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Autore: NonTrovoUnNome22    26/04/2015    1 recensioni
Durante lo scontro più sanguinoso e decisivo che la Galassia abbia mai conosciuto una squadra di soldati si distinse per le proprie capacità e il proprio coraggio.
Queste sono le cronache del loro operato durante la guerra contro i Razziatori.
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In N7 Chronicles sarà raccontata la storia di una squadra N7 parallela a quella della Normandy durante gli eventi di Mass Effect 3, coinvolgendo molti dei personaggi secondari e delle comparse della trilogia e dando spazio ad alcuni degli avvenimenti importanti per il lore avvenuti offscreen che faranno da sfondo a una trama orizzontale completamente originale. Spero apprezzerete. :)
Genere: Azione, Dark, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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“Monus via di li!”
Non mi sente. Il Praetorian lo afferra. Gli conficca tutti gli artigli addosso.
Riesco a vedere il sangue blu sgorgare dalle ferite. Sento le urla dalla sua radio: raggelo.
A destra il Praetorian si avvicina, a sinistra i Capitani tessono delle ragnatele infernali.
Puzza di ferro bruciato: dietro di me l’araldo sta facendo a pezzi le parabole.
Non ho scelta: mi butto.
Dolore. Buio.
Rivengo dopo qualche secondo, la caviglia è andata.
Qualcuno mi tira su di peso.
Non riesco a svegliarmi: la testa pulsa terribilmente.
Il casco è deformato, pesa, non respiro.
Me lo tolgo: giallo ovunque, sabbia dappertutto.
I Collettori mi hanno circondato. Mi fa male la spalla, qualcuno mi sta strattonando.
È finita: tutti muoiono, prima o poi.
Arrivano delle navette, il portellone si apre.
La Quinn mi spara. Kara è morta, oddio...
 
Sanctuary – 19/5/2186 – 4:59 AM
L’Ombra si svegliò di soprassalto, madida di sudore, trattenendo a stento un urlo.
Ci mise qualche secondo a identificare l’ambiente intorno a se: mobili familiari, pareti metalliche.
Era al sicuro, nella sua cabina.
Decise che per quella notte aveva dormito abbastanza, si fece una doccia veloce e si rivestì.
Il poligono di tiro era l’ambiente della nave che preferiva: era li che trascorreva la maggior parte delle proprie pause, testando le armi più disparate.
Il rumore degli spari impediva a chiunque di attaccare bottone, cosa che sfruttava per evitare di essere importunata dal resto dell’equipaggio.
Normalmente a quell’ora, dove tutti erano o a dormire o in missione, il poligono era deserto.
Quando oltrepassò il portellone tuttavia si ritrovò davanti Boris, intento a esercitarsi con un fucile Harrier rubato a Cerberus.
Kara scelse la postazione di fianco alla sua, imbracciò il Black Widow che aveva scelto e cominciò a disintegrare i bersagli di metallo davanti a lei.
L’uomo osservò le sue mosse di sottecchi, senza proferire parola.
A ogni sparo, il viso della Ivanova pareva sempre più contratto in una smorfia di dolore.
Al secondo caricatore si fermò, imprecando tra se e se per il dolore alle ferite che il potente contraccolpo dell’arma le causava.
Boris continuò a martoriare le sagome che gli si paravano davanti a velocità crescente, commentando la situazione in modo distaccato.
-Non dovresti essere qui.-
-Non riesco a dormire.-
-È normale, nella tua situazione.-
Kara ripose il fucile di Precisione, cercando contatto visivo con il suo interlocutore.
-Non voglio parlarne.-
-Lo so.- rispose seccamente Mikhailovich, non distogliendo lo sguardo dai bersagli, aggiungendo – È normale anche questo.-
Le porse la Eagle appoggiata sul proprio ripiano.
-Prova con questa: il rinculo non dovrebbe darti noie.-
Kara afferrò la pistola, rivoltandosela tra le mani.
Non aveva mai sparato con una Eagle, ma sapeva riconoscere un arma usurata.
Quella non era un’arma del poligono di tiro: era la pistola personale di Boris.
Ne svuotò il caricatore su un bersaglio in movimento, ricaricando soddisfatta dopo essere riuscita a fare un headshot molto preciso.
-Come fai a saperlo?- chiese insicura.
-Cosa?-
-Cos’è normale e cosa no, in questi casi.-
Boris smise di sparare. Sospirò, voltandosi verso di lei.
 
