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Autore: Ayumi Yoshida    01/05/2015    3 recensioni
“Ero serio, prima, quando parlavo delle ragazze. È anche per una questione di credibilità. Cosa direbbero i tuoi amici se tutti si fidanzassero e tu fossi l’unico solo? Per questo devi anticiparli! Bacia una ragazza e sarai a posto! Che ne dici di Sarada Uchiha? Siete amici, no?”
Il ragazzo non aveva mai considerato la questione da quel punto di vista. In effetti, aveva visto molti dei suoi ex compagni di Accademia ciondolare in giro con delle ragazze, negli ultimi tempi, ma non aveva mai compreso la gravità di quella questione come in quel momento.

Fic partecipante al contest "Kissing booth - Il chiosco dei baci" indetto da Chappy_
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bolt, Uzumaki, Boruto, Uzumaki, Naruto, Uzumaki, Sarada, Uchiha, Sasuke, Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Ancora, ancora, ancora

 

“Naruto, da quanto tempo!”

Kiba sorrise e prese a camminare verso di loro con le braccia spalancate come per abbracciarli, ma lo sguardo di padre e figlio si posò su Shino, immobile e silenzioso alla sua sinistra. Diventava sempre più incappucciato e coperto, un altro po’ e non l'avrebbero più riconosciuto. Boruto, però, non sembrò crucciarsene: gli sorrise largamente, entusiasta.

“Ciao Shino-sensei! Come stai? Ciao Kiba-san!”

“Quante volte devo dirti di salutare in modo educato?” Le parole di Naruto mentre lo sgridava non sembravano neanche più convincenti, tante erano state le volte in cui gliel’aveva detto e lui aveva fatto esattamente l’opposto. Shino, però, non diede segno di essersela presa, perché li salutò con il suo solito tono inespressivo.

“Cavolo, quanto sei cresciuto!” Naruto osservò con compiacimento Kiba girare intorno a suo figlio per osservarlo da tutte le direzioni possibili. “Ma cosa gli fate mangiare? Devo chiederlo a Hinata! Era un po’ che non ci vedevamo, eh? Quanti anni hai adesso?”

“Diciassette.” rispose Boruto con professionalità, poi dopo una breve pausa aggiunse: “E sono anche Chunin.”

“Sì, lo so! Mi sono trovato per caso alla prova e ho visto un pezzo del tuo incontro… Mi sono ricordato di tuo padre!”

Kiba sogghignò all’indirizzo di Naruto, che lo guardò in cagnesco. Era stato proprio lui a sconfiggerlo, o se n’era dimenticato?

“Guarda che sono stato io a-” tentò di fargli ricordare, piccato, ma l’altro lo interruppe di nuovo: “E dimmi, hai già puntato qualcuna? Ce l’hai una ragazza?”

“Oh, no.” Boruto s’impiccio mentre tentava di rispondere, colto in fallo da quella domanda così personale. “I-io… No, nessuna ragazza.”

L’uomo scoppio in una grossa risata.

“Buon sangue non mente, tale e quale a tuo padre! Forse tra tre o quattro anni…”

“Smettila, dai.” si lamentò Naruto, imbarazzato quanto suo figlio. “Io e Hinata abbiamo… Oh!” Con un verso di impazienza, si accorse che aveva parlato troppo e si interruppe. Non voleva raccontare a Kiba ogni particolare della sua vita amorosa. “Ha soltanto diciassette anni e-”

“Non vuol dire che debba per forza aspettare, come abbiamo fatto noi! Oggigiorno le generazioni sono più precoci! Conviene darsi una mossa, altrimenti quelle più carine saranno tutte già occupate…”

Con orrore, Naruto si accorse che Boruto stava seriamente soppesando quelle parole. Kiba parlava sempre troppo, e combinava pasticci che poi sarebbe toccato a lui e a Hinata risolvere.

“Non è vero!” esclamò immediatamente, e per un attimo pensò persino di utilizzare come tesi di supporto l’esperienza sua e di Hinata, ma poi, sapendo che in quel modo la sua storia sarebbe stata di pubblico dominio in pochissimo tempo, rinunciò. Si limitò a ripetere: “Non è vero.” con maggiore sicurezza, sperando che l’argomento fosse chiuso e, per fortuna, Kiba annuì alzando le spalle.

