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Autore: _Maeve_    26/04/2015    0 recensioni
"Peter sospira, poi le mette le mani sulle spalle.
- Guardami - ringhia.
E lei lo fa. Lo guarda. Occhi negli occhi, il lupo e la banshee. Il carnefice e la vittima. Ci sono troppi sottintesi fra loro, troppe partite a scacchi col destino in cui i ruoli si sono confusi e le mosse sono state ambigue. Peter, il mostro egoista assetato di potere, e Lydia, la fragile principessa strappata senza consenso al suo mondo di balocchi.
Io sono la scintilla che ha acceso il tuo fuoco, tesoro."
La mia fantasia ha creato questo ipotetico spezzone dell'attesa quinta stagione, con protagonisti Peter e Lydia. Un dovere da compiere e l'occasione di riflettere su chi sono e cosa pensano dell'altro, su cosa li separa e su cosa, inevitabilmente, li unisce.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Peter Hale
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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all around me [pydia]

All around me






Tra le sterili lenzuola bianche, Lydia sente freddo.

La camerata è asettica, spoglia; gli altri letti, stipati ordinatamente davanti a lei, sembrano fantasmi silenziosi che si cullano nella penombra. Gli spessi tendaggi alla finestra sono tirati:impossibile dire se sia notte o giorno; sul corridoio, fuori dalla stanza, si apre un fascio di luce giallastra che però lambisce a stento l'uscio. Il tempo pare sospeso, e Lydia lo sente. Sente la coltre d'aria viziata gravare sull'ambiente, su di lei, sente il silenzio: insopportabile, teso, il tipo di quiete perfetta che dura un istante e precede lo scatenarsi della tempesta.
D'un tratto, da qualche parte si ode un tonfo e le luci si spengono in blocco. Lydia deglutisce a vuoto. Il volto serico e impallidito, segnato dalla forzata degenza, i capelli sparsi sul cuscino dietro di lei, rimane immobile, cercando di contenere la propria paura.
Un filo d'aria gelida s'insinua nella stanza, serpeggiando lezioso. Lydia rabbrividisce. La stanno venendo a prendere.
Strisciando.
Un bagliore improvviso la fa sobbalzare, d'istinto si solleva sui gomiti e porta una mano alla bocca, impedendosi di gridare. Fuori, i rumori inconfondibili di una colluttazione, un ululato. Poi, il silenzio, e il buio.
Lydia lascia cadere il braccio lungo il fianco. Trema, e gli occhi sono gonfi di lacrime trattenute.
Passi pesanti verso la soglia, sulla soglia. Un vividissimo lampo azzurro.
Peter ha un'espressione stanca, quasi rassegnata. E il fiato grosso.
E in una spece di ringhio che fa: - Eccomi qua, Lydia.


