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Autore: mrsstilinski__    30/04/2015    5 recensioni
Di preciso Georgia non sa da quanto tempo ha una cotta per il figlio minore dell’avvocato Hemmings, anche se ricorda di averlo sempre ricollegato, da bambina, ad un principe azzurro, il classico principe delle fiabe di cui raccontava sua madre: biondo, con gli occhi azzurri, alto, dal sorriso gentile e la voce dolce.
[...]
Luke scrolla le spalle, poi le si rivolge direttamente con uno sguardo curioso, sviando l’argomento: «tu ce l’hai il ragazzo?»
«Il mio ultimo ragazzo l’ho lasciato l’anno scorso» per te, perché quando baciavo lui pensavo a te, perché quando mi prendeva la mano lui, immaginavo fosse la tua, di mano, a stringere la mia.
«Ah beh, cose che capitano» risponde lui, sorpreso, perché non immagina proprio lei, la sua vicina di casa, la dolce Georgia di quando erano bambini, che fa la stronzetta col suo ragazzo; decisamente no, non riesce proprio ad immaginarsela.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luke Hemmings
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Who will love you?
Who will fight?
And who will fall far behind? 
Come on skinny love.
Birdy - Skinny love 

 

 

 

Georgia si lascia cullare dal suono della pioggia, seduta sul davanzale della sua finestra, mentre legge con attenzione il suo libro preferito “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”, le cui pagine sono ingiallite e fragili, per quante volte sono state sfogliate.
Lo chiude delicatamente, quando sente gli occhi troppo appesantiti per poter continuare e da’ un’occhiata fuori, dove la pioggia scende non troppo fitta e scorge uno sprazzo di cielo aprirsi, ad ovest; poco dopo da’ un’occhiata al marciapiede di fronte, dove il suo vicino di casa Luke è intento a portare a passeggio Pongo, il suo dalmata.
Sorride e soffia sulla finestra, il suo fiato caldo contro il freddo del vetro lo fa appannare, formando un imperfetto cerchio di condensa, sorride e scrive una L circondata da piccoli cuori, per poi guardare ancora fuori, ma Luke non c’è più.
Di preciso Georgia non sa da quanto tempo ha una cotta per il figlio minore dell’avvocato Hemmings, anche se ricorda di averlo sempre ricollegato, da bambina, ad un principe azzurro, il classico principe delle fiabe di cui raccontava sua madre: biondo, con gli occhi azzurri, alto, dal sorriso gentile e la voce dolce.
Che poi, probabilmente lui nemmeno si ricorderà il suo nome, anche se la saluta sempre quando la vede ma -di questo Georgia ne è convinta- lo fa solo per educazione: di lei saprà il minimo sindacale, cioè che frequenta ancora il liceo, che suona il pianoforte -ma solo perché la sente ogni giorno- e che è la figlia del cardiochirurgo Hill, il più famoso di tutta Dallas.
Non sa della sua ossessione nei suoi confronti, il che è l’unica nota positiva del fatto che lui la ignori completamente, ma d’altronde non può pretendere granché, lei è una sedicenne con l’apparecchio ai denti, lui è un ventenne che studia economia all’università, non c’è storia, Georgia si è ormai rassegnata.
Non che l’apparecchio costituisca un ostacolo per lei, che anzi viene considerata dai più una bella ragazza anche con esso, e con i suoi capelli castani e occhi verdi, ma è troppo piccola per Luke, sebbene anche lui abbia quell’aria e quella luce negli occhi da eterno ragazzino, complice il piercing al lato sinistro del labbro.
Il suono del campanello la distrae dai suoi pensieri, così si affretta ad andare ad aprire la porta, dove sulla soglia sta sua madre, con una busta della spesa per mano e l’espressione infastidita.
«Ti ho chiamato circa cinque volte, Georgia» la rimprovera seria «è stata una fortuna incontrare Luke di sotto, che mi ha aiutato con le buste.»
«Ho il telefono dentro la borsa e non l’ho sentito.»
Sua madre annuisce distratta e la testa bionda di Luke fa capolino dall’ascensore con altre buste in mano, e il ragazzo sorride gentile, come al suo solito: «nessun problema, signora Hill» poi si rivolge a Georgia «capita a tutti di avere la testa tra le nuvole, no?» le sorride e le fa l’occhiolino, facendo poi una carezza al suo cane, impaziente di rientrare in casa.
«C-Credo di sì» risponde incerta, aiutandoli a mettere le buste sul tavolo.
Luke se ne va poco dopo e Georgia ritorna in camera sua, dando un’ultima occhiata all’iniziale -ormai sbiadita- disegnata poco fa e pensa che Luke potrebbe a tutti gli effetti essere il suo principe azzurro, se solo lui si accorgesse di lei.
 