“Va bene, va bene, come vuoi. A proposito,” si voltò verso Shino di scatto, con come se avesse appena ricordato qualcosa “che cos’era quella questione riguardante l’Accademia di cui volevi parlare con Naruto, eh, Shino?”

L’interpellato assentì con la testa.

“In questi anni in cui ho insegnato in Accademia, mi sono accorto che…”

Naruto sospirò rilassando le spalle, certo che quel discorso sarebbe stato molto lungo. Era una delle poche cose che odiava dell’essere Hokage, specialmente quando doveva discutere di qualcosa con un tipo come Shino, che cominciava sempre i suoi racconti dall’era della nascita dei primi ninja.

Nel frattempo, Kiba e Boruto continuavano a parlare del più e del meno sogghignando: a suo figlio Kiba piaceva molto, perché avevano caratteri affini, ed era sempre contentissimo quando si incontravano per caso per strada e chiacchieravano. Kiba non andava mai a casa loro, perché finiva sempre per dire qualcosa di troppo che lo faceva infuriare e di certo avrebbe finito per cacciarlo fuori a calci. Non gli andava molto a genio, infatti, che Boruto fosse così preso da Kiba: una testa calda a cui badare era già troppo, figurarsi aggiungerne un’altra che poteva influenzarla alla lista.

Quando finalmente Shino interruppe il suo racconto, più di mezz’ora dopo, Naruto lo rassicurò che avrebbe fatto il possibile per applicare la sua proposta e sospirò, rassicurato. Fu allora che Kiba si chinò leggermente su Boruto, attento a non farsi notare, e gli sussurrò all’orecchio: “Ero serio, prima, quando parlavo delle ragazze. È anche per una questione di credibilità. Cosa direbbero i tuoi amici se tutti si fidanzassero e tu fossi l’unico solo? Per questo devi anticiparli! Bacia una ragazza e sarai a posto! Che ne dici di Sarada Uchiha? Siete amici, no?”

Il ragazzo non aveva mai considerato la questione da quel punto di vista. In effetti, aveva visto molti dei suoi ex compagni di Accademia ciondolare in giro con delle ragazze, negli ultimi tempi, ma non aveva mai compreso la gravità di quella questione come in quel momento, in cui Kiba gli aveva fornito anche una soluzione semplice e indolore.

“Grazie mille, Kiba-san!” sussurrò concitato, imitando la sua segretezza senza sapere il perché.

“Figurati.” Kiba sogghignò con magnanimità. “Ma non dire nulla a tuo padre, eh, mi raccomando! Lui non capirebbe!”

Boruto annuì, serio, con la testa.

“Allora alla prossima!” si congedò, finalmente, Naruto e Boruto lo seguì dopo aver salutato i due uomini con la mano.

“Ragazzi…” mormorò Kiba con un sorriso, guardandoli allontanarsi di spalle “Non credi anche tu che sia cresciuto tantissimo?”

“Cosa gli hai detto?” gli chiese Shino tirando fuori quella domanda dal nulla. Il sorriso del suo compagno di squadra si allargò fino a diventare spaventosamente divertito.

“Non ti si può nascondere niente, eh? Cerco di mettere un po’ di pepe in questo triste villaggio… Immagina soltanto Sasuke Uchiha che stacca gli arti a Naruto… Quanto mi diverto!”

“Sasuke Uchiha, eh?” Shino ripeté quel nome, atono. “Quindi cosa gli hai detto?”

“Sono convinto che lo scoprirai presto!”

 

“Eh? Vuoi baciare Sarada-chan?”

Naruto fissò suo figlio con gli occhi sbarrati, arpionandosi ai braccioli della poltrona. Erano arrivati nel suo ufficio da soli dieci minuti e ne aveva già sentite abbastanza da avere un infarto multiplo e da far scoppiare una guerra. Ed era appena passata l’ora di pranzo: chissà cosa altro sarebbe potuto accadere fino alla fine della giornata.

Le guance di Boruto si gonfiarono mentre spostava lo sguardo e annuiva con la testa, imbarazzato. “Non farmelo ripetere, ti prego! Devo farlo, o sarò lo zimbello del villaggio!”

“Boruto, non capisco. Cos’è questa storia?”

“Ho promesso a qualcuno” tentò di spiegare evitando di fare il nome di Kiba-san, come egli stesso gli aveva detto “che avrei baciato Sarada-chan. Se non lo faccio posso dire addio alla mia reputazione!”

