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Autore: cliffordsarms    30/04/2015    1 recensioni
Quel giorno, decise che avrebbe pulito la soffitta, in cerca di qualche CD, in cerca di qualche fotografia, in cerca di qualche ricordo della sua infanzia. Avrebbe voluto fare un piccolo collage per sua madre con le foto insieme a suo fratello, con le foto di tutta la famiglia; o magari avrebbe sfruttato la sua passione per l’editing video e sfoderato il suo Mac Book, aprendo Final Cut Pro, e creato un filmino con tutti i vecchi video e un montaggio delle foto più belle, a cui avrebbe messo in sottofondo una canzone rappresentativa della loro famiglia.
Ma, invece di vecchi filmini d’infanzia, trovò un DVD con scritto sopra, con pennarello nero, “Never Forget About It”.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Barakat, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Memories
 
If I could just find the time,
Then I would never let another day go by.
 
Quel giorno, decise che avrebbe pulito la soffitta, in cerca di qualche CD, in cerca di qualche fotografia, in cerca di qualche ricordo della sua infanzia. Avrebbe voluto fare un piccolo collage per sua madre con le foto insieme a suo fratello, con le foto di tutta la famiglia; o magari avrebbe sfruttato la sua passione per l’editing video e sfoderato il suo Mac Book, aprendo Final Cut Pro, e creato un filmino con tutti i vecchi video e un montaggio delle foto più belle, a cui avrebbe messo in sottofondo una canzone rappresentativa della loro famiglia.
Ma, invece di vecchi filmini d’infanzia, trovò un DVD con scritto sopra, con pennarello nero, “Never Forget About It”. Quella calligrafia inconfondibile, il tratto così marcato, riconobbe immediatamente di che DVD si trattasse. Sorrise, pensando a quanti ricordi contenesse.
Scese piano le scale e si preparò una tazza di the, per poi inserire il disco nell’apposito lettore e si sedette sul divano, tirandosi le gambe al petto e stringendo la tazza con entrambe le mani, cercando di riscaldarsi. Durante il susseguirsi dei vari filmati, rise di gusto, tanto da farsi scendere le lacrime, riascoltò le prime cover fatte da quella band di ragazzini di Baltimora. Si accorse anche dell’indecenza della qualità della videocamera, erano proprio altri tempi, di quanto la sua mano tremasse reggendo quell’oggetto così prezioso, che ancora conservava con tanta cura, di quanto il montaggio facesse schifo, ringraziandosi per aver scelto una scuola in grado di farla migliorare in quello che ormai era diventato il suo lavoro.
All’incirca a metà del DVD, quando la malinconia stava iniziando a farsi sentire, quando si accorse di quanto le mancassero, il laptop poggiato sul tavolino ai piedi del divano s’illuminò e il trillo di una chiamata Skype la fece sussultare. Con il telecomando mise in pausa e controllò chi fosse a videochiamare alle 11.11 p.m.. Quando lesse quel nome il suo cuore perse un battito e le fece premere in fretta il pulsante per rispondere.
«Jack!» esclamò, quando finalmente l’immagine di un Jack Barakat senza maglietta si materializzò sullo schermo. Si prese il portatile sulle gambe, per poter vedere meglio il suo migliore amico.
«Eve!» rispose lui, con quella sua vocina acuta, che alle sue orecchie sembrò così soave. Gli sorrise, anche se sentiva i suoi occhi pungere leggermente, un pianto in diretta non era proprio la cosa migliore.
«Allora, come sta la mia Baltimora?» continuò lui, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori che fece quasi mollare a Eve tutte le lacrime.
L’osservò per un po’, prima di rispondere a quella domanda. Aveva i capelli un po’ umidi, che gli si appiccicavano alla fronte e sul suo petto scorreva qualche piccola gocciolina d’acqua. Dovevano aver finto da poco l’ennesimo concerto, sperò che il bagnato fosse dovuto alla doccia e non al sudore da palco e luci, come lo avevano soprannominato quando ancora loro vivevano a Baltimora, “sudore da musica”.
