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Autore: Rurue    29/04/2015    0 recensioni
Akemi è un'infermiera giovane, ma sveglia. Resa tale da una famiglia di maghi purosangue che la disprezza per il suo essere Maganò e da una società in piena Seconda Guerra Mondiale che la evita per la sua lontana, ma abbastanza evidente, discendenza giapponese.
La ragazza si incontrerà con un Tom Riddle giovane, ma già prepotente. Instaurerà con lui un rapporto particolare; visto da fuori parrebbe solo astioso ma, per lei, è molto profondo.
Che ruolo potrebbe avere una semplice maganò nel passato del Signore Oscuro?
Akemi, grazie al suo lavoro, incontrerà anche i fratelli Pevensie, che riusciranno a sconvolgerle completamente la vita scaraventandola affettuosamente ma con prepotenza nella loro famiglia particolare e mostrandole un mondo diverso da quello a cui è abituata.
Attenzione: la storia seguirà, in gran parte, il filo della storia presente nei libri di Lewis, per questo potrebbero esserci possibli spoiler per chi ha visto solo i film.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Just because everything's changing 
Doesn't mean it's never been this way before 
All you can do is try to know who your friends are 
As you head off to the war 

Pick a star on the dark horizon 
And follow the light 
You'll come back when it's over 
No need to say goodbye 
                     - The Call; Regina Spektor -
         
 Capitolo Diciannovesimo

Al terzo respiro profondo mi decisi a premere il pulsante color oro del campanello, sul quale torreggiava, in un impeccabile corsivo, il cognome “Scrubb”.

Fu questione di pochi secondi e la porta si aprì.

A guardarmi con aria perplessa era un uomo sulla cinquantina, piuttosto corpulento, ma non molto più alto di me, che emanava un forte odore di dopobarba.

Rapidamente, tentai di ricucire insieme le informazione che mi erano state date (volontariamente e non) dai fratelli Pevensie, eppure nessuna mi sembrava riguardare quell'uomo, ne' per quanto riguardava il nome ne' una minima nota caratteriale. Alla fine, andai per intuito e scelsi la via più sicura.

<< Salve! >> esclamai << Lei dev'essere il signor Scrubb! Io sono Em, un'amica dei suoi nipoti Edmund e Lucy. >> mi presentai, sperando che il rumore di passi veloci che sentivo arrivare dall'interno della casa fossero quelli di uno dei due appena nominati.

<< Mi hanno parlato molto di voi, sa? >> mentii spudoratamente << Spero che l'abbiano avvisata che sarei venuta a trovarli.. >>

<< Si.. >> rispose l'uomo con molta poca convinzione, probabilmente cercando di capire qualcosa di quello che avevo detto nella mia parlantina o se, effettivamente, i nipoti lo avessero avvisato.

<< Em! >> esclamò una voce, che riconobbi come quella di Edmund. Mi scostai lievemente, allungando un po' il collo per riuscire a vedere all'interno della casa, al di là dell'uomo.

Il signor Scrubb si scostò di lato, permettendomi la visuale sull'intero ingresso della casa e anche di vedere il volto di chi mi aveva riconosciuta ed ebbi la conferma che si trattava proprio di Edmund. Notai che era un poco affannato, ma che sorrideva.

Gli feci un timido gesto di saluto con la mano, al quale rispose allargando ancora di più il sorriso. Contagiò anche me, facendomi sorridere a mia volta.

<< Zio, rapisco l'ospite. >> lo informò. L'uomo lo squadrò per qualche attimo << Tua zia lo sa che abbiamo ospiti? >> si informò.

Edmund annuì << Le ho accennato la cosa stamattina prima che uscisse, ma comunque non resta per cena. >>

Lo zio senza nome parve un poco più rilassato, poi si voltò nuovamente verso di me << Signorina. >> borbottò a mo' di saluto,  andandosene.

