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Autore: Milla Renzi De Medina    29/04/2015    0 recensioni
Rustico scopre che le strabilianti e fantasiose storie del padre sono realtà... forse fin troppo
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Quando mio padre mi raccontò tutte quelle cose feci fatica per non ridergli in faccia, ma poi scoprii che era tutto vero, e nel modo peggiore …
Quando avevo accettato di recarmi in barca presso le coordinate che mi aveva indicato, lo avevo fatto unicamente per dimostrare a mio padre che aveva avuto una fantasia ammirabile e dettagliatissima, ma nulla di più. Solo fantasia. Poi erano arrivati il vento e la pioggia e le onde che sembravano volermi mangiare vivo. Poi la bussola era impazzita, il vento aveva dato una violenta sferzata e il boma mi aveva tramortito e, dopo essermi trascinato sottocoperta, ero svenuto.
Mi svegliai non so quanto tempo dopo (anche l’orologio sembrava impazzito) su una spiaggia completamente deserta. Della mia imbarcazione nessuna traccia. Mare alle spalle e mangrovie di fronte. Nessuna fonte di sostentamento. Svenni di nuovo.
Quando rinvenni ero in una stanza buia dalla pavimentazione in pietra illuminata da una tenue luce gialla. Provai ad alzarmi e, non riuscendovi rimasi dov’ero. Probabilmente mi riaddormentai. Dopo quelle che parvero poche ore, ma che in seguito avevo scoperto essere state settimane, arrivarono degli uomini dall’aspetto alieno. Stetti con questi per parecchio tempo e sempre credetti di sognare. Guarii e mi convinsi che a breve mi sarei svegliato e la vita normale sarebbe ricominciata.
Mi ero illuso. Ovviamente.
Quando lasciai il popolo delle mangrovie mi trovai in un mondo noto e sconosciuto al tempo stesso e mi resi conto che mio padre aveva sempre avuto ragione, che non si era inventato nulla. Realizzai che avevo perso tutto ciò a cui tenevo per il sogno di qualcun altro. Non avrei cresciuto mio figlio, non avrei più abbracciato mia moglie e ricevuto i bonari rimproveri di mia madre. L’unico che avrei continuato a vedere era l’unico del quale davvero non mi interessava. Non solo non mi interessava, ma non lo volevo vedere, non volevo avere qualcuno che mi ricordava in ogni singolo istante con la sua sola presenza mi ricordasse quanto avevo perduto. Alla fine mi rassegnai a vivere senza di loro.
Quando mi ero unito ai girovaghi pensavo di essere l’unico al quale era successa una simile sventura, ma mi resi presto conto di quanto alla fine fossi un privilegiato: i girovaghi erano un gruppo di persone sparite dal mondo “reale” che si erano trovate in quel mondo alieno e ostile, mentre io –pur non credendoci- sapevo cosa mi aspettava e mio padre (anche se non lo dissi ad anima viva) era comunque il guerriero del fuoco.
I girovaghi mi accolsero e pian piano divenni il loro capo. Era una cosa che detestavo. Sentirmi responsabile per quelle vite che mi venivano affidate e che mi si affidavano ogni giorno per continuare a vivere.
In quel periodo ci imbattemmo in un villaggio distrutto la cui unica sopravvissuta era una bambina molto piccola dall’aria seria. La adottai. Lo feci d’impulso. In quel momento mi accorsi di due cose. La prima era che non avrei mai voluto vedere mio figlio in quelle terre di guerra. La seconda era che capivo il peso che portava mio padre e lo perdonai. Lui non venne mai più all’interno dei baluardi,ma il guerriero era tornato. Mi resi conto tardi della sua identità perché ormai lo avevo innanzi ed era uguale in ogni singola parte a me. Mio figlio.





ottagonino dell'autrice ;)
ossequi!
qualora non fosse chiaro questa è la mia prima fic, quindi se aveste dei consigli da darmi ne sarei molto lieta
se la presente ha incontrato il vostro gradimento (cosa che naturalmente spero) ringraziate Lilian, la quale ha insistito a oltranza fino a farmela scrivere anche se non la può leggere perchè non ha ancora letto la scacchiera (tranquilla Lilian leggerai la fic scritta dal tuo gatto)
che altro dire? ho previsto un solo altro capitolo, quindi se volete delle aggiunte non avete che da chiedere e mi farò venire in mente qualcosa
milla
   
 
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