Naruto lo fissò, frastornato, incapace di assorbire tutte quelle informazioni insieme, ma ancora certo che, se Sasuke avesse saputo di quella faccenda, li avrebbe scuoiati vivi entrambi. Cercando di non pensarci, tentò di farlo ragionare: “Non credo che sia la cosa giusta da fare… Intendo, potrai anche riuscire a baciare Sarada-chan,” Boruto incrociò le braccia al petto, guardandolo in cagnesco perché aveva persino osato pensare che non ce l’avrebbe fatta “ma lei non la prenderà bene! Come ti sentiresti se sapessi che la persona che ti piace ti bacia soltanto perché ha fatto una scommessa?”

Che mi piace? Ma che stai dicendo, papà? È di Sarada-chan che stiamo parlando! Figurati se le piaccio!”

“Dicevo tanto per dire!” esclamò Naruto sulla difensiva. Odiava cedere nelle discussioni con suo figlio, specialmente quando in palio c’era la loro vita. “E poi chi è questo qualcuno con cui hai scommesso?”

“Non lo conosci.” buttò lì il ragazzo in tono casuale, sperando che bastasse a sviare i sospetti “Piuttosto, vuoi darmi una mano o no? Saprai di certo come baciare una donna! Perché tu hai baciato mamma almeno una volta, vero?”

Non riusciva a capire se il tono di suo figlio fosse supplice o di sfida, ma non ci provò neppure, perché soltanto sentirlo accennare alla vita amorosa sua e di sua madre lo mandarono in un inaspettato stato di panico. Si sentiva tremendamente a disagio a parlarne con Boruto, ma non voleva fare la figura di uno che ne sapeva meno di un adolescente.

“Certo!” affermò ostentando sicurezza e allargando le braccia sui fianchi. Finalmente le cose si mettevano bene per lui.

“Davvero?” Gli occhi del ragazzo si illuminarono, pieni di speranza. “E come hai fatto?”

“Beh, mi è venuto naturale. Non c’è stato bisogno di pensarci, quando ero lì ho sentito che era la cosa giusta da fare e l’ho baciata.”

Contro ogni previsione, Boruto si mise le mani nei capelli con una sonora smorfia.

“Ma per me non potrà mai essere la cosa giusta da fare! Sarada-chan mi sta pure antipatica, figuriamoci pensare che sia giusto baciarla!” La sua smorfia si allargò a dismisura. “È secchiona, se la tira, non parla mai con nessuno… Voglio che sia una cosa veloce, così potrò darmela subito a gambe!”

“Allora fallo quando non c’è nessuno nelle vicinanze.” suggerì Naruto sconsolato. Era inutile cercare di farlo ragionare, non ci sarebbe riuscito. Avrebbe capito la gravità di quella situazione soltanto quando Sasuke si sarebbe presentato a casa loro per strappare loro gli organi dalle cavità del corpo. “Avvicinati a lei, rubale un bacio e scappa più veloce che puoi.”

“Ci puoi contare!”

Boruto allungò il braccia per sbattere il pugno contro il suo, finalmente entusiasta, ma quello di suo padre era debole quanto il suo proprietario.

“Sasuke ci ucciderà.” mormorò nuovamente, ma Boruto scacciò quella preoccupazione con un cenno della mano.

“Sasuke-san non sembra proprio il tipo di padre geloso della propria figlia, come te con Himawari!”

“Io non sono geloso!” scattò Naruto assottigliando gli occhi. Il ragazzo alzò le spalle con un’espressione disinteressata e mormorò: “Allora non ti dispiacerà sapere che l’altro giorno ho visto Himawari con Hiro-kun e-”

Hiro-kun?” Gli occhi dell’uomo si infiammarono di scatto, e balzò in piedi spingendo rabbiosamente la poltrona contro il muro, scheggiando l’intonaco. “Quel dannato ragazzino! Quante volte devo ripetergli ancora di stare alla larga da Himawari?!”

“Appunto.”

Con un sospiro, Boruto uscì dallo studio e si richiuse la porta alle spalle sentendosi più sicuro e convinto che mai. Si sentiva pronto per sfidare Sarada-chan e la sua altezzosità proprio in quel momento, senza aspettare un secondo di più.

“È ora o mai più.” si disse stringendo i punti: non vedeva l’ora di raccontare a Kiba-san che finalmente anche lui aveva baciato una ragazza.