 
 
«Vuoi che ti accompagni a scuola oggi?»
Georgia alza lo sguardo dalla sua colazione e sorride in direzione di sua madre, perfettamente vestita per andare a lavoro, scuotendo la testa: «ho la patente, mamma» le ricorda, sorseggiando ancora un po’ del suo latte.
«Da appena un mese» ribatte Carola «è troppo poco tempo per scorrazzare liberamente.»
«Non sono una ragazzina» ribatte stizzita, posando la tazza nel lavandino.
D’altronde, come può pretendere che Luke si accorga di lei se sua madre è la prima a non trattarla da adulta? Come potrebbe lui notarla, se lei si fa ancora accompagnare da sua madre a scuola? Se la farebbe a piedi, piuttosto di correre il rischio di essere vista mentre sua madre la accompagna a casa.
«Deduco allora che prenderai l’autobus, perché io sono di fretta e la tua macchina mi serve, la mia è dal meccanico.»
«D’accordo, andrò con l’autobus» asserisce Georgia infine, rassegnata.
Appena venti minuti dopo, si ritrova alla fermata a pochi metri dal palazzo dove abita, in attesa dell’autobus. Sobbalza quando sente il rumore di un clacson, ma ha un tuffo al cuore quando il finestrino di un’auto rossa si abbassa e mostra il volto di Luke dal lato del guidatore, che le sorride proprio come una settimana prima, quando ha aiutato sua madre. «Serve un passaggio?»
«N-No grazie, l’autobus starà arrivando.»
«Dico davvero Georgia, non è un problema. Il liceo mi viene di strada per andare all’università» ribatte, dando un’occhiata al semaforo «non sequestro minorenni, puoi stare tranquilla» ridacchia rassicurante, facendo ridere anche lei.
Georgia tuttavia nasconde la sorpresa nel sapere che lui ricorda il suo nome, prende un respiro e annuisce, salendo in fretta in macchina accanto a Luke, che ingrana la prima e riparte.
«Non hai ancora la patente?»
«A dire il vero sì, ma oggi la macchina serviva a mia madre.»
Luke tamburella sul volante, aspettando che il semaforo diventi verde: «quando avevo la tua età e avevo da poco preso la patente, mia madre era più stressante del solito. Trovava ogni scusa possibile per non farmi portare la macchina, era davvero irritante.»
“Quando avevo la tua età” a Georgia sembra tanto la frase detta da un uomo con tanta esperienza alla propria figlioletta alla scoperta del mondo; è delusa da quella frase ma spera di non darlo a vedere, guardando distrattamente fuori dal finestrino.
«Mia madre non stressa più di tanto» risponde dopo un po’, sentendosi immensamente stupida a fargli credere di essere una ragazza ormai indipendente «credo che però sia normale che abbia un po’ di ansia.»
«E’ una madre, sarebbe anormale se non ne avesse» risponde Luke, cambiando canzone al cd e mettendo un pezzo dei Metallica, Georgia non conosce quel gruppo, non è appassionata del genere rock, preferisce di gran lunga la musica classica; infatti storce il naso quando il suono pesante della chitarra elettrica invade l’automobile.
«Non ti piacciono?»
«Non è proprio il mio genere» risponde «preferisco le cose più soft, per così dire.»
«Ah già» considera Luke un po’ tra sé e sé «dimenticavo che sei la piccola Mozart» la prende in giro, facendola sorridere.
«Non credo di valere un decimo di Mozart» ribatte, lusingata comunque dalle sue parole «ma grazie per il complimento.»
«Ti sento suonare quasi ogni giorno, dovrei essere sordo se dicessi che non sei brava» dice Luke e subito dopo sbuffa, perché è la classica mattina in cui becca tutti i semafori rossi.
Georgia arrossisce e non risponde, il suo sorriso parla da sé, e proprio non riesce a smettere di sorridere, mentre il cuore le batte all’impazzata, perché, cavolo!, Luke Hemmings la ascolta suonare e crede anche che lei sia brava.
«Mi manca il liceo, alle volte» Luke spezza così il silenzio imbarazzante che si è creato, guardando due ragazzi in bicicletta che vanno a scuola.
«Io non vedo l’ora di diplomarmi, pensa te» e un pochino, Georgia davvero non vede l’ora di uscire.
Non vede l’ora di crescere, frequentare l’università, fare concerti di pianoforte in tutto il mondo, essere indipendente; crescere -o quantomeno, dimostrare una certa maturità- per piacere a Luke, è solo un altro motivo che si aggiunge alla lista.
