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Autore: _Fire    27/04/2015    2 recensioni
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Era una delle tante sparatorie del South Side, nulla di nuovo.
Di solito Mickey non si era mai lasciato coinvolgere da queste cose - tranne quando era lui a sparare - ma stavolta era diverso.
Lui non stava evitando questa sparatoria. Lui ci stava correndo incontro.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich, Phillip 'Lip' Gallagher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Total eclipse of the heart
 

Era una delle tante sparatorie del South Side, nulla di nuovo.                                   
Di solito Mickey non si era mai lasciato coinvolgere da queste cose - tranne quando era lui a sparare - ma stavolta era diverso.
Lui non stava evitando questa sparatoria. Lui ci stava correndo incontro.
 
Un'ora prima 
Si era svegliato con un rumoroso sbadiglio seguito da un poco fine rutto. Probabilmente si era ubriacato prima di addormentarsi. Da quando Ian l'aveva lasciato, poco più di un mese prima, era diventata un'abitudine.            
Aveva sentito degli spari, non troppo vicini a casa sua, ma comunque nello stesso quartiere. Sperò che i suoi fratelli non avessero deciso di fare i coglioni proprio quella mattina.                                        
Prese le sue sigarette e si alzò. Scese in cucina e aprì tutti i cassetti, constatando che le pistole erano al loro posto. Pensò di tornare a dormire, magari dopo un tiro o due. Se non fosse stato per il suo telefono che squillava. Mickey sbuffò. Che rottura di palle.
Salì le scale, aspettandosi di sentire la voce fastidiosa di Svetlana – con il suo maledetto accento russo – una volta risposto. Quindi rimase a dir poco scioccato, dal leggere il nome che invece comparse sul display.
Ian.                                                                                                           
Mickey iniziò a preoccuparsi. Rispose al telefono, afferrando già la giacca e una pistola, mentre la sua mente veniva attraversata dai peggiori pensieri. «Gallagher?» disse, cercando di sembrare il più freddo possibile e di non far trasparire la sua ansia.
Dall'altra parte sentì dei forti rumori, che coprirono la voce del ragazzo. Mickey non sapeva se era uno scherzo di cattivo gusto oppure…                      
«Sparatoria» Quella fu l'ultima parola che sentì prima che la comunicazione venisse interrotta.                          
Mickey corse fuori da casa, precipitandosi verso quella di Ian.                      
Fa che stia bene, per favore. 

Aveva setacciato casa Gallagher, ma di Ian nessuna traccia.                    
Gli spari erano improvvisamente cessati, cosa che gli rendeva più difficile trovare il luogo dal quale provenivano prima. Arrivò davanti al ristorante dove lavorava la sorella di Ian, Fiona, e da un po' anche lui. Le porte erano chiuse, e c'era uno strano silenzio. Mickey si fermò ad ascoltare meglio, con una mano sulla pistola.
Dall'interno si sentivano dei singhiozzi e dei respiri affannati, rotti dai sussurri arrabbiati di un uomo.                  
Mickey non poteva restare lì senza far niente. Controllò la porta sul retro, la scassinò ed entrò da lì - avrebbe destato meno attenzione. Percorse il breve corridoio, appiattendosi contro il muro e guardando dietro ogni angolo. Ad un certo punto notò che il magazzino era chiusa, e si ricordò di una persona che si era nascosta nello stesso posto il giorno in cui era andato a cercarlo al Kash&Grab.
Si avvicinò alla porta. «Ian.» sussurrò, sperando di non star facendo una cazzata. «Ian, sono io.»                        
La porta si aprì leggermente, lasciando intravedere solamente una striscia dell'iride verde di Ian, che lo guardava da dietro la porta. Il ragazzo cercò di aprirla un po' di più, senza farla scricchiolare, giusto quanto bastava per far passare Mickey. Quando il moro fu dentro, Ian lo guardò. «Mickey...» Era la prima volta che si vedevano da quel giorno. La prima volta che si parlavano.
«Cosa? Credevi che non sarei venuto, stronzo?» sussurrò Mickey.
Ian si gettò su di lui, premendo forte le labbra sulle sue. Fu un bacio disperato, che sapeva di lacrime. Mickey cercò di non dare troppo peso a quel gesto. Dopotutto, Ian era spaventato, e la sua malattia in quei casi peggiorava solo le cose. Gli accarezzò il viso più delicatamente possibile. «Ian, vuoi dirmi cosa è successo?»
Il ragazzo gli raccontò tutto.                
Un uomo era entrato nel negozio dicendo che Sean gli doveva dei soldi. In pratica era il suo spacciatore, e Sean l’aveva incastrato per evitare di pagarlo. Il proprietario però non era lì, così l'uomo stava tenendo in ostaggio tutti i clienti e il personale presente, dicendo a Sean che ne avrebbe ucciso uno ogni ora finché non fosse arrivato.                               
Ian aveva chiamato Mickey dopo l'uccisione della prima vittima, ma era stato un gesto avventato, e anche stupido. Non appena aveva capito che l'uomo l'avrebbe ucciso, era strisciato verso il magazzino, ma il cellulare gli era caduto.     
Mickey chiamò immediatamente la polizia, che sarebbe arrivata tra mezz'ora.
«Sarà troppo tardi» farfugliò Ian, allontanatosi da Mickey. Era seduto nell'angolo, con le gambe strette al petto. «Ne ucciderà un altro...un altro...»
Mickey si chiese da quanto non prendeva le medicine. Un bel po', probabilmente. Mickey gli strisciò accanto, mettendosi la sua testa in grembo. Cominciò ad accarezzare i capelli rossi di Ian, sussurrandogli sempre la stessa frase.           
Andrà tutto bene.