«Ah! Non mi vedi da otto mesi, non ci sentiamo da una settimana e per prima cosa mi chiedi come sta Baltimora? Vaffanculo Jack, t’interessa più della città che di me!» disse ridendo e qualche lacrima le colò dalla coda dell’occhio, sperò perciò che lui non si accorgesse, o che pensasse fosse per le risate.
«Dai, Eve!» e rise. La sua risata. La mandava ancora fuori di testa, nonostante non la sentisse da troppo, troppo tempo. Ma lui ricevette, per tutta risposta, un’occhiataccia, nonostante stessero scherzando, insieme, come i vecchi tempi, come quando loro erano ancora lì, accanto a lei, come quando sentiva la musica proveniente dal garage del ragazzo, dove una band di ragazzini con tagli di capelli orribili faceva le prove.
«Okay, okay.» disse alzando le mani in segno di resa. «Come stai, mia bella donzella?» le chiese sorridendo, oh quel sorriso, quello lì in particolare, che la faceva uscire di testa completamente.
«Sto bene, Jack, ma mi mancate. Come procede il tour?» gli sorrise sinceramente, non aveva detto una sola bugia in quella frase, poteva giurarlo. Stava bene, la sua vita procedeva alla grande, mancavano solo loro perché il quadro fosse del tutto completo. Ma era felice lo stesso, i suoi migliori amici stavano realizzando il sogno di una vita, non avrebbe certo potuto essere triste per una cosa del genere!
«Oh alla grande, i fans so-» iniziò, estasiato, ma fu interrotto da un’altra voce familiare, che lo portò a volgere lo sguardo oltre lo schermo del computer.
«Merda! Jack, hai visto la mia maglietta del pigiama? E i pantaloni? Non riesco a ricordare dove cazzo li ho mollati!» e un Alex Gaskarth con indosso solo le mutande, leggermente abbassate, che lasciavano intravedere qualcosa della sua pelle bianca candida che non avrebbe dovuto essere visto, comparì nell’inquadratura. Stava andando alla ricerca del suo pigiama che, come il solito, aveva lasciato da qualche parte nel suo celebre disordine, per poi andare a farsi una doccia.
«Alex, copriti cazzo! Sono in videochiamata! E, no, non ho visto la tua merda di pigiama! Ma possibile che devi essere sempre così disordinato?» gli strillò contro Jack, coprendo con le mani il punto in cui la webcam mostrava i boxer.
Eve si lasciò uscire una risata rumorosa, che anche il cantante riuscì a sentire. Le venne in mente una scena del DVD, passata proprio poco prima che venisse fermato dalla videochiamata, in cui accadeva esattamente la stessa identica cosa, ma lei, quella volta, era lì, con la videocamera, pronta a filmare e a minacciare di “diffondere il video in rete quando sarebbero stati famosi”. Frase che ripeteva ogni volta che qualche scena decisamente troppo imbarazzante veniva immagazzinata nella memoria del suo amato cimelio, ma che non si rivelava mai vera, visto che, tutti quei filmati, erano nel DVD che in quel momento era infilato nel suo lettore.
«Con chi sei in videochiamata Jack?» chiese Alex, avvicinandosi al tavolino del bus dove il computer della band era appoggiato. Si piegò, per riuscire a vedere meglio lo schermo, e quando si accorse che c’era proprio la loro migliore amica dall’altra parte, sorrise ampiamente.
Lei era quella che li aveva sempre sostenuti, da sempre, era quella che li aveva accompagnati a firmare il primo contratto, quella che li accompagnava a comprare gli strumenti nuovi, li aiutava a scegliere i vestiti, era presente al 99% delle prove, non si faceva problemi a dire se una canzone facesse schifo, come non se ne faceva a dire che la canzone era perfetta. Per qualunque problema, era lei a dare consigli e ci azzeccava sempre. Era la migliore per loro e, quando si erano dovuti separare per il primo tour, avevano pianto tutti almeno un po’.
«Eve!» esclamò felice Alex. Jack, dietro di lui, sbuffò, avrebbe voluto parlare con la ragazza da solo, senza gli altri a intromettersi e fare discorsi e battutine idiote. Lei rise un po’ quando il chitarrista fece quel gesto.