«L’università è sopravvalutata, Georgia» e ha questo tono da saputello e uomo vissuto che Georgia lo prenderebbe a schiaffi se non fosse che il suo viso è troppo perfetto e non riesce neanche ad immaginare lei che gli da un ceffone «al liceo si è molto più spensierati, la tua unica preoccupazione è prendere almeno B nei test e conquistare la cheerleader che ti piace, o qualche giocatore di football, nel tuo caso.»
Georgia vorrebbe tanto dirgli che a lei non interessa nessun giocatore di football, tuttavia, mossa da un’improvvisa curiosità, gli chiede: «e tu, la cheerleader che ti piace l’hai conquistata?»
Luke fa un sorrisino eloquente: «ci ho messo mesi e mesi ma alla fine si, per poi scoprire che non ne valeva la pena.»
«Se qualcuno ti piace, ne vale sempre la pena.»
Luke scrolla le spalle, poi le si rivolge direttamente con uno sguardo curioso, sviando l’argomento: «tu ce l’hai il ragazzo?»
«Il mio ultimo ragazzo l’ho lasciato l’anno scorso» per te, perché quando baciavo lui pensavo a te, perché quando mi prendeva la mano lui, immaginavo fosse la tua, di mano, a stringere la mia.
«Ah beh, cose che capitano» risponde lui, sorpreso, perché non immagina proprio lei, la sua vicina di casa, la dolce Georgia di quando erano bambini, che fa la stronzetta col suo ragazzo; decisamente no, non riesce proprio ad immaginarsela.
«Siamo arrivati» dice poco dopo, accostando la macchina davanti all’ingresso della scuola.
Georgia annuisce, vorrebbe poter trascorrere ancora un po’ di tempo con lui, vorrebbe che il tempo non fosse volato; annuisce, aprendo la portiera: «grazie mille per il passaggio Luke, buona giornata!»
«Figurati, buona scuola Georgia!» esclama, e una volta che lei è scesa e ha ormai raggiunto il cortile, Luke è già partito alla volta dell’università.
La ragazza si incammina verso la classe di biologia con un sorriso a trecentosessanta gradi, e la campanella suona nel preciso istante in cui si siede al suo solito banco vicino alla finestra; poco dopo la raggiunge Rose, la sua migliore amica, con un cipiglio curioso sul volto.
«Perché Juliette Clarkson dice di averti visto scendere dalla macchina rossa di un figo biondo? Quel figo biondo che penso io?»
Il sorriso di Georgia si allarga, al pensiero che Luke venga scambiato per il suo ragazzo dai suoi compagni di scuola: «mi ha dato un passaggio.»
«Oh mio Dio! Oh mio Dio! Oh mio Dio!» esclama l’altra, facendo ridacchiare Georgia «e non sei svenuta ancora? E lui come si è comportato con te? Ti è sembrato interessato, in qualche modo?»
«Abbiamo parlato… e beh è molto simpatico e dolce, ma non credo sia interessato a me. Mi vede come la ragazzina che abita nel suo stesso pianerottolo, fine.»
«Sei troppo pessimista!» ribatte Rose, rivolgendo un cenno di saluto ai pochi che stanno entrando in classe «devi conquistarlo, non puoi partire così prevenuta!»
«Sono realista, non credo che -»
«Ci intrufoleremo ad una festa» la interrompe, col solito ghigno di chi crede di aver avuto un’ottima idea «una festa universitaria, tra un mese credo che sia, al Secret’s, ci va mio fratello, vai da lui e lo baci! Luke c’è sempre a questo genere di feste!»
«Non credo sia una buona idea» e non lo è affatto «non sono il tipo, e non voglio fare la figura della cretinetta che -»
«Quindi getti le armi senza combattere? Pensi di continuare a comporre per lui deprimendoti sui tasti del tuo pianoforte, solo perché non hai il coraggio di andare e dichiararti?»
«Come fai a sapere che i miei componimenti sono dedicati a lui?»
«Non cambiare argomento!» Rose sta perdendo la pazienza, ma la sua amica ha lasciato il ragazzo migliore che potesse trovare, per quel biondino lì, non può non provare a conquistarlo «e comunque non ci vuole un pozzo di scienza per capire che parli di lui.»
Il tono di Rose è più dolce adesso, perché sa che Luke, oltre ad essere l’amore impossibile di Georgia, è anche la sua fonte di ispirazione; è grazie a lui se Georgia scrive musica meravigliosa, è grazie a lui se la sua amica mette tutta se stessa, in ciò che scrive.
L’arrivo dell’insegnante interrompe definitivamente i loro discorsi; l’argomento Luke, almeno per il momento, è archiviato.
 
