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Autore: Pinker    01/05/2015    3 recensioni
Shadow non poteva crederci: eppure l'impossibile era accaduto.
Maria era di nuovo lì con lui, ad osservare la Terra...
Era come 50 anni prima, solo che una nuova presenza -una gatta lilla- si aggiungerà a loro...
[WARNING: accenni alla Shadaze]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Maria Robotnik, Shadow the Hedgehog
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Shadow si sentì felice dopo tanto tempo.
Era ritornato sull'ARK, la stazione spaziale dove era stato creato, e tutti i suoi amici stavano scrutando la zona da cima a fondo.
Ma cosa più importante, lei era tornata in vita ed era lì con lui.
Per qualche strano macchinario che il Dottor Gerald Robotnik aveva lasciato nell'ARK, Tails e Shadow erano riusciti a riportala in vita.
Ed ora eccola lì, con gli occhioni blu che guardavano al di là del vetro, rivolti all'immagine della Terra.
I suoi capelli biondi e morbidi ondeggiavano a ogni suo movimento.
C'era un sorriso dolce sul volto roseo.
Maria Robotnik guardava lo spazio insieme al suo amico riccio.
Per festeggiare, (dato che Shadow si ritrovò improvvisamente magnanimo) invitò tutti i suoi...amici,se così il riccio nero poteva definirli, sull'ARK.
Sonic, Amy, Tails, Knuckles, Rouge e anche la piccola Cream avevano contemplato quello spettacolo che il pianeta terrestre offriva con occhi aperti assolutamente meravigliati.
Le luci erano spente così che si potesse goder meglio l'aura del pianeta blu.
Amy si stringeva a Sonic, trovando tutto quello molto romantico. Non tutti i giorni si trovava un panorama del genere.
Rouge e Knuckles stavano fianco a fianco; per la prima volta, al brontolone echidna rosso non importò di essere così vicino alla più grande ladra di sua conoscenza che aveva più volte rubato il Master Emerald, e Rouge fu abbastanza meravigliata da non rovinare quel bel momento stuzzicando il guardiano.  
Cream non riusciva a staccare gli occhi color cioccolato dalla sfera terrestre, e nello stesso tempo stringeva Cheese tra le braccia come un peluche. Dopo un po', il chao si addormentò nel calore dell'abbraccio.
Erano rimasti così per circa un'ora, poi hanno chiesto a Shadow e Maria se potevano guardare in giro.
All'inizio, il riccio nero e rosso fu contrario, ma la ragazza al suo fianco annuì calorosamente, dicendo poi: “Spero che abbiate un felice soggiorno.”
E così si sparpagliarono in giro.
Rimasero solo i due vecchio amici che, come cinquant'anni prima, guardavano la Terra meravigliati e felici.
Shadow non poteva crederci: aveva recuperato Maria, che era per lui la sua sorella che aveva provato a proteggere e che aveva amato tanto.
A un certo punto, Maria inarcò le sopracciglia, cercando di vedere qualcosa.
Shadow si allarmò, ma non riusciva a capire cosa turbava l'amica.
Il riccio pensava che lei avesse visto qualcosa non quadrare nello spazio, ma poi si accorse... stava guardando il riflesso.
Maria infatti, guardando per caso il riflesso, le era parso di vedere qualcosa, o meglio qualcuno...
quando dall'immagine riflessa le parve più che chiaro, si girò per vedere, e in fondo alla sala una gatta lilla stava appoggiata con la schiena al muro vicino alla porta, guardando altrove e con le braccia incrociate.
Shadow si voltò come fece la vecchia amica e vide anche lui Blaze, da sola e al buio.
Il riccio nero iniziò a farsi un sacco di domande come: Cosa ci fa lì tutta da sola? Perché non è andata con Faker e gli altri?
Poi si ricordò che non l'aveva vista avvicinarsi nemmeno al vetro...
Si sentì idiota e un bel cretino non averlo notato e averla lasciata così, ma allo stesso tempo si sentiva arrabbiato... Cosa c'era più bello di quello spettacolo?! Perché non l'ha guardato!?
