pronto ad avere un bacio e un abbraccio all’unisolo. Le chiese l’accesso e lei glielo diede, docile.
Fu un miscuglio di saliva, di labbra e morsi. Con le mani di lei che scivolarono dai capelli che aveva continuato a stringere debolmente, fino a sfiorargli il collo, facendogli passare una scarica elettrica sulla spina dorsale.
Ci sarebbe morto su quelle labbra, ed era molto checca a dirlo… ma era la fottuta verità. Ci voleva prendere la residenza su di lei e staccarsi fu davvero troppo difficile. Ma con quel bacio Keyra gli aveva permesso di capire che no, non gli era indifferente. E che avrebbe potuto baciarla più e più volte da quel momento.
Lei si allontanò delicatamente e lo guardò stranita, con la fronte corrucciata. Invece lui avrebbe voluto solo allungare di nuovo il braccio, prenderla e tornare a baciarla. Ma vennero interrotti da Sophie.
«Ho interrotto qualcosa?» “Ohssì. Ma tornerò presto a baciarla”
«No, stavamo parlando del suo discorso.» Lo sguardo che gli lanciò fu di fuoco, e guardò ancora le sue labbra, mordendosi la sua inferiore per il piacere che stava provando. Le viscere erano diventate come gelatina. «Ancora auguri.» E mano per mano per quella che era la sua ragazza, si allontanò. Non prima di girarsi di nuovo a guardarla. Peccato che non fu girata verso di lui, sennò un bell’occhiolino gliel’avrebbe fatto.
Aveva capito finalmente come ammaestrare la ragazza. Bastava baciarla per farla diventare carne per i suoi denti. E se per averla così docile e non incattivita doveva baciarla, si sarebbe preso molto volentieri questo compito.
Dio gliel’aveva mandata buona, e anche con due labbra in grado di fargli amare i baci. E chi l’avrebbe mai detto.
 
«L’ho baciata.»
«Davvero?» Liam si girò verso di lui, mentre tornavano a casa. Annuì, debolmente e sorrise al suo amico. «Si è fatta baciare? E com’è stato?»
Gli raccontò al volo cosa era successo e Liam rimase a guardarlo con gli occhi sbarrati quando ammise che Sophie poco dopo l’era andato a cercare.
«Oddio e se ti beccava?»
«Avrei trovato il modo per non farmi scoprire. E lei non ha fiatato. Avrebbe potuto spiattellare tutto ma no…»
«Tu sei pazzo amico.»
«Ah se per quelle labbra devo essere pazzo, fidati sarò molto contento di diventarlo.»
«Come bacia?»
«Da dio! E lo dice uno a cui non piace scambiarsi saliva con nessuna ragazza!»
A quelle parole Liam scoppiò a ridere fragorosamente, arrossendo però in zona guance. Dio, quel ragazzo era un santo sceso in terra. Non faceva niente di troppo consono.
«Come faremo adesso?»
«Tranquillo… Troverò qualche cosa pur di tornare su quelle labbra.»
Fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto, doveva tornare a baciare quella ragazza il prima possibile. In fondo Keyra non era diversa dalle altre; solo un po’ più difficile.
«Zayn ha baciato Keyra.»
Il bordello che scoppiò in quella macchina fu qualcosa di micidiale. I suoi quattro amici si misero lì a chiedere come quando e perché, facendosi guardare da lui che rimaneva bellamente seduto al suo posto, scrutandoli attentamente. Ma perché appena uno dei cinque faceva qualcosa di poco consono veniva preso per il culo dagli altri?
«Malikuccio è innamoratooo…» Presero a cantare come dei bambini di due anni, facendogli alzare gli occhi al cielo. Dio, quanta pazienza che ci voleva. 


Note dell'autrice: si, è passato come un anno dall'ultimo aggiornamento ma.. Ehi! u_u ho tante storie attive e devo occuparmi di tutte - e come ripeto sempre ai miei manager, a lavoro: "io sono una." -  aahahhaha
Mi sono bloccata per tanto su questo capitolo, doveva essere diverso ma alla fine sti cazzi e m'è uscito così. So che sono altre scene che conoscete già, ma non ci posso mica far niente se ancora non arrivano quelle che non conoscete. La prima parte della storia dovrà per forza avere scene che già conoscete, a parer mio. Poi oh, se non vi piace amen! ahahahahah
A me fa piacere scrivere dal punto di vista di quest'essere e mi piace rivivere le scene già viste di Keyra ma dal punto di Zayn. E il loro bacio, ci doveva essere.
Non so quando e se aggiornerò mai... Ma lavoro e il tempo è poco.
Inoltre ragazze mie, non per cattiveria però se la storia dal punto di vista di Zayn non vi piace, non vi convince quest'idea... Io non vi sto puntando la pistola alla testa ed obbligarvi a leggerla. Assolutamente potete o non potete leggerla. Io scrivo perché di scene ne ho nel cervello, e purtroppo per liberarlo posso fare solo questo. Scrivere.
In fondo è il mio efp, il mio account e finché non infrango le regole di questo sito, posso permettermi di scrivere. 
Fatto sta che ringrazio chi legge la storia e la commenta, chi la legge e basta... E chi - voi donne sarete fatte sante - aspetta impaziente ogni mio aggiornamento. Ma purtroppo lavorando in un ristorante e avendo 24 ore minime da fare, potete immaginare quanto poco tempo ho di scrivere. Ma appena ho un secondo libero, ecco qui cosa mi esce fuori (lammerda, ma ve la piate ahahahah)
Spero che non mi odierete per questo immenso ritardo e...
Al prossimo capitolo.
Bazingaaa!
Ps: non ho messo i dialoghi in grassetto. Ma devo andare a lavoro e non ho tempo. Lo farò appena possibile. UN BACIO AI PUPI! <3
   
 
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