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Autore: giascali    01/05/2015    4 recensioni
The Titans' Revenge doveva essere il gioco del secolo, divertente e innovativo, con tecnologia FullDive e chi più ne ha più ne metta. I 1000 beta che lo avevano provato prima del rilascio ne erano rimasti estasiati. Il giorno che iniziò ad essere venduto, tutte le 10000 copie andarono a ruba. Ma qualcosa è andato storto: il logout è impossibile. Per uscire dal gioco, come dice Crono, il suo creatore, ci sono due modi: morire o vincere.
dal testo:
"Un ghigno comparve sul suo volto: quella che Crono aveva appena lanciato a tutti loro era una sfida a sopravvivere e Percy era più che intenzionato a coglierla."
[SAO!AU|Percabeth|Solangelo|Frazel|accenni a Jasper, Sazel eCaleo e ad altre coppie|character death|angst]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I sette della Profezia, Nico di Angelo, Reyna, Will Solace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: In teoria dovrei fare tutto tranne iniziare una raccolta ma l'ispirazione è venuta e non vuole andarsene, dopotutto chi sono io per rifiutare la ""benedizione"" delle Muse? Comunque, prima del capitolo lascio qualche punto per semplificarvi la comprensione, per chi non ha mai visto Sword Art Online.
  • Allora, Sword Art Online è un anime che parla appunto dei giocatori di un gioco di ruolo multigiocatore di massa i cui partecipanti scoprono troppo tardi di poter uscire o vincendo o morendo. Prima di giocare bisogna indossare un caschetto che scannerizza il volto del giocatore, così nell'universo del gioco questi ha il suo reale aspetto fisico. Ognuno controlla il proprio personaggio con la mente, quindi mentre gioca rimane immobile. Quindi è impossibile toglierselo. Dentro il caschetto c'è una sorta di sensore che, se qualcuno tenta di rimuoverlo, si attiva e provoca la morte del giocatore. Stessa storia se questi muore nel gioco.
  • Per uscire, devono superare tutti e 100 i piani del gioco, sconfiggendone i boss. Di questo si occupa un insieme di gilde.
  • Le gilde sono gruppi di giocatori che si uniscono. Ognuna ha un nome.
  • I killer sono dei giocatori che uccidono altri giocatori.
  • I dungeon sono dei luoghi in cui i giocatori possono procurarsi degli item, ovvero oggetti molto utili. Ce ne sono di tutti i tipi (resurrezione, combattimento eccetera). Qui ci si può anche guadagnare anche del denaro, per comprare da mangiare o prendere una camera in una locanda.  
  • Ho cambiato alcune cose rispetto a Sword Art Online, tipo gli avversari, l'ambientazione i vestiti e altro.
Spero che sia tutto chiaro :)
 
Tempo che scorre e nuovi compagni.
 
 
 
