-Prologo-
«Signori,
vi ho riuniti qui, per mettervi a parte della grave minaccia che grava
sul
nostro regno» Agdar non si scompose più di tanto,
osservando uno per uno gli
uomini seduti al tavolo rettangolare della sala del consiglio
«Il re delle
Isole Meridionali ha dichiarato guerra a qualsiasi regno osi
intrattenere
scambi commerciali con noi. Questo significa che Arendelle
rimarrà chiusa fuori
dalle rotte navali e dalle tratte mercantili, quindi priva di
sostentamento per
questo inverno».
Un
inquieto bisbigliare si alzò dagli uomini riuniti. Parole
dure, di panico, o
semplicemente blasfeme.
Il
re alzò una mano per zittirli e il silenzio scese di nuovo
tra loro:«A meno che
io non dia in moglie, una delle mie figlie, a uno dei suoi tredici
eredi. Questo
placherebbe la sua follia»
«Ma
questo ci bloccherebbe in un’alleanza forzata con le Isole.
Cosa ha da temere
da noi quel folle di Heinrick, per prosciugare così tutte i
nostri
approvvigionamenti?»
«Una
ribellione delle terre sottomesse tutt’attorno ad Arendelle.
Noi siamo l’ultimo
regno libero dal suo giogo. I principi di Grimstad sono stati trucidati
meno di
tre mesi fa, ora il regno è nelle mani del suo terzogenito.
Nonostante la
nostra inferiorità numerica, sa che in uno scontro, i
signori delle terre
conquistate, si schiererebbero con noi» disse uno dei lord,
lisciandosi la
barba con fare pensieroso.
«Heinrick
è lungimirante, per quanto crudele possa essere. Sa che non
può sconfiggerci e
per avere anche noi in scacco, ha escogitato la trappola del matrimonio
combinato» valutò un altro dei presenti, tenendo
gli occhi puntati fuori dalla
finestra.
«Miei
lord, il nostro nemico sa che non mi piegherei mai ai suoi ricatti, non
farei
mai morire il mio popolo di fame. Heinrick ha bisogno di un semplice
pretesto
per attaccarci, ma noi non cadremo nella sua trappola. Ingaggerei una
guerra se
servisse ma, di questi tempi, sarebbe un inutile spargimento di sangue.
Verrà
il giorno in cui i Westergard la pagheranno, ma non è
questo» continuò il re,
sempre più immerso nei suoi pensieri «Ci tocca
giocare secondo le loro regole».
«Cosa
ha intenzione di fare? Concedergli la mano di una delle
principesse?»
«Quale
altra alternativa abbiamo? Combattere? Ne ho viste abbastanza di
guerre. E poi
mia figlia continuerà ad essere una principessa, moglie di
uno dei tredici
uomini più ricchi delle terre del nord» disse,
cercando di convincere anche se
stesso che non stava commettendo un errore.
«Sarà
un ostaggio in piena regola» commentò uno dei
pochi rimasti in silenzio fino a
quel momento.
«Ormai
la decisione è presa. Lord Tornant, l’occorrente
per scrivere. Dobbiamo
informare re Heinrick della mia scelta, prima che scada il tempo che ci
ha
concesso»
«Quale delle due,
mio signore? Quale, delle
nostre principesse, sarà la nostra salvezza?»
L’espressione
seria e imperscrutabile del re sembrò vacillare, sotto la
stanchezza e la
difficile decisione che aveva appena preso.
«Anna».
❄-❄-❄-❄-❄-❄-❄
Agdar
aveva passato intere notti insonni, vagliando questa e quella scelta,
cercando
di arrivare a patti con il suo nemico senza dovergli concedere una
delle sue
figlie. Ma tutte le soluzioni che aveva trovato non avrebbero portato
alla
vittoria di Arendelle. Quando aveva scelto Anna, aveva giurato su dio,
che
qualsiasi cosa avesse dovuto subire la figlia, sarebbe dovuta ricadere
su di
lui con il doppio della pena. Sapeva che Anna sarebbe stata una vittima
sacrificale, immolata sull’altare delle sue nozze, per la
salvezza di migliaia
di vite.