Lo osservai allontanarsi, poi mi avvicinai a Edmund << Ma l'ho svegliato? >> sussurrai, mentre l'altro mi poggiava una mano sulla schiena per guidarmi nella direzione giusta.

<< No, è sempre così. >> mi rassicurò.

<< Non te lo ha mai detto nessuno, cugino, che non si corre per le scale? >> entrambi alzammo lo sguardo su una figura che, in mezzo alle suddette scale, scribacchiava su un taccuino.

<< Levati da lì, Eustace. >> dalla voce scocciata di Ed intuii che forse non era solamente da in mezzo alle scale che voleva si togliesse.

<< Dammi una buona ragione per cui dovrei farlo. >> ribatté l'altro con supponenza.

Capii immediatamente perché i due fratelli fossero così disperati.

Mi avvicinai, facendo un paio di scalini. Nonostante ce ne fossero ancora due di distanza, lui non mi superava in altezza. Okay che aveva solo tredici anni, ma io non andavo molto fiera del mio metro e sessantacinque scarso.

Probabilmente notando la cosa, Eustace mise un gradino di distanza. Il gesto mi divertì << Tu sei Eustace, vero? Io sono Em. >> mi presentai, porgendogli la mano, intenzionata a spostare la sua attenzione via da Edmund, che altrimenti - a giudicare dall'aura assassina che aveva iniziato a emettere - l'avrebbe brutalmente ucciso.

Riuscii nell'intento di spostare l'attenzione del ragazzino dal cugino, ma fallii in quello di diminuire l'intento omicida di Edmund; infatti Eustace assunse un'aria schifata, arricciando il naso << Non crederai davvero che ti stringerò la mano? >> gracchiò. A quella domanda retorica tirai timidamente indietro la mano << Sei infetta. >>

Corrucciai le sopracciglia, senza capire quale filo logico avesse seguito << Cugino, la tua fidanzata è per caso tarda? >> insinuò con la sua vocetta insopportabile, facendomi arrossire << Non sono.. cioè lui non siamo.. >> mi morsi la lingua, masticando un'imprecazione e pregando nell'immediato ritorno delle mie facoltà linguistiche mentali.

<< Non è la mia ragazza, Eustace, è un'amica e in ogni caso non sarebbero fatti tuoi. Tra l'altro l'unico cretino che vedo da queste parti sei tu. >> ribatté il moro, salendo per le scale e sospingendolo da parte. Intuii la sua occhiata preoccupata.

 

Ci credo bene, oltre a impappinarti sbagli anche le associazioni verbali col numero di persone. E meno male che i ragazzini rompiscatole sono la tua specialità, Em. 


Tossicchiai voltando il viso dall'altra parte, per non fargli vedere il mio imbarazzo.

Quando mi voltai verso Eustace, lo vidi rivolgermi un sorrisetto supponente. Trattenni il moto d'impulso che sentii salirmi per le braccia, suggerendomi di spingere quel ragazzino biondastro giù per le scale. Eustace trotterellò via, e io chiusi gli occhi, cercando di riacquistare la calma.

Edmund mi poggiò le mani sulle spalle, come a volermi infondere coraggio << Tranquilla Em, fa quest'effetto a tutti, la prima volta. Poi le volte dopo è ancora peggio, ma almeno sei psicologicamente preparato. >> mi consolò, facendomi cenno di seguirlo.

Ci fermammo davanti ad una porta chiusa. Bussò e questa si aprì all'istante, facendo sbucare una radiosa Lucy, che mi saltò al collo. La sua prima mossa dopo aver sciolto l'abbraccio, fu quella di controllare l'orologio.

<< Ti ha accompagnata Kora? >> chiese, l'espressione alquanto stupita.

<< No, sono venuta per conto mio. >>

<< Così presto? >> chiese Edmund, enfatizzando lo stupore nella voce per prendermi in giro. Socchiusi gli occhi, indirizzandogli un sorriso sarcastico << Si da il caso che io abbia vissuto dodici anni, qui a Cambridge. So orientarmi perfettamente. >> alzai il mento, con fare offeso.

