Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: Evilcassy    28/04/2015    6 recensioni
L’America l’aveva sempre immaginata così: egocentrica ed esagerata.
La Stark Mansion ne era l’esempio perfetto, con la sua vista mozzafiato sull’oceano e il suo arredamento di design. Probabilmente il cassettone laccato nero su cui era seduta costava l’equivalente in dollari dello stipendio medio-alto di un abitante di Sokovia.
O, meglio, ex-abitante.
[POST AGE OF ULTRON, CONTIENE SPOILER!!!]
[Wanda Maximoff, Pietro Maximoff, Vision]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pietro Maximoff/Quicksilver, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vegs for Breakfast

 

 

 

An seinen Stiefeln bricht ein Stein

Will nicht mehr am Felsen sein

Und ein Schrei tut jedem kund

Beide fallen in den Grund

 

[Ai suoi piedi si rompe una pietra

Non vuole più essere sulla rupe

E un grido fa sapere a tutti

Entrambi stanno cadendo al suolo]

 

- Rammstein, Rozenroth

 

“Wanda,”  La voce di Steve è calma e conciliante come se parlasse ad una bambina, mentre riavvicina la bistecca che ha appena respinto: “Non puoi continuare così; credimi quando ti dico che conosco alla perfezione gli effetti della denutrizione. A maggior ragione dopo un grande dispendio di energie come quello che hai appena avuto: è pericoloso.”

Di nuovo, Wanda Maximoff risponde scuotendo appena la testa. Apre la bocca, prende fiato per dire qualcosa, ma Steve insiste e la precede: “Rifiutare il cibo non riporterà tuo fratello in vita. Morire di fame neppure. Ti prego, non farti questo. So che è un momento difficile in cui non senti nessun altro bisogno, ma per favore…

“Capitano Rogers...” La sua voce ormai è solo un mormorio.

“Chiamami Steve.”

“Steve, ti ringrazio per il tuo interesse. Però io non posso davvero…

Wanda…

“Steve, sono vegana.”

 

Nella sala da pranzo della californiana Stark Mansion, dove già prima si parlava in sussurri, scende definitivamente il silenzio.

“Ah!”

Sente gli sguardi di tutti posarsi palesemente su di lei e chiude gli occhi.

“Le patatine puoi mangiarle, no?” Inaspettatamente, Steve cerca di sdrammatizzare: “Che io sappia, le patate anche in questo secolo sono verd –”

“Tuberi” precisa Barton.

“Tuberi, ecco, e c’è solo il sale sopra e…

“Sono fritte nello strutto.” Conclude Wanda.

“Oh. Beh, non c’è… non c’è problema, non va sprecato” Il Capitano scambia il piatto della ragazza con quello già ripulito di Thor: “Basta proporlo al nostro spazzolatore di fiducia: Nello stomaco asgardiano c’è sempre spazio per qualcosa.”

“Una controindicazione dell’essere possente.” Asserisce lui, il coltello già affondato nella bistecca: “Barton, mi passeresti la salsa barbeque?”

Stark, hai qualcosa di… chiara origine vegetale?”

“Abbiamo ordinato il take away per un motivo, Rogers.”

“Non hai proprio niente in casa?”

“Scusami se ero troppo impegnato per andare al supermercato.”

“E Pepper non…

Tony sgrana gli occhi: “Non osare finire la frase. Potrebbe teletrasportarsi qui in un nanosecondo per interrogarti su per quale assurdo motivo ti aspetti che sia lei ad occuparsi del cibo, maledetto maschilista.”

“Oh neppure Jane lo fa. Per questo, quando eravamo a Londra, una volta sono andato in un parco vicino e ho cacciato un coniglio per cena. Pensavo di fare cosa gradita; mi sbagliavo.”

Quasi impercettibilmente, Wanda deglutisce. Barton borbotta qualcosa sul fatto che era meglio invadere di nuovo casa sua e cerca appoggio in Natasha, che invece non alza gli occhi dal tablet da dove sta cercando di localizzare il Quinjet di Banner.