«Zack, Rian, c’è Eve in video-chat!» chiamò gli altri, voltando leggermente in dietro il capo verso le cuccette del tourbus.
Il batterista e il bassista accorsero e salutarono calorosamente la ragazza, con grandi sorrisi e chiedendo come stesse procedendo la vita senza di loro.
«Alex, potresti coprirti per favore? Non credo che a Eve faccia tutto questo piacere vederti mezzo nudo. Sarà anche la nostra migliore amica, ma un po’ di pudore, per piacere!» lo sgridò Rian, facendo arrossire un po’ la ragazza dall’altra parte dello schermo.
«Jack, mi stavi dicendo del tour. Continua, sono curiosa!» chiese, richiamando il discorso che stavano facendo prima di essere interrotti da Alex, Rian e Zack.
«Ah, già. Cosa stavo dicendo? Oh sì! I fans sono fantastici! Sanno tutte le nostre canzoni, parola per parola, è meraviglioso come cantino con noi! Poi fanno un sacco di pogo sotto e non sanno quanto io li invidi, amo suonare, ma mi manca fare casino nei parterre dei concerti.» disse, concludendo con la sua splendida risata cristallina.
«Quando torniamo dobbiamo andare assolutamente a un concerto!» intervenne Zack, che, nonostante fosse assolutamente felice di essere in tour, avrebbe comunque voluto tornare a Baltimora per un po’, gli mancava la sua città.
«Eve, devi assolutamente venire con noi!» aggiunse Rian. La ragazza scosse la testa, aggiungendo un movimento laterale dell’indice. Voleva bene ai ragazzi e amava i concerti, ma l’unica volta che erano andati a uno insieme aveva rischiato di essere tirata dentro in un pogo, da cui Jack era uscito con una spalla slogata e Alex una costola scheggiata. A Rian e Zack non era successo nulla, visti i loro muscoli e la loro stazza.
«Come quella volta che…» iniziò Alex, tornando dal bagno indossando uno di quei tipici pigiami americani, con i pantaloni a quadri e la maglietta tinta unita dello stesso colore degli scacchi.
«Scordatevelo.» disse scuotendo la testa fortemente. «Quella volta quasi non hanno ucciso te e Jack, io sarei morta sul colpo sicuramente. Non verrò mai, e sottolineo mai, a un concerto punk con voi.» interruppe Alex. I ragazzi sbuffarono in coro, così lei sorrise.
«Nemmeno se fosse il concerto dei Blink?» chiese Jack, facendo sporgere il labbro inferiore. A quel punto Eve ci pensò: il concerto dei Blink-182. Beh, i Blink erano i Blink, avrebbe potuto fare un’eccezione.
«Solo perché sono i Blink.» disse ferma, puntando un dito contro la webcam. Rian e Alex si diedero il cinque, Zack e Jack fecero lo stesso.
«Allora, Eve, che si dice a Baltimora? Sempre il solito?» chiese Alex. Aveva uno sguardo un po’ malinconico, nostalgico, doveva mancargli molto la loro casa.
«Sempre la solita storia, a scuola sempre lo stesso, anche in università. Però si sta bene, anche se manca quell’allegria che trasmettevate voi. Tra due mesi devo consegnare il progetto per la laurea e ancora non ho deciso cosa fare, ho bisogno della vostra ispirazione.» disse ridendo. Quando c’erano loro qualcosa da filmare c’era sempre.
«Ti andrebbe di filmare un video-clip degli All Time Low? Ho sentito dire che cercano un regista, per il loro nuovo singolo “Tidal Waves” ci sarebbe anche Mark Hoppus. Ci stai? Ovviamente verresti pagata, e non poco.» suggerì Rian ridacchiando. Eve per poco non si strozzò con il sorso di tè.
«Rian, non mi sembra il caso di prendermi in giro su una cosa così importante.» disse seria, dopo aver finito di tossire. Lui fece il finto broncio.