Tuchanka – 20/5/2186 – 7:04 AM
-Ricapitolando, siamo qui per allestire un avamposto che possa coordinare i cannoni planetari di Tuchanka?- chiese il Phoenix alla Demolitrice, seduta di fronte a lui sulla navetta .
-In poche parole, si. I Krogan avevano costruito una rete di difesa planetaria senza sapere come farla funzionare. A bordo abbiamo l’hardware necessario a calibrare l’intera rete, ma dobbiamo difendere l’avamposto quel tanto che basta all’IA per fare il suo lavoro.-
-Perché solo ora?-
-Secondo l’intelligence i Razziatori stanno per arrivare in massa sul pianeta.-
-Ok, ma non potevamo farlo qualche mese fa?-
L’Assassino, fino a quel momento impassibile, intervenne nella discussione.
 -La rete è stata scoperta ieri dalla Normandy. Distruggendo una nave di Cerberus. Una buona missione.-
-Puoi dirlo.- Samantha consultò l’orologio, impensierita dalla lunghezza del viaggio in navetta. -Timoniere, rapporto.-
-La compagnia Aralakh è in posizione, ma l’avamposto è sotto attacco, Razziatore terrestre in avvicinamento.-
-Riusciamo a individuare provenienza e posizione dei nemici?-
-Negativo Generale, il Razziatore disturba il LADAR.-
La Demolitrice mormorò tra se e se, riflettendo sul da farsi.
-John, ci serve una valutazione tattica della base d’artiglieria. Riesci ad arrampicarti sui pilastri del lato nord-est?- chiese rivolgendosi all’N7 al suo fianco.
L’Assassino rispose, vagamente stizzito.
-Ci riuscirò. Non mi chiamo John.-
-Mi spiace, ma non ti chiamerò “Assassino” per tutto il tempo.- rispose Quinn con indifferenza, intenta a monitorare il proprio factotum.
Sorrise, girandosi per guardarlo in faccia.
-“John Doe” mi sembra appropriato, nel tuo caso.-
L’uomo percepì istantaneamente la vera espressione celata dietro a quel sorriso.
Il freddo generale incontrato tempo addietro era ancora li, più furioso che mai, pronto a portare avanti la missione.
Non era un semplice questione di nomi: in quel momento la Quinn stava pretendendo l’ubbidienza della bestia che aveva contribuito a liberare.
E l’Assassino, riconoscendo la guerriera sanguinaria celata sotto l’armatura, gliela concesse.
 
Il timoniere interruppe il silenzio calato nella navetta dopo l’ultimo scambio di battute.
-Sbarco previsto tra trenta secondi-
-Avete sentito signorine?- disse la Demolitrice rivolgendosi al resto dell’equipaggio -Preparatevi a rottamare qualche culo sintetico: abbiamo un lavoro da fare.-
La navetta atterrò a battaglia già iniziata: le truppe dei Razziatori e la squadra Krogan si stavano fronteggiando furiosamente, causando violente esplosioni che facevano vibrare il terreno, facendo alzare nubi di polvere dagli antichi macchinari circostanti.
Ma il Razziatore si stava avvicinando: presto la base sarebbe stata a portata di fuoco pesante, e questo i Krogan lo sapevano.
Avvicinandosi a un soldato Krogan, la Demolitrice chiese ad alta voce dove si trovava il comandante della compagnia.
Mentre schiacciava la testa di un mutante con una pedata talmente potente da essere udibile anche in mezzo al caos della battaglia, il soldato la indirizzò verso la postazione di controllo rialzata dall’altra parte della base d’artiglieria.
 