<< Anche a Londra ci abiti da quasi cinque anni, ma non mi sembra che tu abbia imparato molte strade. >> puntualizzò, sedendosi su una sedia dalla parte dello schienale e poggiando il mento alle braccia, incrociate sullo schienale. Era una cosa che, avevo notato, faceva spesso in presenza di intimi. Posa molto poco regale, gli avevo fatto notare e, all'apparenza, piuttosto scomoda. Presi posto sull'unico letto presente, accanto a Lucy.

<< C'è una sottile differenza tra dodici e cinque anni, sai? >> gli feci notare << E comunque a Londra non devo mica evitare i miei genitori. >> borbottai. Notando il silenzio successivo al mio borbottio, alzai lo sguardo, sorprendendo Edmund a osservarmi con un sorrisetto enigmatico stampato sul viso.

Aggrottai la fronte, chiedendomi cosa diamine gli stesse passando per la testa, e lui distolse lo sguardo, mantenendo però la stessa espressione.

Si sentirono dei passi pesanti salire le scale.

Mi guardai intorno per analizzare la stanza, scoprendo che non ci fosse poi molto da analizzare. Era quasi completamente spoglia, a parte per il letto su cui io e Lucy eravamo sedute, una piccola scrivania dall'altra parte della stanza – molto più simile a un tavolino – su cui c'era una cornice contenente una foto della famiglia Pevensie e un paio di libri. L'unico elemento degno di nota era il quadro appeso accanto alla testata del letto di Lucy. Raffigurava una nave che, a vele spiegate, filava dritta verso l'osservatore. La prua dorata aveva la forma di una testa di drago dalle fauci spalancate e le due fiancate verdi ne riprendevano le ali.

La nave era in bilico su un'immensa onda blu, che sembrava starsi per riversate nella stanza. I raggi del sole illuminavano il lato sinistro del quadro, proiettando i colori verde e porpora del veliero sulla superficie dell'acqua.

<< É bello, vero? >> chiese Lucy retoricamente, notando il mio sguardo attento all'opera. << Pensa che alla zia Alberta non piace per niente, quindi l'ha nascosto qui sopra. >>

<< Meglio per te. >> considerai e Lucy annuì, sorridendo. Anche Edmund, notando il soggetto della nostra attenzione, voltò lo sguardo verso il quadro.

<< Mette una certa nostalgia. >> confessò.

<< Perchè mai? >> chiesi, curiosa.

<< É identica alle navi narniane. >> sbuffò << Guardare una nave di Narnia ed essere costretti a stare qui non aiuta a migliorare la situazione. >> commentò con amarezza.

<< Guardare è meglio di niente. >> rispose Lucy << E poi è così bella.. >> sospirò, malinconica.

Sorrisi alle espressioni dei due Pevensie intenti ad ammirare il dipinto.

Non avevo mai visto una nave di Narnia e non ero legata a quel mondo tanto quanto loro, eppure dovevo ammettere che ne sentivo la nostalgia anch'io.

<< Ancora quello stupido gioco? >> domandò una voce. Mi voltai e Eustace – entrato chissà quando – mi rivolse un sogghigno canzonatorio

<< Nessuno ti ha chiesto di entrare. >> fu la secca replica del cugino.

<< C'è un ritornello che mi ronza nella testa e che fa pressappoco così:

"A furia di scherzare e a Narnia pensare

i miei cugini hanno perso una rotella”. >> declamò.

Non mascherai una smorfia << Giusto cielo, è terribile. >> .

<< E “pensare” e “rotella” non fanno neanche rima. >> aggiunse Lucy.

Eustace emise un verso di sdegno << Macchè rima e rima. Non capisci, questo è un verso libero. >> pontificò, guardando la cugina come se fosse un'idiota.

