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Autore: King_Peter    30/04/2015    2 recensioni
{Little Originals} {Evil!Mikael}
"Questa storia partecipa al Contest Child!characters indetto da gnarly sul forum di Efp"

Fu un attimo.
Inizialmente non sentì nulla, poi la guancia si colorò di rosso e prese a pulsare, urlando il suo dolore. Elijah cadde sulle ginocchia, lasciando la presa sull'arco e massaggiandosi il viso dolorante, alzando lo sguardo giusto in tempo per vedere suo padre mettere le mani alla cintura che portava alla vita.
No, non di nuovo.

« Una volta non era così, sai. » disse lui, perdendosi a guardare il vuoto, ma riuscendo lo stesso ad attirare l'attenzione del fratellino, « Ci trattava come ogni padre deve fare con i suoi figli, con gentilezza, con amore. Era buono. »
Fece una pausa.
« E poi? »
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Rebekah Mikaelson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome dell'autore su EFP:  King_Peter
Nome dell'autore sul Forum: King_Peter (lol)
Titolo della storia: Poisoned Youth.
Fandom: The Originals
Rating: Giallo

Coppia (eventuale): //
Avvertimenti e Note: //

Beta-reader (eventuale): //
NdA (eventuale): //

Note: Ho voluto approfondire il legame  fra i fratelli Mikaelson più amati, ovvero Klaus, Elijah e Rebekah, che sono personaggi che adoro più degli altri, se non contiamo Davina ed Hayley c:
Non ho preso in considerazione Finn perché mi sta antipatico e Kol, anche se si è riscattato nella seconda stagione, ho preferito non inserirlo in questa storia molto ... intima, va, diciamo così xD
Ho descritto di un Niklaus ancora vulnerabile, costretto a subire le angherie di suo padre anche per via del ciondolo di Esther (spoiler seconda stagione). Rebekah, anche se piccola, possiede già quella parte di sé che combatte per avere ciò che vuole e, poi, il mio amato Elijah, buono, giusto e carismatico che, pur di proteggere il suo fratellino, si fa frustare dal padre.
Ho scelto di usare questo titolo perché era accattivante e credo che rispecchi molto quella che è stata la gioventù di questi personaggi, gioventù avvelenata appunto. Inoltre, ho preferito usare il nome Mikael nella sua pronuncia più nordica/norvegese, al posto di quella americana perché mi sembrava più giusto nei riguardi di quella che è la dimensione spazio-temporale della storia.
Eh niente, spero che la storia vi sia piaciuta! Battete un like, se vi va :)

 
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[The Originals]