 

Sarada-chan passava la sua vita tappata in biblioteca a sfogliare libri noiosi, durante il tempo libero, infatti la trovò lì, seduta da sola ad un tavolo ingombro di volumi, con la testa schiacciata sulle pagine. Le si avvicinò senza far rumore per spaventarla, ma poi rinunciò, consapevole del fatto che la bibliotecaria l’avrebbe cacciato via in malo modo se avesse fatto confusione. Le batté una mano sulla spalla per farle notare la sua presenza.

La ragazza si voltò, piuttosto sorpresa di trovarsi faccia a faccia proprio con Boruto Uzumaki, che in una biblioteca aveva messo piede solo due o tre volte in diciassette anni di vita. Lo guardò in attesa, e Boruto capì che toccava a lui fare la prima mossa, perché lei non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione.

“Ciao, cercavo proprio te!” Il ragazzo sorrise largamente, facendo finta di niente, e indicò l’uscita con la mano “Puoi venire un attimo?”

Spalancando impercettibilmente gli occhi, Sarada chiuse lentamente il libro e si alzò. Non pensava che quella proposta le sarebbe mai giunta da lui. Mentre l’emozione la invadeva alla velocità di un battito di ciglia, perché Boruto le piaceva da sempre, e il suo entusiasmo e la sua intraprendenza l’avevano affascinata fin da quando erano bambini, si ripeté più volte che non doveva aspettarsi troppo: si trattava pur sempre di Boruto, il ragazzo che aveva trascorso l’infanzia a fare stupidi scherzi a suo padre per attirare la sua attenzione, che disobbediva costantemente al suo sensei, che era talmente stupido da non capire quello che lei provava da anni. Ormai in grado di controllare la voce e il respiro, camminò dietro di lui a passi cadenzati, guardandolo portarsi più volte le mani dalle tasche alla nuca come faceva quando era nervoso.

Forse finalmente aveva capito, e l’aveva chiamata per dirglielo.

A quel pensiero il suo respiro accelerò di nuovo, rendendole difficoltoso persino camminare; allora si fermò nel mezzo della strada.

“Boruto-kun?”

“Sì?”

Con le mani nuovamente nella tasche, il ragazzo si voltò e assottigliò gli occhi.

“Cosa… cosa volevi dirmi?”

Boruto le si avvicinò a grandi falcate, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Poi, improvvisamente, fissò lo sguardo su di lei, facendola sentire nuda. Sarada arrossì, sorpresa. Il naso del ragazzo era a due centimetri da lei. Stava per accadere. Chiuse gli occhi, schiudendo leggermente le labbra, aspettandosi che la lingua di Boruto occupasse proprio quello spazio, ma lui si limitò a premere velocemente le labbra sulle sue. Il bacio finì velocemente e all’improvviso, proprio come era cominciato. Sarada aprì gli occhi leggermente delusa, incontrando, come non avrebbe mai immaginato, quelli vuoti e sconvolti del ragazzo. Le sue labbra erano ancora spalancate, turbato da chissà quali pensieri che non riusciva a capire.

Perché la guardava in quel modo? Quel bacio non gli era piaciuto? Aprì la bocca per esclamare qualcosa, innervosita da quel comportamento, ma Boruto le saltò addosso posando di nuovo le labbra sulle sue, spingendo la lingua dentro la sua bocca come se avesse voluto mangiarle la faccia.

Sbigottita, Sarada si lasciò trascinare chiudendo gli occhi. Il ragazzo continuò a baciarla con prepotenza per qualche minuto, posandole le mani sui fianchi e stringendo le dita attorno al suo vestito. Aveva appena cominciato a toccarlo a sua volta, quando, all’improvviso, Boruto scappò senza degnarla di uno sguardo e lasciandola senza respiro, sola in mezzo alla strada, con la faccia stravolta.

“Non posso crederci.” le scappò in un mormorio, incapace di rimettere insieme i pezzi di quegli avvenimenti. Boruto andava a prenderla in biblioteca, la portava per strada, la baciava e scappava senza dire nulla. Non era proprio quello che aveva immaginato.

Scemo! Torna qui!”

Furibonda, corse nella direzione verso la quale lui era scappato, ma non lo trovò da nessuna parte. Ormai era già lontano. Voleva forse che lei dovesse andare in capo al mondo per rintracciarlo e chiedergli spiegazioni? Piuttosto sarebbe rimasta una vita intera senza sapere il perché di quel gesto. Troppo arrabbiata per ragionare lucidamente, si risistemò gli occhiali che erano tutti storti e ritornò a passi pesanti verso casa.

