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Autore: akirakirara    29/04/2015    0 recensioni
«Comunica a quello stronzo che appena lo becco lo stendo! Deve piantarla di tirarci il pacco.» Jesse si scostò dall’orecchio dell’amico con un sorriso colpevole. Le ragazze fanno proprio paura.
«Mi sta minacciando di stupro?» La voce ridente dall’altra parte della cornetta fece arrabbiare ancora di più la giovane che si avventò sulla mano che teneva il telefono. Dick si scostò appena in tempo e, girandole prontamente intorno la prese per la vita imprigionandola. L’amica squittì cercando di liberarsi mentre Wally rideva divertito sentendo i rumori.
«Dove sei amico, è da quindici minuti che ti aspettiamo, mi si sono gelate persino le mutande.»
«Perché tu le indossi?»
«Perché tu no?»
La risata dall’altra parte lo fece pentire di aver chiesto.
NB I personaggi sono ambientati in situazioni modificate e ne vengono cambiate età e rapporti.
NMB (interpretate) Storia a tematiche omosessuali con descrizioni di atti, ma non dettagliate.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Se davvero pensate di esservi aggiudicati, grazie al vostro pessimo Karma, il peggiore, il più cattivo e il più infido professore di tutto l'universo allora non vi preoccupare c'è sempre di peggio. E Dick ha seriamente avuto il peggio, la Brown era un'arpia dedita a far soffrire il più possibile chiunque le si piazzasse davanti. Se qualcuno pensa che fossero solo gli studenti a sopportarla allora non poteva essere più in errore, quella donna non risparmiava neppure i bidelli, i professori, le cuoche e persino il preside, c'era da supporre che non poteva nemmeno essere una di quelle zitelle con 46 gatti a cui fare da mamma perché trattava tutti gli animali alla stregua di immondizia.
Dopo questa piacevole introduzione ne Wally ne Dick si sorpresero del silenzio depresso che trovarono in classe quando entrarono, nessuno si azzardava a fiatare perché lei poteva arrivare in ogni momento e iniziare la lezione di propria iniziativa anche prima del suono della campana. Un ticchettio risuonò in lontananza nel corridoio e nonostante il casino dei corridoi ancora pieni di persone tutti senza esclusione lo sentirono, come se improvvisamente il super udito di Superman fosse di dominio pubblico.
Gli ultimi arrivati corsero ai propri posti e si misero a sedere prima che il ticchettio entrasse in classe portando con se un intenso odore di profumo costoso e una donna alta con un viso serio e scontento.
Nessuno osò fare il minimo suono mentre lei iniziava la lezione senza nemmeno curarsi di salutare. Pensandoci bene l'unico punto a favore di quella donna era la sua capacità a spiegare Scienze Delle Finanze facendo capire almeno un poco ciò di cui si sta parlando. Altri pregi poteva trovarli solo Satana.
Dopo aver fatto l'appello e introdotto l'argomento a lezione procedette relativamente bene fino a quando la professoressa passò accanto al banco di Wally. L'idiota aveva messo a rischio la sua vita tirando fuori il cellulare e la cosa fece vacillare parecchio la fragile tranquillità mentale della Brown. Decisamente tanto.
«Ho il sentore che in questa aula stia funzionando un apparecchio elettronico che contrae diverse punizioni del regolamento.»
Dick guardava preoccupato l'amico mentre questo non pareva essersi ancora accorto delle circostanze. La donna stava guardando verso il banco pieno di libri inutilizzati dall'alto in basso con espressione severa.
«Signor West, per qualche motivo potrebbe essere correlato con l'avvenimento, sa per caso intuire a che cosa potrei starmi riferendo?»
Il cellulare sparì immediatamente dalle mani del colpevole a una velocità impressionante.
«Mi può cortesemente mostrare le mani?»
Wally con aria innocente e ignara mostrò le mani alla Brown e Dick non riuscì a trattenere un sorriso mentre alla strega che ormai stava pregustando la punizione che avrebbe inflitto si aprivano leggermente gli occhi dalla delusione.
«Che cosa succede prof?» Sorrise sardonico il rosso con nemmeno una briciola di rimorso in viso. Dick fece una lieve risata.
Gli occhi fiammeggianti si spostarono alla sorgente del suono e Dick tacque distogliendo lo sguardo. La donna indugiò sul viso colpevole ma per pietà o divertimento che sia, ridiresse la propria attenzione su Wally che le stava ancora sorridendo contento.