Prima di quel momento, Percy non aveva fatto molto caso allo scorrere del tempo. Certo, più giorni passava rinchiuso lì dentro significavano meno giornate nel mondo reale, con sua madre e il suo patrigno, con i suoi amici, di questo ne era consapevole. Ma, da quando non faceva più parte di una gilda, aveva smesso di curarsene: l’importante non era lo scorrere delle ore, dei giorni, delle settimane, dei mesi, ma sopravvivere. Fino ad ora, se la stava cavando niente male anche da solitario.
Fu  una sorpresa per lui scoprire, al suo risveglio, una collanina di cuoio con una sfera di terracotta legata al collo. Sulla sua superficie liscia c’era dipinto, su sfondo bianco, una figura antropomorfica, con la testa di un toro: il Minotauro, ovvero l’ultimo boss sconfitto da coloro che combattevano in prima linea.
Percy si concesse un lieve sorriso prima di alzarsi dal suo letto alla locanda. Il Minotauro non era stato un avversario facile, dopotutto erano al piano 42, ma, alla sua morte, gli aveva regalato un suo corno, che era se ne stava appoggiato sul tavolo della stanza.
Il ragazzo gli diede una veloce occhiata, considerando l’opzione di venderlo o tenerselo come ricordo. Non era un item, quindi era pressoché inutile, ma a Percy piaceva, era come un trofeo che dimostrava la sua bravura con la spada.
Riposò il suo sguardo sulla perla e aggrottò la fronte: come ci era finita al suo collo? Possibile che qualcuno fosse entrato nella stanza? Ma a che scopo? Nelle zone sicuro non si potevano uccidere gli altri giocatori, se non con un duello. Però era evidente che non lo avessero sfidato, approfittandosi del fatto che fosse addormentato, perché altrimenti che senso avrebbe avuto lasciargli come ricordino quella collana?
No, doveva esserci una spiegazione. E questa venne proprio qualche secondo dopo: all’improvviso ci fu un forte rumore, simile al rintocco di un orologio. Percy corse subito alla finestra, non curandosi del fatto che fosse a petto nudo. Il suono sembrava provenire da fuori. Si affacciò e vide molti altri giocatori fare come lui, alcuni erano usciti dalle loro case e si stavano dirigendo con passo urgente verso la piazza principale della città.
Il ragazzo non ci pensò un attimo, si vestì e precipitò fuori dalla stanza e dalla locanda, con altrettanta velocità, desideroso di seguire la folla. Dalle abitazioni uscivano sempre più giocatori, curiosi come lui di scoprire la causa del rumore, fino a che avanzare senza dare spallate ai propri vicini divenne abbastanza difficile. Percy si fece largo tra gli altri e, quando riuscì a “conquistare” un posto in prima fila, si stupì che nella piazza non ci fosse nulla. Si guardò in giro, cercando con lo sguardo cosa avesse provocato il rintocco ma l’unica cosa che notò furono i visi degli altri giocatori puntati verso l’alto, alcuni con espressioni di terrore, altri sorpresa e speranza. Li imitò, giusto in tempo per non perdersi lo spettacolo di una lama che squarciava il cielo, aprendo un varco lungo e stretto.
Alcuni non si preoccuparono di esprimere la loro paura con urli ed esclamazioni ma Percy non si fece caso, troppo occupato a cercar di allontanare un’orribile sensazione di deja vu: quella scena l’aveva già vista, molto tempo fa al primo piano del gioco, quando Crono, colui che aveva inventato The Titans' Revenge, aveva annunciato che l’unico modo per uscirne incolumi era vincere.
Fu proprio Crono a venire fuori dallo squarcio appena creatosi: Percy vide le sue mani, enormi, come le ricordava, allargarlo per far spazio al resto del corpo. Ne uscì con un sorriso crudele in volto, che gli fece venir voglia di sguainare Vortice e ridurlo in tanti pezzettini di pixel.
Anche quel giorno Crono indossava un’armatura di bronzo e alla mano sinistra teneva una falce. I suoi terribili occhi dorati osservarono tutti i giocatori, prima che iniziasse a parlare: - Congratulazioni a tutti coloro che sono arrivati fino a qui, al piano 42! Da oggi è esattamente un anno che siete qui, rinchiusi. – fece un sorriso crudele. Percy strinse i pugni, la mascella serrata. – In questo arco di tempo – disegnò un arco con la sua face, lasciando una scia dorata che divenne sabbia e cadde su alcuni giocatori. – sono morti tremila dei vostri amici, compagni e, perché no, tanto tutti voi conoscete l’esistenza dei killer, nemici. Ho pensato di regalarvi una collanina per tirarvi su il morale, perché da questo piano in poi le cose si complicheranno non poco. – dopo di che, come aveva fatto dodici mesi prima, alzò la falce e con la lama squarciò un altro tratto di cielo, che si richiuse subito dopo che Crono scomparve alla loro vista.
Percy strinse la collana al collo, simbolo del tempo che scorreva lontano da casa e si chiese se la perla avrebbe avuto un altro disegno, se fosse stato ancora parte della sua vecchia gilda. Sarebbe stato nello stesso piano o in uno più in alto? Scosse la testa, non aveva importanza: era impossibile ritornare indietro, lo sapeva bene. Mentre ritornava alla sua locanda, ignorò bellamente il vociare preoccupato degli altri giocatori. Un ghigno comparve sul suo volto: quella che Crono aveva appena lanciato a tutti loro era una sfida a sopravvivere e Percy era più che intenzionato a coglierla.
 