Strinse i pugni.
Doveva assolutamente guardalo.
Questi suoi pensieri vennero interrotti da Maria, che iniziò a camminare verso la micia.
Blaze guardava altrove, troppo persa nei suoi pensieri.
Saltò quasi in aria quando due mani le afferrano un braccio.
Si girò scocciata per guardare chi fosse, ma la sua faccia si addolcì quando vide che era solo Maria.
Certo, chi altro poteva essere?
Blaze capiva perché Shadow amava così tanto quella ragazza:
era un angelo, sia nell'aspetto sia nei fatti; cordiale, dolce e delicata.
Un'innocua e indifesa ragazzina di appena dodici anni, dall'anima innocente.
La gatta non poteva far niente se non pensare che era davvero stata una tragedia la sua morte molti anni prima.
Ora però – e ne fu felicissima – Maria avrebbe sempre avuto il suo angelo custode a proteggerla, e -conoscendo Shadow- senza più errori.
Blaze guardò dritto negli occhi la ragazzina bionda, e lo stesso fece Maria, che chiese con la sua voce candida:
“Cosa ci fai qui tutta sola?”
Presa di sorpresa, la micia lilla riuscì a dire solo: “Eh?!...Uh...n-niente!”
Maria continuò: “Vieni a guardare la Terra con noi! E' bellissima, sai?”
Shadow osservò la scena, e vide che la sua amica gatta si stava agitando.
Scuotendo la testa e alzando i palmi verso la ragazzina, la principessa si affrettò a rispondere:
“N-no...non posso!”
“Perché no?” chiese la fanciulla, iniziando a strattonarla verso il vetro.
Blaze cercava di resistere strattonando dalla parte opposta.
“Io...” iniziò la gatta, guardando poi il pavimento con imbarazzo“...odio le altezze...”.
Shadow, sentendo questo, si ricordò della grande paura della micia, la quale era troppo orgogliosa per ammettere che ne era terrorizzata.
Lui lo sapeva, come tutti gli altri eccetto Maria, e si diede del cretino per non essersene ricordato.
Inoltre si sentì un idiota per essere stato – seppure per poco- arrabbiato con la povera Blaze per quel suo rifiuto.
Il suo sguardo si ammorbidì e un sorriso compassionevole si creò sulle sue labbra.
“Oh...” 
Maria rimase senza parole, dispiaciuta per lei, e per qualche secondo smise di strattonarla.
Ma poi, dopo intensi momenti a guardarsi negli occhi, la ragazza riacquistò il sorriso e iniziò di nuovo a strattonarla con tutta l'intenzione di trascinarla verso il vetro.
“Non aver paura, non puoi cadere! C'è il vetro! Coraggio!” insistette gioiosa, tra gli innumerevoli e agitatissimi “No No” di Blaze.
Shadow, con un sorriso deciso, si avvicinò alle ragazze, si mise dietro alla gatta lilla e iniziò a spingerla per la schiena.
Così, tirata per un braccio da Maria e spinta da dietro da Shadow, Blaze iniziò a farsi prendere sul serio dal panico, resistendo come meglio poteva alla forze dei due, ma inutilmente dato che stavano continuando faticosamente ad avanzare verso la meta.
Per costringerla a collaborare, Shadow decise di stuzzicarla: “Come mai tutta questa paura, vostra altezza?”.
C'era una cosa che la guardiana dei Sol Emerald odiava oltre al fatto che la considerassero debole e con qualche paura, e quella cosa era proprio essere chiamata “vostra altezza”.
Era più forte di lei, anche se era una principessa, non riusciva a sopportare di essere chiamata in quel modo. E Shadow lo sapeva eccome.
Non ho paura di niente! E non chiamarmi in quel modo!” gli urlò arrabbiata Blaze.
“A me sembrava proprio il contrario...”
“STA ZITTO!”
Il riccio nero ridacchiò all'irascibilità dell'amica.
Gli ricordava lui stesso; irascibile e determinato a non dimostrare nessuna emozione.