 

“Posso domandarti il tuo motivo per questa scelta alimentare? Non apprezzi il gusto della carne?” Vision rompe il suo silenzio: è stato per tutto tempo seduto a capotavola guardandoli mangiare incuriosito, muovendo solamente gli occhi biomeccanici su una o l’altra portata.

Wanda finalmente alza gli occhi dal tavolo ed incontra il suo sguardo. Vince la reticenza a mantenere il suo silenzio ostinato solo per senso di gratitudine verso il suo salvatore, anche se continua a schivare gli sguardi degli altri presenti: “È una scelta ecologica. L’esagerata richiesta di carne comporta l’abbattimento di aree boschive per far posto agli allevamenti intensivi, causando un gravissimo squilibrio nei territori: per esempio, il diboscamento di una montagna ad ovest di Sokovia, qualche anno fa, ha causato una frana che ha sepolto un intero paese. E poi anche una scelta salutistica: con le manipolazioni genetiche che subisce la carne macellata, per aumentare di peso e sapore –”

“Processi a te del tutto estranei, immagino.”

Ed ecco che gli sguardi  - Quello di Wanda compreso – si spostano su Natasha. Lei non alza che un sopracciglio, lanciando un ‘Ops, scusate’ sarcastico: “Devo aver parlato ad alta voce”, aggiunge alzandosi e lasciando la stanza.

 

“Scusala, è un periodaccio.”

“Ah, davvero?”

Barton incassa e torna a pasteggiare, Steve invece trova nel freezer una confezione di spinaci surgelati: “Se scendi a patti con l'OGM, posso passarteli a microonde.”

Wanda decide che può essere un valido compromesso.

 

 

 

 

L’America l’aveva sempre immaginata così: egocentrica ed esagerata.

La Stark Mansion ne era l’esempio perfetto, con la sua vista mozzafiato sull’oceano e il suo arredamento di design. Probabilmente il cassettone laccato nero su cui era seduta costava l’equivalente in dollari dello stipendio medio-alto di un abitante di Sokovia.

O, meglio, ex-abitante.

 

Da quel poco che la sua poca lucidità mentale le aveva permesso di capire i superstiti della città erano stati distribuiti tra gli altri centri abitati della piccola nazione, e che la Stark Foundation stava provvedendo a costruire unità abitative provvisorie.

 

Se Pietro fosse stato vivo, non si sarebbe mai sognata di lasciare la sua gente nel momento del bisogno: Sarebbe stata con loro e avrebbe messo a disposizione i suoi poteri e le sue capacità per aiutarli, come aveva fatto con l'evacuazione. Pietro avrebbe distribuito i generi di prima assistenza ancor prima che i profughi si accorgessero di averne bisogno ed insieme avrebbero passato anche questo.

Non sarebbe stata la prima notte all’addiaccio né il primo pasto consumato in una tenda di soccorso, e lui le avrebbe strappato un sorriso con una mezza battuta mezza riuscita.

Non avrebbe avvertito, nello strazio del suo cuore mutilato, quella punta di colpevole ipocrisia:

Dormi sotto il suo tetto scintillante – e vi ha fatto crollare addosso il vostro.

Mangi il suo cibo preconfezionato – e le multinazionali si spartiscono i campi di Sokovia per la manodopera a basso costo.

Ti sei concessa un lungo bagno bollente – a Sokovia un appartamento con bagno privato era un lusso per pochi, l’acqua della doccia era appena tiepida, a volte.

 

Ma senza Pietro Wanda non riusciva neppure a venire a capo di un pensiero, figurarsi a prestare soccorso a qualcuno. Le sembrava che il mondo, attorno a sé, girasse per i fatti suoi al di là di un muro di ovatta.

Non provava realmente fame, o realmente sonno.

Non afferrava in pieno le parole che le rivolgevano – la maggior parte di esse le scivolava semplicemente addosso  - e se rispondeva lo faceva solo per troncare alla svelta il rumore sordo delle parole che le ferivano le orecchie.

 

Pietro detestava alla follia l’accento americano.

Probabilmente sarebbe impazzito, a sentirlo in continuazione.