Quando la ragazza si fu allontanata abbastanza da non poterlo più notare, Boruto si lasciò finalmente scivolare sul ramo dell’albero su cui se n’era stato nascosto per tutto quel tempo. Il petto ancora gli faceva male, allo stesso modo di quando, pochi attimi prima, gli era scoppiato non appena aveva posato per la prima volta la bocca su quella di Sarada, e il dolore non accennava a diminuire, impedendogli di respirare e di smettere di schiacciarsi una mano sullo sterno per cercare sollievo. Non avrebbe mai potuto immaginare che, baciandola, avrebbe provato tutte quelle sensazioni. Si era ripromesso di baciarla a scappare, ma non ci era riuscito, perché aveva voluto assaporare qualcosa in più di lei. E avrebbe continuato senza pensarci due volte se non avesse all’improvviso ricordato che, in realtà, non sapeva quasi nulla di lei, che in diciassette di anni di vita si erano a stento guardati negli occhi, che ancora di meno avevano parlato. Che fare quello che aveva fatto non era normale, e che in quel momento si sentiva uno schifo e spaesato. Forse suo padre aveva avuto ragione nel redarguirlo. Di solito non lo avrebbe mai ammesso e men che meno si sarebbe recato da lui, ma lo fece e, con un’espressione allucinata che fece prendere un colpo a Naruto, si trascinò nel suo ufficio e si lasciò cadere su una delle sedie posizionate davanti alla sua scrivania. Naruto era l’Hokage, era suo padre, avrebbe di certo saputo cosa fare.

“Bo-Boruto?” azzardò temendo il peggio. Ma suo figlio aveva camminato fino al palazzo dell’Hokage con le sue gambe, quindi Sasuke non doveva avere ancora saputo. Con un sospiro di sollievo, si tranquillizzò quanto bastava per lasciare la sua poltrona e raggiungerlo.

“Boruto?” chiamò ancora, quasi in un sussurrò. Piegò il collo verso di lui e lo vide completamente rosso in viso, mentre lottava per lasciarsi scivolare dalle labbra quello che doveva, ma non voleva raccontargli. “Per caso… Per caso Sarada-chan ti ha respinto?”

Il ragazzo non rispose subito, facendogli temere che fosse così, ma poi aprì e richiuse le labbra più volte prima di chiarirgli ogni dubbio: “No. E io le ho mangiato la faccia.”

Incredulo, Naruto batté le palpebre e si inginocchiò accanto a lui per stare più comodo. Non riusciva a crederci.

“Con mangiato la faccia” L’uomo fece una pausa inspirò a fondo per prepararsi a qualunque risposta “intendi che tu… Insomma, che il tuo bacio è stato così-”

“Sarei ancora lì, se non mi fossero venuti questi stupidi sensi di colpa!”.

Boruto si coprì il volto con le mani, imbarazzatissimo, mentre finalmente confessava il motivo del suo turbamento.

“Sensi di colpa? Perché? Se Sarada-chan ti piace non-”

Io non so se Sarada-chan mi piaccia davvero!” Il ragazzo si sollevò di scatto sulla poltrona, guardandolo negli occhi pieno di sfida, imbarazzato, ma pronto a difendere il suo pensiero. “Non ci ho neppure mai parlato sul serio, come posso sapere se lei mi piace davvero? Ero convinto di odiarla, perché guarda sempre tutti dall’alto al basso, se ne sta sempre sulle sue… Invece quando l’ho baciata non volevo più smettere!”

Abbassò lo sguardo, incapace di continuare e attendendo con trepidazione una risposta da chi doveva saperne più di lui. Ma suo padre non gli diede risposte, anzi gli fece un’altra domanda.

“Ti sei scusato con Sarada-chan?”

“Per cosa?”

“Per averle mangiato la faccia?” Naruto sussurrò quelle parole cercando di assumere il suo tono, ma senza deriderlo. Gli sorrise per rassicurarlo e spiegò: “L’hai baciata senza chiederle il permesso, dovresti farlo. Poi, magari, potresti anche approfittarne per scoprire qualcosa in più su di lei.”