<< Non provare assolutamente a chiedergli cosa sia, non vede l'ora che qualcuno glielo chieda. Tu non rispondergli e vedrai che forse se ne andrà. >> Edmund ammonì la sorella.

<< Se vuoi te lo spiego io, dopo, cos'è. >> dissi, anch'io rivolta a Lucy.

Eustace sembrò ignorare completamente le nostre considerazioni sgradevoli, cominciando a gironzolare per la stanza.

<< Vi piace quel quadro? >>

Edmund alzò gli occhi al cielo << Non dargli spago, altrimenti si mette a discutere d'arte o roba del genere. >> mi avvisò Ed in un sussurro.

<< Si, e anche molto. >> rispose invece Lucy, beccandosi un'occhiataccia dal fratello.

<< Ma è un quadro a dir poco sgradevole. >> commentò lui.

 

Ma come diamine parla?

 

Pensai, divertita da tutti quei termini forbiti e assolutamente fuori luogo.

Edmund si alzò bruscamente in piedi, davanti a lui. Essendo parecchio più alto del cugino, il movimento parve più minaccioso di quello che in realtà avrebbe voluto essere << Esci da questa stanza e non lo vedrai più. >> sibilò.

 

Ora lo uccide.

 

Allarmata, mi alzai quel poco che bastava per afferrare il braccio del moro, tirandolo nella mia direzione. Mi risedetti sul materasso di peso, costringendo Edmund a fare altrettanto.

<< E come mai ti piace tanto? >> chiese ancora Eustace, imperterrito.

<< Beh, innanzi tutto perché la nave sembra filare sull'acqua per davvero, poi perché sembra che le ombre del mare debbano bagnarci da un momento all'altro. >>

Tutti eravamo convinti che lui avrebbe controbattuto, eppure il ragazzino lanciò una rapida occhiata all'oggetto della discussione e, subito dopo, impallidì completamente.

Corrugai la fronte al suo atteggiamento nauseato. Seguii il suo sguardo, come, mi accorsi, fecero anche i Pevensie. Spalancare la bocca, immobilizzandoci, fu il minimo di come avremmo potuto altrimenti reagire.

<< Prima era fermo. >> borbottai tra me e me. Non era tanto il fatto che si muovesse il problema, ma che nella stanza avesse iniziato a soffiare un vento impetuoso. Senza pietà, produceva sibili simili ad ululati e sferzava tra i capelli, che mi frustavano disordinatamente il viso.

Ci fu uno scroscio d'acqua proveniente dal quadro.

<< Basta, finitela! >> strillò Eustace, terrorizzato << è uno dei vostri stupidi scherzi, ora basta! Lo dico ad Alberta e.. >> la sua minaccia finì con un ululo. Nonostante fossimo piuttosto abituati a bizzarìe de genere, anche a noi venne spontaneo strillare, mentre una barcata di acqua fredda e salmastra si riversava dal quadro all'interno della stanza, prendendoci in pieno. D'istinto potrai le gambe sul letto e Lucy si voltò rapidamente dall'altra parte rispetto al quadro, la faccia che sfiorava la mia spalla.

Una volta travolti dall'onda, ammutolimmo.

Lucy alzò il viso, completamente fradicia, essendo la più vicina al dipinto. Mi tolsi una ciocca bagnata dalla bocca, asciugandomi col polsino della manica la faccia, ma ottenendo ben pochi risultati, essendo anch'esso bagnato.

Io e lei ci guardammo con aria stupefatta, poi vidi la sua espressione aprirsi in un sorriso, gli occhi le brillavano.

<< La distruggo quella schifezza di quadro! >> strillò ancora Eustace, istericamente, avvicinandosi rabbioso verso la tela.

<< No! >> urlammo noi due all'unisono. Edmund scattò in piedi, sovrapponendosi tra il cugino e l'oggetto di contesa << Non fare sciocchezze. >> lo avvertì. Lucy, che si era alzata nel tentativo di bloccare il biondo, iniziò a barcollare verso avanti. Le afferrai la mano per farle riacquistare equilibrio, poi mi alzai anch'io, continuando a tenermi alla testata del letto.

