Serena
sospinse di lato la pila di scartoffie che aveva accatastato sulla scrivania
della piccola stanza a lei riservata nell’affollato Centro Pokémon. In cima,
spillata al fascicolo per una più facile identificazione di quest’ultimo, si
distingueva la colorita
fotografia di Linus Stromberg in abbigliamento da arrampicata sportiva,
prelavata da un servizio fotografico commissionato da Vie Moderne.
Si era meticolosamente documentata su ogni aspetto che riguardava la sua
imminente sfida con il Capopalestra di Altoripoli: la specializzazione nel tipo
Roccia, le tattiche più frequenti, il rapporto con i novizi. Aveva anche
studiato a menadito il regolamento delle battaglie ufficiali sotto la
giurisdizione diretta della Lega Pokémon, scoprendo ad esempio che per chi
partecipava alla Lega per la prima volta e deteneva meno di due Medaglie il
Paragrafo 21, Comma 2 prevedeva un handicap sugli strumenti tenuti dai Pokémon.
Lei non sapeva utilizzarli, e per la verità ne possedeva due o tre appena che
fossero adatti allo scopo, ma la consolava sapere che il suo avversario non
avrebbe potuto avvalersene.
Dopo la sfida contro Violetta aveva deciso di prestare particolare
attenzione alle Abilità, ciò che l’aveva tradita in quell’occasione e per poco
non le aveva bruciato l’unica sconfitta a disposizione di chi, come lei,
intendeva partecipare all’edizione di quell’anno dell’Esame indetto dalla Lega.
Non poteva permettersi di perdere contro Stromberg, o sarebbe stata costretta a
sei vittorie di fila in condizioni di massimo stress.
Il campanile della cittadina diffuse nell’aria i rintocchi delle dieci
del mattino. Serena inspirò profondamente e strinse tra le dita la cintura con
agganciate le sfere di Karen e Uno, ossia Ralts e Bulbasaur. I suoi unici
Pokémon al momento, e quindi anche i gareggianti obbligati.
Episodio 1x33
Seconde opportunità
Era una limpida domenica
primaverile ad Altoripoli, di quelle in cui il cielo è appena velato da un
semiopaco manto di nubi candide. Nonostante la rovina portata dai Rotom
la modesta città non aveva perso la sua vivacità: non molti edifici erano
ancora anneriti dalle ceneri, di conseguenza le viuzze che si inerpicavano sulla
collina brillavano di nuovo dei dinamici colori sfoggiati dalle pareti degli
stabili.
Erano trascorsi cinque giorni
dall’invasione, un lasso di tempo sufficiente perché il piano di ripresa
imbastito dal Presidente Faubourg iniziasse a mostrare i suoi primi frutti.
Dovunque si guardasse l’occhio cadeva su lavoratori intenti al restauro delle
abitazioni danneggiate, con il fedele aiuto di un colossale spiegamento di
Pokémon sull’intera regione. Bellocchio doveva essere da qualche parte là in
giro, intento ad aiutare con il suo solito piglio ottimistico. Si era offerto di
presenziare all’incontro, ma lei riteneva di avere un debito con se stessa dopo
gli avvenimenti della Palestra di Novartopoli, e parte del saldo era trovare il
coraggio di farcela da sola. Quantomeno quella proposta aveva confermato che il
suo amico non era cambiato, così come non era mutato il loro rapporto dopo la
scoperta della sua perdita cronica di memoria. Tutto come prima, e ciò non
poteva renderla più felice.
Mentre scalava i misurati pendii
del borgo, Serena pensò che non sentiva poi così tanto la mancanza della visuale
sopraelevata che si ammirava dal terrazzo di Cornelius. Forse era più
spettacolare, ma perdeva il sapore del contatto umano diretto: il profumo delle
panetterie, i dialoghi sui tavolini all’aperto dei bar riguardo l’imminente voto
per sostituire il compianto Timeus Wikstrom al Consiglio dei Superquattro.
L’unico punto realmente a favore del balcone era la spettacolare distesa
oceanica, di cui poteva solo raramente ammirare scorci muovendosi tra le
stradicciole. A compensare ciò una piacevole calura cullava l’ambiente, e la
ragazza meditò che non sarebbe stato male in quel momento avere un Pokémon
d’Acqua. Poter rinfrescarsi quando le aggradava… Trovato le aveva raccontato una
volta, due o tre mesi prima, che certi esemplari di quel tipo avevano anche
un’Abilità chiamata Assorbacqua che li corroborava quando si bagnavano. Forza e
freschezza, il massimo del comfort.
Linus Stromberg, più sovente noto
come Lino, era un rocciatore a livello dilettantistico quando non era impegnato
ad accogliere sfidanti per la Medaglia Rupe. Era considerato uno dei
Capipalestra più indicati per gli esordienti a causa del suo mite temperamento,
ma ciò non doveva indurre a rilassarsi: era comunque un valutatore severo e un
esperto Allenatore. In accordo con il suo hobby, la sua Palestra era incavata in
una grotta posizionata alcune decine di metri più in basso rispetto all’uscita
della Trait d’Union che Serena e Bellocchio avrebbero dovuto imboccare quando
invece erano fuoriusciti troppo a sud. Da un certo punto di vista l’aspetto era
più spartano dell’edificio di Violetta: solo il logo della Lega affisso sopra
l’ingresso e due colonne esagonali a delimitare quest’ultimo. Entrare in una
caverna non fu per la ragazza un compito agevole per via dell’angoscia che la
prigionia di Hoopa le aveva lasciato, ma la determinazione di conquistarsi
lealmente una Medaglia ebbe la meglio su accenni di disturbo post-traumatico.
Al di là dell’adito si trovava un
breve corridoio roccioso rischiarato da fioche lampade appese in angoli
strategici. La temperatura era notevolmente calata rispetto al mite clima
esterno, e Serena già rimpiangeva di non aver portato con sé la sua fedele
giubba scarlatta. Man mano che avanzava un rumore prima impercettibile si
intensificava di volume, qualcosa di simile a un acquario in lontananza.
Una volta giunta al termine
dell’androne la vera e propria Palestra si spalancò ai suoi occhi: si trattava
di una ciclopica spelonca che si estendeva probabilmente per centinaia di metri
in altezza. La ragazza poggiava i piedi su uno spiazzo dissestato che preludeva
al campo di battaglia su cui avrebbe a breve combattuto. Al termine di
quest’ultimo un baratro lo divideva dalla massiccia cascata che aveva prodotto
il suono udito prima. L’atmosfera era tesa, ma probabilmente era solo la sua
emozione per trovarsi nuovamente in quel tipo di struttura, pronta per la sfida.