Era un occhiolino quello che suo padre gli stava facendo? Aveva capito perfettamente dove lui volesse andare a parare. Assolutamente no.

“Non andrò da Sarada-chan per chiederle scusa!” esclamò scuotendo con forza la testa. “Non ho intenzione di farmi vedere da Sakura-san e Sasuke-san a casa loro!”

“Infatti non devono vederti!” lo interruppe immediatamente Naruto, sudando freddo “Sasuke ci ucciderebbe! Secondo me, se andassi adesso non troveresti nessuno dei due…”

“Non voglio!”

Boruto incrociò le braccia al petto, gonfiando le guance come avrebbe fatto un bambino, e Naruto si rivide in lui, sapendo perfettamente dove colpire affinché quella situazione fosse risolta senza cadaveri o guerre intestine.

“Vuoi forse startene tutta vita chiuso qui dentro a piagnucolare? Cosa diranno, poi, gli altri di te?”

 

Mentre si recava nel quartiere che tempo prima era stato sede del clan Uchiha, Boruto si diede per la millesima volta dello stupido: era caduto nella rete di suo padre perfettamente, senza neppure cercare di dimenarsi. Attraversò velocemente la strada piena di ciottoli che portava all’unica casa presente in quel quartiere soltanto perché ormai si era convinto che ci avrebbe trovato soltanto Sarada, invece, dopo aver bussato, alla porta non si affacciò neppure Sakura-san, ma proprio lui, il loro peggior incubo, Sasuke-san.

“Sa-sa-sa-sa-salve!” riuscì finalmente ad articolare dopo che, nel giro di due secondi netti, la sua rabbia era stata scalzata dal puro terrore “C’è… c’è Sarada-chan?”

Il viso dell’uomo si contrasse nell’udire quel nome, ma in particolare, sembrò a Boruto, quando aveva sentito il suffisso che aveva usato. Forse avrebbe dovuto dire Sarada-san. Sconvolto da quella rivelazione tardiva, non riuscì neppure a correggersi e lo guardò, in pena, attendendo la sua conferma.

“Sarada è in casa.” replicò Sasuke laconico, come per mettere fine a quella conversazione.

“E… potrei parlarle?”

Infiltrarsi in un villaggio nemico senza travestimenti sarebbe stato meno duro. L’uomo borbottò: “Devo conrollare.”, chiaramente irritato da tutta quella situazione, e gli richiuse la porta in faccia. Era quello il momento giusto per scappare. Boruto si voltò, pronto a correre, ma in quel momento la porta si aprì di nuovo e una voce amichevole lo immobilizzò.

“Boruto-kun, che sorpresa! Cerchi Sarada?”

C’era anche Sakura-san a casa. Per fortuna avrebbe dovuto esserci solo Sarada. Maledicendosi ancora una volta per aver dato retta a suo padre, annuì timidamente con la testa.

“Non fare caso a Sasuke-kun, entra pure!”

Vide che l’interpellato lo guardava storto da lontano insieme a Sarada, in piedi accanto al tavolo della cucina.

“Non voglio parlargli.” disse la ragazza senza neppure salutarlo, rivolta a sua madre. La donna sospirò, sconsolata, e provò a farla ragionare: “Ma perché? Anche se avete discusso come dici, confrontarvi è il modo migliore per mettere fine a questa situazione!”

Non-voglio-parlargli.”

Spazientita, Sakura li fissò tutti e tre, minacciosa.

“Non voglio perdere tempo, chiaritevi e basta.” Il suo tono di voce perentorio fu abbastanza per convincerli e Sarada si avviò di malavoglia verso Boruto, senza però dismettere la sua espressione irritata. “Mettetevi comodi e parlatene. Io e tuo padre andiamo in un’altra stanza.”

Dopo che ebbe servito due frullati in bicchieri alti e stretti, la donna afferrò il braccio di Sasuke, ancora indispettito quanto suo figlia, e lo trascinò via dalla cucina. Soltanto allora Sarada si sedette di fronte a Boruto, i due bicchieri a separarli al centro del tavolo. Ne spostò uno di lato per liberare la visuale e finalmente parlò.

“Allora? Cosa vuoi?”

Il ragazzo fece una smorfia annoiata e aprì la bocca per rispondere, ma si accorse che si sentiva troppo a disagio per guardarla negli occhi, allora abbassò lo sguardo sul suo bicchiere e spiegò: “Sono venuto per chiederti scusa.”

