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Autore: Ulysses    25/04/2015    0 recensioni
Pensai per un paio di minuti alla risposta giusta insieme a Daniele, il primo che mi aveva avvertito del tradimento di Flavia. Alla fine optai per un serenissimo messaggio di chiusura: “Io no. Vaffanculo”.
Che classe. (Nuda, Capitolo 1)

Un viaggio in prima persona nelle menti di adolescenti napoletani della medio-alta borghesia tra feste, crisi d'identità, primi amori, problemi in famiglia, alcool e droga.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Ogni volta che guardo Maria, la ragazza della quale Marco è sempre stato innamorato (o quasi, dato che me ne parlava ininterrottamente dalla terza media, cioè da ben cinque anni), e che finalmente aveva ceduto alle sue avance, e si erano messi assieme lo scorso novembre, non posso fare a meno di pensare al bacio che ci siamo dati. Ai baci che ci siamo dati. E a quella notte. E a quella seconda notte.

Ogni volta che guardo Maria e ripenso a quella notte di inizio ottobre, non posso nemmeno fare a meno di sentirmi profondamente in colpa, per Marco. Mio fratello dalle elementari: ne avevamo passate, ne passiamo ancora di tutte i colori. Eppure? L’ho pugnalato, l’ho tradito. Sì, l’ho fatto.

Mentre mangiamo in questo pub a Vanvitelli, non posso ancora nemmeno crederci di averlo fatto. Non mi ero mai considerato uno stronzo, prima di quella di notte di inizio ottobre. Non era da me... o forse sì? La verità è che Maria, a quei tempi, non usciva ancora con Marco, ma con Daniele Lana, uno che sta al secondo dell’università, e che veniva nella nostra stessa scuola; Marco in quella notte di inizio ottobre era sicuramente già e ancora innamorato di Maria. Teoricamente, avevo tradito anche Daniele, un tizio simpatico, forse un po’ troppo perennemente ubriaco nei sabati sera, e sicuramente non la migliore offerta per Maria. 

Non era stata la prima volta che uscivo con una fidanzata. Uso il termine fidanzata perché stavano effettivamente assieme da quanto?, due, forse tre anni. E io? In quel periodo mi vedevo con Gemma: non so se il nome è tanto arrapante all’ascolto per me quanto per voi, ma vi giuro, vi giuro che alla vista lo è, arrapante. Gemma non è straordinariamente bella, ma molto carina, con un grande culo, ha due anni in più di me, e la nostra relazione era leggermente libertina, ma a me non fregava se le persone che sapevano di noi si potessero contare con le dita di una mano. Ve lo ripeto: con quel culo, quel corpo ben fatto, aggiungo anche quel sorriso, oppure potreste pensare che io sia uno stronzo misogino antiromantico, ve la sareste fatta ogni notte. E infatti così succedeva in quei due mesi: me la faceva quasi sempre. Quasi dimenticavo: è bionda; io impazzisco sempre per le bionde. Ma Gemma non è il punto di questa storia, no; magari di lei vi racconterò un’altra volta.

Maria non è bionda, è carina, viene in classe con me al Sannazaro, è abbastanza intelligente, è simpatica, ogni tanto fa battute provocanti ma mai scade nella volgarità, e questo è stato sicuramente un punto a suo grande favore. Uscire con Vittorio Martone sicuramente le sarà piaciuto, come, in fondo, era piaciuto a Gemma e a tante altre in quel periodo, e prima di quel periodo, e dopo quel periodo, e ancora ora, a marzo 2015, a oltre cinque?, sì, cinque mesi da quella notte di ottobre, quando le sue labbra si avvicinarono un po’ troppo alle mie.

Come era successo? Perché lo avevo fatto accadere?

“Sei il migliore con le parole, te ne rendo atto”, Elia, un altro mio migliore amico, me lo dice sempre e me lo diceva sempre anche prima di quella notte. Ero stato io a convincerla: ci avevo provato? Sì. Alto tradimento verso Mario, allora. Sì.

Maria parla bene il francese, io pure. Catalizzati da un paio di bicchieri di vino bianco e uno o forse due cocktail ai baretti, abbiamo cominciato a parlare in francese. Era stata la prima volta che ci provavo in una lingua diversa dall’italiano, il che fu interessante. O meglio, era stata la prima volta che ci provavo con un’italiana in una lingua diversa dall’italiano. Ma non è questo il punto: cominciamo a parlare, e sì, una cosa tira l’altra, finiamo sul discorso della nostra amicizia. Tante risate, nulla di serio, quindi totalmente leggero e non imbarazzante. In effetti, io e Maria in quel periodo eravamo BFF come dice qualche ragazzina o qualche coglione senza palle, e ci dicevamo tutto. 

-Puoi anche fare quello che vuoi, a me- aveva detto in quella maledetta sera di inizio ottobre. Eravamo seduti fuori ad un baretto, tantissima gente attorno, troppa per farci notare, anche dallo stesso Mario che era a pochi metri di distanza a parlare con altri nostri amici e amiche. Quella sera eravamo andati a mangiare tutti assieme: il nostro gruppo era uno dei più popolari della scuola e uno, in generale, molto conosciuto tra i ragazzi della nostra età in giro per Napoli; c’erano belle ragazze e bei ragazzi, di conseguenza eravamo riconosciuti, e lo siamo ancora.

-Puoi anche fare quello che vuoi, a me.

Ritorniamo a questa frase, ecco. Perché sono frasi così, frasi così innocentemente eccitanti che ti fanno mandare a fanculo il tuo autocontrollo, il tuo amore fraterno (sottolineo amore, perché io per Marco farei realmente qualsiasi cosa), e ad avventarti su quella ragazza.

Maria è bassina, non un tappo, ovviamente non è grassa ma ha un culo un po’ grande, e per questo attirava le attenzioni di tanti ragazzi. Quella sera, dopo quelle parole, aveva già un nome marchiato addosso, Vittorio Martone, il mio di nome. 

Le dissi se potevo quindi anche baciarla, dato che eravamo BFFs, lei disse di sì, e la baciai. A stampo. Un secondo. Ci facemmo una risata. Poi chiesi di farlo di nuovo e lei disse di sì. Con le mani che coprivano il nostro incontro di bocche, la baciai ancora, con la lingua. Si staccò, si mise a ridere, disse di non farlo con la lingua, ma la terza volta mise anche lei la lingua durante il bacio. 

Un bacio è sempre più appassionato del sesso. O almeno così è stato per me, fino ad ora. Avevo letto la stessa cosa in Donne di Charles Bukowski. Quel bacio fu abbastanza appassionato. 

Accadde un qualcosa di simile anche un mesetto più tardi. Poco prima che si mettesse con Marco. E poi? E poi nulla.

Fortunatamente lei non lo disse a nessuno, io nemmeno. Ci saremmo portati quel segreto nella tomba, o nel letto, magari.

A distanza di cinque mesi, eccoci lì, lei felicemente abbracciata a Marco, e io, in fondo, sono molto contento per lui. Maria non mi piace abbastanza da rovinare una così grande amicizia. Non lo farei mai. 

Rido e scherzo con lei, sembra che quella notte per lei non ci sia mai stata. O forse, ci pensa spesso anche lei, ma non lo dà a mostrare? 

Non lo so, ma un brivido mi raggela dopo aver pensato un pensiero che non avrei dovuto mai pensare: per un attimo, un istante, un nanosecondo, penso non solo a quel bacio con Maria, ma al fatto che vorrei baciarla di nuovo, stasera stessa.

  
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