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Autore: EclipseOfHeart    29/04/2015    4 recensioni
[Crossover NCIS x The Dovekeepers]
«Voi avete un talento nel mettervi nei guai.»
«E voi un talento nell’aiutare me a risolverli.»
«Si può quasi dire che sia ormai il mio lavoro quello di proteggervi.»
Shirah sorrise: «Credevo che non vi avrei più rivisto, Anthonius»
«E sbagliavate, bellissima dovekeeper.»

~
Tony e Ziva, distesi sul divano, guardavano la fotografia dell’ecografia, dove quel piccolissimo puntino rappresentava, per loro, l’inizio di tutto.
«Mi piacerebbe chiamarla Aziza. Significa colei che è potente. Così il mondo non potrà ferirla.» disse Ziva, intrecciando le mani sulla sua pancia.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Have you met your soulmate?

 

 

«Cosa faremo ora, Shirah?»

C’era incertezza nella voce di Yael, insicura del suo destino, benché certa che la fede le avrebbe aiutate a capire la loro strada.

Erano sopravvissute. E non soltanto ai Romani, ma anche alla morte e alle ferite dei loro cuori.

Avevano raccontato la storia del loro popolo ed essa sarebbe vissuta grazie a loro, a L’viyah e alla vita che stava crescendo dentro Shirah, ultimo regalo del suo grande amore.

«Non lo so, Yael. Ricominceremo, noi ricominciamo sempre. Insieme.»

Le sorrise e Yael sentì il cuore riempirsi di coraggio.

Dopo essere state risparmiate da Roma, fu deciso che continuassero a svolgere il lavoro per cui erano conosciute, cominciando così ad occuparsi di una delle colombaie più grandi esistenti a Roma.

I giorni passavano lenti, ma entrambe continuavano a vivere con tenacia, pur nello scherno con cui le trattavano i cittadini romani, infastiditi dalla loro presenza.

Adir, anche a causa della sua gamba, subiva continuamente offese e pestaggi, ma stava riuscendo lentamente a farsi apprezzare per le sue nascenti abilità di poeta.

Trascorsi cinque anni dalla caduta di Masada, Shirah e la sua famiglia avevano ormai deciso di rimanere a Roma stabilmente; i metodi curativi delle due erano diventati alquanto famosi per la loro efficacia, benché circolasse sempre la voce che fossero soltanto delle streghe.

Shirah, quando nacque il suo bambino, decise di chiamarlo Eleazar, in onore del suo amore. Ancora rivedeva ogni notte il momento in cui aveva dovuto trafiggerlo con quel coltello e aveva raccolto il suo ultimo respiro, promettendo di custodirlo per la vita.

L’viyah cresceva contornata dall’affetto di sua madre, di Shirah e di Adir.

Quando Shirah pensava alla sua vita, era certa che il suo destino si fosse interamente compiuto, dandole come ultimo compito quello di narrare la storia di Masada e assicurarsi che Yael, Adir, L’viyah e Eleazar vivessero una vita felice.

Tuttavia fu una sera d’estate che Shirah comprese che il destino non avesse ancora finito con lei: camminando per tornare nella sua piccola domus, accortasi che si era fatto più tardi del solito, accelerò il passo, timorosa di dover fare la strada al buio, indifesa com’era.

I suoi dubbi si concretizzarono velocemente, quando si sentì strattonare verso un vicolo e delle forti e dure mani iniziarono a scorrerle lungo il corpo, mentre il fiato alcolico e puzzolente dell’uomo che l’aveva aggredita le arrivava fin dentro le narici.

Shirah urlò più forte che poté, ma una mano le tappò la bocca e il naso, impedendole di respirare se avesse continuato a protestare.

Scalciò e tentò di liberarsi in tutti i modi possibili, ma chi le stava di fronte era troppo forte e il suo vestito era già tutto strappato e sentiva che il momento in cui l’avrebbe presa era sempre più vicino.