“Per cosa?” La voce di Sarada era stranamente inferocita. Sospirò, intimorito, e azzardò: “Per… per averti mangiato la faccia.”

La ragazza non disse nulla. Avvicinò a sé il frullato, ne bevve un sorso e sollevò di nuovo gli occhi su di lui, che erano ancora puntati a terra. Continuava sempre a stupirsi di quanto potesse essere stupido Boruto.

E basta?” gli chiese con la voce che vibrava di rabbia “Non ti scusi anche per avermi lasciato lì come una stupida dopo avermi mangiato la faccia?”

Confuso, Boruto alzò gli occhi per incontrare il suo sguardo.

“Ma... ma ti ho chiesto scusa per il bacio.”

“Non era pe il bacio che volevo le tue scuse.” Sarada spostò il frullato con una colpo veloce della mano, mentre le sue labbra si piegavano all’ingiù in un’espressione mista di tristezza e irritazione. “Sono arrabbiata perché te ne sei andato senza dirmi una parola.”

“Cosa avrei dovuto dirti?” tentò di spiegarsi Boruto nervosamente “Che doveva durare un minuto, ma che non riuscivo a smettere? Che mi sono sentito uno schifo perché non so se tu mi piaci sul serio?”

La ragazza spalancò gli occhi, sorpresa.

Davvero?”

Oh, no!” Si era lasciato scivolare tutto via dalle labbra come un pivello. Cosa aveva, quel giorno, la sua bocca? Da quando aveva baciato Sarada strane cose avevano cominciato ad accadere. “Non è vero!” tentò di correggersi, ma gli occhi della ragazza lo trafissero attraverso gli occhiali e, nel suo cuore, decise di smetterla con le bugie.

Davvero.” le assicurò imparpagliandosi più di quanto voleva. “Non riesco a capire se tu mi piaccia davvero, perché non ti conosco abbastanza, perciò credo sia stato sbagliato baciarti.” La sua voce si spense mentre pronunciava quella parola, l’inizio di tutto, imbarazzatissimo. “Forse avrei dovuto… No, lascia stare. Ti chiedo di nuovo scusa. Ero venuto qui soltanto per dirti questo.”

Sospirò, sollevato, e si alzò dalla sedia, sentendosi persino in grado di fare un sorrisetto.

“Mi sento molto meglio, adesso che te l’ho detto!” disse, rivolto più a se stesso che a lei, mentre sollevava prima un piede, poi l’altro per dirigersi verso la porta. “Ci vediamo in giro, allora! Grazie per il fru-”

Sarada lo raggiunse in un passo; il tempo di sbattere le palpebre e se la ritrovò accanto, così vicina che avrebbe potuto baciarla di nuovo. Resistette all’impulso per non deluderla ancora, ma fu lei ad unire di nuovo le labbra alle sue, facendo cadere tutte le sue convinzioni.

Quando la guardò, sconvolto e senza riuscire a capire, lei gli chiese semplicemente: “Adesso… Adesso credi di conoscere qualcosa in più di me?”

“Non… Non lo so.” riuscì soltanto a rispondere, perché ancora gli mancava il respiro. Avrebbe voluto darle altri dieci, cento baci per capirlo, ma avrebbe rischiato di farsi scoprire, e Sasuke-san l’avrebbe di certo ucciso. C’era una sola cosa da fare, e gli era venuta in mente all'improvviso, senza averla premeditata.

“U-usciamo.” azzardò, e, senza pensarci, le afferrò la mano per trascinarla con sé fuori da quella casa, lontano da occhi che non avrebbero approvato. Appena superata la porta d'ingresso, prese a correre senza sapere il perché finché non gli venne il fiatone. Si fermarono ad appena qualche metro dal quartiere disabitato degli Uchiha, e la prima cosa che Boruto fece fu guardarla. Sarada non sembrava impaurita, imbarazzata o arrabbiata: la sua espressione era contratta come al solito, ma non celava la sicurezza che la animava. A lei non importava di Sasuke-san e di cosa pensavano gli altri, continuava sulla sua strada e basta.

E fu la sua fiducia che lo spinse a guardarla come se fosse la cosa più bella al mondo, a stringerle più forte la mano e a baciarla ancora. E ancora, ancora e ancora.

“Di cosa volevi parlarmi?”