Si guardò attorno, notando sul lato destro una scrivania a muro non dissimile da
quella del laboratorio del Pianeta Nero; accanto a essa un giovane stava
scrutando la massa d’acqua corrente. E non era Lino.
Serena gli si avvicinò titubante,
trovando solo dopo un po’ l’audacia di parlare « Mi scusi? ».
L’uomo si accorse della sua
presenza e le rivolse uno sguardo di sufficienza « Frammenti di una felicità
perduta nel presente. Sfocati e sciolti nell’aria, spezzati ma aderenti ».
« Come? ». La ragazza lo scrutò:
probabilmente non era molto più vecchio di lei e portava un corto caschetto
biondo che ben si intonava alla sua pelle opalescente. Era il volto però a non
convincerla, le ricordava troppo da vicino qualcuno che non riusciva a
rammentare.
« Non mi aspetto che tu capisca.
Perché sei qui? ».
« Cerco il Capopalestra » rispose
lei. Inizialmente il suo tono l’aveva intimidita, ma quasi subito aveva deciso
di reagire senza flettere un muscolo.
« Ce l’hai davanti » ribatté il
ragazzo con fierezza « Christian Black ».
« Non… Non dovrebbe essere Linus
Stromberg? ».
Christian parve trattenere una
grassa risata « Non lo sai? Linus ha deciso di candidarsi come Superquattro a
queste elezioni. Almeno finché non è noto l’esito lo sostituisco io ».
Finalmente Serena comprese chi le
riportava in mente quell’individuo: Calem. Aveva lo stesso piglio presuntuoso,
la stessa espressione condiscendente. Non seppe se essere rallegrata o infuriata
all’idea che sarebbe stato lui il suo avversario. « Vorrei sfidare la Palestra
».
« Beh, questo è ovvio. Serve una
carta d’identità » recitò il giovane a macchinetta, afferrando poi quella di
Serena con poca perizia « Borgo Bozzetto, bene. Questa è la tua prima Palestra?
».
« No. Ho già la medaglia di
Novartopoli » proseguì la ragazza anticipando il quesito successivo.
« Ancora nella classe
Principianti, quindi. Quanti Pokémon hai a disposizione? ».
« Due ».
« Due anch’io, allora » dedusse
il biondino asettico. Con un passo si apprestò a voltarsi per dirigersi al PC
dietro di lui, fermandosi solo per fornire le ultime direttive « Valido la
registrazione e seleziono le Ball. Intanto vai pure alla postazione ».
Nel cammino verso le linee di
delimitazione che segnavano il campo, Serena fu colta da un misto di solitudine
e crescente preoccupazione. Doveva già sopportare l’ansia da prestazione, e
questo cambio di programma si presentava al momento meno opportuno. Si era
documentata alla perfezione su Lino, ma di questo nuovo arrivato non sapeva
nulla. Tante ore di studio buttate al vento. E ora avvertiva anche la sua usuale
fitta alla mano sinistra, quel dolore ricorrente che l’assaliva quando era tesa.
« Ci siamo » annunciò Christian
dopo qualche minuto di indaffaramento, portandosi poi al rettangolo apposito sul
lato opposto. Eccezion fatta per la cascata una quiete totale era calata
sull’ambiente, lasciando che i due si studiassero circondati da massi sparsi
intorno al campo. Quel Capopalestra improvvisato non avrebbe lanciato nessun
conto alla rovescia, per Serena era ovvio. E così fu «
Cominciamo! ».
La sfidante non ebbe alcun
dubbio: per quanto Uno godesse di un vantaggio sul tipo era anche decisamente
inesperto, quindi la scelta ricadde su Karen che uscì dalla Poké Ball come
previsto. La prima sorpresa della giornata avvenne a quel punto: dalla sfera di
Christian spuntò fuori un vivace ranocchio celeste. Un Froakie. Un Pokémon
d’Acqua.
« Ehi! » protestò animatamente «
Questa è una Palestra di tipo Roccia! ».
« Quando Lino la gestisce, certo.
Ma io non sono Lino ».
« Ma non puoi! ».
Il ragazzo fece spallucce « La
specializzazione della Palestra è a discrezione del Capopalestra. In quanto
pupillo di Narciso sono bravo con i Pokémon Acqua, usare un tipo diverso sarebbe
penalizzante per me ».
Serena soffocò l’istinto che le
suggeriva di malmenarlo. Stava barando.
O meglio, no, stava solo sfruttando un buco legislativo. Era convenzione che
ogni cambiamento nelle qualifiche di una Palestra fosse comunicato in anticipo,
e lui stava ignorando senza ripensamenti una lunga tradizione a Kalos. Ma
d’altronde da uno che proveniva dalla scuola di quell’insopportabile
Superquattro di nome Narciso non poteva aspettarsi altro. Sicuramente un
raccomandato.
Se ne sarebbe volentieri andata,
ma certamente quella serpe l’avrebbe registrato come forfait, e addio all’unica
sconfitta concessa. Per di più, anche se lui probabilmente non lo sapeva, quella
scelta la favoriva ugualmente. Si era allenata sulle tecniche Erba, e per sua
fortuna l’Acqua la temeva tanto quanto la Roccia. Voleva giocare sporco? Che lo
facesse, avrebbe reso la sua vittoria più saporita.
Appena prima che potesse
dichiarare un attacco, tuttavia, giunse il secondo fatto inatteso: Christian
protese la mano in avanti e richiamò Froakie senza nemmeno annunciarlo. La
ragazza fu sul punto di aggredirlo, convinta che la stesse prendendo in giro «
Che cosa stai facendo ora? ».
Con un rapido gioco di prestigio
la sfera che il biondo stringeva fu sostituita da un’Esca Ball, la quale rivelò
un Mantyke che balzò fluttuante sull’arena. Serena non ne aveva mai visto uno di
persona, ma l’aveva sentito nominare in una circostanza che ora non rammentava.
Sembrava comunque un esemplare comune, tranne per una fascia azzurrina avvolta
intorno all’aletta sinistra. « Sostituisco il mio Pokémon ».
« Ma… ».
« Il regolamento prevede che i
Pokémon siano sostituibili a discrezione dell’Allenatore. Il tuo Ralts punta
sulle tecniche speciali, che Mantyke regge molto meglio di Froakie » espose
Christian senza perdere il suo irritante sorriso « Hai intenzione di protestare
per tutta la partita? ».