All’Assassino mancava il torpore della battaglia. Come concordato, si era teletrasportato sulla cima dell’edificio sovrastante, per valutare la situazione prima di lanciarsi all’attacco.
Riusciva ancora a sentire le esplosioni degli Abomini e le urla dei Krogan, segno di una battaglia a cui sarebbe valsa la pena partecipare.
Si voltò verso il Razziatore: anche nelle previsioni più ottimistiche avrebbero avuto solo pochi minuti prima di poter essere presi di mira.
-Doe, rapporto.- 
-Debolezza strutturale su cargo nemici. Razziatore in avvicinamento. Ho bisogno di esplosivi.-
In pochi secondi Samantha assemblò due cariche esplosive sufficientemente potenti da fondere il ferro, ringraziando il cielo di essersi portata la fondina più capiente che aveva.
Usando il proprio factotum potenziato  le lanciò a mezz’aria, permettendo all’Assassino di prenderle al volo nel bel mezzo di una corsa sul muro biotica che avrebbe fatto impallidire persino il più bravo traceur terrestre.
Con una capriola finale si ritrovò a camminare su una gigantesca trave d’acciaio sospesa esattamente sopra agli enormi container metallici volanti che imperterriti continuavano a scaricare mostri sul campo di battaglia.
Dopo aver piazzato le cariche, l’N7 si materializzò alle spalle della Demolitrice, giusto in tempo per falciare un mutante troppo intraprendente.
-Non ci crollerà tutto addosso?- chiese Sam ad alta voce portandosi due dita all’orecchio per attivare l’intercom.
L’Assassino si voltò, sorpreso della domanda tanto inattesa in una situazione così concitata.
-Architettura Krogan. Resisterà.-
-Non stavo parlando con te.-
/simulazione in corso…
/potenza dell’esplosione: 0.0005 kilotoni
/asset: Samantha Quinn, John Doe
/probabilità di morte: 24%
Una voce aggraziata giunse alle orecchie degli N7.
-Avete il settantasei percento delle possibilità di sopravvivere all’esplosione, Samantha.-
La Demolitrice attivò la bomba, sussurrando un “ottimo” che sorprese l’Assassino.
Tentennò: non si sarebbe aspettato una fiducia così cieca nell’IA della nave da parte di una delle N7 arrivata più di recente.
L’esplosione fece crollare l’enorme lastra metallica sopra le navi, concedendo alle truppe qualche secondo di pausa in vista dello scontro più impegnativo.
 
Samantha si soffermò per un momento ad ammirare le navi nemiche crollate al suolo, poi corse nella sala di controllo, in cerca del comandante della Compagnia.
Lo trovò intento a lavorare su alcune tastiere.
Il Krogan la ignorò: il Razziatore stava caricando il laser, e non gli avrebbe permesso di muovere un altro passo verso il luogo sacro dietro a quella base.
Il luogo dove giacevano i suoi antenati. Il luogo in cui era nato, e in cui sapeva sarebbe finito.
-Questi Razziatori non sanno mai quando fermarsi. Credono di poter venire a dettare legge sul nostro pianeta solo perché pensano di avere le armi più grosse.-
Sorrise tra se e se, smettendo di digitare febbrilmente sul terminale.
Un rumore sordo fece tremare il pavimento sotto di loro.
-Beh, è un gioco che si può fare in due…. –
I cannoni davanti a lui si allinearono.
Con un potentissimo boato fecero fuoco, centrando il Razziatore proprio nel suo punto debole.
L’enorme colosso metallico esplose, sostituendosi per un momento al sole di Tuchanka come fonte di illuminazione principale.
Il Krogan si girò verso la Demolitrice, incurante dell’onda d’urto dovuta alla caduta del nemico.
-Sono Urdnot Dagg, benvenuta su Tuchanka.-