Le sue braccia sono forti e Lydia vi si lascia stringere, senza più vita in corpo. Ha addosso solamente una camiciola fino al ginocchio da cui sporgono le gambe, nude e innaturalmente bianche, e ha i piedi intirizziti dal freddo. Lo stesso vale per braccia e mani. Peter si sfila bruscamente la pesante giacca che porta addosso, gliela mette sulle spalle. Non si dicono nulla. Poi la porta via.
Fuori dall'ospedale li attende la notte, una notte gelata. Sul piazzale asfaltato non c'è nessuno, così come, pare, nel raggio di metri e metri. Ambulanze a sirene spente sono parcheggiate in fila dinanzi all'entrata del pronto soccorso, illuminato a giorno, ma silenzioso. Una strana sensazione permea l'aria. Come se l'umanità intera fosse sparita dalla faccia della Terra.
Peter cammina, e Lydia non sa se abbia una meta; in ogni caso, non le interessa. Sul volto ha una smorfia contrita, dolorosa, e negli occhi qualcosa di spento, un'impressione di assenza. Non guarda il volto dell'uomo che la stringe - in una morsa ferrea, al punto che lei non sente il minimo scossone - , la mascella contratta e gli occhi ridotti a fessure in una maschera truce. Avverte solo il calore del suo petto, al quale è inevitabilmente accostata, e l'odore mascolino, muschiato, che sprigiona la giacca che ha addosso.
Non si fermano fino a quando non raggiungono la piazza di Beacon Hills, un esagono in lastre di pietra bianca su cui svetta, oltre i tetti delle abitazioni e dei negozi, un campanile buio. Anche lì il silenzio, il vuoto, il senso di abbandono. Senza dirle nulla, Peter si piega in modo che lei possa scendere e Lydia, docile, appoggia i piedi sull'asfalto gelido. E' scossa da un brivido. Peter le sistema meglio la giacca sulle spalle, con fare quasi protettivo; è come se non l'avesse affatto lasciata andare: la tiene vicina a sè, a pochi centimetri dal suo viso; la scruta, con quegli occhi ghiacciati come l'inverno; sembra volerne perforare l'anima. Lydia guarda dall'altra parte, non si sottrae a quella vicinanza solo perchè non sembra importarle. Ma il suo insolito accompagnatore è deciso a cambiare lo stato delle cose, e bruscamente, in quella quiete irreale, le afferra un braccio, facendole scappare un gemito sommesso; nello sguardo gli passa un lampo di rabbia, di frustrazione; vuole una reazione dalla ragazza, odia vederla persa, in quello stato.
Lydia, mi senti??
Lydia, tu sei più forte di tutto questo!!
Forse entrambi sono attraversati dallo stesso ricordo, forse no. Ciò che è certo è che, per la prima volta, lei parla.
- Perchè mi hai salvata?
Il suo non è più che un flebile mormorio, le labbra sono scosse da un fremito.Peter le fissa per un istante, prima di sfoderare la sua risposta,furiosa, tagliente.
- Perchè mi servi.
Lydia non lo guarda ancora, ma annuisce impercettibilmente. Sembra bastarle.L'uomo invece attende qualche altro secondo, si aspetta altro da lei, di nuovo la scruta; ma non ottiene nulla. Si arrende. E' stanco di giocare al buon samaritano.
- Forza - sbotta.
Distaccandosi da lei, ma sempre tenendola per un braccio, la trascina verso il centro della piazza, un altro esagono disegnato sulle lastre, che contiene perfettamente i loro due corpi, se vicini. Di nuovo i due sono a pochi centimetri l'uno dall'altra.
Peter sospira, poi le mette le mani sulle spalle.
- Guardami - ringhia.
E lei lo fa. Lo guarda. Occhi negli occhi, il lupo e la banshee. Il carnefice e la vittima. Ci sono troppi sottintesi fra loro, troppe partite a scacchi col destino in cui i ruoli si sono confusi e le mosse sono state ambigue. Peter, il mostro egoista assetato di potere, e Lydia, la fragile principessa strappata senza consenso al suo mondo di balocchi.
Io sono la scintilla che ha acceso il tuo fuoco, tesoro.
Passano minuti interminabili. Il contatto fra loro non si interrompe, Lydia non ne ha timore, è solo stanca. Stanca del suo ruolo, stanca della solitudine, stanca delle morti, delle notti passate a piangerli e a piangere se stessa. Vagamente, come da una certa distanza, si chiede se Peter possa leggere tutto questo nel suo sguardo, si chiede se quel volto che tanto ha odiato non le stia offrendo qualcosa. E anche il lupo, da parte sua, ha alcune considerazioni da fare.  Gli piace quella ragazza, non lo nega, ed è per questo che l'ha scelta, l'ha consacrata per essere un'eletta fra i mortali. Lui possiede la facoltà di elargire quel tipo di dono, lui è l'Alpha, il solo e l'unico. E lei, lei -  la sua forza, il suo coraggio, persino la sua rassegnata tristezza - gli è indispensabile. Peter Hale sa di non essere una brava persona, sa di non essere un eroe, e sa che non salverà il mondo. Ma sa anche che Lydia Martin può farlo, perchè lei è innocente, lei è la persona giusta. E per questo che, scrutandola, se possibile, ancora più intensamente, le dice:
- E' ora.
La ragazza assentisce, una folata di vento improvviso la scuote e Peter la ammira, sballottata dal vento,preda di un'apparenza volubile eppure stretta alla risoluzione dei disperati,eppure ancora viva. Le modalità del rituale le conoscono entrambi, non c'è bisogno di ulteriori spiegazioni; Peter preme leggermente di più sulle spalle di lei, quel tanto che basta perchè le punte dei suoi artigli pungano la sua pelle e poi tutti e due, senza retrocedere, senza arrendersi -  come fanno sempre - gridano.
L'urlo di Lydia è agghiacciante, smuove la notte, scuote la terra nelle sua fondamenta, la ribalta, apre crepe nei muri; l'ululato di Peter è un boato, è animalesco,è carico delle pulsioni più nere, i suoi occhi rifulgono azzurri e le zanne splendono di un bianco abbacinante mentre attorno a loro si dipana un'onda di energia sfolgorante, che per un attimo brilla percorrendo tutto lo spettro cromatico - come i raggi del sole in pieno giorno - e riecheggia nell'aria come un tuono. Poi si spegne, a Lydia i capelli ricadono mollemente sulle spalle, e lei si guarda intorno ad occhi sgranati, seguita da Peter. Nelle cose che la circondano sente qualcosa di diverso, qualcosa che paragonerebbe, se potesse, a un deserto in cui comincino a sbocciare germogli di vita. L'allarme di un'automobile scatta, da qualche parte dietro di loro, e quel suono frenetico rompe il silenzio. Peter le toglie le mani dalle spalle e poi gli sguardi di entrambi convergono ancora, attirati l'uno verso l'altro da un magnetismo misterioso.
Peter ansima, Lydia respira piano.
- Fra un po'...dovrebbe tornare tutto alla normalità - dice l'uomo, e la ragazza annuisce, provata, ma con una nuova luce negli occhi. La luce fiera della speranza. Peter la scorge e, dentro di sè, sente un moto di soddisfazione. La notte torna a riempirsi di rumori, di brusii, torna a risvegliarsi, a essere pregna di umanità. Persino il vento non è più così gelido e sferzante,cattivo,  ma naturale, una comune brezza invernale. D'istinto Lydia si stringe di più nella giacca. Sulle sue guance comincia a riaffiorare il colorito roseo di sempre. I suoi battiti si stanno calmando.
Peter sospira.
- Ora sarà meglio che tu vada a raccogliere gli altri cuccioli - sbotta, pieno del cinico umorismo di sempre. I ruoli sono ristabiliti e a lui va bene così. Non guarda più Lydia, ma davanti a sè, scrutando nella notte come se volesse accertarsi di qualcosa.
Lydia annuisce fra sè e sè, poi si sfila la giacca e la porge a Peter, e infine, fissando il lupo, mormora:
- Grazie.
L'Hale riprende il proprio indumento, se lo appende al braccio, annuisce, apparentemente distratto. Fra poco lei se ne andrà, ritornerà al mondo di adolescenti con manie eroiche e problemi di pelo a cui appartiene. Lui, probabilmente, scapperà; alla Echo House, la porta della sua cella è ancora aperta. Le loro sono orbite inconciliabili, che di tanto in tanto collidono e si fanno male; non occorre, non è salutare stare vicini per più del tempo necessario.
Tutte queste cose pensa Peter Hale. Lydia continua a guardarlo, il suo 'grazie' aleggia nell'aria ed è pieno di reticenza, di punti interrogativi , delle troppe cose che lui le ha fatto; non è una gratitudine spassionata e totale, la sua, ma, in qualche modo, sente che va bene così. Finalmente sposta lo sguardo, gli lancia un'ultima occhiata - lui è ancora a controllare chissà cosa - e poi, mordendosi le labbra, si avvia  per la sua strada nella notte, lentamente, senza voltarsi.
Quando scompare all'orizzonte, Peter smette la sua pantomima e sospira. Pare capacitarsi all'improvviso della giacca che ha fra le mani, la propria, che è stata addosso a Lydia per tutto quel tempo. La fissa, poi, attirato da un impulso irresistibile, l'accosta al volto e anela a grandi boccate il profumo - non suo - che sprigiona. Chiude gli occhi per un istante. Quando li riapre, essi si velano di pensieri che la sua mente non legge. Allontana l'indumento dal proprio viso, se lo butta su una spalla e sulle sue labbra si dispiega l'ombra di un sorriso. Poi, lanciando un'occhiata furtiva attorno a sè, spicca un balzo e comincia a correre.