 
 
Luke aspira il primo tiro di sigaretta, sedendosi comodamente sulla poltrona in terrazza e appoggiando i piedi sulla ringhiera, sua madre dice che mettersi in quel modo è sintomo di maleducazione, ma l’unica cosa che vuole è rilassarsi, dopo una giornata pesante come quella appena trascorsa: ha dato un esame e ha litigato con suo padre, peggio di così non potrebbe proprio andare.
E dire che la giornata non è iniziata neanche tanto male, certo… ha dovuto allungare un po’ la strada per l’università, visto che ha accompagnato Georgia Hill a scuola, ma non gli è dispiaciuto, quella ragazzina è simpatica, anche se gioca a fare la grande.
E’ timida, Georgia, molto timida e impacciata, gli è sembrata imbarazzata, mentre gli parlava; cercava di tenere un tono misurato, sembrava riflettere davvero su cosa dire, prima di rispondergli, come se temesse una sua reazione negativa.
Suo fratello Jack più volte gli ha detto che quella ragazzina bacia la terra dove cammina, ma Luke ritiene l’ipotesi a dir poco ridicola: non lo conosce nemmeno, non ha le basi per avere una cotta per lui, sarà semplicemente affascinata dal suo essere più grande e vorrà sembrare matura ai suoi occhi, ma sicuramente una cotta per lui non ce l’ha.
Il fatto è che lui nemmeno sa cosa si prova, ad amare qualcuno, quindi non si spiega come la piccola Hill potrebbe essere innamorata di lui.
Scaccia dalla mente quei pensieri, quando sente una dolce melodia provenire dalla stanza accanto, visto che la sua camera da letto è adiacente a quella di Georgia; si sistema meglio sulla poltrona, aspirando un altro tiro e ascoltando attentamente ogni nota del pezzo che sta suonando la ragazzina.
E’ un pezzo nuovo, considera Luke, non gliel’ha mai sentito fare, anche se non è la prima volta che Georgia suona qualcosa di suo, ed è molto bello quanto triste.
Ha una melodia malinconica, un suono triste che gli sembra troppo nostalgico, per essere suonato (e composto, probabilmente) da una sedicenne, è come se suonasse di un amore tormentato, un amore non corrisposto che la fa stare molto male.
Si culla di quel suono meraviglioso per un’altra mezzoretta, che quasi non si accorge che ormai Georgia ha finito di suonare da un po’ di tempo.
Resta con gli occhi chiusi un altro po’, quando sente come la sensazione di essere osservato a distanza, e se c’è una cosa che detesta con tutto se stesso, è che qualcuno lo fissi con insistenza. Si affaccia, e nota solo una ragazza che fa jogging nel marciapiede di fronte.
«Sarà stata un’impressione» commenta tra sé e sé, rientrando nella sua stanza.
Decide di mandare un messaggio a Jacqueline, la ragazza che sta frequentando per ora, che magari riesce a migliorargli la giornata.
 
 
 
