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Autore: Aleki77    28/12/2008    2 recensioni
La notte della vigilia di Natale, un pronto soccorso semivuoto e un imprevisto o due.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’m dreaming of a white Christmas - Prima Parte

I’m dreaming of a white Christmas

 



 

 

Il pronto soccorso era da sempre un posto caotico e sicuramente poco accogliente, soprattutto durante le festività che rischiava di diventare un ingorgo sull’autostrada dopo un gigantesco incidente, ma quell’anno le cose sembravano andare esattamente l’opposto del solito. Pochi casi, banali e soprattutto niente d’impegnativo a livello mentale.

 

Cameron salutò con la mano una bambina che si era sbucciata un ginocchio giocando ai soldati con i fratellini e si rimise a compilare le poche scartoffie che le erano rimaste in arretrato.

 

Come assistente senior aveva stabilito che fossero i single scapestrati a coprire le trentasei ore a cavallo tra la vigilia e il giorno di Natale in modo da permettere alle famiglie di essere riunite e ai fidanzati di avere accanto la propria metà. Lei era un’eccezione, infatti, nonostante la cosa non fosse risaputa, aveva un nuovo ragazzo. La storia con Chase si era interrotta bruscamente ed era finita sulla bocca di tutti. Contro il volere degli interessati, le persone si erano schierati a favore dell’uno o dell’altro senza però accettare le spiegazioni che avevano tentato di dare, così Cameron aveva preferito tenere per sé quel neonato rapporto e del resto lui non era certo un caldo orso di peluche avvezzo alle coccole.

 

Le giovani infermiere avevano acceso la radio che stava diffondendo note canzoni natalizie, che, assieme ai festoni, rendeva l’ambiente più caldo e accogliente di quello che era abitualmente.

 

Cameron osservò i propri colleghi e sorrise, se la notte fosse trascorsa tranquillamente come prometteva d’essere, sarebbe riuscita a fare anche un pisolino come il dottor Sgrovich che stava dormendo con i piedi su di una scrivania. Aveva mandato il dottor Quad in radiologia con un paziente vittima di un incidente stradale, apparentemente sembrava stabile, ma le condizioni di un poli-trauma potevano variare velocemente. La maggior parte degli infermieri invece, era andato nel reparto di pediatria a sistemare i regali per i bambini e non erano ancora tornati.

 

Indispettita, Cameron mordicchiò il tappo della penna. Avrebbe desiderato rimanere a casa per accucciarsi accanto a lui, bere cioccolata calda e guardare le luci intermittenti dell’alberello che con tanta cura aveva preparato, anche senza renderla una serata diversa dal solito, eppure aveva fatto quella scelta per non metterlo ancora una volta con le spalle al muro. Sospirò un po’ insoddisfatta dai suoi stessi pensieri e cercò di godersi il Natale senza necessariamente cercare quel lato romantico che avrebbe desiderato, ma certamente le canzoni di Sarah McLachlan non le stavano rendendo le cose facili.

 

“Dov’è il caos, il sangue a fiotti e i bambini frignanti?” – Disse una nota voce maschile che ruppe l’incanto di quella tranquilla vigilia. – “E togliete quella nenia! Se vi arriva uno un po’ depresso si taglia le vene nel giro di pochi secondi!”

 

Cameron si voltò verso l’uomo e non riuscì a trattenere un sorriso. – “E tu che ci fai qui?”

 

“Che ci fai tu qui? Pensavo che fossi rimasta accucciata davanti all’albero a guardare le luci intermittenti mentre t’ingozzi di cioccolata calda!” – Con voce sprezzante e divertita.

 

“Puff!” – Disse la donna sistemandosi una ciocca di capelli. – “Dovevo dare il buon esempio e poi la domanda l’ho fatta prima io.” – Felice come non mai di averlo tra i piedi.

 

“Mi sono chiesto a chi è che potevo rompere le scatole e tu sei stata la prima a venirmi in mente.” – Lui la guardò con quel suo sorriso sfrontato che lei aveva sempre amato e Cameron sentì le gambe divenirle di gelatina.

 

“E dimmi House, perché non sei andato a rompere le scatole a Wilson oppure a Cuddy?” – Cercando di camuffare quelle scomode sensazioni.

 

“Stai scherzando vero? Sono con le rispettive famiglie e non avevo nessuna intenzione di essere trascinato in un pazzo Hanukkah!” – Come se in passato non avesse mai trascinato via Wilson da una di quelle noiose feste piene di parenti che non vedi da una vita e dalla quantità di cibo che potrebbe sfamare per un mese un villaggio del Darfur.