Mezz'ora dopo, dei rumori assordanti provennero dall'ingresso. Ian aveva ragione. Quando la polizia arrivò, ne era già morto un altro.

Erano ormai tutti fuori dal negozio, mentre i poliziotti tenevano d'occhio l'assassino. Mickey uscì tenendo Ian accanto a sé, cingendogli la vita con un braccio. Ian sembrava lucido, gli occhi verdi scrutavano tutto ciò che lo circondava, svegli e accesi.
Mickey sorrise. Non sapeva cosa significava tutto ciò, ma forse Ian aveva finalmente capito di aver bisogno di Mickey, almeno quanto lui ne aveva di Ian. Certo, avrebbero dovuto parlare, ma per quello c’era tempo, Per ora gli bastava avere di nuovo accanto Ian.                                       
Proprio mentre andavano a casa, guardandosi di tanto in tanto, Ian lo lasciò per correre verso Fiona, Lip con in braccio Liam e Debs, che lo aspettavano dall'altra parte della strada. Mickey li osservò abbracciarsi da lontano, tutti felici che non gli fosse successo nulla. Poi Ian si girò verso di lui, con un largo sorriso sulle labbra, e alzò una mano per fargli segno di raggiungerli, mentre apriva la bocca per dire qualcosa.       
Poi, uno sparo.                                                                                            

Mentre i poliziotti tentavano di impedire all'uomo di scappare, era partito un colpo da una pistola.    
Un colpo che si era conficcato nel petto di Ian.                                                
Le gambe di Mickey si mossero da sole, correndo verso il ragazzo, che un secondo prima sorrideva. Poi il sangue aveva iniziato a colare dalle sue labbra, e lui era caduto a terra, contorcendosi in preda al dolore.          
«Ti prego, ti prego, ti prego.» pensava Mickey, mentre lo raggiungeva.  
Ian era steso sull'asfalto, con il capo poggiato sulle gambe di Fiona, che piangeva accarezzandogli la fronte. Lip teneva indietro Debbie e Liam, guardando la scena con un misto tra orrore e puro shock.                       
Mickey si mise accanto ad Ian, sul lato sinistro. «Per favore.»                         
Ian sputò del sangue, alzando la mano per raggiungere il volto di Mickey. Sfiorò la guancia ruvida per l'accenno di barba, e si fermò sopra il suo orecchio. Mickey si abbassò il suo petto, piangendo, continuando a sussurragli di resistere.           
Quando si allontanò, Ian lo guardò. «Oggi-» sussurrò, con le lacrime che sgorgavano dagli occhi, aggiungendosi al sangue sul terreno. «Oggi, Mick, ho realizzato quanto tempo ho sprecato litigando con te, allontanandoti, respingendoti, invece...invece di dirti per tutto il tempo che» fece una lunga pausa, respirando e cercando di smettere si singhiozzare. «Che ti amo, Mickey, ti amo, ti amo, ti amo...»
Mickey pensò quanto fosse ironico che la prima volta che Ian gli diceva di amarlo sarebbe stata anche l'ultima. Ian alzò gli occhi al cielo, sapendo che non c'era più nulla che potevano fare. Era troppo tardi, aveva perso troppo sangue.
«Ian» sussurrò Mickey, continuando ad accarezzargli il volto.
«Così tanto tempo sprecato, Mickey...» mormorò. Gli occhi iniziarono a chiudersi. «Quanto tempo sprecato...»  
Un secondo, e Ian non c'era più.                                                                     
Il grido di Mickey lacerò l'aria.    
 