 

Passi dietro all’angolo del corridoio labirintico e compare Natasha. Ha ancora in mano lo stesso tablet da ore.

“Credo sia inopportuno che te ne vada in giro da sola per questa casa.”

Lei alza una spalla: “Paura che faccia qualcosa di molto stupido?”

“Chiamala speranza.”

“Vuoi un pretesto per attaccarmi? Ce l’hai già. Potresti benissimo massacrarmi di botte e nessuno, nessuno, potrebbe biasimarti. Scommetto che un paio dei tuoi compagni apprezzerebbe pure l’iniziativa.”

Il sopracciglio di Natasha scatta in alto: “Ancora quella bassa considerazione, uh? Eppure se il tuo culo è seduto su quel cassettone, di certo non è per merito di Von Strucker o del tuo maestro Ultron. Cavatela da sola, la prossima volta che ti ritrovi nella merda sino al collo.”

Gli occhi di Wanda tornano a pizzicare, mentre Natasha le rivolge la schiena e prosegue nel corridoio: “Sola” deglutire è difficile: “Sola è proprio la parola chiave.”

Natasha si ferma, volta appena la testa. Resta per un istante in silenzio e poi le rivolge completamente lo sguardo gelido – se avesse avuto i suoi poteri ora lei non sarebbe che un mucchietto di cenere: “Benvenuta nel club”.

 

 

La terrazza così a picco sulla scogliera non invita che ad un pensiero solo: sedersi sulla balaustra, far penzolare i piedi nel vuoto, e poi lasciarsi scivolare giù.

Un volo di un centinaio di metri e una caduta sicura contro gli scogli colpiti dal mare.

Le onde avrebbero rapito il suo corpo e lavato il sangue, di lei e dei suoi poteri – e della sua rabbia, delle sue scelte sbagliate, della sua colpevole ingenuità, del suo dolore – non si sarebbe più saputo nulla.

 

 

 

“Ho controllato” Wanda trasale e si volta di scatto, la gamba sinistra già a mezz'aria per scavalcare che si abbassa velocemente. In un angolo della terrazza c'è Vision, la Gemma incastonata nella sua fronte che brilla. Si avvicina con calma senza staccarle gli occhi di dosso: “In parte hai ragione, sulla tua scelta alimentare ecologica, ma uno studio precisa che le monoculture di seitan e tofu sono più inquinanti di un allevamento bovino. Necessitano di più acqua ed impoveriscono il territorio.”

Una piccola parte di Wanda è sollevata dal vederlo: “E dove le hai trovate queste informazioni?”

Googlando Wikipedia mentre ne parlavamo a tavola.”

“Non è una fonte attendibile, sai?”

“Ah no? Perché?”

“Sono gli utenti a contribuire e non sempre citano fonti affidabili o sono imparziali.”

“E perché non dovrebbero esserlo?”

Wanda sospira: “Non sei ancora molto pratico dei meccanismi umani, vero?”

“Lo ammetto. Sono molto complessi e poco razionali. Sino ad ora, non sono riuscito a trovare molta logica.” Le labbra di Vision si piegano appena: “Però è anche vero che sono nuovo di queste parti. So tutto e niente, non è illogico?”

“Già.”

“Visto? Allora in parte sono umano anch'io.”

“È una battuta?”

“Non lo so, dovrebbe?”

Voltandosi nuovamente verso l'oceano, Wanda sospira che non lo sa.

“Ti ha mandato Natasha?” Domanda dopo qualche minuto: “Ho avuto un piccolo diverbio con lei.”

“Oh no, lei e Clint Barton hanno già lasciato la villa.Sono certo che lui avesse intenzione di ritornare il più presto a casa, ma lei non ho proprio idea di dove fosse diretta.”

“Il più possibile lontana da me, credo.”

“Speri?”

“Credo.”

“...Era una battuta?”

“No.”

“Oh. Quando ne dico una, mi avverti?”

“D'accordo.”

“Grazie. Sono curioso di capire come sono fatte.”