Giurisprudenza, ha studiato, pensò Serena,
altroché. Ma aveva dimenticato un passaggio importante della teoria
dell’allenamento: mai avvicendare Pokémon in una condizione di parità. Adesso
aveva perso tempismo nell’azione e aveva svelato la sua intera squadra. E il
cambio non importava, perché la mossa da lei precedentemente approntata rimaneva
valida: Fogliamagica avrebbe avuto un effetto superefficace anche sulla nuova
arrivata. « Vai, Karen! » gridò senza nemmeno la necessità di nominare
l’attacco: la sua compagna intuì alla perfezione e scagliò un turbinio di fronde
che colpirono infallibilmente la manta.
Questa, tuttavia, ne uscì
sostanzialmente incolume come il Capopalestra aveva predetto. « Mantyke è in
parte Volante, ciò neutralizza la tua mossa Erba » spiegò con derivato sconforto
di Serena, ordinando poi con voce possente « Usa Idropulsar! ».
«
Teletrasporto! ».
Secondo una tattica già provata
nella preparazione Ralts scomparve alla prima avvisaglia di un’offensiva nemica,
ma il Pokémon Aquilone reagì fulmineo e localizzò l’oppositore abbastanza presto
da deviare il flusso d’acqua nella sua direzione. Karen fu colpita in pieno e
cadde a terra sotto dove era ricomparsa, sul lato sinistro del campo.
Serena sgranò gli occhi e iniziò
impercettibilmente a vibrare di nervosismo. Non era possibile che Mantyke si
fosse mosso tanto in fretta. Le sfide in Palestra non consentivano la
consultazione del Pokédex, ma ne era certa: non poteva esserne capace. Ci doveva
essere un trucco.
E a quel punto comprese. Il
nastro turchino che avvolgeva la pinna… « Hai dato al tuo Pokémon una
Stolascelta! ».
« Hai buon occhio. Non certo un
cieco che legge il braille ».
La ragazza ringhiò internamente.
Stolascelta vincolava l’utilizzatore a una sola tecnica, ma era un inconveniente
di poco conto se lo rendeva tanto rapido da tenere il passo di un Teletrasporto.
« Non puoi! Il Paragrafo 21… ».
« … Comma 2 vieta gli strumenti
contro i novizi in possesso di una Medaglia o meno » recitò Christian come uno
studente che ha studiato a memoria il programma « Lo so. Ma dimentichi che ogni
regola dal Paragrafo 17 è parte delle disposizioni emendabili. Un Capopalestra
può negarle se ritiene che il novizio ne gioverebbe ».
Imbrogliava. Imbrogliava
platealmente. Chissà se si era spinto su per la gerarchia della Lega a forza di
cavilli burocratici. Ma non gliel’avrebbe data vinta, no: aveva commesso un
altro errore. Se lui poteva ritirare il suo Pokémon, allora anche lei era
abilitata a farlo. « Karen, rientra! ».
Ralts si dissolse in un raggio
cremisi, venendo poi rimpiazzato da un Bulbasaur fuoriuscito dall’altra Poké
Ball della contendente. Christian applaudì la mossa, seppur con una leggera vena
sarcastica che non si sprecò a camuffare « Approfitti del fatto che Stolascelta
ha bloccato Mantyke su Idropulsar. Che ti avevo detto? Ti giova ». Ripetendo il
gioco di mani di prima scambiò nuovamente le sfere e Froakie tornò sull’arena
che aveva abbandonato qualche minuto prima. Serena scrutò il ranocchio alla
ricerca di un oggetto tenuto, ma questi sembrava esserne privo.
Adesso era il momento. Il breve
incontro tra Ralts e Mantyke era stato utile per studiare le rispettive
strategie, ma ora si faceva sul serio. E nessuno dei due si sarebbe trattenuto o
avrebbe giocato con l’altro.
« Giornodisole! ».
« Geloraggio! ».
Froakie mostrò maggiore celerità
nel generare la tecnica, ma il tempo necessario per raggiungere il bersaglio fu
vitale: il bulbo di Uno originò una sfera luminosa che si elevò nella caverna
rischiarandola come una splendente stella incendiata. Serena sorrise, conscia
che a quel punto la tattica che aveva approntato per Lino era stata innescata:
aveva attivato l’Abilità del suo Pokémon, Clorofilla. E infatti quello,
fortificato dalla luce solare, acquistò una lestezza tale che riuscì a scansarsi
e osservare compiaciuto l’attacco sciogliersi sul terreno.
Adesso la sfidante era in
vantaggio: le velocità degli oppositori erano paragonabili, Bulbasaur era uscito
illeso e godeva di pochi ma fondamentali attimi di vantaggio. « Usa Foglielama!
» ordinò la sua padrona, e il turbinio verdeggiante colse Froakie mentre ancora
si stava riorganizzando dopo l’azione precedente, centrandolo in pieno. Serena
non trattenne un’esultanza, ma non poté fare a meno di notare che Christian
conservava ancora quel provocatorio sorriso sul volto.
E per buone ragioni: la
Schiumorana non aveva patito il colpo nemmeno lontanamente quanto avrebbe
dovuto. L’Erba debilitava l’Acqua, eppure non si sarebbe detto da come si era
scrollato di dosso l’offensiva. Quando il sogghigno del Capopalestra si
trasformò in una risata di scherno, la ragazza lo fulminò con lo sguardo « Che
cosa c’è, ora? ».
« Ti è familiare il concetto di
Abilità? ».
Ti è familiare il concetto di Abilità? All’involontaria ripresa
delle stesse parole usate da Violetta, Serena perse molta della sua spavalderia
« Certo ».
« L’Abilità di Froakie è
Mutatipo. Ogni volta che usa una mossa si mimetizza in essa, acquisendone il
tipo. Ciò rende al contempo più forte l’attacco e più imprevedibile lui ».
La ragazza comprese: adesso quel
ranocchio era di tipo Ghiaccio, e il Ghiaccio non temeva particolarmente l’Erba.
Mentre la realizzazione le giungeva fiaccante, Christian fu galvanizzato e il
suo Froakie scagliò immediatamente un secondo Geloraggio che, complice una
momentanea disattenzione dell’obiettivo, focalizzò quest’ultimo pienamente. Il
grido di dolore lanciato da Bulbasaur fece tornare la sua proprietaria in sé «
Coraggio, Uno, non perdere la concentrazione! ».
L’anfibio proiettò un terzo
flusso gelido, ma questa volta il Pokémon Seme reagì con prontezza schivandolo
con la velocità assicuratagli da Clorofilla. Seguì una successione serrata di
Geloraggi lanciati con precisione millimetrica, e Bulbasaur si ritrovò a
zigzagare per l’intero campo in un tentativo di ritardare l’inevitabile.