Lo fulminò con sguardo vendicativo e se ne andò ignorando la domanda. La lezione proseguì come se non fosse accaduto niente per il sollievo di tutta la classe, alcuni fissarono male Wally, altri gli lanciarono sguardi di ammirazione.
Dick tirò un pugno nel fianco dell'amico che ricambiò con un calcio senza girarsi.




Con gli occhi chiusi Dick ispirò l'aria fresca e pulita fuori dall'entrata della scuola, il sollievo gli fece quasi dimenticare l'incontro che doveva affrontare.
Una sensazione strana lo pervase, come se qualcuno lo stesse osservando, un brivido freddo lungo la schiena. I suoi allenamenti gli imponevano di aprire gli occhi e cercare la sorgente dello sguardo ma per qualche strano motivo non lo fece, non si sentiva in pericolo e anche se fosse stato il contrario a chi importava? Buttò la testa all'indietro respirando a pieni polmoni e rilassando le spalle mentre tutto intorno a lui gli studenti si affrettavano come formiche disordinate verso le proprie destinazioni. Lui stava tranquillo, come se si aspettasse da un momento all'altro di essere attaccato in mezzo alla strada piena di persone e non vedeva nessun motivo per cui dovesse combattere.
Una mano si posò pesantemente sulla sua spalla e lui credette quasi che gli stesse per arrivare un pugno.
«Hey, stai spaventando i passanti» la voce di Wally sussurrata piano e in modo dolce gli fece capire che era stato un codardo, che non poteva semplicemente scappare dall'incontro con Koriand'r. Aprì gli occhi e tentò di ignorare gli sguardi indagatori dei passanti e delle solite tre fan dell'amico che lo seguivano ovunque, anche a scuola. L'unico momento in cui non erano presenti forse era in classe, stranamente nessuno si sedeva accanto a Wally tranne lui.
«Devo andare.»
«Vuoi un passaggio?»
«No... Devo andare.» Senza aggiungere altro Dick proseguì lungo il marciapiede lasciando l'amico con il volto dubbioso a rispondere alle proprie domande da solo. Stava andando a rotoli tutto, non sapeva che cosa fare.
Mentre camminava lasciava dondolare la testa e i piedi gli si trascinavano come a uno zombie, non sapeva come avrebbe fatto a sopportare un'altra serata disastrosa.
Tirò fuori il telefono e selezionò il numero di Koriand'r desiderando di disdire l'appuntamento ma il suo senso del dovere e l'orgoglio di non essere un debole glielo impedirono e passò ai numeri dopo. Il contatto di Kael lo spinse a sorridere e selezionare il tasto di chiamata ma subito dopo se ne pentì, l'accademia bloccava ogni genere di segnale elettronico. Riattaccò alla voce elettronica che gli aveva risposto e continuò a far scorrere verso il basso ignorando volutamente i numeri dei suoi amici, non avevano bisogno di subirsi paranoie inutili.
Si rimise il cellulare in tasca sospirando mentre si avviava verso la serata più difficile che avesse mai affrontato.




Jessie mi sorrideva raggiante con la chioma scarmigliata e gli occhioni grandi e dolci con le sfumature dell'autunno. A Dick lei piaceva davvero, era pestifera e un'esplosione di energia, era sempre pronta allo scherzo e non si tirava mai indietro da qualunque scommessa, la sorellina che non aveva mai avuto.
Si trovavano entrambi in perlustrazione sopra al tetto di un capannone, il buio era sceso da parecchie ore e una pioggerella noiosa e insistente peggiorava ancora di più la visibilità. Dick e Jesse si erano incontrati poco prima per organizzarsi il territorio, la Titans non aveva turni precisi per le pattuglie ma accadeva spesso che i componenti si incontrassero a coppie o a gruppetti e organizzassero le zone di perlustrazione così da coprire raggi più ampi. Quella notte dovevano trovarsi in tre ma Wally non si era presentando a Jasse stava diventando impaziente, gelarsi il culo su un tetto non doveva essere il massimo divertimento per un'adolescente il venerdì sera.
Dick ignorava volutamente le sue occhiate torve guardandosi in giro nella ricerca di un costume rosso ma cedette e tirò fuori il cellulare quando si sentì arrivare un calcio sul ginocchio.