 

 

 

 

“Voilà: Porridge di prugne californiane e riso, muesli e latte di soia, pancakes vegani con farina di cocco, succo d'arancia, brioches con tofu e caffe da piantagioni equosolidali. La colazione è servita!” La tavola è completamente imbandita in un tripudio di semi e tazze, caraffe e tovaglioli colorati.

 “E tutto questo per....?”

“Te! Sei Vegana, no?” Steve si pulisce le mani con uno strofinaccio e le fa cenno di sedersi. “Se non ti spiace, provo qualcosa anch'io.”

“Tu ha... hai fatto tutto questo?”

“Non proprio io non...non sono granché come cuoco. Sono andato a correre stamattina – lo faccio sempre – e mi sono imbattuto in un bar vegano, così ho ordinato la colazione, per farti mangiare qualcosa.”

Cercando di vincere la sensazione di disagio, Wanda si siede a tavola e srotola un tovagliolo per prendere tempo: “Un po' esagerata, come colazione. Mi sarebbe bastato un frutto.”

“Se non fossi praticamente a digiuno da una settimana.”

“È comunque troppo. Una tavola del genere non la trovi neppure ad un matrimonio, in Sokovia.”

“Immagino: Non la trovavo neppure a Brooklyn nel '42. Andavano di moda i timballi di riso: massima resa con minima spesa. Ma dopo una corsa ho molta fame, perciò ti farò volentieri compagnia.”

Wanda appoggia nel piatto un pancake e la spalma di miele con troppa cura, per volerla davvero addentare: “E come mai tutta questa premura nei miei confronti?”

“Non ritengo giusto che ti lasci morire di fame.”

“Perché? Sarebbe la cosa migliore, no? La giusta punizione per tutto questo... tutto questo. Ho aiutato Ultron, ricordi?”

“Ti ha plagiata.”

“Vi ho sempre odiati. Vi abbiamo sempre odiati. Senza plagio alcuno."

“Avevate i vostri motivi, più che comprensibili con quello che avete passato.”

“Sono entrata nella tua mente e l'ho manipolata a mio piacimento. E mi è piaciuto.

“Eravamo in guerra, quella era la tua arma, e l'hai usata.”

“Ho scatenato l'Hulk e ho sperato che vi uccidesse. TUTTI!” Il pugno di Wanda batte sul tavolo: “ODIAMI, cazzo!”

 

“Insomma! È il modo di parlare ad uno più vecchio di te?” A capotavola, Tony Stark e la sua aria falsamente sdegnata si sono materializzati chissà quando. Brandisce una brioches di tofu con una mano e un bicchiere di caffè equosolidale nell'altra: “Un po' di rispetto per gli anziani, ragazzina!”

“Tony...”

“Soprattutto per quelli che ti hanno offerto la colazione – Stevie caro, mi passeresti il miele, per favore?”

“Tony... non erano questi gli accordi.”

“Non eravamo neppure d'accordo che avresti usato una delle mie carte di credito per imbandire la mia tavola con del becchime da gallina. Hai cominciato tu, prenditi le tue responsabilità.”

Wanda molla di colpo le posate e si ritira le mani in grembo.

“Che hai ora, Samara?”

Lei prende un bel respiro ed evita accuratamente il suo sguardo, gli occhi fermi tra il pancake ed il muesli: “Non voglio niente che provenga dalle tue mani.”

“Oh beh, allora sei arrivata tardi: Hai dormito in uno dei miei letti, in un paio di lenzuola scelte dalla mia ragazza, ieri sera hai mangiato i miei spinaci e se vogliamo essere precisi sai quel Quinjet con cui sei arrivata qui? BOOM! Pagato e progettato dal sottoscritto: Mi dispiace, sei già contaminata dalla Starkite. Di questo passo, se il cavaliere qui di fronte...”

“Tony....”

Il flacone schiacciabile del miele si è sollevato dalla tavola e danza davanti agli occhi di Tony, troppo impegnato nella sua arringa per darci veramente peso.

“Se il cavaliere qui di fronte non ti salva in tempo ti infilerai in una minigonna succinta e diventare una Ironette in meno di una settimana”.

E il flacone di miele esplode sulla faccia di Tony Stark.