Serena si sentì terribilmente
impotente. Per quanto un solo attacco avesse ferito il suo amico, tanto era
bastato a renderlo decisamente più debole. Lo vedeva arrancare facendo appello a
ogni forza residua, ma prima o poi avrebbe commesso un passo falso dettato dalla
poca lucidità. La luce solare che aveva generato a inizio battaglia avrebbe
favorito una Sintesi che l’avrebbe rivitalizzato, ma Froakie non concedeva loro
nemmeno l’istante di tregua necessario per attuarla.
E non poteva neppure rispondere
al fuoco: si era allenata quasi esclusivamente sulle tecniche d’Erba, e Mutatipo
aveva scompigliato i suoi piani. Senza considerare che, anche qualora avesse
trovato un’alternativa a Foglielama, al suo avversario sarebbe bastato cambiare
mossa per vanificare i suoi sforzi. Non poteva attaccare.
Non poteva attaccare.
Le parole le vorticarono nella
testa fino a che non arrivò alla folgorazione che le serviva. No, non poteva
attaccare. Ma poteva difendere.
« Uno, fermati e usa Amnesia! ».
Bulbasaur obbedì, arrestandosi
sul posto e lasciando che il Geloraggio di Froakie, mirato poco più avanti per
tenere il suo ritmo di corsa, si frantumasse al suolo. Piccole bolle dalle tinte
arancioni lo circondarono, dondolando elegantemente nell’aria prima di
dissiparsi. Il suo avversario approfittò del momento di stasi per attaccare con
successo, ma quando la tecnica colse il Pokémon fu a malapena sufficiente a
solleticarlo.
« Così! Usala ancora! » esclamò
Serena a pugno chiuso, gongolando nel vedere il Capopalestra per la prima volta
in difficoltà. Amnesia aveva incrementato la resistenza speciale del suo
compagno, e i Geloraggi adesso non potevano danneggiarlo significativamente. «
Perfetto, e adesso Sintesi! » ordinò poi, lasciando che il piccolo rettile si
ricaricasse usando l’energia solare « Allora, Christian? Ti fai fermare da così
poco? ».
Il ragazzo strinse tra le dita i
suoi ciuffi biondi e digrignò i denti esacerbato « Credi di aver già vinto? Ho
molte altre cartucce nel mio fucile! Froakie, usa
Rimbalzo! ». La Schiumorana si abbassò quasi al livello del terreno
prima di spiccare un salto di forse oltre dieci metri, svanendo nell’accecamento
provocato da Giornodisole.
«
Cartucce nel fucile. Che poeta » ridacchiò sarcastica la sfidante.
« Io non riderei, sai? Rimbalzo è
un attacco fisico, la tua Amnesia non ridurrà il danno stavolta! ».
« Oh, lo so benissimo. Ma
Rimbalzo è anche un’altra cosa » motteggiò la giovane « Di tipo Volante.
Uno, usa Naturforza! ».
Christian sgranò gli occhi
incredulo. L’aveva raggirato, e lui si era comportato esattamente come lei aveva
pianificato. Mutatipo avrebbe armonizzato Froakie alla sua mossa, rendendolo di
tipo Volante, e Naturforza, traendo la propria energia dall’arena stessa,
avrebbe assunto il tipo Roccia dettato dalla caverna. Superefficace. Entrambe le
tecniche sarebbero andate a segno. Distruzione mutua assicurata.
Il Capopalestra fu costretto ad
assistere alla scena senza poter reagire. La sagoma del ranocchio in caduta
libera ricomparve stagliata contro il finto sole mentre l’attacco di Bulbasaur,
convertito in Gemmoforza, veniva sprigionato verso l’alto. Da lì fu una
questione di attimi: entrambe le parti si mossero troppo velocemente per essere
viste e in un baleno un fragoroso boato assordò i presenti. Una nube di polvere
si levò dal punto d’impatto precludendo alla vista buona parte del campo.
Rimbalzo doveva essere andato a segno visto il rumore, ma quando la nube di
pulviscolo iniziò a diradarsi l’anfibio a terra indicò che anche Naturforza
aveva svolto il suo dovere. Presto anche l’altro contendente divenne visibile:
entrambi erano accasciati a terra, entrambi colpiti duramente da ciò a cui erano
deboli, eppure entrambi non completamente esausti. Apparivano quasi incapaci di
muoversi, ma erano vigili.
Christian strinse i denti.
Nessuno dei due era messo bene, ma Bulbasaur godeva di un vantaggio: Sintesi.
Lui poteva riprendersi, Froakie no. Non poteva permettergli di farlo, o avrebbe
perso quel round. E visto che il suo combattente non sembrava in condizione di
produrre un Geloraggio, tantomeno di ricorrere a una mossa fisica come Rimbalzo,
rimaneva una sola alternativa. « Usa Lancio! ».
Serena si drizzò come un manico
di scopa. Sotto i suoi occhi il ranocchio infilò la zampa sotto il collare
schiumoso e ne sfilò un pendente a forma di goccia. Acqua Mistica, celata per
tutto quel tempo, mai impiegata perché ricorrere a mosse d’Acqua sarebbe stato
fuori luogo per il suo avversario. Se avesse colpito Uno sarebbe stata più che
sufficiente a mandarlo al tappeto. La reazione della ragazza fu più istintiva
che ragionata « Presto, Resistenza! ».
Lo strumento lasciò in quel
momento la stretta della Schiumorana per dirigersi verso il suo bersaglio.
Bulbasaur si accovacciò all’istante e fu centrato in piena fronte dal
proiettile, che tuttavia fu sbalzato via con un sussulto del ricevitore. Per
quanto con un briciolo di vitalità, la tecnica difensiva gli aveva permesso di
reggere.
La sfidante trattenne
un’esultanza per la sola ragione che non era ancora finita. I suoi occhi
andarono al soffitto della caverna, dove la sfera prodotta da Giornodisole
andava affievolendosi. Sarebbe durata ancora poco, quindi doveva fare in fretta.
Un’occhiata rapida a Froakie bastò a capire che non riusciva a rialzarsi
dall’attuale posizione inginocchiata, e per quanto spossato sarebbe stata
necessaria una tecnica di potenza non indifferente per finirlo. « Uno, usa
Solarraggio! ».
Christian trasalì, Serena non si
deconcentrò per un’istante. Bulbasaur era stato violentemente ferito da
Rimbalzo, forse anche paralizzato, e il solo issarsi sulle piccole zampe lo fece
tremare. Ma doveva farcela. Poteva
farcela. La sua padrona lo incitò a mente, forse addirittura convinta che
servisse. Coraggio. Coraggio, ripeté
tra sé e sé mentre il suo amico radunava le sue forze.