Strinse i denti e gli occhi, volendo evitare di mostrarsi debole ed aspettando l’inesorabile, quando, di colpo, sentì un rumore sordo e la presa ferrea di quelle mani che la lasciava.

Aprì subito gli occhi, indovinando nell’oscurità la figura dell’uomo che giaceva a terra, stordito, e la forma di un’altra persona, a un passo da lei che aveva ancora il pugno alzato.

«State bene?» domandò, in fretta, toccandole lievemente il braccio.

«Credo di sì.» rispose Shirah, benché ancora stordita e confusa dalla situazione.

«Vi accompagno a casa.» si offrì l’uomo, cercando di prenderla in braccio.

«No. Ce la faccio a camminare da sola, ma vi sarei grata se faceste la strada con me. Non è lontano.»

«Certamente.»

Restarono in silenzio per tutto il tragitto, mentre Shirah riprendeva lentamente il controllo di sé stessa.

L’uomo che le camminava affianco l’aveva salvata e, ogni volta che si girava ad osservarlo, lui le lanciava un sorriso.

Arrivati a casa, Shirah lo invitò dentro, provando immensa gratitudine per il suo gesto e consapevole di avere contratto un grande debito nei suoi confronti.

«Non voglio disturbarvi oltre e voi dovete riposare. Avete passato un’orribile esperienza stanotte.»

«A dire il vero, ne ho evitata una orribile grazie a voi.»

«Ho sentito il vostro urlo e non avrei mai potuto non accorrere in vostro aiuto.»

«E di questo io ve ne sarò grata per tutta la vita.»

«Andate a dormire.»

«Come potrò mai ringraziarvi?» disse Shirah, in un moto di gratitudine, prendendo tra le sue mani quelle dell’uomo.

«Mi basta sapere che state bene.»

«Come vi chiamate?»

«Anthonius.»

«Shirah.»

«Lo so.» replicò l’uomo, ridendo leggermente. «Lavorate alla colombaia.» spiegò subito vedendo la faccia perplessa della donna.

«Sì. Ma io non ricordo di avervi mai visto.»

«Passeggio spesso da quelle parti, ma non mi sono mai fermato.»

«Ditemi come posso ringraziarvi, Anthonius.»

«Andando a riposare, mi pare di averlo già detto o sbaglio?»

«E mi pare che voi abbiate già sentito la mia risposta.»

«Non ho bisogno di niente. Mi basta, davvero, che stiate bene.»

Shirah abbassò le braccia, sorridendo, come se già avesse saputo che, in un modo o nell’altro, l’avrebbe sicuramente rivisto.

«Buonanotte Anthonius. Grazie.» disse infine, conscia che non sarebbe entrato in casa.

«A voi. Buonanotte.» concluse, sorridendole e allontanandosi.

I giorni proseguirono, ma Shirah non lo vide mai nelle sue giornate di lavoro alla colombaia e, più il tempo passava più sperava di rivederlo.

Si era ormai convinta che i loro destini non si dovessero più incrociare, quando lo rivide nel più inaspettato dei momenti.

Pulendo l’entrata della colombaia, Shirah svolgeva il suo lavoro sovrappensiero finché non si sentì improvvisamente tirare verso destra e, un secondo dopo, vide un pezzo di muro che franava nell’esatto punto in cui era lei prima.

Se quella mano non l’avesse tirata, sarebbe stata sicuramente colpita a morte.

Shirah non seppe con esattezza quante emozioni provò quando si girò e vide che la persona che l’aveva salvata era stata nuovamente Anthonius.

«Voi.»

«Voi avete un talento nel mettervi nei guai.»

«E voi un talento nell’aiutare me a risolverli.»

«Si può quasi dire che sia ormai il mio lavoro quello di proteggervi.»

Shirah sorrise: «Credevo che non vi avrei più rivisto.»

«E sbagliavate, bellissima dovekeeper

Shirah arrossì a quel complimento e sentì una sensazione che credeva di aver dimenticato per sempre, crescerle spontaneamente dentro al cuore.

