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Autore: mrs black    30/04/2015    1 recensioni
Modi, lui non ha potuto comprenderlo, accecato com'era dal suo rancore, quel rancore figlio della solitudine alla quale credeva l'avessi condannato di proposito.
Mio fratello mi disse, prima di morire al mio fianco, che la stanza senza porte esiste al di fuori del tempo, disse che avevo regalato a mio figlio la vita. Nessuno di noi poteva immaginare cosa sarebbe successo dopo.
Storia partecipante allo "Shakespearean Quotation Contest - II Edizione" indetto da _juliet
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: mrs black, SigynFreyadottir 
Titolo: Othila
Rating: verde
Genere: introspettivo/missing moments
Avvertimenti: 
Citazione scelta: 10 
NdA:  i dialoghi in corsivo sono presi dal fumetto. Dopo dieci tentativi di scrivere questa shot, miseramente falliti, sono arrivata a questo risultato, che non ritengo eccelso, ma che sicuramente mi piace più di quello che avevo intenzione di scrivere all'inizio. Ho scelto Susan Storm perchè tra tutti gli Ultimates è quella più in grado di comprendere Thor, per via delle loro storie personali che, seppur separate, presentano elementi comuni. Mi piace pensare che lei non sia stata mandata a convincerlo a tornare solo in virtù delle sue doti di scienziato, ma anche per una questione di empatia. Questo missing moment è quello che, ipoteticamente, secondo me, sarebbe potuto succedere in quelle ore trascorse nel Parco del Wyoming.
La runa del titolo significa: retaggio, patrimonio, eredità. E' la runa che Modi incideva nei luoghi di cui prendeva possesso, in nome del regno che aveva perso.
Modi è figlio di Thor e Hela, la Regina di Hel, ed è frutto di un ricatto ai danni di Thor.
L'ambientazione è l'universo Ultimates, dove Hela non è figlia di Loki, pertanto non c'è incest.


OTHILA


La pioggia cade incessante da giorni, dovrei farla smettere ma non riesco; continuo a sentire lo sporco del mio peccato sui vestiti, sulla pelle, nelle mie stesse ossa. E non importa quanta pioggia io faccia scendere, non c'è niente che possa lavarlo via, niente.
I miei amici, i compagni di tante battaglie hanno tentato di contattarmi più volte in questi giorni, ma sto evitando ogni contatto. Il paese è a pezzi, la morte di Modi non è servita a fermare l'Hydra, cellule impazzite attaccano ogni giorno e Steve avrebbe davvero bisogno di me, ma non ho più voglia di combattere.
Non credo che qualcuno di loro possa realmente comprendere il tipo di sofferenza che sto attraversando, forse pensano che sia come dopo la morte di Valchiria, ma si sbagliano.
Questa volta non è la perdita a condizionare il mio male: è la consapevolezza di non provare rimpianto, ma solo tristezza.
Mio figlio è morto per mano mia.
Ho dovuto strappargli la vita per porre fine alla follia che stava mettendo in atto, per salvare tutti gli innocenti che aveva messo in pericolo. Non ho rimpianti, ho fatto quel che andava fatto, Modi era diventato pazzo, corrotto da un potere troppo grande, plagiato nei millenni di solitudine trascorsi all'interno di Yggdrasill, solitudine alla quale l'ho involontariamente condannato per salvargli la vita.
Vedete? È proprio qui che sta il punto: un padre è costretto ad ammazzare il proprio figlio in nome di un bene più grande ma non può concedersi il rammarico, perchè, nel profondo del cuore sa di aver fatto ogni cosa per amore.  
Modi, lui non ha potuto comprenderlo, accecato com'era dal suo rancore, quel rancore figlio della solitudine alla quale credeva l'avessi condannato di proposito.
Mio fratello mi disse, prima di  morire al mio fianco, che la stanza senza porte esiste al di fuori del tempo, disse che avevo regalato a mio figlio la vita. Nessuno di noi poteva immaginare cosa sarebbe successo dopo.
Non potrò mai dimenticare il rancore nello sguardo di Modi, il dolore inespresso nelle sue parole, la paura di un bambino rimasto solo per migliaia di anni, circondato dall'universo e dal tempo, troppo giovane per poter comprendere ciò che lo circondava, troppo spaventato per capire che suo padre aveva fatto l'unica cosa possibile per salvargli la vita.
Rimango a fissare il fiume per ore, ignorando il telefono fino a che non si scarica. I miei pensieri solitari vengono però interrotti dall'arrivo di Susan Storm, sicuramente inviata dagli Ultimates per convincermi a rientrare alla base.
"Oh oh oh. Susan Storm, la Donna Invisibile. Mandano dunque una femmina per cercare di convincermi?" dico, con tono quasi canzonatorio.
"No, uno scienziato" mi risponde lei, ignorando il mio atteggiamento scontroso "dove sei stato, Thor?"
"Dovevo portare mio figlio da sua madre" rispondo e poi riprendo a fissare il fiume, ripensando alla furia di Hela e alla maledizione che mi ha urlato dietro quando me ne sono andato, dopo averle lasciato il corpo senza vita di Modi.
"Avrai un prezzo da pagare per aver abbattuto il sangue del tuo sangue..." ripeto a bassa voce.
"Come, scusa?" chiede lei.
Sospiro, indeciso. So che è qui per riportarmi indietro, ma so anche che ha vissuto esperienze simili alle mie e forse potrei considerare di confidarmi con lei.
"Io...capisco perfettamente il tuo stato d'animo" dice, dopo avermi ascoltato "ti ricordo che sono stata io a fermare Reed" conclude semplicemente, guardandomi  " e se posso permettermi di darti un consiglio" aggiunge , più timidamente "credo che rimanertene qui, isolato da tutti a covare il tuo dolore non sia salutare..."
Rimango in silenzio. Una parte di me sa che lei ha ragione, l'altra parte non ne è convinta. Mi ritrovo nuovamente a chiedermi se sia il caso di conferire con gli spiriti dei miei fratelli, ma Susan non è in grado di vederli e non vorrei passare ancora di più per pazzo.
Mi alzo quindi in piedi ed inizio a camminare avanti e indietro, vicino al fuoco che abbiamo acceso al calar della notte.
"Se solo ci fosse un modo per sapere, per essere certi che l'assenza di pentimento non sia un'ulteriore colpa!" dico, parlando al nulla "Se potessi privarmi di questo dubbio forse potrei essere degno di piangere  per lui..."
"Non è possibile saperlo Thor, fa parte dell'essere..."
"Umani? Ma io non lo sono, non più...o forse lo sono di nuovo! Non lo so! Ormai non sono nè uomo, nè dio, nè figlio, nè fratello, nè padre...cosa mi rimane?"
"La Terra, il mondo che tuo padre ti ha incaricato di proteggere"
"Sarò ancor in grado di proteggervi adesso?"
"Io credo di sì, nessuno lo farà meglio di te devi solo concederti di accettare il lutto e andare avanti, noi saremo lì con te"
"Oh, il mio delitto è fetido, impesta il cielo, carico della più antica, primaria maledizione - l'uccisione di un figlio! Ma cosa può un uomo che non riesce a pentirsi?" grido con rabbia, facendola sobbalzare.
"È il mio unico tormento! Non riesco a pentirmi delle mie azioni, non riesco a pentirmi di aver ucciso mio figlio, per quanto la sua morte mi stia lacerando l'anima, ed è una dicotomia insopportabile."
"Allora" dice Susan alzandosi e poggiandomi una mano sulla spalla "io credo che questo significhi che tu sia pentito."

 
   
 
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