Una settimana dopo
Mickey si stava sistemando la cravatta sulla camicia nera. Stava davvero indossando una camicia.
«Non per un appuntamento, però.» pensò amaramente.
A meno che un fottuto funerale non si potesse definire un appuntamento.
Si sedette sul letto, infilando una mano sotto il materasso per cercare le scarpe.
Le sue dita incontrarono della stoffa. Le strinse intorno all’oggetto e lo tirò fuori.
Per poco non gli venne un colpo.
La targhetta col nome Gallagher scintillava sulla giacca di Ian.
Quante cose erano cambiate.
Mickey sentì le lacrime pungere, e si passò i palmi delle mani sugli occhi. Cazzo, aveva già pianto abbastanza nei giorni precedenti.
Stese l’indumento sul letto, al posto che di solito occupava il corpo di Ian.
Poi gli si stese accanto.
All’inizio cercò di non toccarlo, ma la tentazione ebbe il sopravvento. Allungò una mano e strinse il bordo della camicia con tutta la forza.
Non riuscì più a trattenere le lacrime.
Si rannicchiò sul fianco, afferrando la camicia e stringendola al petto.
Più la stringeva e più il suo pianto diventava disperato.
La portò vicino al volto, e sentì solo l’accenno del profumo di Ian. Quello però bastò a riportargli alla mente tutti i loro momenti insieme, i loro baci, le loro risate.
Per un secondo, solo un secondo, fu sicuro di aver visto Ian davanti a lui.
Sorrideva, come quando si erano appena conosciuti, prima della malattia e di tutto il resto.
Quando avevano iniziato ad innamorarsi.
Mickey sorrise nonostante le lacrime, allungandosi verso Ian – o quello che nella sua immaginazione era Ian - e gli si avvicinò, provando a sfiorarlo con le labbra, ma Ian se n'era andato.
Senza guardarsi indietro.
Mickey pianse, non gli importava più di sembrare una ragazzina.
Sapeva che doveva lasciarlo andare, ma non ci riusciva.
Faceva troppo male. Ian era parte di lui. E come si fa a liberarsi di una parte di se stessi?
Semplicemente, non si può.
Mickey avrebbe cercato di andare avanti, ricordando Ian come lo splendido ragazzo che l’aveva amato nonostante tutto.
Un ragazzo che non sarebbe mai stato quello che avrebbe voluto essere, perché gli era stato crudelmente portato via tutto.
Ingiustamente.
Mickey provò improvvisamente rabbia, verso tutti, compreso se stesso.
Tra tutte quelle persone, quel giorno, davvero nessuno avrebbe potuto impedire che Ian morisse?
Si odiò per non essere riuscito a salvarlo.
Qualcuno bussò, e Mickey si alzò. I Gallagher erano arrivati per portarlo al funerale.
 
«So che lo amavi.» gli sussurrò Lip, mettendogli una mano sulla spalla mentre calavano il corpo di Ian nel terreno.
Passandosi le mani sugli occhi, Mickey fece finta di stare bene.
Ma quello, quello non puoi fingerlo.
Non in momenti simili.
«No» lo corresse lui. «Io lo amo, al tempo presente.»
Non c’era nessuno con Ian, e non avrebbe mai amato nessuno come lui.
Lip non replicò.
«Ho bisogno di fumare, cazzo.» fece Mickey, quando la cerimonia terminò.
Gli sembrò di sentire la risata di Ian mentre gli diceva che era inopportuno.
Suo malgrado, sorrise.
Anche se Ian non era lì materialmente, la sua presenza sarebbe stata come un’ombra accanto a lui.
Per sempre.


 “Once upon a time 
I was falling in love 
But now I'm only falling apart 
There's nothing I can do 
A total eclipse of the heart 
Once upon a time there was light in my life 
But now there's only love in the dark 
Nothing I can say 
A total eclipse of the heart”



 

***
Ve lo giuro, mi odio anche io per aver scritto una cosa simile. Tanto tempo ad odiare i produttori di Shameless per non aver dato a questi due un happy ending e io ho la fantastica idea di scrivere questa roba.
Vi confesso che alla fine stavo piangendo anche io mentre la scrivevo.
Mi sento male.
E niente, spero che questa OS non vi abbia fatto totalmente schifo e che non vi abbia fatti deprimere troppo. Un parere è come sempre molto gradito anche solo per insultarmi  

Lacrimosamente,
Fire.

 
 
   
 
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