 

 

“Credimi, apprezzo il tuo stile.”

“L'ho fatto per zittirlo, non per essere adulata.”

“Credimi, nessuno di noi c'era riuscito prima d'ora.”

“Io non sono una di voi.” Il sussurro era scappato dalle labbra di Wanda prima che riuscisse a trattenerlo – o forse non ne aveva davvero intenzione.

“Appunto di questo volevo parlarti. Ieri sera abbiamo intavolato una riunione, tra di noi, per mettere sul piatto i possibili scenari del prossimo futuro e ai voti diverse decisioni. Una di queste era quella di chiedere se volevi unirti a noi. Barton ci ha raccontato del discorsetto che ti ha fatto e dell'effetto che ha avuto.”

Il cucchiaio di muesli diventa improvvisamente troppo pesante, Wanda lo riappoggia nella ciotola di porcellana. “Aveva un senso, in quel momento. È stato molto motivante, lo ammetto. Ma ora a mente fredda tutto è sotto una luce completamente diversa.”

“Lo immagino.”

“No, non puoi.”

“Sì, posso. Fidati che posso capirti. E se non mi credi, puoi guardare tu stessa” Steve picchietta l'indice sulla tempia, senza distogliere lo sguardo da lei, gli occhi persi nel muesli che fatica a buttare giù: “Che intenzioni hai, nel tuo futuro?”

“Tornare a Sokovia” mente con voce meccanica: “Aiutare la mia gente.”

“È giusto. E poi?”

“Difenderla.”

“Da sola?” Wanda annuisce. “Non vorresti un aiuto?”

“Non posso chiederlo.”

“Te lo sto offrendo.”

“Non posso accettarlo.”

“Per questioni ideologiche?”

Di nuovo, annuisce: “Io non sono una di voi. Non ho... neppure pensato che esistessero bar vegani dove comprare una quantità di cibo inutile per colazione. Non so neppure regolare l'acqua della doccia e a malapena accendere un microonde. Sono cresciuta tra i danni che l'imperialismo delle nazioni del primo mondo hanno causato, e ora dovrei farne parte? Bere CocaCola, mangiare al McDonald's, vestire H&M e ascoltare Nicki Minaj. Perché? Perché pensi che non abbia alternative?”

“No, ma perché penso che il tuo aiuto ci sarebbe prezioso.”

“Non posso vivere ostaggio di Tony Stark. Neppure dopo tutti i guai che abbiamo creato -”

“Che avete contribuito a creare, è diverso.”

“Vi chiedo solo di riportarmi in Sokovia. Non creerò altri danni, ho imparato la lezione. Solo... non ho bisogno di questo.”

Steve cede; allarga le braccia e si abbandona allo schienale della sedia: “Almeno finisci la colazione.”

 

 

 

Vision è ancora nello stesso, identico punto dove l'ha lasciato la sera precedente: sulla terrazza, spalle all'oceano e sguardo da 75megapixel i fisso sulla finestra d'entrata. A Wanda sorge il dubbio che si sia spostato, nel frattempo.

“Ho saputo che te ne vai.”

“Torno in Sokovia, sarò più utile laggiù.”

“E poi?”

“E poi resto là. C'è sempre bisogno dalle mie parti.”

Lo osserva sbattere ripetutamente le palpebre e annuire. A Wanda scappa un mezzo sorriso nel comprendere che in quel modo, in quel silenzio assorto di pochi secondi, Vision ha trovato, visionato ed acquisito milioni di informazioni storiche sul suo Paese.

“Hai qualcuno che ti aspetta?” A Wanda non resta che scuotere appena la testa. “È difficile, per un essere umano, vivere senza alcun legame affettivo. Forse non dovresti farlo – non per sempre almeno.”

Lei scrolla le spalle e guarda sopra la sua spalla l'immensa distesa d'acqua: “Mio fratello è morto. Lo capisci, vero?”

“Molte delle vostre culture comprendono una credenza nella vita, dopo la morte.”

