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Autore: Biblioteca    26/04/2015    3 recensioni
[Amici Miei]
(Dal primo capitolo)
“A proposito, ma quello al binario non è il figliolo del Perozzi?” chiese all’improvviso il Mascetti, silenzioso fino a quel momento.
Il gruppo osservò un uomo occhialuto che indossava un lungo cappotto nero e che se ne stava fermo sul binario uno dove un treno era in partenza.
(Attenzione: questa storia, essendo ambientata dopo il primo film di Amici Miei, contiene spoiler dello stesso e anche del secondo film della saga)
Genere: Comico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Amici e altri amici'
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Erano passati quasi cinque anni dalla morte del Perozzi, quando il Sassaroli annunciò ai suoi amici un periodo di permanenza a Firenze piuttosto lungo, causa una conferenza su un nuovo tipo di operazione ai reni.
Prese un treno che partiva nel tardo pomeriggio e arrivava a Firenze la sera, altrettanto tardi e i tre amici lo aspettarono pazienti al binario, per poi cenare tutti insieme in uno dei ristoranti della stazione. Il bar del Necchi era chiuso perché nella palazzina vicina c’era stata una pericolosa fuga di gas e quindi si doveva cambiare completamente l’impianto. I lavori non andavano a rilento, ma il Necchi e la moglie avevano deciso di chiudere per almeno una settimana (con grande gioia del Necchi stesso).
I quattro stavano lì a parlare dei vecchi tempi quando notarono che effettivamente quel giorno era proprio quello in cui il Perozzi era morto, dopo un’ultima divertente zingarata e una confessione-supercazzola. L’ultima performance di un grande artista.
“Venti Novembre, come cinque anni fa… Ancora non ci credo.” Disse il Necchi.
“Visto che s’è tutti riuniti, perché non andiamo a fargli una visita e portargli dei fiori?” suggerì il Melandri.
“Ottima idea.” Disse il Sassaroli. “Io finirò la conferenza prima di pranzo. Si può mangiare tutti insieme e poi andare.”
“Non pranzi con i colleghi?” chiese il Necchi.
“No, per carità, già sopportarli alla conferenza sarà difficile. Che n’è stato della moglie del Perozzi?”
“Non si è fatta più vedere. Ed è meglio così.” Disse il Melandri  senza nascondere la sua rabbia“Quella troia, neanche più al cimitero va, per portare i fiori.”
“A proposito, ma quello al binario non è il figliolo del Perozzi?” chiese all’improvviso il Mascetti, silenzioso fino a quel momento.
Il gruppo osservò un uomo occhialuto che indossava un lungo cappotto nero e che se ne stava fermo sul binario uno dove un treno era in partenza.
“Sì, è proprio lui! Starà partendo, come al solito.” Disse il Necchi, con una punta di sufficienza nel tono.
“Ma che dici, dovrebbe essere già salito sul treno.” Disse il Melandri, che dalla sua posizione vedeva chiaramente che tutti erano ormai a bordo e si sporgevano dalle finestre per salutare parenti e accompagnatori.
Il gruppo rimase in silenzio per qualche minuto, di tanto in tanto lanciandosi occhiate per cercare di decidere il da farsi. Dovevano andare a salutare il ragazzo, che era stato comunque figlio di un loro grande amico, o lasciar perdere? E soprattutto cosa diavolo stava facendo lì, impettito, al binario?
“Che mi venga un colpo…” esclamò all’improvviso il Sassaroli “Ma non vorrà mica…?”
Uno dei ferrovieri fischiò. Il treno iniziò a muoversi. Il figlio del Perozzi si tolse i grossi occhiali e iniziò a percorrere la banchina in senso inverso rispetto alla marcia del treno, facendo finta di nulla, poi all’improvviso alzò la testa e disse a uno dei passeggieri: “Faccia buon viaggio signore!” per poi mollargli uno schiaffo.
