2 a.m.
«John, svegliati!»
Sherlock
Holmes non era un uomo paziente; di questo John Watson ebbe
l'ennesima conferma quando, nel cuore della notte di un gelido
febbraio londinese, fu costretto a stropicciare le palpebre assonnate
a causa dell'improvvisa - e abbacinante - illuminazione nella sua
camera da letto.
«Ma
che diavolo...», riuscì a farfugliare, quando ebbe
distinto i
contorni della figura di Sherlock - la cui presenza era abbastanza
inconsueta da quelle parti -, prima di affondare di nuovo la testa
sotto il cuscino.
«Non
riesco a dormire», spiegò il detective con
naturalezza, sollevando
i lembi della federa per impedire al dottore di riprendere sonno.
«E
in che modo questo dovrebbe essere un mio problema?»,
sbuffò John,
voltandosi questa volta sull'altro fianco, determinato a tutti i
costi a ritornare tra le braccia di Morfeo - o meglio di Sarah, della
cui compagnia si stava beando al di là della coltre nebulosa
del
sogno.
«Oh,
andiamo, la tua vita gira intorno a me», commentò
sarcastico
Sherlock, il cui ego si gonfiò a dismisura nel considerare
quanto di
vero effettivamente ci fosse in quella insinuazione.
John
si decise a lasciar perdere i narcisistici vaneggiamenti notturni del
suo coinquilino e si limitò a una scrollata di spalle. A
quel gesto,
Sherlock aggrottò appena le sopracciglia, infastidito dalla
poca
attenzione che gli stava riservando.
«Mi
annoio»,
puntualizzò, roteando gli occhi, «non
c'è nulla di divertente da
fare a quest'ora, da quando mi hai proibito di suonare».
«Sai
com'è, non ho nessuna intenzione di sorbirmi le lamentele
dei
vicini, né di pagare altre multe per disturbo
della quiete pubblica»,
sibilò John a occhi chiusi, ricordando l'espressione
disperata di
Lestrade che era stato appositamente convocato dagli abitanti di
Baker Street per "prendere
provvedimenti nei confronti dello svitato".
«Ah,
come se la mia musica potesse essere considerata un disturbo!
Zoticoni!», s'indignò Sherlock, incrociando le
braccia sul petto e
prendendo posto al bordo del letto.
«Se
lo dici tu», bofonchiò l'altro e
sottolineò il suo disinteresse
per la faccenda con un cenno sbrigativo della mano che aveva tutta
l'aria di essere un "levati
dai piedi".
«È
tuo dovere, in quanto coinquilino, intrattenermi»,
specificò allora Sherlock, ignorando alla grande la tenace
indifferenza del suo migliore amico.
«Pensavo
che il mio dovere fosse aiutarti a pagare l'affitto»,
ironizzò
John, ripetendo la stessa frase che gli aveva riferito mesi prima,
quando fu chiaro che il loro rapporto andasse ben al
di là di quello esistente
tra coinquilini, o colleghi, o amici, persino. Com'era prevedibile,
l'affitto non rientrava mai nei loro argomenti di conversazione.
«Noioso!», si
lamentò seccato l'altro, scoccandogli uno sguardo torvo.
«Risolvi
qualche caso, hai la casella email piena zeppa di cuccioli smarriti e
mogli tradite», suggerì l'altro, con uno sbadiglio.
«Noiosi!»,
protestò capriccioso Sherlock, arricciando il labbro in una
smorfia
di disgusto per quella proposta che giudicava quasi offensiva.
«D'accordo»,
convenne alla fine John, esausto, sollevandosi a sedere e scostando
le coperte. «Forza», gli ordinò con il
piglio autoritario da
soldato, invitandolo con un'occhiata perentoria ad accomodarsi
accanto a lui.
«Per
quanto mi lusinghi, John...», cominciò il
detective, malizioso.
«Oh,
per l'amor del cielo! Sdraiati e dormi, Sherlock!»
Questi
non se lo fece ripetere due volte; con un'espressione soddisfatta -
di chi ha conseguito l'ennesima vittoria a mani basse - si distese
sotto le lenzuola, al fianco di John, alla cui presenza
riuscì a
socchiudere le palpebre, che raramente si concedevano il riposo,
senza l'ombra di una preoccupazione sul volto.
Neppure
l'altro, per quanto gli costasse ammetterlo, parve infastidito da
quella vicinanza costretta; gli diede le spalle, fingendosi offeso,
ma riusciva a percepire la pelle fredda di Sherlock attraverso la
trama leggera del pigiama e tanto gli bastava.
«E
comunque, io sono etero».
«Certamente,
John».
***
Note dell'Autrice:
Ecco,
voleva essere una flash, ma poi ho sforato di 100 e rotta parole e si
è trasformata in una OneShot, argh.
Avrei dovuto limarla, lo so, ma non me la sono sentita di cancellare
né aggiungere niente e alla fine l'ho lasciata
così; chiedo venia
se vi aspettavate qualcosa di più xD
Comunque,
irrompo nel fandom (?) con una robetta fluff e scritta di getto; si
nota che avevo voglia di rovinare una delle mie OTP per eccellenza,
vero? Eeh, pazienza, sorbitevi lo stesso il prodotto di un cervellino
assonnato ♥
Tanto per specificare cose di cui a nessuno importa niente, si tratta
di un missing moment
indefinito che si colloca da qualche parte della prima stagione, vista
la presenza di Sarah nei sogni di John xD Non sono proprio sicura che
quella frase sull'affitto che ho fatto pronunciare a John appartenga
alla prima stagione, ma spero/credo di sì; se
così non fosse, mi appello alla clemenza della corte!
Ah,
sì, il tutto è stato costruito a partire dal
prompt "2 a.m."
di questa
lista di LiveJournal, quindi la colpa di tale obbrobrio non
è del tutto imputabile a me xD
Grazie
a chiunque sia passato per leggere e spero mi farete sapere cosa ne
pensate!
Alla
prossima,
Ayumu