Passarono diversi squilli senza risposta sotto l'occhio attento della ragazza, Dick temeva che l'amico non avrebbe risposto e di perdere il ginocchio, le adolescenti arrabbiate cominciavano a spaventarlo, sopratutto quando ne incontrava due in una giornata sola.
Finalmente la chiamata venne presa e sentì subito il trambusto del vento dall'altra parte, probabilmente Wally stava correndo.
«Comunica a quello stronzo che appena lo becco lo stendo! Deve piantarla di tirarci il pacco.» Jesse si scostò dall'orecchio dell'amico con un sorriso colpevole. Le ragazze fanno proprio paura.
«Mi sta minacciando di stupro?» La voce ridente dall'altra parte della cornetta fece arrabbiare ancora di più la giovane che si avventò sulla mano che teneva il telefono. Dick si scostò appena in tempo e, girandole prontamente intorno la prese per la vita imprigionandola. L'amica squittì cercando di liberarsi mentre Wally rideva divertito sentendo i rumori.
Dick tirò un sospiro di sollievo per il permesso che gli aveva concesso Jassie, con la sua velocità in condizioni di combattimento lei sarebbe stata dall'altra parte della città prima ancora che lui avesse fatto anche un solo passo. Si concentrò nel parlare con il suo interlocutore rafforzando la stretta del proprio braccio.
«Dove sei amico, è da quindici minuti che ti aspettiamo, mi si sono gelate persino le mutande.»
«Perché tu le indossi?»
«Perché tu no?»
La risata dall'altra parte lo fece pentire di aver chiesto.
«Chiedi alla gallina se ha le mutande.»
L'eroe guardò l'amica ignara e divenne serio, c'era qualcosa che gli puzzava in tutta quella situazione.
«Serio, Wally, dove cavolo sei? Non è la prima volta che non vieni, è da un mese che non facciamo un'uscita regolare insieme e anche gli altri dicono di non avere fatto pattuglie con te. Hai qualche problema, sei nei guai?»
«Ma che stai dicendo? Sto perfettamente bene, e cerca di non controllarmi mammina cara. Semplicemente ho una pista.»
«È pericoloso indagare da solo, siamo una squadra e dobbiamo condividere le informazioni e i pericoli.»
«Ma quanto sei carino quando fai così. Comunque non ti preoccupare, non è una traccia pericoloso, si tratta di quei strani omicidi che stanno succedendo ultimamente. Non è comunque niente di sicuro, potrebbe essere solo un buco nell'acqua, non volevo agitarvi per qualcosa di così incerto.»
«Va bene, allora qui facciamo da soli, però se succede qualcosa e ti senti in pericolo chiamaci. Saremo là il più velocemente possibile.»
Rimettendo il telefono a posto Dick lanciò un'occhiata preoccupata all'amica che si era liberata dalla sua stretta e allontanata camminando con nervosismo. Sembrava stesse pensando a qualcosa con intensità e Dick si sorprese di trovare sul suo viso ansia e preoccupazione al posto di rabbia. Si mise davanti a lei fermando la sua marcia e posandole una mano dolcemente sulla spalla.
«Che c'è?»
Jesse scosse leggermente la testa rifiutandosi di alzarla anche quando una carezza gentile provò a sollevargliela. Prese un respiro profondo e diede indicazioni veloci a Dick sulla suddivisione del territorio prima di allontanarsi volando verso il lato est della città. Dick era confuso mentre guardava nella direzione in cui Jesse era volata, la sua espressione non aveva giustificazioni e per quanto ci pensasse il tutto gli sembrava strano.
Prese la rincorsa e protese il proprio corpo in avanti per raggiungere il tetto successivo mentre si dirigeva verso il versante ovest della città per iniziare il giro di pattuglia. Le sue gambe si muovevano e saltavano in automatico mentre la mente veniva invasa da mille pensieri in cerca di risposte che al momento nessuno sembrava essere in grado di dargli. Lui continuava a fare strani sogni di situazioni che non voleva sicuramente ricordare, non capiva il proprio stato d'animo e in aggiunta i suoi amici si comportavano in modo strano. Garth non si faceva vedere in giro da settimane, Wally andava da solo a seguire piste sospette e Jesse sembrava essere preoccupata in modo spaventoso per qualcosa.
Mentre scendeva nei vicoli calandosi giù da una scala antincendio e si guardava attorno continuando la corsa altre domande gli vennero in mente. Perchè lui non si fa sentire? Che cosa sta combinando Wally? Come mai c'è così tanto silenzio da parte dei nemici? Perchè le nostre piste sono solo un paio di piccoli serial killer? Cosa faccio con Koriand'r?