Nella sicurezza confortante del proprio letto, Lydia riposa. Ha ancora un peso sul cuore, ma pian piano esso sta svanendo:una sensazione piacevole, di cui si bea dietro le palpebre chiuse, un sorriso che le tende le belle labbra. La sua camera è quasi completamente immersa nel buio, ma il bagliore latteo della luna scandisce il suo profilo e un paio d'altre sagome attorno a lei attraverso il vetro della finestra.  Ed è sempre attraverso di essa che, aprendo di scatto gli occhi, scorge un guizzo nero sfrecciare sui tetti di Beacon Hills e del suo vicinato, un profilo di pece puntellato d' azzurro che, coprendo per un attimo la luna,in direzione di casa sua, ulula sonoramente. Un saluto per chi sa intendere. Tirandosi di più il lenzuolo sul collo, Lydia non può fare a meno che le scappi un sorriso storto e un: "Esibizionista" pronunciato a mezza voce. Poi si sistema meglio sul morbido guanciale, assaporando la quiete per tutto il tempo che durerà, fosse anche solo quella mezza nottata, perchè è tornata ad essere Lydia Martin e Lydia Martin non può permettersi di avere paura. Di niente e di nessuno. Mentre ci pensa le sale alle narici una zaffata improvvisa, un po' sfumata, come il ricordo di un profumo, che sa di muschio. Lo sguardo le sfavilla per un istante, e per un istante solo mostra incertezza, prima che la ragazza si lasci andare ad un sospiro: per quella notte è stanca di pensare. Chiude gli occhi e si abbandona ad un sonno profondo, senza sogni, mentre Peter, là fuori, lo stesso sorriso, continua la sua corsa.