Eustace aggirò il cugino, ma quando stava per avventarsi sul quadro, intenzionato a strapparlo, ci rendemmo conto che la tela era svanita, lasciando spazio alla pura e semplice realtà.

La cornice si era ingigantita e noi eravamo in piedi sul bordo inferiore, aggrappati ai lati. Fu Eustace che, perdendo l'equilibrio a causa dello slancio, tentò di aggrapparsi a noi, con il solo risultato di farci precipitare tutti e quattro dentro l'enorme cavallone che ci stava investendo.

Ringraziai mentalmente la buona Olivia per avermi costretta a imparare a nuotare nonostante l'incidente nel bagno dei Prefetti.

Notai Lucy togliersi le scarpe e così feci anch'io, trovandola una mossa intelligente. Tenermi a galla mantenendo una mano occupata si rivelò comunque più impegnativo del previsto.

Ci stavamo avvicinando alla nave, poi vidi Eustace - ancora chiaramente in preda al panico più totale – aggrapparsi a Lucy, facendola però sprofondare nell'acqua insieme a lui.

Mi avvicinai a loro e, raggiunta all'istante da Edmund, riuscimmo a staccarli. Ed sorresse il cugino con le braccia mentre io aiutavo Lucy a riprendere il controllo, passandole un braccio attorno al io collo.

Non essendo una nuotatrice esperta, ringraziai l'aiuto della quinta persona, che si era gettata dal veliero per soccorrerci.

Quando si avvicinò a me per aiutarmi a sostenere Lucy, mi resi conto che non si trattava di un viso del tutto sconosciuto.

<< Caspian! >> esclamai, contenta, tossendo subito dopo per l'acqua che avevo bevuto esclamando il nome del re.

Lui sorrise, aggrappandosi alla cima di salvataggio. Fece in modo di far issare me e Lucy per prime e, non appena venne issato anche lui a bordo, lo intrappolai, stritolandolo in un abbraccio.

<< Ca-Caspian!! >> anche Lucy, ripresasi, abbracciò l'amico.

Eustace venne portato a bordo prima di Edmund e ci vollero parecchie persone per riuscire a tirarlo su.

Quando Ed salì, strinse immediatamente la mano di Caspian, che ricambiò la stretta, scambiandosi poi delle sonore pacche sulla schiena.

Strofinai con vigore le mani sulle braccia, rincuorandomi nel vedere anche Lucy tremare come una foglia. Invidiai il controllo di Edmund.

<< Chi è il vostro amico? >> chiese Caspian, con un sorriso cordiale, pronto ad accogliere anche il malefico cugino. Ma in quel momento Eustace era impegnato a piangere e strillare in maniera piuttosto imbarazzante.

<< Lasciatemi andare! >> ripeteva, urlando << Non mi piace questa storia! >>

<< Lasciarti andare? >> domandò Caspian << Si, ma dove? >>

Eustace si precipitò alla murata, probabilmente sperando di ritrovare la cornice da cui eravamo arrivati, ma quando tutto ciò che i suoi occhi incontrarono furono le onde azzurre del mare e un cielo sereno e senza l'ombra di una nuvola, il suo viso prese il colore verde della fiancata del veliero. Mentre io pensavo che fosse un panorama stupendo, lui doveva essere entrato ancora più nel panico rispetto a prima.

Provai un po' di pietà per quel poveretto. Anch'io, la prima volta a Narnia, ero entrata un po' nel panico, con tutto che ero abituata alla magia e che questo arrivo a rischio annegamento era stato dieci volte più traumatico.