Nei mesi che seguirono, Anthonius iniziò a visitare sempre più spesso la colombaia e ormai sia Yael che Shirah si erano accorte del sentimento che lo animava ogni volta che i suoi occhi si posavano sulla strega di Moab.

«Perché venite qui quasi tutti i giorni?»

«Non vi è chiaro Shirah? Non posso più vivere senza di te.» e in quelle parole, nel sorriso di Shirah, avevano suggellato il loro primo bacio d’amore.

Yael l’aveva confortata dai suoi dubbi, quando Shirah aveva iniziato a dubitare del suo cuore: era convinta che Eleazar sarebbe stato l’unico e solo amore della sua vita, lo aveva amato dal primo istante fino all’ultimo, sicura che non avrebbe mai più potuto provare un sentimento di quel genere.

Eppure, quando rideva nelle braccia di Anthonius, quando attendeva impaziente che spuntasse al mattino, quando intrecciava le loro mani, quando lui le sussurrava di amarla, percepiva chiaramente quanto si fosse perdutamente innamorata.

Si era avvicinato anche a Yael, L’viyah e ai suoi due figli, specialmente al piccolo Eleazar, quasi come se sentisse una connessione speciale con lui.

«Non mi sembra giusto, Yael.» le disse una sera, rivelandole finalmente tutti i suoi timori.

«Nei confronti di chi?»

«Di Eleazar. Ho sempre pensato che avrei amato solo lui in tutta la mia vita. Sento come se lo stessi tradendo.»

«Shirah.» disse la rossa, prendendole le dita. «Eleazar vorrebbe vederti felice. E tu lo sei con Anthonius, non negare il tuo amore per un voto che non ha più senso. Hai avuto la fortuna di innamorarti di nuovo.» pronunciò in tono malinconico. «Non buttarla via. Anthonius ti ama davvero.»

La Strega di Moab sorrise e, finalmente, accettò nuovamente il suo destino, sentendo disciogliersi il suo rimorso verso Eleazar.

Aveva raccontato ad Anthonius tutta la sua storia, spiegandosi nei dettagli e condividendo le sue paure e i suoi timori.

«Sono certa di stare seguendo il mio destino, ma a volte mi chiedo se, facendo scelte diverse, avrei potuto essere una persona migliore.»

«Scelte diverse non ti avrebbero condotto qui e io, per questo, non posso fare altro che ringraziare il destino.»

Shirah sorrise, stringendogli le mani e baciandolo.

«Anthonius…»

«Voglio sposarti, Shirah.»

«E cosa diranno le persone?»

«La verità: che tu mi hai stregato. Io sono tuo per sempre.»

«E io sono tua.»

Shirah pensò che aveva già fatto quella promessa nella vita e che credeva che davvero sarebbe stata per sempre di Eleazar ma, come sempre, il destino aveva rimescolato le carte della sua vita, donandole un amore che, lo sentiva, avrebbe potuto anche trascendere il tempo e lo spazio.

«Se rinascessi mille volte, ti amerei ogni singola volta.»

«Magari non mi riconosceresti, Anthonius.»

«Anche se non ti riconoscessi, mi innamorerei di te lo stesso. Sempre

 

 

 

~

 

«Sento che sarà una femmina.»

«Come fai ad esserne così sicura, Ziva?»

«Non te lo so spiegare, Tony. Ma lo so.»

Tony e Ziva, distesi sul divano, guardavano la fotografia dell’ecografia, dove quel piccolissimo puntino rappresentava, per loro, l’inizio di tutto.

«Mi piacerebbe chiamarla Aziza. Significa colei che è potente. Così il mondo non potrà ferirla.» disse Ziva, intrecciando le mani sulla sua pancia.

«Mi piace molto come nome.»

«Vero?» rispose lei, incuriosita. «Anche a me dà come la sensazione che sia il nome perfetto. Che sia il nome adatto.»

«Se entrambi la pensiamo così, è la scelta giusta.» disse Tony, baciandola sulla fronte.