Georgia lancia un’occhiata al balconcino accanto, quello su cui si affaccia la camera di Luke, ma vi è solo una palla da calcio che rotola sul pavimento, mossa dal vento leggero.
Le è sempre piaciuto il fatto che le loro stanze fossero separate da un muro, grazie a quella vicinanza è riuscita a conoscerlo, a sapere cosa gli piace. Lo ascolta cantare le sue canzoni preferite, qualche volta, e pensa che lui abbia davvero una bella voce, anche se mette la musica davvero a volume troppo alto e lei è convinta che un giorno o l’altro le scoppieranno i timpani; altre volte lo sente studiare e ripetere per prepararsi agli esami, altre volte lo sente parlare con i suoi amici -Ashton e Michael, crede che si chiamino-; altre volte lo sbircia mentre fuma nel suo terrazzino, Rose non fa che prenderla in giro e dire che è una stalker.
«Ci sei ancora o ti sei persa nel mare azzurro dei suoi occhi?» la voce del suo migliore amico al telefono la riporta con i piedi per terra, si era incantata a fissare la porta finestra della camera di Luke.
«Non sei divertente, Calum» ribatte stizzita.
 «Volevo essere poetico, non divertente
«E comunque, se proprio ti interessa, lui non c’è.»
«Interessa a te, non a me, tesoro» ridacchia Calum «certo che ti piace proprio un tonto
«Luke non è -»
«E anche idiota, ora che mi ci fai pensare
«Sarai intelligente tu» borbotta sottovoce «e perché, sentiamo?»
«Perché deve essere proprio tonto e idiota, per non accorgersi di te.»
Georgia arrossisce; lei e Calum non sono soliti farsi complimenti, quindi le rare volte che lui le dice qualcosa di dolce nei suoi confronti, la coglie di sorpresa.
«Non dire scemenze» risponde infatti «dimmi cosa devo fare con lui, piuttosto!»
«Sai che io sono vecchio stampo, preferisco sempre che siamo noi maschietti a prendere l’iniziativa, perché devi sapere che noi ragioniamo così: se non ci proviamo con una ragazza, non ci interessa.»
«In poche parole, mi stai dicendo che sono un caso perso.»
«Te l’ho detto da subito, Georgia. A vent’anni ci crediamo già uomini vissuti, non ci andiamo a mettere con le sedicenni.»
«Tu di anni ne hai ancora diciotto, non puoi parlare!»
«Tesoro, per certe cose siamo tutti uguali. Mi sento grande io, figurati Hemmings che ha vent’anni suonati.»
«Maschi» mormora Georgia contrariata. Calum è l’esempio di ragazzo con cui lei non si metterebbe né ora né mai; come migliore amico è perfetto, l’ha sempre considerato il fratello che non ha mai avuto, ma è così stronzo con le ragazze che non riuscirebbe a tollerarlo. Poi è un gran maschilista, e spesso si ritrovano a litigare per i loro ideali diversi, come potrebbe succedere in seguito a questa discussione dell’età, se non fosse che è proprio Calum a prevedere una possibile litigata e a cambiare argomento.
«Se ci tieni tanto possiamo andarci però, a questa festa al Secret’s.»
«Dici davvero?!» urla quasi Georgia, ora fin troppo entusiasta.
Sente Calum sospirare, e probabilmente ha annuito: «mi informo se Hemmings viene e ti faccio avere le prevendite, d’accordo?»
«Sì, sì, sì mille volte sì! Sei il migliore Cal!»
«Ah, ragazzina, mi farai impazzire» ridacchia Calum «ci vediamo domani alla cena di mio padre, ora devo studiare.»
«D’accordo Cal, a domani!» squittisce allegra, e il tempo di chiudere il telefono, sente una risata provenire dal balcone accanto.
Luke sta ridendo di lei e del suo fare da ragazzina, Luke non sa di essere il motivo per cui trilla e saltella allegra per il piccolo terrazzo, Luke probabilmente pensa che lei sia immensamente stupida a cinguettare così.
«Hai avuto una buona giornata?» chiede interessato, accendendosi una sigaretta.
«Buone notizie, più che altro» risponde allegra «a te, com’è andata la giornata?»
«Niente di speciale, giornata piatta.»
Georgia annuisce, tamburellando le dita sulla ringhiera del balconcino.
«Hai scritto tu, quel pezzo che suonavi l’altro giorno?» chiede Luke all’improvviso.
«Q-Quando?» balbetta, colta alla sprovvista; suona tanti di quei pezzi diversi che non sa davvero cosa rispondere.
«Circa dieci giorni fa, è stato il giorno che ti ho accompagnata a scuola.»
Georgia fa mente locale fino a quel giorno, davvero Luke si ricorda ancora di quel che ha suonato quel giorno? Non è neanche uno dei suoi pezzi migliori, anche se è uno dei tanti che parla di lui, il ragazzo da cui tanto è presa, il ragazzo quasi estraneo per cui ha lasciato l’unico che le avesse mai voluto bene davvero.
«E’ mio, sì» ed è dedicato a te, vorrebbe tanto aggiungere.
«Non credi sia troppo malinconico?»
«Probabilmente» asserisce, perché lo è, troppo nostalgico e triste per essere stato scritto da una ragazzina «ma è molto… autobiografico» perché tanto tu non mi guarderai con gli occhi con cui ti guardo io.
«Delusione amorosa?»
Georgia rabbrividisce, non si aspettava sicuramente tutta questa curiosità da parte sua. «Scusa se sono invadente» continua Luke «ma era una melodia davvero triste, mi dispiacerebbe se tu stessi male.»
«Capita» risponde Georgia, sorridendo mesta «sai, di provare qualcosa per qualcuno che non ti ricambierà mai.»
«Noi ragazzi tendiamo ad ingigantire tutto, purtroppo» risponde Luke, cercando magari di consolarla «qualcuno che ti vuole davvero bene magari c’è e non te ne accorgi.»
Georgia scrolla le spalle: «ho i paraocchi, per ora; e se non è colui che mi interessa, francamente neanche li guardo gli altri.»
Luke annuisce, piacevolmente colpito dalla sincerità delle parole di una ragazzina come lei.
Si è più o meno aperta con lui e non se lo sarebbe mai immaginato, e improvvisamente si chiede come deve essere, provare simili sentimenti; si chiede se sia possibile, avere una vita davanti e innamorarsi davvero a certi livelli, stare così male dal non essere ricambiati.
«In ogni caso, quel pezzo era davvero bellissimo.»
«T-Ti ringrazio» risponde, arrossendo per la seconda volta nella giornata. E’ la conversazione più stancante che abbia mai avuto con un ragazzo.
Decide di rientrare dentro, che vuole evitare altre conversazioni imbarazzanti, così lo saluta e torna in camera sua, improvvisamente ispirata per un altro componimento.
 