Ma non fu sufficiente. Dopo un
ultimo sforzo il Pokémon cadde a terra incapace di proseguire, e Serena fu
obbligata a ritirarlo nella Ball mentre il sole artificiale si spegneva e
sull’antro calavano nuovamente le tenebre. Con i nervi a fior di pelle lanciò in
campo Karen, parzialmente rinvigorita dal breve riposo ma comunque limitata dal
suo stadio evolutivo. La ragazza si sarebbe attesa di vedere dall’altro lato la
sinuosa sagoma di Mantyke, eppure l’anfibio era ancora al suo posto. « Non hai
intenzione di richiamarlo? » domandò corrucciata.
« Il fatto che Froakie sia debole
non vuol dire che sia inutile » ribatté sprezzante Christian « Non ha speranze
di vincere, ma è sacrificabile per sfiancare Ralts. Credo che sopravvaluti il
tuo piccoletto ».
Serena increspò le sopracciglia
disgustata. La prima frase era stata quasi troppo gentile per il personaggio, e
infatti con la seconda e la terza si era ampiamente rifatto. « Nessun Pokémon è
sacrificabile. Per la cronaca, Karen è una
lei » lo corresse adirata « E credo che sia tu a non doverla sottovalutare,
perché hai dimenticato qual è stata la tua ultima mossa ». La sua ira era tale
che non lasciò nemmeno al suo avversario il tempo di comprendere il suo errore e
gridò a pieni polmoni « Karen, usa
Assorbibacio! ».
Il Capopalestra pensò che fosse
una decisione peculiare, e quando ne afferrò il senso ormai era troppo tardi. L’ultima
mossa di Froakie era stata Lancio, tipo Buio, e per via di Mutatipo ora
anche il Pokémon stesso l’aveva acquisito. Il che lo rendeva vulnerabile al
Folletto, una delle specialità di Ralts. Prima ancora che potesse rispondere la
Schiumorana giaceva inerme a terra, definitivamente stordita. Erano pari: uno a
uno, e lo scontro decisivo era alle porte.
Per quando Mantyke giunse
sull’arena, però, Serena aveva già elucubrato abbastanza per capire che aveva
perso. Era come Violetta aveva detto: Ralts era troppo fragile per reggere uno
scontro diretto. Credeva di essere migliorata, di essersi preparata, e invece
aveva di nuovo peccato di superbia. Ma esattamente come allora non intendeva
darsi per vinta. Le chance erano nulle, ma arrendersi non era da lei. Si fece
coraggio.
« Fogliamagica! ».
« Idropulsar! ».
Come nella prima iterazione
l’attacco di Karen scalfì appena la pelle della manta, che nel frattempo aveva
già caricato e scagliato il suo getto d’acqua. Ralts fu investito in pieno,
svanendo sommerso dalla massa liquida senza nemmeno provare un Teletrasporto,
perché si era già rivelato inutile. La sua proprietaria si attese di ritrovarlo
steso in acque chete, umido e vinto.
Ma non fu così. Con
sconvolgimento di tutti i partecipanti, Karen in primis, il piccolo Pokémon
Sensazione era rimasto vigorosamente in piedi. Si sarebbe detto che la tecnica
l’avesse mancato da come pareva illeso, ma tutti avevano assistito al contrario.
Serena non riuscì a capacitarsi di cosa fosse successo, rimanendo immobile con
gli occhi sgranati. Christian invece realizzò l’accaduto relativamente presto,
con una voce che trasudava stupore « Traccia… ».
« Cosa? ».
« Il tuo Ralts ha Traccia come
Abilità, vero? ».
La ragazza lo osservò perplessa.
Lei l’aveva scoperto negli studi in previsione di quel giorno fatidico, ma non
l’aveva mai detto nel corso della battaglia. « Sì, come fai a saperlo? ».
« Perché si è appena attivata,
furbona. Ha copiato Mutatipo da Froakie ».
In quel momento la bionda
competitrice afferrò appieno il significato delle parole dell’Allenatore, e in
parallelo anche come si era svolta la faccenda. Quando Karen era scesa in campo
Traccia aveva imitato l’Abilità del suo avversario corrente, ovvero Froakie.
Quando aveva usato Fogliamagica Mutatipo era stata innescata, e il nuovo tipo
Erba aveva resistito a Idropulsar. Ora Mantyke era vincolato a quella mossa che
lei non soffriva. Era di nuovo in partita.
E un’altra realizzazione la colse
a quel punto, una che la rinvigorì all’istante:
contro Violetta aveva vinto. Aveva ripassato la sfida decine di
volte, al punto da impararla a memoria, eppure non le era mai passato per
l’anticamera del cervello che quella caratteristica che aveva ritenuto inutile,
Traccia, potesse consentirle di ritorcere l’Abilità del suo nemico contro di
lui. Ora invece le appariva chiarissimo: Karen tre settimane prima aveva copiato
Insettocchi, e quindi aveva sempre saputo qual era il vero Vivillon tra le copie
prodotte da Doppioteam. Se avesse attaccato avrebbe vinto, e per questo Violetta
si era arresa. Le aveva mentito per non farle montare la testa.
Christian, silenzioso a
digrignare i denti fino ad allora, si convinse che non aveva nulla da temere:
poteva sfinire quell’esserino a furia di Idropulsar. Era pur sempre il settimo
Pokémon più debole conosciuto e non aveva modo di rivitalizzarsi autonomamente.
« Mantyke, v–– ».
«
Karen, Attaccalite! » proruppe Serena con un ritrovato sorriso.
Il Pokémon Aquilone cercò di
obbedire al Capopalestra, ma non riuscì a sferrare l’attacco. Fu come soffocato,
incapace di generarlo nella bocca. « Cosa?
».
« Stolascelta può anche esserti
utile per essere più veloce, ma devi pagarne il prezzo » spiegò la ragazza
soddisfatta « Non puoi cambiare mossa. Attaccalite impedisce di usare la stessa
due volte di fila, quindi non puoi toccarmi ».
« Non posso finché non attacchi
di nuovo » la corresse Christian, ben conscio del funzionamento della tecnica e
dei suoi tempi di reset « Ricorda il Paragrafo 2, Comma 24. Norme sullo stallo:
se non attacchi in tre minuti hai perso ».
Serena annuì. Conosceva benissimo
il regolamento. E non avrebbe avuto bisogno di quei tre minuti, perché ormai
sapeva cosa fare. Prima il nervosismo aveva annebbiato il suo raziocinio, troppo
concentrata com’era sul non perdere, ma ora vedeva chiara la strategia di
vittoria. E non c’era nulla che il suo avversario potesse fare per fermarla. «
Karen, usa Baratto! ».