***
 
Qualche giorno dopo, si trovava in un dungeon dello stesso piano, più precisamente in una foresta. Il locandiere era stato chiaro: se non voleva dormire per strada quella notte, avrebbe dovuto pagare, poco importava che combattesse in prima linea. I suoi soldi si stavano esaurendo e non aveva intenzione di rischiare la pelle in un labirinto soltanto per guadagnarne di più.  Era proprio a causa della cupidigia che molte gilde cadevano nelle trappole di quei posti, facendosi ammazzare. Nelle taverne non era inusuale raccontare dei giocatori che morivano proprio per questo motivo o impazzivano addirittura. Quella più famosa era su una coppia che vi si era addentrata per potersi pagare i mobili della casa appena comprata e ne era uscito solo il ragazzo, con la mente a pezzi.
Una volta ci era stato e gli era bastata.
Preferiva guadagnarsi i soldi in dungeon il cui unico pericolo fossero qualche mostro di troppo, di cui si poteva liberare facilmente.
La situazione che appena creatasi, era proprio di quel genere. Era accerchiato da un gruppo di dracene particolarmente aggressive, circa sei. Ne aveva viste di peggio. Una volta, quando faceva ancora parte di una gilda, aveva combattuto con i suoi compagni contro un drago di metallo grande come uno scuolabus. Con un salto uscì dal cerchio e atterrò dietro a due dei mostri. Con un colpo di spada le colpì alla schiena ancor prima che queste potessero voltarsi per affrontarlo. Un po’ di polvere dorata gli finì negli occhi ma decise che non era il caso lamentarsene. Corse contro una terza che gli stava venendo incontro e la trafisse con Vortice, riducendola in frammenti. Evitò gli attacchi di una quarta e una quinta, respingendole a colpi di piatto e affondi, per poter avere più raggio d’azione con la spada. Con la coda dell’occhio lanciò un’occhiata alla sesta, che si stava avvicinando furtiva.
Se fosse avanzata ancora, sarebbe potuta divenire un problema serio.
Percy fece un passo avanti e disegnò un arco nell’aria con Vortice, allontanando ulteriormente le due dracene, poi saltò all’indietro, trovandosi faccia a faccia con la terza ancora in vita. Scansò la sua lancia di bronzo celeste e si spostò al suo fianco destro, per poi colpirla e disintegrarla.
 Se possibile, le altre due furono ancora più facili da sconfiggere: ormai ci aveva preso la mano.
Il ragazzo aprì il suo account e controllò i soldi, esultando quando vide la cifra, aumentata significantemente: quel giorno avrebbe mangiato da re.
Il suo stomaco sembrò approvare.
 