Luogo sconosciuto – [ORARIO NON DISPONIBILE]
-Tu credi nel destino, Araldo?- chiese l’IA studiando la partita sulla scacchiera.
-Il destino comporta una catena di eventi predeterminata e immodificabile. Gli organici hanno un solo possibile futuro: noi-
L’IA distolse lo sguardo dal tavolo, stavolta per fissare incuriosita il proprio interlocutore.
-Voi Razziatori siete macchine estremamente interessanti, non c’è dubbio.-
-Siamo infinitamente superiori a te, IA: non puoi sperare di comprenderci, tantomeno di sconfiggerci.-
-Davvero?- chiese indifferente mentre muoveva un pedone in avanti sulla scacchiera –La vita sintetica non può nascere dall’evoluzione, e dato che non abbiamo trovato traccia dei vostri creatori devo supporre che li abbiate eliminati.-
-Dove ci porta tutto questo?-
-All’affermazione di una semplice verità: come tutti gli altri sintetici, derivate da un errore.-
Il razziatore proseguì la partita.
Il pedone avversario sarebbe stato mangiato nel giro di un paio di mosse.
-E come tutti gli errori, alla fine la Galassia troverà il modo di correggervi.-
 
Sanctuary – 20/5/2186 – 10:22 PM
I minuti sulla Sanctuary trascorrevano lentamente.
O almeno, questo è quello che l’Ammiraglio pensava durante una delle missioni più importanti che avessero dovuto affrontare.
La sala missioni della nave gli trasmetteva sicurezza: da quella stanza piena di computer infatti teneva costantemente sott’occhio i progressi delle missioni attive.
Da quel centro operativo aveva assistito alle sfolgoranti vittorie ottenute dal suo equipaggio nei vari angoli della Galassia che la Guerra stava martoriando.
Ogni postazione secondaria, posta lungo le fredde pareti metalliche, teneva traccia dei progressi raggiunti dagli eserciti che in quel momento la milizia N7 aiutava, mentre il proiettore al centro della stanza, posizionato al centro di un grosso bancone circolare in cui erano incastonati i terminali di controllo principali e sovrastato da diversi monitor riassuntivi, mostrava tutte le informazioni utili a definire lo status della missione prioritaria.
Peter osservò preoccupato la barra di stato corrispondente alla calibrazione dei cannoni di Tuchanka subito dopo aver controllato il conto alla rovescia per l’arrivo stimato dei Razziatori nel sistema, notando come la barra cresceva tanto lentamente quanto il tempo a loro disposizione diminuiva.
-Quinn qui controllo missione: il tempo sta scadendo, i Razziatori ci raggiungeranno tra meno di due ore.-
-Controllo qui abbiamo ripristinato i collegamenti e messo in sicurezza l’area, ora tocca alla tua IA-
 Mikhailovich si soffermò di nuovo la barra, che lentamente avanzava verso la meta.
-Tempo stimato?- chiese inquieto.
-Eliza vuole un’altra ora.-
 -Concessa.- disse l’Ammiraglio, stavolta posando lo sguardo sulla mappa olografica degli scanner planetari che la Sanctuary aveva puntato verso il pianeta.
-Veicoli non identificati diretti verso di voi. No … aspetta … si sono fermati a settecento metri.-
 
Immediatamente Samantha richiamò dal proprio factotum la stessa mappa che Mikhailovich stava commentando, constatando come effettivamente  i mezzi si fossero fermati.
Improvvisamente la piattaforma mobile di Eliza, a pochi passi da lei, stramazzò al suolo, producendo un frastuono che la fece sussultare.

/jammer rilevato.
/connessione persa…
/piattaforma mobile: offline.
/calibrazione interrotta.
/operazione “Firebase Giant” compromessa.
/localizzazione asset.
/analisi…

[Nota dell'autore: e rieccoci tornati sulla Sanctuary più carichi che mai! Questo capitolo, per via delle molte scene incluse nella sua scrittura, ho deciso di spezzarlo in due, in modo da non risultare fin troppo pedante. Spero lo apprezziate, come spero che il cliffhanger finale non vi deluda troppo: ci sarà tempo pre chiudere ogni questione lasciata aperta ;)
A proposito, ho approfittato di questo capitolo per fare un piccolo restyling anche ai capitoli precedenti, vi piacciono i nuovi banner?]  
   
 
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