Una coppia di flussi energetici
color erba connesse in versi opposti i due Pokémon in campo. Quasi
contemporaneamente l’Idropulsar di Mantyke tornò in funzione, proiettato dritto
contro Ralts e sommergendolo. Christian si concesse una breve esultanza, ma fu
quasi immediata la realizzazione che il suo nemico non stava indietreggiando di
un millimetro. Di più, stava assimilando
il colpo.
« Sorpreso? » domandò la sfidante
in tono provocatorio « Baratto scambia l’Abilità con il bersaglio. Possiamo dire
con moderata certezza che il tuo Mantyke aveva Assorbacqua? ».
«
INTERROMPI SUBITO L’ATTACCO! » ordinò il ragazzo a pugni stretti, e
all’istante il getto fu tranciato alla fonte cadendo sul suolo pietroso.
Assorbacqua rinvigoriva l’utilizzatore quando era colpito da mosse di tipo
Acqua, quindi tutto ciò che aveva fatto era stato avvantaggiare Ralts. Non solo,
per via di Stolascelta non poteva nemmeno cambiare mossa. Era
inerme. « Come sapevi che Abilità aveva? ».
Il ghigno di Serena fu eloquente
nel mostrare il suo stato d’animo. Aveva ricordato dove aveva visto Mantyke
prima: era nella lista di Pokémon che Trovato gli aveva mostrato parlandogli di
quell’Abilità. « Merito di un amico » commentò criptica « Ma grazie per la
ricarica gratuita ». Assaporò il puro risentimento provato dal Capopalestra come
la fragranza del primo giorno di primavera, poi si rivolse alla sua Karen «
Allora, la chiudiamo? Prepara Laccioerboso ».
« Mi chiedevo quanto ci avresti
messo a capire che era più efficace di Fogliamagica per il peso di Mantyke ».
« Chiedo venia, ero distratta ».
« Sai, è irritante essere
sconfitto da un’Allenatrice imbarazzante come te » disse il giovane amareggiato
« Stai attaccando un Acqua-Volante. Non dovresti usare l’Erba, dovresti usare lo
Psico o il Folletto che sono i tipi di Ralts. L’efficacia è la stessa ».
« È irritante essere stata quasi
sconfitta da un Allenatore imbarazzante come
te » ribatté Serena secca « Perché hai dimenticato che Baratto
funziona in entrambe le direzioni, quindi Mutatipo è passato a te. Dimmi, qual è
l’ultima mossa che hai usato? ».
Proprio mentre un duo di viticci
fluorescenti spezzava la continuità della roccia come germogli nel cemento,
Christian ebbe l’epifania più significativa della sua vita: non aveva
semplicemente perso, era stato superato.
Aveva trascurato la sua stessa Abilità, e il fatto che in congiunzione con
Idropulsar avesse cancellato il tipo Volante dal suo Pokémon Aquilone. E
l’entusiasmo di Serena non fece che rendere ancora più duro il momento in cui la
manta, stritolata dai rampicanti, cadde tramortita a terra impossibilitata a
continuare lo scontro, sancendo la sua sconfitta. Nonostante gli strumenti
usati, nonostante si fosse mosso ai limiti del regolamentare per prevalere,
aveva perso.
Serena, sita dal lato opposto
dell’arena, si piegò sulle ginocchia e scoppiò in una quieta risata. In un colpo
solo aveva guadagnato due Medaglie e si era liberata di quel peso opprimente che
la resa di Violetta le aveva caricato sulle spalle. Adesso sì che era
un’Allenatrice.
Dopo aver richiamato Karen si
avvicinò al sostituto Capopalestra a passi lenti, quasi signorili nella natura.
Quello la osservò con uno sguardo dapprima abbattuto, poi illuminato da un
guizzo intuitivo « Sei stata davvero brava. Sarebbe bello se cominciassimo ad
allenarci insieme, sono sicuro che impareremmo qualcosa l’uno dall’altra ».
La ragazza gli rivolse
un’occhiata di fuoco. Mentiva, e non era nemmeno bravo a farlo. Sicuramente era
così che era entrato nelle grazie di Narciso: facendosi amici i più talentuosi,
vivendo sotto le loro ali protettive e aggrappandosi a loro mentre spiccavano il
volo verso i piani alti degli ordinamenti degli Allenatori. « La mia Medaglia,
grazie ».
Sbigottito e mortificato –
probabilmente non era abituato a ricevere un rifiuto così deciso –, Christian
frugò nella tasca della sua giacca per estrarne una spilla dalla forma simile a
una parete di mattoni, un premio adeguato alla Palestra di Linus Stromberg.
Protese la mano per porgerla alla vincitrice, recitando con tono afflitto «
Questa è la Medaglia Rupe. Adesso che possiedi due Medaglie risulti regolarmente
iscritta alle qualificazioni per l’Esame della Lega Pokémon di Kalos.
Congratulazioni ».
La ragazza sorrise e la strinse
tra le dita orgogliosa. Avrebbe voluto dire molte cose a quell’arrogante, ma un
incipiente sermone fu troncato dal suono inconfondibile di una notifica del PSS.
Quando l’ebbe recuperato dalla borsa scoprì che si trattava di un lapidario
quando enigmatico messaggio di Bellocchio.
“Costa Nera a mezzogiorno”.
Quando Serena arrivò alla
spiaggia designata, sotto un cielo limpido e un sole accecante alto sulla cupola
turchina, il suo amico doveva essere lì già da diverso tempo. Una scia di orme
marcate nella sabbia conduceva alle sue scarpe affossate nei granelli. Entrambe
le sue mani erano infilate nelle tasche frontali dei pantaloni, il volto era
proteso all’orizzonte color indaco, e una brezza marittima sollevava appena il
suo cappotto. Lo aveva indosso nonostante il caldo, ma non sarebbe stato lui se
avesse ragionato come loro comuni mortali.
Appena la ragazza gli fu
sufficientemente vicino, l’uomo parlò senza muovere il capo « Com’è andata? ».
« Ho vinto! » rispose Serena con
gioia. Bellocchio si voltò verso di lei quando bastava perché un insolitamente
arcuato sorriso di congratulazioni divenisse visibile. Era felice per lei, su
questo non c’era dubbio. « Sono uscita da poco, però. Come sapevi che per
mezzogiorno avrei finito? ».
« Perché ero certo che ce
l’avresti fatta in breve, ed ero certo che avresti vinto ».
« Per fortuna che uno di noi due
lo era » commentò la ragazza con pungente autoironia « Ah, sai che avevo vinto
pure con Violetta? ».
« Sul serio? ».
Serena annuì allegra « Questione
di abilità ». Sul momento rise tra sé e sé per quella freddura tanto ingegnosa,
ma a ben pensarci era terribile. Meglio dimenticarla. « Perché siamo qui? ».