In risposta alle domande di Dick c'era solo il silenzio, non aveva più nemmeno l'inventiva di fare supposizioni, le aveva probabilmente pensate tutte e tutti quei dubbi insieme gli facevano girare la testa. Mentre si fermava a dare un'altra controllata in giro dal vicolo in cui si era fermato vide dei ragazzi che camminavano fuori dal cinema lì accanto. Sembravano così felici e spensierati con le loro ragazze a braccetto e Dick si domandò perché lui non potesse avere quella felicità, perché non poteva avere una conversazione con la sua ragazza senza che lei gli rinfacciasse di essere una macchina. Si sentiva tanto come quei mariti accusati di pensare solo al lavoro, di non riuscire ad amare veramente la moglie, ma lui stesso dubitava di riuscire davvero a essere utile a qualcosa che non fosse la sua professione da eroe. Si sentì sporco e in colpa per la sua invidia, dopotutto non riusciva a fare altro che porsi inutili domande a cui non rispondeva e pretendere troppo.
Si vergognò ancora di più per il proprio egoismo, era un uomo alto e forte, molto forte, e sapeva di essere intelligente e utile. Aveva la riconoscenza di moltissime persone a cui aveva salvato la vita nel corso delle sue missioni e amici che nonostante un po' confusi e combina guai sapeva che gli volevano bene a modo proprio. Tutto questo però sembrava non bastargli e non era sicuramente quello che gli era stato insegnato, nella sua mente comparve l'espressione di disappunto del suo mentore.
Si grattò la testa per scacciare quel vortice confuso di pensieri mentre ricominciava a muoversi tra i vicoli parlottando e insultandosi per la propria distrazione quando sentì un suono strano in lontananza. Seguì un attimo di silenzio e il forte rumore si ripeté facendo percepire quasi delle vibrazioni attraverso il terreno. Dick controllò se le persone che vedeva dal vicolo si fossero accorte di niente ma pareva non percepissero gli scoppi e le vibrazioni che ne provenivano.
Rivolto il proprio viso verso l'alto risalì con una rapida rincorsa il muro dell'edificio di fronte a lui facendosi leva sui davanzali quando stava per scivolare sulla superficie liscia senza sporgenze. Appena sopra al tetto inclinato scorse riflessi rossi nel cielo alla propria sinistra e si diresse verso essa mentre i rumori di fuoco ed esplosioni si facevano sempre più forti. Mentre avanzava una sirena passò nella strada sotto di lui, probabilmente la polizia oppure i pompieri, ancor meglio entrambe le cose anche se spesso finivano per interferire e alcuni dovevano anche essere salvati alla fine della fiera. Il giovane eroe rise piano ricordando di tutte quelle volte che aveva dovuto salvare sia pompieri che poliziotti, a volte anche civili più stupidi o coraggiosi del normale, ma li rispettava comunque per l'eroismo che dimostravano.
Si riconcentrò sul capanno in fiamme che ormai riusciva a scorgere e vedere bene. Mentre le persone si radunavano sotto l'edificio lui saltò con precisione sul tetto mezzo crollato e agilmente si introdusse dentro piazzandosi su alcune assi proprio sotto il soffitto. Osservò la scena sotto di se mentre quelli che sembravano ladri prendevano tutto quello che potevano indisturbati e Dick li avrebbe attaccati se un rantolo strozzato non lo avesse richiamato dalla direzione opposta in cui si trovava. C'era una figura nera accasciata a terra mentre uno dei due uomini che la sovrastava sollevava un tubo pesante di ferro e la abbassava violentemente sul fianco della persona all'angolo. Dick riconobbe il proprio mentore e mentre la sbarra si risollevava di nuovo per colpire ancora lui si avventò sull'aggressore facendogli colpire con la faccia violentemente il muro. Alzò il braccio per bloccare l'attacco del complice e gli restituì un potente gancio sui reni. Mentre altri accorrevano per aiutare i compagni lui vide Batman cercare di rialzarsi senza tanto successo. Avrebbe voluto chinarsi e aiutarlo, medicargli le ferite o almeno farlo star tranquillo ma non ne aveva il tempo perché lo stavano attaccando di nuovo e la faccenda si stava facendo pericolosa.

   
 
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