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Autore: MargaretMadison    01/05/2015    1 recensioni
"Penso che il mio racconto possa sembrare la trama di un film di Alfred Hitchcock. Peccato che le sue creazioni siano finzioni inventate per intrattenere un pubblico appassionato degli horror, mentre la mia è tratta da una storia vera, la storia della mia vita"
[...]
«Molte persona, vittime di stalking, si rifiutano di ammettere di essere in pericolo e questo spesso porta a eventi tragici come quello di stanotte. Il fatto che tu sia anche una testimone del assassinio ti rende ancora più vulnerabile. Sei sicura che lui ti abbia vista?»
[...]
«Bene, Behati. Ho parlato con alcuni colleghi e pensiamo che sia meglio che tu entri nel PPT» spiega.
«C-cosa significa?» balbetta Behati osservando l’uomo in modo interlocutorio.
«Significa che sei entrata nel programma di protezione testimoni. Verrai trasferita al più presto a Sidney, in una nuova famiglia e con una nuova identità. Questo finché non troveremo il tuo stalker»
Behati stringe la coperta tra le dita e reprime al voglia di urlare che non è una vittima di stalking che tutto quello è solo un incubo ma lo sguardo severo dell'uomo le fa abbassare gli occhi e sospirare.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Prologo

 
 
 

 

Sidney, Studio del Dottor Hood.
9 Novembre 2015




 

Lo studio del Dottor Hood è piuttosto semplice e accogliente. I muri sono dipinti di un rosso mattone che sembra scaldarti non appena entri in quella piccola stanzetta fornita di due ampie librerie piene di libri di psicologia, una scrivania ordinata e una poltrona in pelle nera. È posizionato al quarto piano di una palazzina molto elegante e dalle finestre riesce a intravedere il mare in lontananza.
Behati Dallas di psicologi ne ha avuti a bizzeffe ma l'unico che sembra spronarla a parlare e centrare sempre il punto è proprio lui, il Dottor Calum Thomas Hood.
É un uomo molto giovane, laureato da poco e a ottimi voti all’Università di psicologia di Sidney. Ha i tratti del viso orientali, gli occhi leggermente a mandorla la riscaldano e la fanno sentire come se fosse a casa, anche se lei di casa non ne ha mai avuta una. Parla lentamente, a volte gesticola o allenta il nodo della sua cravatta blu che gli sta maledettamente bene, ma lei resta in silenzio ad ascoltare quello che dice. Indossa un elegante completo nero e una camicia bianca, perfettamente in contrasto con la sua carnagione scura.
Prima di iniziare la seduta racconta qualcosa di sé - giusto per non farla sentire a disagio nel raccontare cose così personali a un perfetto sconosciuto - e spiega un po' della sua vita, le dice dove si è laureato, dove vive, scambia due parole sulla sua famiglia e perché ha scelto di intraprendere la facoltà di psicologia.
«Ho sempre sognato di aiutare le persone in difficoltà, proprio come te, Behati. Per questo siamo qui» sorride e questo la tranquillizza nonostante la sua vita si sia trasformata in un incubo da due anni a questa parte.
«Raccontami qualcosa di te» dice aprendo un quaderno scarabocchiando qualcosa che Behati non riesce a leggere bene.
«Mi chiamo Behati Dallas» inizia titubante, il Dottor Calum annuisce incitandola a proseguire  e accenna un lieve sorriso «Ho vent'anni e sono nata ad Adelaide, nella periferia Nord, non un gran bel posto dove vivere» fa una smorfia, il ricordo è così vivido che riesce ancora a sentire l'odore dell'alcool e di hashish riecheggiare nella sua mente e reprime un conato di vomito «Ho vissuto con i miei zii e mio fratello maggiore, Joe finché non mi sono dovuta trasferire» si sposta una ciocca di capelli biondi dagli occhi  verdi e cerca di trovare le parole adatte per andare avanti.
«Non ne ho mai parlato con nessuno»
ammette.
«Ho saputo che sei un'artista, Behati, hai vinto tre concorsi letterali e che hai anche partecipato alle recite scolastiche»
Behati guarda l'uomo stranita «Non capisco il collegamento»
Il dottor Hood si alza dalla sua postazione inginocchiandosi accanto alla ragazza che lo guarda incuriosita, con nessuno degli altri medici si era mai spinta oltre con il racconto della sua vita ma qualcosa le diceva di fidarsi di lui. Probabilmente è il sorriso dolce sulle labbra carnose del moro, o gli occhi scuri che sembrano rassicurarla, fatto sta che Behati ha già scelto che avrebbe collaborato qualunque fosse stata la sua idea.
«Chi ti dice che devi raccontarmi la tua storia in maniera, diciamo, diretta?» chiede perdendosi negli occhi chiari di lei «Puoi sempre scriverla e farmela leggere passo dopo passo, che ne dici?»
Behati abbassa lo sguardo sul suo vestito a fiori e gioca con il braccialetto d'argento che ha al polso «Non scrivo da così tanto tempo che... » lascia la frase in sospeso, gli occhi che si riempiono di lacrime e le labbra tremano «Non penso di ricordarmi come si faccia»
Il Dottor Hood le sorride, si alza in piedi e le tende la mano «Non avere paura, Behati. Ci sono io con te e nessun altro leggerà quello che scrivi. Non mi interessa nemmeno se é scritto bene, voglio solo che mi racconti cosa ti è successo»
Behati sposta lo sguardo titubante dal volto alla mano dell'uomo.
«D'accordo» sbotta alzandosi dalla poltrona e prendendo per mano il Dottore.
Si siede alla scrivania e prende una penna nera per poi rivolgere lo sguardo un'ultima volta al Dottore.
«Questo quaderno è tuo, puoi scriverci tutto ciò che ti passa per la testa» spiega girando la pagina dove aveva scritto poco prima.
Behati sospira, prende un nastrino per capelli che usa come braccialetto dal suo polso e raccoglie i capelli biondi e lisci in un coda alta e disordinata.
«Iniziamo» dice poggiando le mani sul quaderno. Rimane ferma un attimo con gli occhi chiusi e tutti gli avvenimenti di quei due lunghi e terribili anni le passano veloci nella mente.