I can feel you all around me
Thickening the air that I'm breathing
Holding on to what I'm feeling
Savoring this heart that's healing
Flyleaf - All around me









La canzone ha magicamente dato vita a questo testo, non chiedetemi come.
"Eccomi qua, Lydia" è ovviamente un calco, nel tono e nelle intenzioni, del ben più celebre "Eccomi qua, Potter" <3 Non so perchè, ma mi andava di scriverlo.
Allooora, come ho scritto nell'introduzione questa "cosa" (non so in che altro modo definirla) è ambientata in un'ipotetica quinta stagione e ispirata a questa screen cap del promo:

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Non mi sono soffermata su cosa o chi siano i "dottori"e su cosa vogliano perchè sinceramente non ho idea, spero solo che Jeff non ci deluda e ci regali una stagione che non faccia perdere mordente allo show (come purtroppo è successo con molte altre serie a più stagioni, in cui man mano la storia si sfilacciava e cominciavano ad accadere cose assurde) ; inoltre la mia ispirazione si è concentrata solo su Peter e Lydia, che al momento sono la mia ossessione, e sull'ipotesi - piuttosto accampata, ma vabbè - che Lydia, come vediamo nel promo, non sia in ospedale perchè effettivamente bisognosa di cure o chissà cosa, ma per fare in qualche modo da "esca" (i compagni del pack potrebbero benissimo farglielo fare) . Perchè Peter l'aiuti credo/spero si capisca dalla fic, e il "rituale" che compiono si è presentato vividissimo nella mia mente e ho dovuto scriverlo anche se sembra non significare niente, per cui perdonatemi.
Spero di aver reso al meglio i sentimenti di entrambi, e che essi siano rimasti IC ...e nulla, ho voluto esaminare quello che hanno avuto in comune, i momenti passati insieme, e sottolineare il filo rosso che li unisce inevitabilmente...spero vi sia piaciuta^^
Maeve.
p.s: Vi sono gradata per il feedback di "Breath me back inside", con tutti quelli che la seguono...e per le recensioni, risponderò quando posterò il nuovo capitolo^^
















   
 
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