 
 
«Sembri una poco di buono.»
Georgia sbuffa, rifilando un’occhiataccia a Calum e sistemandosi ancora una volta il rossetto rosso sulle labbra, specchiandosi allo specchietto dell’auto del suo migliore amico. Dietro, Rose ridacchia, dando una pacca sulla spalla al ragazzo.
«Che palle che sei, Hood! Vorrei vedere se tu non le salteresti addosso!»
«Mi sentirei una specie di pedofilo!»
«Con questa storia dell’età mi stai facendo saltare i nervi!» sbotta Georgia, ravvivandosi i capelli, lasciati mossi per l’occasione, e dando un’ultima occhiata generale al trucco: sembra più grande e si sente molto carina, è tutto perfetto.
«Non avrei mai dovuto acconsentire a questa stronzata» sbotta di nuovo Calum «per non parlare del fatto che se i tuoi ci scoprono, finisco evirato.»
«Non sapranno nulla Hood, rilassati!»
Georgia alza gli occhi al cielo e da’ un’occhiata all’orario sul cruscotto, è mezzanotte e mezza, ora di entrare.
«Andiamo, forza» borbotta, afferrando la pochette e scendendo dall’auto.
Non ha mai indossato tacchi così alti come sta sera, dove -non può negarlo- si sente diversa, si sente sbagliata. Perché se deve piacere a Luke, sicuramente non vuole che lui si interessi a lei solo perché indossa un abitino vedo/non vedo e tacchi alti, o solo perché, per una sera, sembra più grande dell’età che ha realmente.
Ma il più è fatto, ormai è la festa è iniziata da un po’ e sente la musica provenire forte dalla discoteca, Calum le poggia una mano sulla schiena scoperta con fare protettivo, guardando in cagnesco tutti quelli che lo salutano ed esordiscono con un “non mi presenti la tua amica, Hood?”
Al contrario del ragazzo, che pare infastidito da tutta quella situazione, Rose ne è entusiasta e quasi divertita; è una novità per lei, non vede l’ora di entrare e divertirsi un po’, spera solo di non incontrare suo fratello, e magari di strappare un bacio a Calum, che stasera è più carino del solito; se solo mollasse la presa sulla schiena di Georgia…
Finalmente entrano nel locale, Calum si passa una mano tra i capelli e chiama le due ragazze a raccolta: «ascoltatemi, ragazzine, state vicino a me e non vi allontanate per alcuna ragione al mondo» esordisce, con tono duro e “da padre protettivo” lo definirebbero entrambe, poi si rivolge solo a Georgia «quando vedi Hemmings, vai da lui, fai quel che vuoi fare - sempre che tu ne abbia il coraggio - e ce ne andiamo, intesi?»
«Si papà» mormora, alzando gli occhi al cielo.
Tutti e tre vanno sulla pista da ballo, Calum guarda in cagnesco chiunque osi solo avvicinarsi famelico a loro due, Rose e Georgia ballano, si scatenano, ridono e lo invitano a lasciarsi andare.
Il moro cede dopo un po’, ballando contro la schiena di Rose, mentre Georgia esplora la sala, vaga con lo sguardo per tutta la discoteca, non aspetta che vedere una cresta bionda e un paio di occhi azzurri che, ne è sicura, riuscirebbe a riconoscere anche col buio e le luci soffuse.
Georgia balla sicura di sé e del suo fascino, si muove con grazia e spera solo che tutto vada secondo i suoi piani, spera davvero che Luke la noti, che Luke resti sorpreso dal vederla così diversa, così bella, così ragazza e non ragazzina.
Vuole che Luke capisca che ne vale la pena, che lei per lui farebbe la qualunque, che se si è conciata in quel modo è solo perché lui deve smetterla di considerarla piccola, che lei piccola non lo è affatto.
Quando lo nota, appoggiato con i gomiti al bancone in attesa del suo cocktail, incredibilmente solo e senza quei due ragazzi con cui esce sempre, capisce che è il momento adatto.
Va da lui, è poco lontana dalla pista e quasi vicina al piano bar, quando sente due mani impossessarsi dei suoi fianchi e una voce calda sussurrarle all’orecchio: «ma tu non sei la piccola vicina di casa di Luke?» la voce è divertita, profonda, sorpresa; un forte odore di alcol misto a colonia maschile le invade le narici.