<< Ehi Rynelf! >> sentii gridare Caspian a uno dei marinai << Porta del vino bollente per le loro Maestà e i loro amici. >> poi si rivolse a noi, raggiante << é quello che ci vuole per riscaldarsi dopo un bagno simile. >>

Uno dei marinai portò a me e Lucy delle coperte asciutte, nelle quali ci avvolgemmo. Edmund rifiutò gentilmente la sua << Tu non stai morendo di freddo, no? >> gli chiesi, sarcastica. Lui mi rivolse un sorrisetto divertito.

Il marinaio di nome Rynelf comparve con una brocca di vino fumante e con un vassoio con cinque coppe d'argento.

Edmund e Lucy lo bevvero tutto d'un sorso, io mi limitai a sorsi lunghi. Sentii subito il tepore del vino scendermi dalla bocca per tutto il corpo e mi sentii immediatamente meglio.

Eustace tentò di mandarlo giù come i cugini, ma non riuscì nell'intento, ritrovandosi a vomitare fuori dalla murata, con le lacrime agli occhi. Si accovacciò, domandando se qualcuno avesse un medicinale contro la nausea.

Caspian si avvicinò ad Edmund << Ehi, fratello, che allegro compagno ti sei portato. >> commentò, senza nascondere la nota di divertimento nelle sue parole.

Sospirai, un po' dispiaciuta per quel poveretto e mi accovacciai vicino a lui. Gli presi un braccio, sbottonando il polsino della sua camicia e premendo il pollice nella parte interna del polso, due dita di distanza dal palmo della mano.

<< Ce l'avete dello zenzero? >> domandai a Caspian, che a sua volta chiese a uno dei suoi di andare a controllare << Aspetta! >> mi sbrigai a fermare il marinaio di prima, Rynelf, prima che scomparisse sottocoperta << vengo con te. >> dissi a Eustace di continuare a fare pressione sul polso e mi alzai, seguendo l'uomo nella cabina che, a giudicare dall'aspetto e dall'odore, doveva essere una cucina.

<< Dove posso riscaldare dell'acqua? >> chiesi, non sapendo dove mettere le mani. Rynelf mi squadrò sottecchi, indagatorio, mentre – notai quando versò l'acqua in un pentolino – faceva da se' quello che avrei dovuto fare io. << Cosa dovete farci? >>

<< Lo zenzero? >> mi informai, prima di rispondergli. Lui mi indicò un angolo e, seguendo il suo sguardo lo trovai << Una tisana per il biondino lì fuori, a meno che non abbiate intenzione di sopportare i suoi lamenti per tutto il viaggio.. posso usare questo? >> mi interruppi per mostrargli un coltello. Lui annuì e io ne tagliai un paio di rondelle, mettendole poi nell'acqua sul fuoco, poi ripresi << ..il che potrebbe rivelarsi un'impresa molto peggiore rispetto alla più tremenda che abbiate mai affrontato. >>

Come per confermare le mie parole, dal ponte giunse uno strillo terrorizzato << MA CHE DIAMINE è QUELLA COSA?! Portatela via, è repellente!!! >> stava strepitando Eustace.

Ridacchiai malignamente, nonostante fossi curiosa di conoscere il motivo di tanto disgusto per il ragazzino.

<< Ti chiami Rynelf, ho capito bene? >> gli chiesi, più che altro per la mia insensata mania di dover sempre riempire il silenzio. Tom la odiava, e la cosa non mi aiutava a reprimerla, anzi.

<< Avete capito bene. >> confermò laconicamente l'uomo.

<< Io sono Em. >>

Lo vidi corrucciare la fronte, ma non disse nulla. Gli chiesi una coppa, notando che iniziavano a crearsi delle bollicine sul fondo del pentolino.

Lui mi passò ciò che gli avevo chiesto e poi espresse il suo dubbio << Non siete una delle regine, vero? >>

Sorrisi << No, decisamente no. >> lo vidi rilassarsi notevolmente << Infatti, non c'è bisogno di tanta formalità. >> lo rassicurai.