Erano passati più di vent'anni da quando gli aveva rivolto la parola per la prima volta, ma Sasuke continuava a guardarlo e a rispondergli senza dimostrare il minimo interesse. Naruto sospirò, ripetendosi per la millesima volta di non farci caso, e continuò a camminare lungo la via centrale del villaggio. Era quasi discesa la sera, e le botteghe cominciavano ad accendere le luci nelle vetrine, ma per strada non c'era già quasi più nessuno.

“Riguardo quella questione di cui ti avevo accennato l'altro giorno...”

All'improvviso, vide Sasuke assottigliare gli occhi come un falco per guadare in una certa direzione. Voltò la testa anche lui, e capì subito perché il suo interesse era stato catturato: di fronte a loro, intenti a chiacchierare vicinissimi uno accanto all'altro, c'erano i loro figli. Boruto sorrideva largamente mentre continuava a dire cose senza senso, ma a Sarada, più bassa di lui di quasi tutta la testa, non sembrava dare fastidio, anche se le sue labbra erano piegate verso il basso, perché lo stava ad ascoltare senza battere ciglio.

Sasuke li mangiò con gli occhi, infuriato come non mai: era trascorso un anno da quando Boruto si era presentato un pomeriggio sul tardi a casa loro, aveva discusso con Sarada di cose che Sakura non gli aveva permesso di sentire ed era scappato via con lei chissà dove. Sua figlia era rientrata a casa tardi, senza dare spiegazioni. Poi la gente aveva cominciato a vederli insieme sempre più spesso, più affiatati che mai, ed erano cominciate le battutine.

Un anno. Chissà cosa avevano potuto combinare in un anno. Sarada era cresciuta, le sue gambe si erano assottigliate, e il suo viso era diventato più scavato e interessante. Aveva smesso di aver paura di lui e del suo giudizio, aveva cominciato a frequentare il ragazzo apertamente.
Sasuke avrebbe dato qualunque cosa per poter staccare la testa a Boruto Uzumaki, ma aveva le mani legate, perché farlo significava scoprire il lato geloso che era cresciuto lentamente dentro di lui in quell'ultimo anno, perciò si limitò ad osservare, cercando di fare dietrofront e andare lontano da lì, sperando che non accadesse nulla. Ma all'improvviso Sarada sorrise imbarazzata, le mani strette una nell'altra dietro la schiena, e si sollevò in punta di piedi, avvicinando il viso a quello di Boruto. Lui la guardò, si guardò intorno e fu un attimo: le afferrò i fianchi e posò le labbra sulle sue.
Così, in mezzo alla strada, davanti a loro.

“Ma guardali.” commentò Naruto con un sospiro, senza riuscire a non sentirsi estasiato. Sasuke, invece, non voleva vedere nulla di più: con gli occhi sbarrati, si voltò di scattò e prese la via di casa.
Quel Boruto Uzumaki avrebbe assaggiato presto la sua collera, nonostante tutto.

 

 



 

Note:

Non sono proprio dell'umore adatto per pubblicare/commentare fic del genere, ma eccola comunque pubblicata per il contest sui baci di Chappy in scadenza tra qualche giorno. Spero che le visioni date di Boruto e Sarada siano coerenti con quelle costruite da Kishimoto finora. Per il resto, ci sarà lo spinoff del manga a dirci di più.
Grazie a chiunque apprezzerà e commenterà.

Giudizio del contest:

Comincio col ringraziarti sinceramente per aver scritto questa OS. Nel fandom le BorutoxSarada neanche arrivano ad essere contate sulle dita di una mano, e io ho scoperto recentemente di essere entrata in fissa con questi due! Sarada, poi, mi ha conquistata totalmente, la adoro! Non so se tu segui le scan settimanali dello spin-off di Kishimoto (se così; non fosse sto zitta, non voglio spoilerare niente), ma i tuoi Boruto e Sarada si avvicinano abbastanza a quelli originali. Forse lei un po’; di meno, però c’è da dire che quando hai scritto questa OS ancora non avevo letto le scan, e mi erano sembrati molto verosimili. Naruto è comunque sempre lui, nonostante sia diventato adulto, così; come Sasuke, che versione padre geloso ci sta alla grande. Mi è; piaciuto anche il bacio, tipico primo bacio “esperimento” da parte di lui, qualcosa di più per lei.
Insomma, OS carina e leggera che mi è piaciuto un sacco leggere. ^^ La metto tra le ricordate!
 

   
 
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