“Non io. Non noi. Nessuno ce l'ha insegnato. Nessuno ci ha dato altra speranza oltre a quella che potevamo toccare con mano. Io potevo toccare con mano Pietro e lui poteva toccare con mano me. Non sono mai stata sola, ancora prima di venire al mondo c'era lui, con me.” Un peso grave, ormai estremamente famigliare, torna a premerle la gola “Ed ora lui è cenere nel vento. Mi ha lasciata qui: Senza una casa, senza una famiglia. Senza nulla, se non la voglia di raggiungerlo.” Si asciuga in fretta la lacrima traditrice che l'occhio non è riuscito a trattenere e cerca di respirare profondamente per ricacciare indietro le lacrime. “Ti ringrazio, Vision, per la tua cortesia e per avermi salvato la vita. Non era necessario, ma sappi che ho apprezzato molto il tuo gesto disinteressato.”

L'androide sbatte nuovamente le ciglia: “Figurati, non c'è di che. Quindi... ci salutiamo?”

“Direi di sì.”

“Per sempre?”

“Credo di sì, chi può dirlo.”

“Come si dice in questi casi? Addio, arrivederci, buon viaggio...?”

“In bocca al lupo?".

“Oh! È una battuta?”

Di nuovo, a Wanda scappa un mezzo sorriso: “No, mi dispiace. Neppure questa la è."

 

 

Il sole tramonta presto, dietro alle montagne, al confine tra Sokovia e Slovenia. C'è l'odore di cibo dalla mensa del villaggio provvisorio che accoglie i profughi.

Ci sono i loro racconti su chi o cosa hanno perso, su come sono sopravvissuti, su chi li ha salvati.

C'è il fango, tra un prefabbricato e l'altro, perché è appena piovuto e la pioggia ha fatto scendere completamente la polvere che aleggiava ancora nella vallata. Ci sono le briciole della città di Sokovia in lontananza, e Wanda inizia a percorrere il sentiero impervio che scende per il crinale della montagna sulla pianura devastata.

Sente il bisogno di vedere quella devastazione ogni sera. Bastano pochi minuti di contemplazione, come quando da bambini erano sfollati sulle montagne – già orfani – e vedevano i caccia nemici avvicinarsi alla città e sganciare le granate – ancora, ancora e ancora.

 

Pensa alla stanza che condivideva con Pietro prima di convincerlo a concedersi a Von Strucker. Ci aveva lasciato una valigia con i pochi ricordi salvati dalla loro casa distrutta – una cornice con la foto dei suoi genitori e un paio di dischi di vinile sbeccati, un pupazzo sventrato e qualche posata – e si crucciava perché aveva così poco che le ricordasse la vita prima della granata, ma ora non ha neppure quello e non ha neppure Pietro,  non ha davvero nulla, neppure una balaustra che la separi dal vuoto.

 

“Un proposito.”

È la voce di Visione, la fa trasalire come quella volta che l'ha udita sulla terrazza e aveva gli stessi pensieri in testa.

“Quando gli esseri umani agiscolo, lo fanno in base a dei propositi. Trovandoti ferma a guardare l'orizzonte, sono propenso ad ipotizzare che a te ne manchi uno.”

Oh sì che lo ha. E' che non si azzarda a palesarlo ad alta voce.

Lui coglie nel suo silenzio l'occasione per proseguire il discorso: “Il proposito di Steve Rogers è quello di addestrare dei nuovi membri per squadra degli Avengers. Dopo un calcolo sulla probabilità statistica per convalidare l'ipotesi che occorra davvero una nuova squadra, ho aderito.”

“Io non-”

L'androide stende il palmo aperto della mano rossa verso di lei: "Mi ha chiesto il favore di cercarti ed informarti di questo. Nel caso questo possa aiutarti nella tua decisone, sappi che Tony Stark non è intenzionato a partecipare in prima persona al progetto, benché lo supporti finanziariamente; citando il Capitano Rogers: 'Starà fuori dai piedi'”.

Natasha Romanoff?”

“Lei è parte attiva: non ha palesato approvazione al tuo ingresso nel gruppo, ma neppure ha chiesto di escluderti. Ci sono buone probabilità che ti ignori, il più delle volte.”

“O forse medita solo di strangolarmi nel sonno."