Versai l'infuso nella coppa e tornai sul ponte, scoprendo che l'oggetto d'insulti da parte di Eustace era Ripicì, il valoroso topo parlante che, ricordavo molto bene, aveva tentato di uccidermi durante la battaglia contro Telmar scambiandomi per un nemico. Era stato Edmund a fermarlo, salvandomi dalla sua piccola ma letale lama.

Non gli portavo rancore visto che poi aveva passato tre quarti d'ora buoni a porgermi le sua scuse, dimostrandomi quanto fosse rammaricato di quell'incidente.

Quando mi vide, prima mostrò un'espressione sorpresa, poi si sfilò il cappello, rivolgendomi un inchino << Mia signora, non sapevi ci foste anche voi. Le porgo i miei omaggi signorina Em. >>

Gli sorrisi allegramente, cimentandomi in una riverenza << É un piacere rincontrarti, Ripicì. >> non potei non notare l'espressione divertita di Edmund che o aveva trovato il mio inchino molto impacciato (poco probabile visto che, neanche fossimo ancora nell'ottocento, le famiglie purosangue usavano ancora certe formalità) oppure aveva captato la velata presa in giro al nobile e onorevole topo.

Mi inginocchiai nuovamente vicino a Eustace, mettendogli tra le mani la coppa e ritrovandomi a doverlo costringere a bere. << Che roba è? >> mi chiese schifato e sospettoso, dopo aver mandato giù un sorso. Alzai gli occhi al cielo << Piantala che non è così cattivo. >>

Mi rialzai << Dimmi che lo hai avvelenato, ti prego. >> supplicò tra i denti Edmund, facendo ridere Caspian che, essendo al suo fianco, lo aveva sentito. << Ammetto che la tentazione c'è stata. >> risposi.

Lucy starnutì, seguita a ruota da Eustace << Che stupido a farvi rimanere qui con i vestiti bagnati! >> si rimproverò Caspian << Scendiamo sottocoperta, lì potrete cambiarvi. A voi, ragazze, cedo naturalmente la mia cabina. Purtroppo a bordo non ci sono vestiti da donna, ma potete usare i miei nel frattempo che i vostri si asciugano o approdiamo da qualche parte dove possiamo comprarne. Fa' strada come si conviene, Ripicì. >>

<< Per galanteria nei confronti di due dame >> rispose Ripicì << anche una questione d'onore passa in secondo piano. >> non capii a cosa si riferisse, ma quando scrutò minacciosamente Eustace Clarence intuii che dopo l'urlo che si era sentito anche da sottocoperta doveva essere stato ulteriormente sgradevole nei confronti dell'orgoglioso (e permaloso) combattente.

Caspian ci accompagnò giù e in pochi istanti, dopo aver attraversato una porta, io e Lucy ci trovammo nella cabina di comando.

Appena dopo essere entrate e aver dato una rapida occhiata intorno a noi, ci venne spontaneo scambiarci un sorriso entusiasta: quel posto era spettacolare. Tre finestrelle quadrate si affacciavano sul mare blu e le panche ai tre lati di un tavolo posizionato all'angolo della cabina erano rivestite di cuscini. Dal soffitto dondolava una lampada d'argento e sulla porta campeggiava l'immagine dorata di Aslan.

<< Questa sarà la vostra stanza. >> ci disse Caspian, iniziando a rovistare in una cassapanca. Nessuna delle due ebbe da ridire. << Prendo solo gli abiti puliti, poi vi lascio sole, cosicchè possiate cambiarvi. Gettate i vestiti bagnati fuori dalla porta, li farò portare nella cambusa ad asciugare. >> ci diede queste ultime indicazioni e, dopo un accennato inchino, uscì dalla porta, chiudendosela dietro.

<< Quanta galanteria. >> commentai, facendo ridacchiare Lucy.

