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Autore: frostydragon    26/04/2015    4 recensioni
Le piccole incomprensioni che nascono tra Holmes e Watson durante il tè pomeridiano.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo bevendo il mio tè che la signora Hudson ci aveva come sempre portato quando notai che Holmes mi stava studiando con il suo tipico sguardo penetrante e inquisitorio. Sospirai e tentai di fare finta di nulla. Sfortunatamente non è semplice ignorare un paio di grossi occhi castani ininterrottamente fissati su ogni tuo minimo movimento.
<< Sentiamo, cosa ha notato? >> gli domandai, posando la tazzina e incrociando le braccia.
Di tutta risposta, sorrise e accennò col capo ai miei pantaloni.
<< È andato in panetteria? >> mi chiese.
<< Sì. >>
<< Percepisco ancora il profumo del pane. >>
<< Sì, come no Holmes. Ci sono andato dopo la mia ultima visita, il che è stato due ore fa. >>
Ero avvezzo ai suoi occhi che tutto vedevano e nulla facevano vedere, ma come il suo naso avesse percepito l’odore del pane da quella distanza mi sembrava assurdo.
<< Ha divorato un panino poiché ha saltato il pranzo e nella foga di mangiarlo non si è accorto delle briciole. Ne ha ancora alcune sulle cosce e sul panciotto. >>
Mi strofinai via i resti del pane, sbuffando scocciato.
<< In più ho notato che teneva ancora lo stetoscopio al collo appena entrato, e non nella sua borsa, il che mi porta a dedurre che lei è sovrappensiero e preoccupato per qualcosa. Anche nel suo sguardo colgo una nota d’ansia. >>
Bevve un sorso di tè.
<< In effetti, stasera ho una cena coi genitori di Mary e sono agitato. Spero tutto andrà per il meglio >> confessai.
L’idea di incontrare per la prima volta i genitori di Mary non mi aveva lasciato tranquillo per quasi tutta la giornata. Già proiettavo nella mia mente come sarebbe potuta andare quella cena: vedevo il signor Morstan, tutto azzimato, che mi scrutava con austerità, e la signora Morstan che sorseggiava un bicchiere di vino sorridendomi.
<< Certamente andrà per il meglio >> mi rispose Holmes.
Percepii la frustrazione che invano voleva nascondere, come tutte le volte in cui accennavo a Mary.
Non mi parlò più per un lungo lasso di tempo, durante il quale aveva letto tutte le inserzioni di delitti sul Times e sul Daily Telegraph. Quell’aria leggermente tesa mi mise a disagio e decisi che era meglio iniziare un discorso che Holmes avrebbe apprezzato.
<< Holmes >> lo chiamai, e lui alzò languidamente gli occhi dal giornale. << Mi descriva qualcuno servendosi soltanto di cinque aggettivi e io tenterò di indovinare di chi si tratta. Dovrà selezionare con cura le parole, dato che cinque aggettivi non sono molti, dopotutto. >>
Holmes tirò su col naso e si mise a pensare. Poi mi guardò per dirmi che era pronto.
<< Il primo aggettivo che ho scelto è… pigro. >>
<< Come mai? >> gli domandai.
<< Non fa altro che stare seduto e sdraiato, specialmente in quest’ultimo periodo. Anche in questo preciso istante il mio soggetto è comodamente seduto a non fare nulla. >>
Sogghignò e io lo osservai divertito, ragionando.
<< Questo soggetto è anche molto goloso >> aggiunse in seguito.
Si batté la mano sulla pancia e accennò alla mia con la testa. D’istinto, spostai lo sguardo sul mio ventre e mi accigliai.
<< Ultimamente non fa altro che lamentarsi e mugolare poiché vuole più cibo. >>
<< Ah… >>
Tutte quelle occhiate fuggevoli e ridenti cosa significavano? Stava per caso dandomi del pigro goloso?
<< Vada avanti >> lo incitai.
Mi sistemai con la schiena curva e le dita congiunte, come Holmes soleva sempre fare. Lo rimirai con sguardo di sfida.
<< È anche molto testardo. Innumerevoli volte ho provato a spronarlo per andare a fare una passeggiata, ma mai una volta che mi desse ascolto. >>
<< Ma davvero? >>
Cominciai ad irritarmi. Mi infastidiva il fatto che non mi avesse mai parlato di questi miei difetti, e ora me li stava spudoratamente elencando con fare superiore.
<< Ancora non ha idea a chi io stia pensando, caro Watson? >> mi domandò, sorpreso.
Lo fissai con gli occhi serrati a metà e strinsi i denti per non mordermi la lingua.
<< No. Continui. >>
<< È apatico. >>
<< Come?! >> sbottai.
<< Non conosce il significato di apatico? >>
<< Certo che lo conosco! >> gli risposi, molto seccato.
<< Che cosa le prende, Watson? >>
Mi aveva appena definito un indifferente e ora mi chiedeva che cosa avessi?
<< La prego, continui >> dissi, cercando di darmi un contegno.
<< Mi lasci pensare all’ultimo aggettivo… >>
Ed io lo lasciai riflettere, stringendo nervosamente i denti e espirando rumorosamente.
<< Ingrassato >> disse, e rise.
Alzai lo sguardo dalle mie mani a lui e scossi il capo.
<< Holmes… >> cominciai.
<< Ritengo che sia ingrassato di sette libbre nell’ultimo mese. >>
<< Ma non è vero! >> protestai, battendo una mano sul bracciolo della poltrona.
Holmes si guardò intorno con aria disorientata.
<< Cos’è che la fa innervosire così tanto? >> mi chiese, all’improvviso intimidito.
<< E me lo domanda anche? Non crede che approfittare di questo rilassante momento per spiattellare tutti i miei difetti sia alquanto scortese e sfacciato da parte sua? >>
Holmes mi osservava, con la faccia che era radicalmente cambiata da totalmente confusa a incredibilmente seria.
<< Innanzitutto, io non sono pigro. Non ne ho una colpa della mia ferita alla gamba che, come lei ben sa, a volte mi impedisce anche gli spostamenti meno faticosi. Non ritengo nemmeno d’essere goloso, non così tanto da aver preso sette libbre in un mese. Quella è una menzogna bella e buona. Che lei mi ritenga testardo è un conto, ma affermare che io non le tenga compagnia nelle sue passeggiate mi irrita e mi ferisce. Non capisco il motivo di tutte queste bugie. Poi darmi dell’apatico, Holmes… >> scossi la testa << Non capisco il perché. >>
Mi sollevai dalla poltrona e mi misi una mano alla fronte, chiudendo gli occhi.
<< Tutto questo è stato molto interessante ed istruttivo riguardo alla sua personalità, Watson, ma io non stavo pensando a lei. >>
Mi voltai, scontroso.
<< Mi riferivo a Gladstone. >>
  
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