Quando,
quella stessa sera, bussò alla porta della sua camera
coniugale, la regina lo
accolse con gli occhi pieni di lacrime. Qualcuna delle ancelle aveva
origliato
e riferito in anticipo le sue intenzioni.
«Agdar,
non puoi. Ti prego, dimmi che non lo farai. Dimmi che non manderai via
la mia
bambina» lo implorò quando lui la prese tra le sue
braccia «Sono delle bestie,
la uccideranno. Lo sai, vero?»
«Idunn,
non c’è altra scelta. Anna sarà la
nostra salvezza e, quando il tempo sarà giunto,
andremo a riprenderla con le nostre
navi. Porteremo il fuoco e le armi con noi, e i Westergard
rimpiangeranno di
essersi messi contro gli Snaer*»
«La
mia Anna» continuò a
lamentarsi la regina, stringendosi alla giacca del marito
«gettata in pasto
agli squali. È una bambina, per l’amor del cielo,
come puoi farlo? È tua
figlia!» lo scansò da sé, preda della
rabbia. Gli occhi chiari, scuritisi di
colpo, e il volto livido.
«È
una donna! Presto o tardi sarebbe arrivato questo giorno, lo sai
meglio di me. Avevi la sua età quando ti costrinsero a
sposare me» disse con
amarezza, cercando gli occhi della moglie.
«Io
avevo diciotto anni. Lei ne ha a malapena sedici. E non fui
costretta» incrociò il suo sguardo tormentato
«ti amavo, e ti amo ancora come
il primo giorno» cercò di addolcirlo «ti
prego, torna sui tuoi passi. Ci deve
essere un altro modo per aggirare le condizione imposte da
Heinrick»
«Preferisci
che mandi Elsa? Perché per loro non farebbe alcuna
differenza, ma noi sappiamo che non è
così»
La
regina tremò a quell’affermazione. Sapeva che, se
la scelta del
marito fosse caduta sulla loro primogenita, Elsa sarebbe morta nel giro
di
qualche mese, alla corte dei Westergard.
«Anna
è forte e coraggiosa, saprà tener testa a suo
marito» la rabbonì
il re, asciugando le lacrime che continuavano a caderle dagli occhi.
«Non
ci perdonerà mai per quello che stiamo per farle,
Agdar» si
strinse di nuovo a lui, in cerca di conforto.
«Lo
so, Idunn. Lo so» riuscì solo a dire, distogliendo
lo sguardo dal
volto stravolto della moglie.
«Quanto
tempo abbiamo?»
«Non
molto, dovrà salpare per le isole Meridionali al
più presto, prima
della prossima luna piena».
Vide
la regina sussultare: «Mancano poco più di due
settimane»
sottolineò, con la voce ridotta ad un sussurrò
rassegnato «Quando glielo
dirai?»
«Domani
stesso. Deve essere pronta per quello che la attende, non le
nasconderò nulla»
«Non sarà facile, riuscire a convincerla».
❄-❄-❄-❄-❄-❄-❄«Tornerò
presto, vedrai. Non ti accorgerai nemmeno della mia assenza e
in men che non si dica sarà il solstizio e
tornerò da te, per festeggiare come
sempre» contro ogni più rosea aspettativa del re,
Anna aveva accolto
l’imposizione di
quel matrimonio con più
remissività di quanto si sarebbe aspettato. Si era preparato
a grida e lacrime
e rappresaglie, ed invece la principessa aveva accettato di buona
volontà di
partire presto per le Isole Meridionali, per far fronte al suo destino,
segnato
da forze in gioco più grandi di lei.
Non
aveva detto molto.