« Scocca Niklaus, scocca la freccia! »
La voce di Elijah era piena di entusiasmo, mentre le sue mani si muovevano velocemente a guidare quelle del fratello, strette al sottile arco di legno che avevano fabbricato.
La freccia volò sul respiro del vento, conficcandosi nel tronco vuoto di un albero poco lontano, seguita da un giovane cerbiatto che li guardò con i suoi occhi acquosi, scappando poco dopo nel folto del bosco.
Un ombra di insoddisfazione lampeggiò sul volto di Niklaus: abbassò l'arco, fissando il punto in cui l'animale era sparito, tirando su col naso. Elijah gli sorrise, stringendolo a sé.
« Vedrai, un giorno diventerai un grande cacciatore. » gli promise, incoraggiandolo, « Forse riuscirai anche a superarmi. » concluse, raccogliendo l'arco che suo fratello aveva lasciato cadere a terra. Il vento scompigliò i suoi capelli scuri, mentre gli uccelli del bosco smettevano di cantare ed Elijah incoccò una freccia, guardandosi intorno.
Qualcosa di pesante, ma abbastanza agile avanzava verso di loro, spezzando rami e facendo cadere foglie.
« Deve essere un animale bello grosso! » scherzò il maggiore, continuando a tenere gli occhi fissi sulla boscaglia lì davanti, ma lasciandosi sfuggire un sorriso, « Osserva come si fa. »
Un movimento repentino, poi l'entusiasmo lasciò il passo alla paura, mentre Elijah indietreggiava davanti alla figura autoritaria di suo padre, rischiando di inciampare su Niklaus.
Il volto di Mikael era una maschera di rabbia, i capelli biondi scossi dal vento che danzava fra le foglie, gli occhi di ghiaccio che saettavano su entrambi i suoi figli.
Il respiro del fratello minore si fece corto, mentre il suo cuore pulsava come quello di un lupo durante una battuta di caccia, sbattendo contro la carne e il sangue della sua gabbia toracica. Le pupille dei suoi occhi si dilatarono e si riempivano di paura, tanto da avere la stessa luce di terrore che brillava negli occhi del cerbiatto appena scappato.
Ormai viveva nella paura, all'ombra della frusta di suo padre.
Gli occhi di Elijah sostennero lo sguardo adirato di Mikael, così duri e freddi, per niente ansioso di abbassare l'arma che stringeva in mano. 
« Quante volte te l'ho detto? » prese ad urlare, tutto il bosco intorno a loro in silenzio e sull'attenti, « Quante volte, Elijah? »
« Non è stata una sua idea! » cercò di spiegare, mettendosi fra lui e Klaus con fare protettivo, avendo visto come la follia cieca stesse guidando suo padre,  « Volevo solo ... »
Fu un attimo.
Inizialmente non sentì nulla, poi la guancia si colorò di rosso e prese a pulsare, urlando il suo dolore. Elijah cadde sulle ginocchia, lasciando la presa sull'arco e massaggiandosi il viso dolorante, alzando lo sguardo giusto in tempo per vedere suo padre mettere le mani alla cintura che portava alla vita.
No, non di nuovo.
Si alzò ed in qualche modo ignorò il dolore, proprio mentre Niklaus scoppiava a piangere e la prima frustata raggiungeva la sua schiena, i suoi occhi azzurri che si rabbuiavano, assumendo lo stesso colore del cielo in tempesta. 
Suo padre calò la cintura, ancora una volta.
La terza frustata colpì il petto di Elijah, sferzandolo dalla spalla fino all'addome, mentre la linea della frusta si faceva strada sulla pelle e bruciava di dolore, facendogli stringere i denti. Tenne duro e non cadde, mentre nel suo sguardo brillava la stessa scintilla di sfida che aveva sempre visto negli occhi di suo padre, ormai consumato dal tempo e dall'odio che provava per Niklaus, per il mondo intero.
« Togliti di mezzo. » sibilò, la lingua biforcuta come quella di un serpente, cercando di intimorirlo, « Vuoi provare anche tu l'ebbrezza della frusta?! »
Elijah non rispose, ma fece segno a Niklaus di alzarsi e di aggrapparsi a lui, nascondendo il volto dietro la sua schiena. Si fece una promessa: se mai avesse avuto figli, non li avrebbe mai trattati come Mikael faceva con loro, non sarebbe stato un mostro.
Lui sarebbe diventato un uomo d'onore.
Ci fu un lungo momento in cui non fu altro che silenzio, interrotto dai versi striduli e monocordi degli storni che saltavano di albero in albero, cantando la loro melodia, accompagnata dallo scricchiolare antico degli alberi, i loro gemiti della vecchiaia che risuonavano nelle orecchie di Elijah, riprendendo il respiro affannoso di Niklaus.
« Siete due stolti, sciocchi ragazzini. » sputò suo padre, abbassando la cintura di cuoio, « E mi meraviglio di te, Elijah. » 
Il suo volto era una maschera confusa di rabbia e di follia.