Il treno aumentò di velocità e così al ragazzo bastò alzare la mano di tanto in tanto per beccare in pieno uno o due passeggeri alla volta.
Ad ogni schiaffo seguivano un urlo e poi un’imprecazione, ciascuna di differenti dialetti, addirittura si sentirono chiaramente parolacce straniere.
I quattro uomini, ancora seduti, osservarono la scena impietriti dallo stupore. Poi sentirono un fischio violento seguito da: “Fermo maledetto!”
Quasi aspettandosi questo richiamo, il figlio del Perozzi abbandonò la banchina correndo a perdifiato verso il sottopassaggio, mentre un vigile, che sbucava da una tabaccheria, gli correva appresso. Ora, la tabaccheria si trovava proprio diversi metri più avanti il ristorante scelto dai quattro uomini per cenare. Il Mascetti, seduto all’esterno, non ci pensò due volte: allungò la gamba e fece fare al povero vigile un bel capitombolo.
Questo si alzò a fatica bestemmiando, ma invece di continuare il suo inseguimento si girò rabbioso verso il Mascetti.
“Lei mi ha fatto lo sgambetto!”
“Tiopioco, che sgambetto, la superazzola scampellata a destra Aretina mai a gamba di legno.”
“Cosa?”
“Insomma, come si permette lei di accusare me, il Conte Mascetti, di fare lo sgambetto alle persone!?” Il Mascetti si alzò e si mise di fronte al vigile con le braccia consorte “Secondo lei io perdo tempo a fare gli sgambetti alle persone? Non ho diritto anch’io ad avere una gamba un po’ indolenzita ed essere costretto ad allungarla di tanto in tanto?”
“Bhè io…”
“Senta, chi stava inseguendo con tanta fretta?”
“Un disgraziato che ogni venti novembre viene in stazione a schiaffeggiare i passeggeri. Cose da pazzi.”
“Ma come, ogni venti novembre viene qui?”
“Da quattro anni. Solo che il primo anno non vi abbiamo fatto caso, il secondo già aveva qualche sospetto, il terzo abbiamo cercato di prenderlo, ma niente. E quest’anno ce l’avrei anche fatta se…”
“Capisco capisco. Ma non ne faccia un dramma. Vedrà che tornerà l’anno prossimo.”
Intanto il figliolo del Perozzi aveva percorso tutto il sottopassaggio ed era uscito dalla parte opposta, continuando la sua fuga nelle strade di Firenze.


(Cari lettori e lettrici, buonasera. Sono tornata dopo ben tre mesi di assenza dovuti a un ricovero ospedaliero di un familiare. Non posso dirvi altro salvo che il periodo della degenza non è stato facile, anche se non ero io quella coinvolta direttamente. Da gennaio a fine marzo non ho avuto la forza di fare niente. Esattamente come era successo - alcuni lo ricordano- quasi un anno fa. Quando la realtà chiama, e io non posso mancare, tendo a scrivere principalmente o pagine di diario o cose personali, non mi dedico alle fanfiction. In questo periodo particolarmente duro ho avuto alcune persone, personalmente conosciute e reali non virtuali, che mi hanno aiutato e supportato. E anche sopportato. A ciascuna di queste persone ho deciso di dedicare una storia breve (da uno a tre capitoli) e questa è la prima. La dedico a chi, una notte che ero particolarmente triste, mi ha inviato vari film comici più o meno "vecchi" tra cui amici miei che mi ha colpito per il suo finale "tragico", pur essendo considerato in tutto e per tutto un film comico. Forse molti puristi della serie non apprezzeranno i cambiamenti di carattere di Luciano, il figliolo del Perozzi, ma li invito ad attendere il finale della storia per capire meglio la situazione. Tornerò anche con Neve Fredda e La clinica senza dottori. Ora le cose sono migliorate e posso riprendere a dedicare del tempo anche alle pubblicazioni online. Felice dunque di essere di nuovo qui e Alla prossima!)
  
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