Quando la trovava sotto un salice, vicino al fiume, lontana da tutto e da tutti, col solo suono della natura, solo perché voleva avere pace, Shadow non poteva pensare ad altro che alla loro somiglianza.
Potente, seria e silenziosa. Così poteva definirla, così poteva definire sé stesso.
“Allora dimostralo!” ordinò lui.
Deglutendo, Blaze smise di dimenarsi e si lasciò trasportare dall'insistente ragazza.
Shadow aveva smesso di spingerla, ma teneva una bella presa sulle spalle della micia; non voleva che tentasse di scappare.  
Più Blaze si avvicinava, più le sue pupille diventavano piccoline, i suoi occhi spalancati, le orecchie abbassate e premute sulla testa.
Avrebbe voluto allontanarsi, ma le mani del riccio nero fermamente piantate sulle sue spalle le facevano capire che non era possibile.
Avanzarono finché non furono a pochi centimetri dal toccare il vetro che dava sulla Terra.
Il cuore della micia accelerava, ma se prima era per paura, ora era più per meraviglia.
Le sue pupille si allargavano mentre, immobile, Blaze teneva gli occhi fissi sul pianeta.
Era semplicemente... magnifico. Unico. Indimenticabile e imperdibile.
Maria aveva mollato la presa dal braccio della principessa e si era messa alla sua sinistra per contemplare anche lei quel pianeta che aveva sempre desiderato di visitare. Sapeva che, con un po' di fortuna, le cure adatte avrebbero presto potuto realizzare quel grande sogno.
Shadow si era messo alla destra dell'amica gatta, tenendo comunque la mano sinistra sulla spalla sinistra della micia, e l'altro braccio steso lungo il fianco. Lanciava occhiate un po' alla sfera terrestre e un po' alla meravigliata guardiana al suo fianco.
“E' bellissima...” bisbigliò Blaze a nessuno in particolare, continuando a guardare incantata davanti a sé, con gli occhi spalancati. Non sapeva bene cosa le aveva fatto dire quella frase. Non era solita ad esprimere le sue sensazioni, ma al momento si sentiva...diversa. Libera.
L'amico riccio sentì quelle parole e la guardò. Sorrise.
Era sicuro che quella vista avrebbe superato la paura della piro-cinetica, incantandola.
In risposta, la strinse tranquillamente a sé; ora erano lì, stretti fianco a fianco, il suo braccio sinistro attorno alle spalle della felina.
La sua stretta era decisa, calda e protettiva; così Blaze si lasciò fare, senza togliere lo sguardo da ciò che stava guardando con tanta attenzione, e dopo qualche secondo lasciò che la sua testa si appoggiasse sulla spalla di Shadow.
In quei secondi, che poi divennero minuti, e poi ore, Blaze non era la sua vecchia lei, quella che non si lascia andare, quella che evita qualsiasi contatto.
In quei momenti, il fatto di essere principessa, guerriera e guardiana era svanito dalla sua testa.
Tutto quello che poteva percepire era un confortevole abbraccio mentre guardava la regina delle viste spettacolari.
Non le importava nemmeno del fatto che quel momento intimo lo stava condividendo con Shadow, il misterioso e apatico riccio nero e rosso.
Colui che era sempre stato un duro e che, come lei, aveva sempre evitato qualsiasi tipo di contatto fisico, adesso le dimostrava un lato tenero che nessuno avrebbe mai immaginato.
Shadow, in cuor suo, non poteva chiedere niente di più; avrebbe voluto spendere la sua eternità così, avrebbe voluto che quei momenti non sarebbero mai dovuti finire.
Maria, lui e lei. Un trio perfetto.
Lo sapeva che un certo noiosissimo riccio blu e i suoi amici avrebbero rotto quel magico silenzio, concludendo quel momento, e iniziò a pentirsi di averli invitati.
Ma scacciò via quei pensieri, per godersi meglio gli attimi che stava trascorrendo.
Quando Sonic e i suoi amici arriveranno, allora si occuperanno di loro.
Ma per il momento...
   
 
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