« Passerete le notti nella legnaia, da oggi fino alla prossima luna piena. » sentenziò Mikael, costringendoli a camminare davanti a lui, « Senza mangiare, né bere. » concluse, mentre Niklaus singhiozzò, tirando su col naso. Elijah scosse la testa e gli sorrise, cercando di ignorare il dolore secco della frustata in pieno petto.
Il tratto dal bosco alla loro capanna fu breve e silenzioso.
Uomini dalle folte barbe e donne dalle gonne consunte si voltarono a guardare quel padre che conduceva i propri figli in una legnaia abitata da ratti e ragni, piena di spifferi. Elijah era sicuro che stessero osservando il cipiglio duro e freddo sul suo volto, la smorfia di vittoria e rabbia che mangiava i suoi decisi lineamenti nordici.
« Così imparerete che il cibo è una cosa da uomini, non per bambini. »
Mikael sbatté la porta, lasciandoli soli, mentre Niklaus scoppiava a piangere, seppellendo la testa fra le ginocchia. C'era poca luce che filtrava fra le assi che componevano quella vecchia topaia, ed era preziosa visto che presto sarebbe calata la sera. 
Elijah cercò di trovare l'angolo più caldo della catapecchia, mentre sentiva il sapore del suo sangue in bocca, quando suo padre gli aveva mollato uno schiaffo in pieno viso e gli aveva rotto il labbro inferiore. Si lasciò cadere accanto al fratello, fissando il soffitto pieno di ragnatele della capanna.
« Una volta non era così, sai. » disse lui, perdendosi a guardare il vuoto, ma riuscendo lo stesso ad attirare l'attenzione del fratellino, « Ci trattava come ogni padre deve fare con i suoi figli, con gentilezza, con amore. Era buono. »
Fece una pausa.
« E poi? » 
La voce di Niklaus era impastata di lacrime, ma Elijah riuscì lo stesso a capire cosa chiedeva. Gli scompigliò i capelli biondastri, guardando i suoi occhi azzurri come il cielo di Odino.
« Poi qualcosa è cambiato. È diventato cattivo, scontroso. Dal cuore di pietra. »
« Quel qualcosa sono io? » 
Elijah si stupì di quanto Niklaus sapesse essere perspicace, essendo solo un bambino di otto anni, poi rise, per mascherare la verità che suo fratello aveva appena constatato.
« Perché pensi questo? » domandò retoricamente, cercando di non farlo sentire fuori posto, « No, lui ti vuole bene, anche se non lo da a vedere. » rispose, provando a sembrare il più convincente possibile.
Nemmeno lui conosceva il vero motivo per il quale Mikael li odiava così tanto, il sangue del suo sangue, ma, in qualche modo, centrava per forza Niklaus.
« Forse non ha mai superato la morte di nostra sorella, Freya. » ipotizzò. Klaus storse la bocca, fissando il volto di suo fratello.
« Elijah, ho paura. » gli confessò, deglutendo, come se stesse cercando di liberarsi della pietra che portava legata al collo, troppo pesante per un bambino, « Ho paura di stare ancora con lui. Voglio andare via. »
Elijah non parlò nemmeno, ma si limitò a prenderlo dolcemente e a stringerlo al petto, facendogli sentire il battito rapido del suo cuore.
« Lo senti? » gli chiese, abbozzando un sorriso, « Ho paura anch'io. » gli rivelò, una nota di compassione che aleggiava nella sua voce, « Ma non devi preoccuparti. Avrai sempre me e io non ti abbandonerò mai. »
Klaus alzò la testa, poi chiuse gli occhi, cercando di dormire per dimenticare tutto il dolore, tutto ciò che era successo quel giorno, usando il sonno per sfuggire alla dura realtà a cui si trovava di fronte.
Rimasero lì, distesi sulla paglia, finché non scese la notte e il sonno stava vincendo anche Elijah, quando un rumore flebile come il respiro di una lepre lo costrinse ad aprire gli occhi, mentre la chioma bionda di Rebekah faceva capolino davanti alla porta grezza della topaia.
Elijah abbozzò un sorriso, ma si portò un dito alla bocca, chiedendole di non fare rumore mentre la sorella si stendeva accanto a lui, appoggiando la testa sul suo petto, vicino a quella di Niklaus, e strusciando il naso sulla stoffa della sua casacca marrone.
« Non dovresti essere qui. » le disse Elijah, baciandole il capo, « Papà si arrabbierà. »
« Non mi interessa. »
Rebekah lo abbracciò, stringendosi più forte intorno a lui, mentre il vento, fuori, ululava come un lupo alla luna. Sua sorella era così vicina a lui che Elijah era sicuro di poter ascoltare il battito monotono del suo cuore, il quale, unito al respiro silenzioso di Klaus, sarebbe stato la sua dolce ninna nanna.
« Staremo insieme. » promise, la sua voce flebile come un sussurro, « Sempre e per sempre.»
  
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