 
 
 
 
 

"Penso che il mio racconto possa sembrare la trama di un film di Alfred Hitchcock. Peccato che le sue creazioni siano finzioni inventate per intrattenere un pubblico appassionato degli horror, mentre la mia è tratta da una storia vera, la storia della mia vita"









































 
MY LITTLE TALK
Heylà, so che ho appena iniziato una nuova Fan Fiction ma nell'ultimo periodo ho lavorato a queste due e a un paio di One Shots che pubblicherò prossimamente quindi eccomi qui ancora una volta ad intasare il sito.
Questa storia sarà moooolto diversa perché non ho mai parlato di temi forti (stalikng, droghe, violenze...) e sarà una bella sfida per me lanciarmi in quest'avventura :)
Allora, il prologo è cortino, I know, ma i prossimi capitoli saranno molto lunghi.
In pratica, la storia inizia nel 2013, adesso la vicenda è conclusa e Behati (la nostra bella protagonista che prende nome e volto dalla bellissima modella alias moglie di Adam Levine Behati Prinsloo, cercatevi una sua foto su internet così mangia anche a voi l'autostima) inizia a vedere uno psicologo, alias il nostro hoddie (?), e racconta la sua storia. In che modo? Scrivendo.
L'idea mi è venuta in mente leggendo "Il grande Gatsby" libro che vi consiglio di leggere.
E... bho, ho detto già molto vi lascio il link della mia altra fan Fiction in corso, fateci un saltino:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3105743&i=1

Dimenticavo, la storia prende il titolo dalla canzone dei Maroon5 che mi hanno ispirato un cifro nello scrivere questa storia.
bacissimi
Megghy

E Buon Primo Maggio a tutti!
p.S. é IL MIO PRIMO BANNER SIATE BUONI!
  
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