 

“Così sei venuto in un pronto soccorso monotono fino all’inverosimile per rompere le scatole a me?” – Portando le mani ai fianchi nella più tipica delle sue pose.

 

“Avevo pensato di fare un salto in chirurgia per andare a trovare un certo canguro, ma, visto i nostri recenti trascorsi, non mi è parsa poi una così buona idea.” – Mentre rubava un candy cane dal taschino di Cameron, che lo guardò roteando gli occhi fintamente infastidita.

 

“Già, sarebbe stata sicuramente una pessima idea.” – Firmò rapidamente la cartella della sua ultima paziente e poi lo guardò in quei meravigliosi occhi azzurri. – “Così sei toccato a me?” – Mentre si mordicchiava il labbro inferiore.

 

“Sempre che tu non preferisca che vada a trovare Foreman e Tredici oppure Kutner o Taub, ma non penso di meritare una tale punizione.” – Mentre posava lo sguardo ovunque purché non fosse sulla donna che aveva di fronte.

 

“Il che vuol dire che io sono un regalo?” – Sorridendo a quei sott’intensi tutto loro.

 

“Il meno peggio che c’è in circolazione in effetti.” – Accennando un sorriso.

 

Cameron sbuffò e roteò gli occhi, sapeva che non avrebbe mai ricevuto complimenti da lui, ma si sa, la speranza è l’ultima a morire.

 

“Ora che facciamo?” – Guardandosi attorno curioso.

 

“Facciamo?” – Quel plurale la sorprese perché sott’intendeva che lui sarebbe rimasto.

 

Lui non rispose se non con un cenno rapido del capo.

 

La donna rimase un attimo pensierosa e poi le venne una certa idea. – “Ti va una cioccolata calda?” – Avrebbe avuto il suo Natale anche senza essere nel proprio appartamento.

 

“L’hai fatta tu?” – Chiese diffidente.

 

Lei lo ignorò e andò in sala sosta, certa che lui l’avrebbe seguita. – “Siediti e bevi.” – Allungandogli un bicchiere colmo di densa cioccolata bollente.

 

Lui la annusò e poiché l’odore era invitate, iniziò a sorseggiarla. Cameron gli si sedette accanto appoggiando buona parte del proprio corpo contro quello dell’uomo. Un sorriso felice le si dipinse in volto: il suo Natale stava diventando perfetto.

 

“Grazie per essere venuto.” – Sussurrò felice.

 

“Prego.” – Disse lui accogliendola nel proprio abbraccio. – “Pensavo che avessi fatto grandi progetti per noi e invece ti ritrovo a lavorare qui come ogni giorno.” – Sussurrando quelle parole che temeva.

 

Cameron si lasciò sfuggire un sorriso. – “In realtà possiamo dire che li avevo anche fatti, ma so che tu non sei per queste cose, così ho pensato di salvare me dall’imbarazzo di chiedere e te dall’essere costretto ad accettare una cosa che non ti andava di fare.” – Le costava fare quella confessione, ma sapeva benissimo che lui preferiva l’onestà a finte e buone menzogne che con il tempo avrebbero fatto più male che un rifiuto ottenuto nell’immediatezza.

 

Lui sbuffò un poco. – “Sei troppo prevenuta nei miei confronti Cameron!” – Aumentando la presa sulla vita della donna in maniera possessiva.

 

“Forse.” – Mormorò lei.

 

“Dottoressa Cameron!” – Disse un’infermiera trafelata. – “E’ appena arrivata una donna gravida, ma non capiamo quello che dice.” – La donna fu sorpresa del tenero quadretto che si presentava davanti ai suoi occhi, ma saggiamente non disse nulla, ci teneva troppo al proprio posto di lavoro.

 

“Il dovere chiama.” – Disse con rammarico scivolando dall’abbraccio di House. – “Grazie per la visita.” – Salutandolo con una mano. Avrebbe desiderato ricevere almeno un bacio, ma aveva ottenuto più di quanto sperato e quindi uscì dalla stanza con serenità.

 

Lui le fece un cenno con il capo e lasciò che lei sparisse dietro alla porta. Sapeva che non era da lui essere romantico, ma non aveva resistito da solo nel proprio appartamento. Ogni anno aveva trovato uno svago diverso, ma quello sotto molti aspetti era un Natale diverso perché c’era Cameron ed era sua.

 

Sospirò un poco e si alzò da quello scomodo divano. L’aria era ancora satura dell’odore di lei e per un istante si ritrovò a rivivere quel caldo contatto che c’era stato tra loro.

 

“Ti stai rimbambendo vecchio mio.” – Disse a una stanza vuota. – “Fantastico! Ora parlo anche da solo!” – Scosse il capo e uscì.

 

--- fine prima parte ---

  
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