<< Vediamo se riusciamo a rimediare qualche vestito che non sia eccessivamente grande. >> incitò lei, lasciando cadere la coperta con la quale si stava riscaldando sul pavimento. Entrambe ci inginocchiammo davanti alla cassapanca << Mi sembra di star invadendo la sua privacy >> borbottai, iniziando a esaminare i vari indumenti << A me darebbe fastidio se un ragazzo mettesse le mani nel mio guardaroba. >> aggiunsi.

Lucy mi rivolse un sorrisetto divertito << Se pensi che è il modo in cui ho scoperto Narnia.. >> ci guardammo per un istante, in silenzio, per poi scoppiare a ridere << Sono così contenta di essere qui! >> esclamò lei, sdraiandosi per terra. Sorrisi, tirando fuori una camicia bianca, che sembrava essere lievemente più piccola delle altre. La porsi a Lucy, che la prese, iniziando a svestirsi. Le passai anche dei pantaloni di cotone rossi bordeaux.

Lei infilò la camicia nei pantaloni, arrotolandoli in vita e sulle caviglie, ma le stavano comunque troppo larghi.

Era una scena piuttosto comica, e non appena lei provò a lasciare la presa, dovette riacchiapparli al volo mentre le cascavano di dosso.

Scoppiai a ridere.

<< Non posso andare in giro così, eh? >> scherzò lei.

<< Direi che puoi provare >> risposi, sempre ridendo << ma non mi sembra un'ottima idea su una nave piena di maschi. >>

Aprii il cassetto si un comodino lì vicino, alla ricerca di una cintura.

<< Magari mi scambiano per una sirena >> disse con voce civettuola, portando un braccio dietro la nuca. Scoppiai a ridere << Secondo te dove le tiene le cinture? >>

<< Okay, questo è imbarazzante >> rise Lucy. Ci guardammo intorno, l'incognita aleggiante nell'aria.

<< Prova a guardare nel primo cassetto lì dove sei tu. Ed e Peter le tengono lì. >>

Seguii l'indicazione e ringraziai il fatto che i maschi fossero tutti piuttosto simili, a dispetto del mondo di origine. Aiutai Lucy a stringere la cintura e poi mi cambiai anche io.

Le scarpe neanche perdemmo tempo a cercarle, sapendo che sarebbero state troppo grandi per entrambe e concordammo che non sarebbe stato poi così male camminare a piedi scalzi sulle travi di legno del veliero.

Come indicato da Caspian, lasciammo i nostri vestiti bagnati fuori dalla porta, dopodiché, ancora un po' infreddolite, ci sedemmo sull'ampio letto del Re di Narnia. La cosa mi causò una sciocca e infantile euforia, ma diamine, quante persone possono vantarsi di aver usato il letto di un Re!

Ci coprimmo con una coperta, osservando da una delle finestrelle le onde del mare accavallarsi fra loro, riflettendo il sole in migliaia di luccichii.

Eravamo in silenzio, ma la cosa non pesava a nessuna delle due, in contemplazione del mare e in ascolto del suo infrangersi sulle mura del veliero, le voci degli uomini che non stonavano con quel paesaggio naturale.

Non c'era più bisogno di raccontare storie perché eravamo lì e, ne ero sicura, ci stava aspettando un viaggio fantastico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

****Angolo Autore

Ebbene, rieccoci qui!

Lo so, lo so, quattro mesi di assenza sono un bel po' ma è colpa della Real Life - eh, si, purtroppo c'è anche quella >-< - non mia. Incolpate lei!

Allora, cosa mi dite? Finalmente si torna a Narnia!

Al solito mi atterrò alla storia del libro, anche se se può essere che qualche cosa del film la tengo e, ovviamente, altre parti le cambierò o aggiungerò io u-u

Per quanto riguarda il "malefico cugino", ho deciso di mantenere la verione inglese del nome Eustace, perchè Eustachio no. Cioè, davvero, è cattiveria pura e non ce la posso fare xD

Un beso a todos,

Rue <3

  
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