«E tu sei?»
«Ashton Irwin in persona, signorina» risponde, facendola girare verso di lui «e tu non hai sicuramente l’età per queste feste» sussurra ancora, stringendola a sé e baciandole delicatamente il collo, lei schiva un bacio sulle labbra, allontanandolo.
«Lo dici tu, che non ho l’età? Non mi pare che ci sia una specie di regolamento, o che so io» ribatte acida, perché lei non vuole che sia lui a stringerla e a baciarla.
«Ma cosa ci farà mai una ragazzina perfettina tutta casa e pianoforte in discoteca?» sempre con quel tono divertito e canzonatorio; Georgia lo prenderebbe a ceffoni.
«Saranno fatti miei, non credi?»
Ashton ridacchia, Georgia si dimena, dandogli una leggera spintarella; la risata del ragazzo si accentua e la guarda con un’occhiata eloquente, di chi crede di aver capito tutto: «Mike e Jack hanno sempre detto che eri innamorata persa di Luke, io francamente non ci ho mai fatto caso più di tanto, ma se sei qui per lui allora hanno ragione.»
«Tu e loro non sapete un bel niente.»
«Oh andiamo, piccola» sussurra ancora Ashton «spero tu sia abbastanza intelligente dal renderti conto che vestendoti e truccandoti come una troietta non arriverai da nessuna parte.»
Georgia gli molla finalmente uno schiaffo, lasciandolo interdetto, e scappa dall’altro lato del locale, lontano dalla postazione dei dj, verso i divanetti, dove Luke se ne sta solo a bere un drink azzurrino.
Prende un bel respiro e gli si avvicina, sedendosi accanto a lui e mettendogli una mano sul ginocchio, per chiamarlo.
Quando si accorge di lei, Luke quasi sputa il suo alcolico, sorpreso di trovare la sua vicina di casa lì: «Georgia!» esclama sorpreso «che ci fai qui?»
«Oh» cinguetta, arricciandosi una ciocca di capelli «io e la mia amica volevamo fare qualcosa di diverso, stasera.»
Luke annuisce e percorre con lo sguardo tutto il corpo della ragazzina, soffermandosi sulla scollatura dell’abito nero e sulle gambe lasciate scoperte, lanciate ancor di più da un paio di tacchi vertiginosi.
Sembra una versione cinque anni più grande di Georgia, bella e sensuale come non mai. Certo, ha sempre pensato che fosse bella, ma di una bellezza pura e incontaminabile, adesso gli sembra quasi finta, con quel rossetto rosso che quasi lo abbaglia per quanto è forte, e l’espressione sicura di sé della ragazza che non si rifà per niente all’idea che lui si è fatto di lei, per quel poco che l’ha conosciuta.
«Comunque non dovresti essere qui» ribatte «c’è gente troppo grande per te.»
«Gente troppo grande, tipo te?»
Luke annuisce: «per esempio.»
«Devi smetterla di trattarmi come una fottuta ragazzina, Luke Hemmings! Non ho undici anni, d’accordo?! Non sono così tanto più piccola di te!» sbotta all’improvviso, sorprendendolo.
Luke sospira, e giunge ad un’unica conclusione, Mike e Jack avevano ragione. «Qual è la vera ragione per cui sei qua, Georgia?» le chiede dolcemente.
Georgia lo guarda dritto negli occhi, e un brivido le percorre la schiena quando nei suoi occhi legge quasi compassione; compassione per una ragazzina che vuole conquistarlo e gioca a fare la grande, vestendosi come una troietta. Ashton e Calum hanno ragione.
«Sono innamorata di te, Luke» sbotta all’improvviso «e ho pensato che questo fosse l’unico modo per avvicinarmi a te.»
Luke si passa una mano tra i capelli e fa per rispondere, quando si ritrova le labbra di Georgia sulle sue, che premono insistenti, come se non aspettassero altro da mesi. Lui dapprima ricambia incerto, ma poi, resosi conto della stronzata immane che sta commettendo, la allontana dolcemente, anche se vorrebbe semplicemente sprofondare e sparire; è stato un bacio maledettamente sbagliato.