Il giovane estrasse la mano
destra dalla rispettiva tasca, stringendo tra le mani una Poké Ball fortemente
danneggiata. Numerosi graffi le segnavano la copertura, e in alcuni punti pareva
addirittura di intravedere della ruggine.
« Cos’è? ».
« La sfera che contiene la
Chansey di Kashlinsky. Quella che alimentava il generatore sinaptico di Hoopa ».
« Quella con cui hai fatto il
giochetto per batterlo » rammentò l’Allenatrice « Cosa ne facciamo? ».
« La liberiamo. Ha passato anni
dentro la Ball, è anche ora che si faccia una camminata. Tu sei d’accordo? ».
« Sei tu l’incubo degli dei ».
Bellocchio emise uno sbuffo
divertito alla punzecchiatura dell’amica e premette il pulsante centrale della
sfera. Di lì ciò che seguì fu confuso: il flash di apertura lo accecò per una
frazione di secondo, ma in quel brevissimo istante una serie interminabile di
migliaia e migliaia di figure danzarono nella mente del giovane. Riuscì a
distinguere soltanto alcune immagini, fotografie di un film sconclusionato: un
vortice blu, una donna bionda che lo baciava, una cabina metallica e poco altro.
Senza alcuna transizione ritornò alla realtà, non prima però che un’ultima
istantanea gli infiammasse le retine: il cosmo. Un angolo remoto dell’universo,
buio e al contempo denso di stelle che come gemme lo decoravano.
Serena afferrò il suo amico per
le spalle per evitare che cadesse dopo averlo visto sobbalzare all’indietro «
Ehi, che hai? ».
Bellocchio sbatté le palpebre più
volte. Solo ora si rendeva conto che quelle diapositive non erano state mute: le
sue orecchie palpitavano, investite da suoni inconsulti che pareva aver
avvertito solo lui. Impiegò qualche momento per riportare la sua soglia uditiva
a un livello accettabilmente basso. « Ho visto… È stato strano, è come se… »
farfugliò. Osservò la Poké Ball ora aperta e vuota come se avesse scorto un
fantasma al suo interno « Ho visto i ricordi di Kashlinsky ».
Serena sussultò «
Cosa? ».
« Dev’essere stato il generatore
» proseguì l’uomo ancora sconcertato « Mentre estraeva il codice sinaptico per
produrre le radiazioni deve averlo rinforzato ».
« Le ha impresse dentro la Poké
Ball ».
« Può essere. Quando l’ho aperta
mi saranno arrivate in faccia ».
La ragazza esaminò a fondo il suo
volto con preoccupazione. Per quanto ne stesse parlando con la più assoluta
naturalezza era evidente che ciò che aveva provato per quella scheggia temporale
era stato tutt’altro che banale. Se davvero erano le memorie di quello
scienziato di cui le aveva raccontato, doveva aver rivissuto avvenimenti cupi.
La caduta del Pianeta Nero, la progressiva follia del suo leader, il proprio
assassinio… « Tu stai bene? ».
« Sì… Sì, sono andate. È stato un
attimo » la rassicurò Bellocchio. Rivolse il proprio sguardo al paffuto corpo di
Chansey, che fino a quel momento li aveva scrutati incuriosita, e si accorse che
anche lei ora lo fissava negli occhi. La sua espressione era strana, delicata,
come se stesse cercando di comunicargli qualcosa. Ma dovette rinunciare e, senza
emettere neppure un verso di ringraziamento o attendere la conferma della sua
liberazione, si allontanò verso nord a goffi passi.
A Serena la scena, e in
particolare la dinoccolata andatura del Pokémon Uovo, erano parse quasi comiche.
« Mi hai chiamato qui per questo? ».
« No. Cornelius oggi mi ha
telefonato, ha detto che durante la notte si è svegliato e il suo armadio
brillava. Termine esatto usato da lui
». L’uomo mise da parte la Poké Ball dopo averla richiusa e con la mano
rimanente mostrò un altro oggetto: un piccolo coccio traslucido, parte di una
gemma opalescente. « Ha trovato questo nella tasca della giacca che hai
indossato durante l’invasione ».
Serena sobbalzò, riconoscendolo
immediatamente « È uno dei frammenti! ».
Il suo amico assentì a confermare
il riconoscimento visivo « Secondo Saul erano quattro in tutto, quindi ne manca
uno ».
« Ma… » esitò la ragazza
grattandosi la fronte. Il primo l’avevano rinvenuto nel nido dei Beedrill, il
secondo era giunto a loro per mano di Dusknoir. « E questo come ci è arrivato
lì? ».
« Era quello che volevo chiedere
a te ».
Domanda legittima, sotto un certo
punto di vista: il soprabito l’aveva preso in prestito lei. « Io non ne ho idea
».
« Lo immaginavo » commentò il
giovane « Sospetto che qualcuno l’abbia messo lì mentre eri prigioniera nella
caverna ».
« Hoopa? ».
« Forse ».
« Ma perché nella
mia? ».
Bellocchio abbassò gli occhi alla
rena in cui affondavano i suoi piedi, seguendo i granelli che scivolavano nella
depressione locale del terreno. Che cosa stava facendo della sua vita? Serena
era la sua migliore amica, aveva più volte rischiato la vita per lui. E come la
stava ripagando? Celandole informazioni che avrebbero potuto salvarla in un
giorno lontano. Non più. « Sapevo che
avevi vinto con Violetta ».
La ragazza gli rivolse uno
sguardo disorientato. Era abituata ai cambi di discorso di quello strano
individuo, ma non così improvvisi e seri.
« Sono andato a parlarle quel
giorno e mi ha confermato che avevi vinto ».
« Ma… Perché non me l’hai detto?
».
Bellocchio inspirò profondamente.
Avrebbe voluto affermare che non lo sapeva, ma lo sapeva benissimo. « Perché è
quello che faccio, mento continuamente. Fingo di ricordare tutto della mia vita,
fingo di riconoscere il tuo volto quando mi parli dopo il tramonto. Mento da
talmente tanto tempo che ormai è un’abitudine. È come respirare, non ci faccio
nemmeno caso ».
« Per una Palestra… Ma dai–– ».
« La Dama Cremisi ti stava
tenendo d’occhio. L’ho capito da quando ci ho parlato la prima volta. Mentre
viaggiavo con te l’ho sempre saputo ».
La bocca di Serena rimase
semichiusa, interrotta da una frase che l’aveva paralizzata.
L’aveva tenuta d’occhio. Era una
combinazione di parole banale, eppure la sua mente non riusciva a recepirla. «
Me? Perché? ».