«Sai Ziva,» proseguì lui, volgendo lo sguardo ai suoi occhi, pensando a quanto in quegli anni l’avesse attesa, convinto di averla persa per sempre e a quanto fosse felice, ora che era tra le sue braccia nuovamente. «a volte ho l’impressione di averti già conosciuto. Come se ci fossimo incontrati già.»

«Intendi come in una vita precedente?»

«Più o meno. Se credessi in quel genere di cose, direi di sì.»

«Ti ho dovuto sopportare anche in un’altra vita allora. Povera me.»

«Ah, ah. Molto divertente, signora DiNozzo. Quello che deve sopportare sono io dei due!»

«Ma come fai a sapere che siamo stati insieme? Anche ipotizzando che ci siamo già conosciuti, non è detto.»

Tony sorrise, facendo scorrere lentamente una mano sulla guancia di Ziva, disegnando il contorno delle sue labbra col pollice: «Oh Ziva, che domanda semplice. Come avrei potuto conoscerti e non innamorarmi di te?»

Ziva semplicemente odia quando Tony le dice quelle cose, perché si sente così fragile e così innamorata che, se potesse, scoppierebbe a piangere dalla gioia, urlandogli che sentirsi dire certe dichiarazioni la imbarazza – e la rende immensamente felice.

«Come avresti potuto tu conoscermi e rimanere immune al mio fascino, al mio charme, al mio sex appeal?» le disse poi, consapevole che Ziva avrebbe amato prenderlo in giro e uscire dal rossore delizioso che le sue parole avrebbero provocato, godendo ogni singola volta come un bambino al pensiero che fossero i suoi sentimenti a farla gioire in quel modo.

Il colpo al fianco che partì dal pugno di Ziva fu davvero alquanto prevedibile.

«Calma, mia piccola ninja.»

«Lo sai che divento irritante quando capisco che hai ragione.»

«Mh

«Mi innamorerei sempre di te, Tony.» e sorrise di quella frase dolce e stucchevole, dando la colpa agli ormoni che la rendono più sdolcinata del solito.

Tony rise, baciandola con passione e con amore, certo che in caso l’avesse già incontrata l’avesse già sicuramente amata e che se la dovesse incontrare di nuovo, l’amerebbe ancora.

Sempre.

 

 

 

 

Fine.

Allora, preparatevi a un semi-lungo post di spiegazioni. Non so chi di voi abbia visto la serie tv “The Dovekeepers” che, inutile negarlo, ho visto solo per Cote de Pablo (bravissima e bellissima **); mi è piaciuta molto e ho ammirato tanto la forza delle tre protagoniste.

Ho letto girovagando su Internet di una teoria dei fans dove Shirah fosse l’antenata di Ziva e ho fantasticato su un possibile antenato romano di Tony (del resto i DiNozzo sono di origine italiana u.u) e su questa teoria delle anime gemelle che si reincarnano, in vari momenti della storia, destinate ad incontrarsi ed amarsi sempre ( ci sarebbe da dilungarsi su questo, ma evito per non tediarvi x°D).

Ero dubbiosa quando mi chiedevo se Shirah avrebbe potuto davvero innamorarsi nuovamente dopo Eleazar, visto quando è profondo il loro legame e amore, ma se una storia finisce non è motivo perché non ne inizi una nuova (e poi, personalmente parlando, Eleazar e Shirah non mi hanno dato granché come coppia, nonostante la bellissima interpretazione. Mi ha emozionato molto di più la storia fra Aziza e Amram, infatti ancora non ho capito perché hanno dovuto trasformare lui in quel personaggio brutale e interessato solo al sesso, quando nelle prime scene è evidente che sia lei che lui siano genuinamente innamorati).

Ho voluto far chiamare la figlia Aziza proprio come tributo al bellissimo personaggio che è in The Dovekeepers.

Che altro aggiungere, basta direi! Spero che vi sia piaciuta, se non avete ancora visto la serie correte a vederla! E ricordate che come dice Cote de Pablo: There is always hope for Tiva.

Un bacione,

 

 

 

EclipseOfHeart

 

   
 
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