«Georgia…» sussurra, sperando di non assistere ad una scena di pianto improvviso, perché davvero non è pronto a consolare una ragazzina innamorata di lui appena rifiutata.
«Sono una stupida» dice lei, scuotendo la testa, quasi a non credere a quello che ha combinato «perdonami Luke, davvero. E’ che credevo fosse l’unico modo per conquistarti, invece ho solo fatto la figura della ragazzina stupida, perdonami.»
«Non hai niente di cui scusarti, Georgia» la rassicura e scorge i suoi occhi lucidi e una lacrima solitaria solcarle il viso «anzi apprezzo le tue attenzioni e il tuo coraggio, ma -»
«Tranquillo Luke, avrei dovuto capirlo prima.»
Lui resta in silenzio, perché davvero non sa cosa dire; non pensava fosse così intraprendente, non pensava di essere lui l’oggetto dei suoi pensieri.
Una domanda improvvisamente gli sorge, ma quasi ha paura a fargliela, anche se la curiosità vince su tutto: «i tuoi componimenti, sono per me?»
Georgia si sta pulendo via il rossetto dalle labbra, quando Luke le pone quella domanda che lei ha tanto temuto. «Sono tutti dedicati a te, sì» risponde sinceramente «ho sempre saputo che non mi avresti mai ricambiato, ma mi sono detta: perché non provarci?» dice ancora con un sorriso amaro, appallottolando il fazzoletto e gettandolo «ti chiedo solo di non ignorarmi, solo perché mi sono dichiarata. Mi passerà, dico davvero, e non mi metterò più in ridicolo come ho fatto stasera.»
Luke vorrebbe tanto dirle che non la ignorerebbe mai, perché non è uno stronzo, e vorrebbe dirle che no, non si è messa in ridicolo, che anzi lui apprezza davvero il suo coraggio, che lui davvero la ammira per essere andata contro tutti e tutti, per aver lottato per quello che vuole, per averci provato, cambiando addirittura radicalmente, anche se solo per qualche ora, ma le parole gli muoiono in gola, perché è davvero imbarazzato e non ha idea di che cosa dire, con la costante paura di sbagliare a parlare.
Un ragazzo moro fa capolino con al seguito una ragazzina che lo tiene per il braccio, entrambi guardano Georgia con sguardi interrogativi e curiosi, quindi probabilmente sono con lei.
«I-io andrei» balbetta Georgia timidamente e lui finalmente ha di nuovo davanti la vera Georgia, quella che tanto gli sta simpatica e che gli piace ascoltare quando suona.
«Buonanotte» le augura Luke, guardandola mentre viene trascinata via dai suoi due amici.
Tutti e tre vanno in macchina, Georgia prende posto dietro, Calum e Rose non hanno osato dire nulla da quando sono usciti dalla discoteca, lo sguardo triste della loro amica e quello imbarazzato e quasi mortificato di Luke hanno valso più di mille spiegazioni.
«E’ andata» sospira Georgia infine.
La radio passa Skinny Love e Georgia scrive ancora una volta l’iniziale di Luke sul vetro dell’auto, ma adesso sono finiti i tentativi inutili di piacergli sembrando quella che non è; si ricomincia da zero, e anche se le fa male, tanto male, Luke Hemmings è e sempre sarà il suo primo grande amore impossibile.



 



HELLO 5SOS FAM!
questa one shot è...boh, inutile peccare di modestia, francamente sono soddisfatta di ciò che ne è uscito, perché è prettamente autobiografica: io sono Georgia e Luke è uno stronzo che non è stato tanto dolce come il nostro Lukey, evvvvvabbe'.
Georgia rappresenta un po' tutte le ragazze sui sedici anni alle prese con il loro primo amore, magari un ragazzo più grande e, per l'appunto, impossibile, quindi anche se le sue reazioni sono esagerate, anche se sembra le sia morto il canarino, capiamola (?) perché un po' tutte siamo melodrammatiche, in simili situazioni.
Anyway, spero vi sia piaciuta questa OS (anche se è troppo lunghina, in effetti) e niente magari fatemi sapere che ve ne pare via recensione:)
bacionii


 


 

  
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