Agdar
sapeva che le voci sulla
violenza dei suoi nemici vagavano libere per la sua corte, e di certo
anche
Anna ne aveva sentito parlare; per questo non riusciva a spiegarsi la
calma
serafica con cui l’aveva vista riempire il suo baule o la
stoica espressione che
aveva scolpita in volto dal giorno della rivelazione, né il
tono di voce lieve
e monocorde con cui aveva rabbonito la sorella maggiore, asciugando le
sue
lacrime.
Il
legame tra le due giovani donne era qualcosa di indissolubile ed
insondabile:
parlavano senza parole, solo con fugaci sguardi e a volte sembrava che
si
leggessero nel pensiero, perché l’una finiva le
frasi dell’altra. Dividerle
sarebbe stato come amputare un arto ad entrambe, questo il re lo sapeva.
Le
due sorelle erano rimaste chiuse dietro le porte delle loro stanze
per giorni interi, prima della partenza di Anna. Il re e la regina non
avevano
avuto il cuore di dividerle prima del tempo, rimproverandole di andare
contro
l’etichetta di palazzo. Le avevano sentite bisbigliare per
notti intere,
piangere in silenzio nel buio, strette l’una tra le braccia
dell’altra, e
scambiarsi parole di conforto.
«Anna»
un singhiozzo strozzato «Anna, ti prego. Come farò
senza te?»
«Ce
la farai, Els. Sei più forte di quanto tu creda, non hai
bisogno di
me»
«Il
Sire tornerà quest’anno, Anna, come ogni inverno e
io morirò
stavolta» la giovane principessa piangeva, piegata sulle
ginocchia della
sorella minore, scossa da forti brividi «Ne moriranno altri e
io non sarò
capace di salvarli! Mamma e papà mi rinchiuderanno nella
torre nord quando non
ci sarai»
«Non
è compito tuo salvare quelle anime, Elsa. Il Sire le reclama
per
un motivo: sono la feccia della nostra società e quando
Wotan passa con la sua
schiera ripulisce il marcio che brulica tra gli uomini» la
tranquillizzò Anna,
lasciandole tenere carezze tra i capelli intrecciati.
«Tu
non puoi vederli. Non puoi sentire le loro urla imploranti, i loro
rantoli di dolore, né le suppliche inascoltate. Wotan
è sordo a tutto questo e
li trascina via, con corde e catene, facendoli calpestare dai cavalli
della
schiera» Elsa si premette le mani sulle orecchie, come per
scacciare il ricordo
di quelle grida che la svegliavano di notte «È
orribile» singhiozzò.
Anna
continuò a consolarla, senza dire nulla, canticchiando a
bocca
chiusa una nenia che la madre le cantava quando erano piccole, per
calmare il
pianto di Elsa, per distrarla dai mostri nella sua testa. Se la sorella
avesse
saputo quanto si sbagliava.
«Promettimi
che ti prenderai cura di te stessa, Els. Non potrei mai partire
sapendo che appena salirò su quella nave tu potresti
decidere di lasciarti
andare» la prese per le spalle e le alzò il mento
con un dito, spazzando via le
lacrime che ancora le imperlavano gli occhi chiari «Sarai una
grande regina un
giorno, e io sarò al tuo fianco, di questo non dubitare mai:
magari quando
sarai tu al comando questa guerra finirà, grazie a
noi» le sorrise.
«Ma
guardati» Elsa le accarezzò la guancia con mani
tremanti «pronta a
sacrificarti per noi tutti, bellissima e coraggiosa, disposta a sposare
uno di
quei cani, e io qui a piangere per il mio destino infelice e a
commiserarmi.
Avrebbero dovuto mandare me al tuo posto, così Arendelle
avrebbe avuto una
futura sovrana degna di questo nome» le sorrise triste,
sicura di ognuna di
quelle parole. Anna non meritava il futuro che il padre le aveva
imposto, ma
lei si. Allontanarla da Arendelle avrebbe significato togliere un
fardello
dalle spalle dei suoi genitori, liberarli dalla costante presenza della
figlia
pazza, costretti a tenerla segregata tra le mura del castello per paura
che il
popolo venisse a saperlo. Allontanare Anna invece significava dar via
il bene
più prezioso che avevano, l’unica erede al trono
capace di sedervi con valore e
con le spalle dritte, non piegate dalla follia.