« Non lo so. Considerando che è
morta non lo saprò mai » considerò l’uomo chinando nuovamente il capo « Ti
capisco se hai cambiato idea, se non vuoi continuare a viaggiare con me. Avresti
ragione ».
Eccolo di nuovo. Stava avendo gli
stessi ripensamenti che già le aveva esposto poco prima di quel pacifico
tramonto nell’appartamento di Cornelius. Serena credeva di aver messo a tacere
gli irragionevoli sensi di colpa del suo amico già allora, ma assumere ciò nei
confronti di chi ogni giorno non ricordava il precedente era stato con il senno
di poi un delirio. E ripetere le stesse cose difficilmente avrebbe funzionato di
nuovo.
Per un po’ la ragazza faticò a
trovare una risposta apprezzabile. Poi una bizzarra concomitanza di intuizione e
buona sorte la favorì, donandole i vocaboli giusti da pronunciare « Hai letto
del nostro primo incontro? ».
« Certo ».
« Quella notte ti feci credere di
essere un’Allenatrice. Tu ne eri convinto e io non dissi nulla, perché mi
piaceva che almeno qualcuno lo credesse. Perciò, vedi, tecnicamente ti ho
mentito prima io » concluse con un sorriso, imitandone poi il tono di voce
mentre riprendeva ironicamente la frase da lui usata poco prima «
Ti capisco se hai cambiato idea, avresti
ragione ».
Bellocchio rise a sua volta.
Niente da fare, era proprio decisa a proseguire con lui. E in fondo che autorità
era per arrogarsi il diritto di impedirglielo? Entrambi tornarono a contemplare
l’oceano. Udirono solo ora il dolce suono delle onde che si frangevano sulla
battigia, come se le loro orecchie fossero state liberate soltanto in quel
momento. Il loro moto armonico era tanto poetico che interromperlo sarebbe stato
un crimine, ma come al solito a qualcuno spettava il fardello.
« Allora, andiamo a mangiare? La
battaglia mi ha messo fame ».
Senza nemmeno attendere risposta,
la bionda Allenatrice si incamminò in salita per uscire dalla spiaggia e tornare
nella zona urbana di Altoripoli. Il suo amico la osservò nel tragitto per
qualche secondo prima di obiettare « Ma è solo mezzogiorno ».
« Magari questa volta non dovremo
cucinare tutto in cinque minuti! » replicò lei ad alta voce, rifiutandosi
giocosamente di degnarlo di uno sguardo.
Bellocchio esitò prima di
seguirla, dispiaciuto di dover abbandonare un paesaggio così memorabile come lo
scintillante litorale di mezzodì. Ma in fondo, ancor più che mentire, questo era
ciò che faceva: lasciava tutto indietro. Laddove altri si sarebbero
legittimamente crogiolati per qualche giorno nell’idea di aver salvato Kalos,
loro proseguivano come se nulla fosse successo.
Quella era la loro vita, adesso.
Mai fermi, sempre pronti a inoltrarsi in nuove avventure. C’era chi li avrebbe
criticati, ma anche quella era la forza di loro due: nessuno aveva la minima
intenzione di mancare l’appuntamento con le meraviglie che li attendevano. Da
qualche parte cuori tra i ghiacci attendevano di essere sgelati, pietre
indemoniate giacevano silenti, uomini senza volto ordivano schemi, ombre
tendevano agguati agli indifesi e cancelli per l’inferno bramavano l’apertura. E
loro sarebbero stati lì.
brutte notizie
LKNA chiude.
Bene, ora che vi ho spaventati posso dire che non
è vero: non chiudo nulla (finché il mio sistema cardiocircolatorio non
collasserà per colpa di Geometria I). Per chi ha letto questo capitolo in
differita non ci sarà stata alcuna sorpresa, dato che nel menù a tendina sotto
il titolo avrà visto un rimanente numero imprecisato di altri episodi (a quattro
cifre, se vado avanti di questo passo). Quindi ci sono soltanto una decina di
persone che potrei o non potrei aver scioccato con l’annuncio di cui sopra.
Perché ho esordito così? Perché ho effettivamente
brutte notizie da comunicare (altrimenti il titoletto sarebbe sprecato), e ho
pensato che dandone prima una falsa e tragica avrei indorato la pillola. È stata
una pessima idea, ma ormai ho scritto queste righe e sono troppo pigro per
ricomporle.
Chi ha seguito in diretta (i famosi dieci) sa che
ho pubblicato l’1x32 con un ritardo di una settimana a mezza, ritardo dovuto al
fatto che banalmente non lo avevo ancora finito. Avevo affermato nel lontano
dicembre 2014 che questo sarebbe stato l’anno di LKNA: grande arco di Altoripoli
e finale della prima stagione. Posso dire di aver mantenuto almeno una delle due
promesse, che in termini statistici non è un risultato da buttare. Questo per
introdurre la vera sconfortante novella: niente finale di stagione a luglio.
È stata una decisione sofferta: nel corso
dell’anno e mezzo di vita di LKNA sono quasi sempre riuscito a mantenere il
ritmo di due capitoli al mese (minisodes a parte) e a tener fede alle scadenze
annunciate. Tale presa di posizione deriva dunque da due considerazioni
principali: la prima è che, per quanto questa storia mi appassioni, non posso
nemmeno lontanamente pensare di metterla davanti ai miei doveri universitari,
per la banale ragione che uno dei due campi ha vaghe speranze di mantenermi un
giorno e l’altro no (a meno che tutte le proprietà intellettuali che ho violato
con plagi sistematici non mi concedano licenza gratuita di lucro). La seconda è
che, per rimanere in pari con termini autoimpostimi, avrei dovuto scrivere
qualcosa come un capitolo alla settimana o portarmi LKNA dietro durante la
sessione estiva di esami. La terza è che, in fin dei conti, conviene anche ai
miei lettori che io abbia il tempo per pianificare attentamente le storie che
intendo presentare loro, e non ha senso affrettarle per qualcosa di tanto etereo
come la puntualità.
Quindi quali sono i piani di LKNA nell’immediato
futuro? Maggio sarà di pausa: lo userò per respirare e preparare ciò che verrà
in seguito. Durante giugno e luglio avverrà la pubblicazione della penultima
avventura del primo gruppo, tre capitoli incorniciati da due minisodes
pubblicati con la solita cadenza quindicinale. Il finale di stagione slitterà
ahimè a settembre, quando sarà edito, eccezionalmente, un episodio a settimana
anziché due. Per ciò che verrà dopo, beh, dovrete aspettare per scoprirlo.
E ricordate che tutto ha un inizio a una fine. Ma
non sempre la fine viene presto.
Un mortificato ma stranamente a suo agio,
Novecento