“... è una battuta?”

"No, no. Decisamente no."

Si avvicina appena e la fissa con attenzione, quasi con un moto di impazienza: "Ti ho fornito abbastanza dati per formulare la tua risposta? Ti occorre altro? Hai bisogno di tempo?" Incalza. Poi indietreggia nuovamente verso la parete rocciosa ed incrocia le braccia dietro la schiena senza smetterla di fissarla in attesa: "Non c'è problema, non ho fretta."

La bocca di Wanda fatica a restare serrata. Lo guarda con gli occhi sbarrati per la sorpresa della domanda e solo dopo qualche secondo realizza che Vision, in quanto androide con scarsa esperienza di vita e ancor più emotiva non può comprendere la complessità che una decisione comporta. Nella sua mente vede le sue risposte arrivare attraverso una logica di velicissimi calcoli statistici, la sua anima è una sequenza binaria e la sua conoscenza una rapidissima ricerca attraverso i documenti attraverso il web.

Sa tutto e niente.

Conosce l'odio, le sue origini e le sue conseguenze, ma non ancora la scintilla emotiva che lo fa esplodere.

E' quasi innocente. Se non fosse dotato della sua ferrea razionalità, anche ingenuo. Sincero, solo perché non ha ancora compreso l'utilità delle menzogne.

A Pietro Visione era piaciuto, per quel poco che l'aveva conosciuto: "Magari se faccio il bravo, un mantello lo daranno anche a me!" Aveva scherzato saltellando su un piede solo.

Cosa avrebbe fatto, con Pietro al suo fianco?

L'avrebbe convinto ad accettare, alla fine.

Perché avevano scelto di diventare dei potenziati per fare qualcosa di buono e utile nel mondo, ragionando secondo la logica della vendetta, ed il risultato non era stato che sangue, distruzione e morte.

Erano dei mocciosi, in fondo, come Klaw gli aveva detto sulla nave.

Mocciosi che ne avevano ancora di strada da fare, di cose da imparare.

Volevano diventare potenziati per essere gli eroi della loro gente.

E gli eroi, a volte, muoiono da tali - sul campo.

E in questo caso si può solo evitare di vanificare quella morte.

 

 

 

"Non cambierò idea su molte cose."

"Abitudini alimentari?"

"Anche."

"Nessuno ti chiede di farlo. Almeno, non l'hanno chiesto a me - forse perché non mangio."

"Si tratterà solo di senso del dovere, non trarrò alcun piacere dall'essere circondata da yankee- "

"La nuova base Avengers è a dieci miglia dal Canada. Tecnicamente, incontrerai più Canadesi che statunitensi."

"Scelgo io che uniforme indossare"

Vision abbassa volta la testa per cercare il mantello: "La mia piace parecchio a Thor. Pochissimo al Capitano."

"Non incontrerò nessuno dei loro capi di stato, né lavorerò per qualcuno di loro."

"L'ufficio legale di Tony Stark sta elaborando uno statuto speciale per la squadra degli Avengers, in modo da renderla indipendente da qualsiasi organizzazione nazionale o mondiale. Vuoi che ti citi qualche passaggio?"

"No, grazie, non occorre. E ultima cosa:"

"Dimmi:"

"Il mio alloggio deve essere il più lontano possibile da quello di Natasha Romanoff. E, no, neppure questa è una battuta."

 

 

 

 

 

 

 

Torno a scrivere, e questo è tutto quello che sono riuscita a produrre dopo Age of Ultron.

Quello che penso di quel film è in questa recensione https://www.facebook.com/evilcassy.buenacidos/posts/496902160462214spoilerosa e non intendo aggiungere altro.

Qualcosa dovevo pur scrivere, ma non posso accettare così tante cose di quel film che non riesco ad utilizzare i miei personaggi preferiti come davvero contavo di fare.

 

Come citazione ho scelto i Rammstein, gruppo metal tedesco notoriamente antiamericano e anticapitalista. Mi piace pensare che i gemelli ne siano fan.

 

Alla prossima (Forse, chissà dove)

EC

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Evilcassy