«Eve, siamo seri. Abbiamo bisogno di qualcuno con un’idea brillante e nuova, che non sia mai stata vista o pensata, e sappiamo che tu sei piena d’idee.» disse Zack. Gli altri annuirono, l’unico a sembrare assente era Jack, che aveva lo sguardo perso nel vuoto e sembrava abbastanza irritato. Ma lei non ci fece caso.
Strillò dalla gioia e accettò immediatamente, i ragazzi le dissero che le avrebbero comunicato le date in cui recarsi alla casa discografica e alla produzione per proporre l’idea, le consigliarono anche di prepararne più di una, visto che comunque sarebbe stato impossibile per lei essere a conoscenza di tutti i video musicali esistiti nella storia della musica.
Alex, Rian e Zack comunicarono che sarebbero andati a dormire e Jack tirò un sospiro di sollievo.
«Che hai Jack?» gli chiese. «Non sei felice per me? E poi ci vedremo finalmente!» esultò lei. Lui annuì e tirò un sorriso, per poi abbassare il capo.
«Scusami, è che volevo parlare con te da solo e sono arrivati gli altri che non si decidevano ad andarsene. Sono davvero felicissimo che tu sia la nostra regista e sicuramente ne uscirà un video-clip stupendo, che ti farà anche laureare con il massimo dei voti.» sorrise sinceramente. Lei fece lo stesso.
«Ah, Jack! Guarda un po’ cos’ho trovato oggi, cercando di riordinare la soffitta!» disse girando il portatile verso la TV e premendo il tasto play sul telecomando del lettore DVD.
Le immagini ripartirono esattamente da dove lei le aveva lasciate per rispondere alla video-chiamata. Sentì il chitarrista dall’altra parte ridere e poi chiamarla. Così lei inquadrò di nuovo la sua faccia e fermò il filmato.
«Senti Eve, mi manchi tantissimo davvero. – fece una pausa che le sembrò durare ore – È da tanto tempo che voglio confessarti questa cosa, da prima ti partire per i tour, da prima di essere negli All Time Low. I-» Jack stava per dire qualcosa, ma il manager gli disse che erano arrivati e che avrebbe dovuto spegnere tutto. Lui sospirò e lei per poco non moriva di un attacco di cuore. «Devo andare, scusami, ci riaggiorniamo. Eve, ti voglio bene.»
«Anche io Jack, buona notte.» disse secca e sbatté lo schermo del computer per chiuderlo.
Il manager era arrivato nel momento più sbagliato! Jack le stava per dire qualcosa d’importantissimo. Anche se, pensandoci, se aveva obbedito come un cagnolino, dovendosene andare così in fretta, forse non era così urgente quello che le voleva dire.
Sbuffò e fece ripartire il DVD. Rivedeva sempre sé stessa in quelle immagini, anche se compariva poco, lei era sempre dietro la telecamera. Forse lo rimpiangeva un po’. Infondo, avrebbe voluto essere un po’ più presente in quelle scenette che sembravano girate apposta.
Fu quando l’immagine di Jack comparì nello schermo, che le vennero davvero gli occhi lucidi.  Fermò il filmato e spense la televisione, il computer, il lettore DVD e anche le luci. Salì le scale al buio, non rischiò di cadere nemmeno su un gradino, fortunatamente. Entrò in camera sua e con un movimento secco e veloce, come lanciò la porta, che sbatté rumorosamente. Si stese a letto e, stringendo la mascella per l’irritazione, cadde nel sonno.
 
Notes
Soundtrack: Weightless – All Time Low
SALVE A TUTTI!
Come state belle personcine?
È la prima storia che pubblico nella sezione All Time Low e fa anche schifo, bel modo di presentarmi.
Allora, ho questa storia archiviata tra i miei documenti di word da tipo settembre e me n’ero anche completamente dimenticata. Qualche giorno fa stavo spulciando nel computer e tac, eccola qua! Mi sono decisa a finirla, ebbene sì.
Recensite, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se magari futuramente potrei scrivere qualcos’altro sugli ATL. Oddio, mi vergogno un sacchissimo.
Alla prossima,
@cliffordsarms
  
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