La tensione è palpabile nell’aria tersa e soffocante.
Sguardi muti e silenzi palpitanti crepitano ed uniscono gli animi dei presenti in un unico coro vibrante.
La speranza ed il desiderio sono gli unici sentimenti mitigatori di quell’ansia dirompente.
Il tempo passa, con la lentezza di una vita intera, e l’atmosfera si fa sempre più rarefatta.
Finalmente giunge il momento, quel momento tanto agognato eppure tanto temuto.
Tutti sanno che quel premio, il più importante che una persona del loro mondo possa sperare di ricevere, sarà assegnato a solo uno di loro.
E sono in tanti.
Una donna sale sul palco, e gli animi tremano.
Una busta viene aperta, ed il respiro inizia a farsi più corto.
Si ode una voce, che fa fremere anche i cuori più temerari.
< E l’Oscar va a… >
Attimi di attesa, di agitazione, di paura.
C’è chi prega, chi chiude gli occhi e sente nella mente il proprio nome urlato, chi si pente di essere venuto perché sa che tanto non potrà mai vincere.
E chi è talmente sicuro di aver vinto che è già in procinto di alzarsi, incurante dei vicini che lo guardano con diffidenza.
La quiete è spezzata unicamente dai sospiri soffocati e parole appena sussurrate.
L’attesa finisce.
Il nome del vincitore dell’Oscar viene detto, con voce forte e chiara, eppure alle orecchie dei più attenti, appena un po’ tremante.
Cala il silenzio, cupo ed assoluto.
Non ci sono applausi, o grida di gioia.
Nessuno si alza per andare a prendere quella statuetta d’oro che ognuno di loro ha sempre bramato ardentemente.
Nessuno si muove.
Perché nessuno di loro ha vinto.
Ed il vincitore non sa la grande onorificenza che gli è stata conferita, e non va a ritirare l’Oscar.
Perché il vincitore non c’è.
Non è presente nell’ampia sala.
Non c’è più, sulla Terra.
Alcuni piangono.
Tutti pensano che se il destino fosse stato clemente con lui e gli avesse concesso solo ancora un po’ di tempo, egli avrebbe visto realizzarsi il suo più grande sogno.
Molti riconoscono che è giusta, la sua vittoria, perché la sua bravura come attore – ed anche come persona – è inopinabile.
Tutti si ricordano di quel ragazzo alto, muscoloso, con i boccoli castani e gli occhi dolci e gentili di chi non farebbe mai male neanche ad una mosca.
Ed intanto l’Oscar rimane lì, fermo.
Se ne sta immobile, da solo.
Non potrebbe fare altrimenti.
Non ha il suo legittimo proprietario.
Ma non importa, perché comunque sia rimarrà sempre suo.
Di lui.
Di Heath Ledger.