«Sarebbe
stata una condanna a morte per te, lo sai questo, vero?»
«Anche
per te lo è»
«Mi
conosci. Terrò testa a chiunque tenterà di
sottomettermi. Nemmeno
mio marito potrà comandarmi» disse con tono
scherzoso, per risollevare l’animo
della sorella «Se meriterà la mia devozione, gli
ubbidirò, altrimenti avrà un
bel daffare con me»
Un
silenzio carico di cose non dette scese ad alleviare il dolore di
entrambe, causato dalla separazione imminente.
«Mi
scriverai?»
«Ogni
giorno»
«Starai
bene?» si maledisse subito per quella domanda. Certo che no.
Lontana da casa, senza la sua famiglia.
«Finché
avrò aria nei polmoni e vita da vivere, starò
bene» la confortò
subito.
Il
tono di rassegnazione nascosto dietro quelle parole fin troppo
ottimiste, non sfuggì ad Elsa.
«Basta
piangere» le disse ancora Anna, prendendola per mano ed
aiutandola a rialzarsi
«Voglio che tu tenga questo in mia assenza» si
sfilò l’anello che portava
all’anulare destro, consegnandolo nelle mani di Elsa.
La
principessa lo tenne tra l’indice e il pollice, osservandone
lo smeraldo lucido
e l’incisione sul bordo interno “Come la neve
d’inverno”, il motto della loro
casata.
«Così
avrai
qualcosa di mio con te a ricordarti che io ci sarò
sempre» Anna lo prese dalle
sue mani e glielo infilò all’indice sinistro.
Poi
Elsa in
silenzio fece lo stesso, liberandosi del suo anello e depositandolo nel
palmo
aperto della mano di Anna. Era della stessa fattura e
l’incisione all’interno
era la stessa, solo la pietra cambiava: uno zaffiro chiaro.
«Pensa
a me
quando lo guarderai» le disse, abbassando lo sguardo sulle
loro mani unite.
«Sempre»
bisbigliò Anna, con lo sguardo fisso sulla pietra blu.
Elsa
la
trasse a sé, stringendola tra le sue braccia, inspirando il
suo tipico profumo
di mughetto: le sarebbe mancata terribilmente.
«Tornerò»
le
sussurrò Anna all’orecchio, stringendosi di
più a lei «Te lo prometto».
*Snaer= Neve.
(Il cognome che ho dato alla famiglia reale di Arendelle deriva dal
nome di un
mitico re della tradizione mitologica scandinava, personificazione
della neve).
NdA: salve!
Benvenuti nel mio nuovo sclero/esperimento, conosciuto anche con il
nome di
“Come complicarsi ancora di più la
vita”. E già, perché avere due long e
una
raccolta in sospeso, non mi bastava più…volevo
altra pressione sulle spalle XD
Come avrete
capito dal titolo è una AU, sulla falsariga di GoT (Si, come
no, ti piacerebbe!
Martin si sta rivoltando nella tomba…ah no, è
ancora vivo!). Purtroppo ultimamente
mi ci sono fissata e quindi dovrete sopportare anche
quest’altro aborto della
mia mente. Di quello che succede in Frozen non ci sarà
nulla, praticamente:
infatti non avremo nessun regno congelato, nessuna regina ghiacciolo,
né
piccoli pupazzi di neve parlanti. Ripeto, è un esperimento,
quindi prima di
andare avanti mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate in
generale, se
credete che la nuova trama possa interessarvi e similia. Quindi non ho
molto
altro da dire, se non che spero possa piacere a qualcuno di voi. E
niente, non
siate timidi e ditemi tutto quello che pensate!
Ci si legge
(spero) alla prossima!