***
 
Stava dirigendosi verso l’uscita della foresta quando sentì le urla. Si fermò all’istante e si guardò attorno, cercandone il proprietario. Un secondo urlo gli fece capire da dove provenissero. Senza pensarci due volte, sguainò la spada e si diresse in aiuto del giocatore in pericolo. Non importava il fatto che per lui fossero degli sconosciuti o altro: non poteva permettere che dei giocatori morissero senza che lui non cercasse di salvarli, Chirone gli aveva raccomandato di salvarli, prima di chiudere per sempre gli occhi.
Il suo cervello trovò opportuno ricordargli in quel momento come l’avesse guardato mentre stava perendo, dopo essersi sacrificato per tutti, per lui. Percy scosse violentemente la testa, allontanando il ricordo del suo maestro, e si inoltrò nuovamente nella foresta. Gli alti alberi di pino sfrecciavano attorno a lui e vi dedicava solo una briciola della sua attenzione, già troppo occupata a localizzare da dove provenissero le urla e a chiedersi di cosa si trattasse. Dracene? Ciclopi? Lestrigoni?
Con un ultimo balzo, raggiunse una piccola raduna circolare, sgombra di alberi. C’erano tre ciclopi che stavano combattendo contro due giocatori, un ragazzo ed una ragazza.
Non se la stavano cavando bene. Il ragazzo era ferito, Percy poteva vedere i suoi punti hp abbassarsi troppo velocemente, ma, ciononostante, continuava a combattere con un ciclope armato di un grosso bastone. Riusciva a schivare i suoi attacchi e ogni tanto ne provava qualcuno, non ottenendo grandi risultati. La sua compagna se la stava cavando meglio: teneva a bada gli altri due mostri, schivando i loro assalti e colpendoli con veloci affondi. Era brava. Percy strinse la presa sull’elsa di Vortice e si unì alla battaglia. Prima che se ne fosse reso conto, aveva già deciso di aiutare la giocatrice, dopotutto stava affrontando pur sempre due ciclopi. Avversari non troppo veloci, certo, ma forti e violenti. Se ne avesse trascurato uno, l’avrebbe potuta uccidere senza difficoltà. Colpì la gamba destra di uno dei due, attirando l’attenzione. Saltò all’indietro quando questi decise che sarebbe stato più divertente spiaccicarlo con la sua clava e gliela tagliò a metà. Il ciclope lanciò un urlo di rabbia, facendolo sorridere: era sempre spassoso vedere le espressioni sbigottite dei suoi avversari quando rompeva i loro “giocattoli”, mostri o giocatori che fossero.
Il ciclope prese un bastone dal suo rifornimento d’armi. Tentò poi di colpirlo ma Percy già si era spostato al suo fianco. Il ciclope si stava per voltare e magari provare un altro attacco ma non in maniera abbastanza veloce, perché il ragazzo lo spolverizzò con un affondo al petto.
Un altro urlo gli impedì di potersi godere quella piccola vittoria. Il suo sguardo corse alla ragazza ma stava bene, aveva distrutto anche lei il suo avversario. Quello che aveva urlato era il ragazzo, ora a terra e su cui incombeva il terzo ciclope. Percy si scambiò un’occhiata con la giocatrice, di cui riusciva a vedere solo i capelli ricci e biondi legati in una coda, il volto coperto dall’ombra proiettata da un elmo argentato che gli ricordava la testa di un gufo o una civetta.
Non ci voleva un genio per capire che si stesse domandando da dove fosse spuntato ma parve non importarle poi così tanto in un momento come quello, dato che poi gli urlò: - Tu difendi Grover e io lo finisco! –
Percy annuì e raggiunse il mostro, si mise tra lui e il ragazzo, per poi deviare il suo bastone.
Fermò un altro suo attacco, insolitamente veloce per un avversario come lui e lanciò un’occhiata alla ragazza. – Switch! – urlò lei, prima di saltare e finirlo con una pugnalata alle spalle.
Il mostro si dissolse nella solita polvere dorata, lasciando Percy e la bionda sfiniti ed ansimanti.
Si guardarono per un attimo, poi l’attenzione della ragazza si focalizzò sul suo compagno ferito, presto imitata da quella di Percy. Si inginocchiarono a fianco del terzo giocatore. Era magro, i capelli castani e ricci. Teneva gli occhi chiusi e il volto era attraversato da un’espressione di dolore, più per abitudine che per vero e propria sofferenza, dato che nel gioco non era possibile provarne.
-Grover, resisti! – esclamò la sua amica mentre frugava nel suo account per prendere dell’ambrosia.
Ne spezzò con urgenza un pezzo e con delicatezza aprì la bocca dell’amico, posandogliela sulla lingua. Dopo qualche secondo in cui mantenne un’espressione sofferente, i suoi punti hp salirono fino a che la barra da rossa divenne di un più sano giallo, tendente al verde. Percy sbirciò il suo livello: 34. Aprì gli occhi e dopo un momento di spaesamento li puntò su Percy. Si mise a sedere e, mentre si arruffava i capelli, aggrottò le sopraciglia. – Tu chi sei? –
L’interpellato si mise in piedi e rinfoderò Vortice. – Mi chiamo Percy Jackson. – rispose, lieto che non fosse morto nessuno. Chirone sarebbe stato fiero di lui. Ripensando a lui, il suo cuore ebbe una dolorosa fitta. Nonostante fosse successo molto tempo fa, nel primo piano, era ancora una ferita fresca per lui. Charles aveva passato settimane a non fare altro che ripetergli che la sua morte non era colpa sua. Scacciò quel pensiero.
Grover sorrise grato. – Ci hai salvato, grazie. – Percy ricambiò il sorriso. – Io sono Grover Underwood e lei è Annabeth Chase. – indicò la sua compagna, che nel frattempo si era tolta l’elmo, permettendogli di poterne vedere il viso e di conseguenza gli occhi grigio tempesta che lo stavano studiando, come se la ragazza fosse sul punto di attaccarlo, anche se era ancora seduta a terra.
Percy accennò un altro sorriso nella sua direzione.
-Percy Jackson, hai detto? – domandò lei con voce seria. Annuì, incerto su dove volesse parare. – The Son of Poseidon? Il combattente solitario in prima linea? –
Annuì ancora. – Sono io. – affermò. Accanto a lui, Grover fece un’esclamazione di sorpresa.
-Oh, dei del cielo, sei tu! È da mesi che io e Annabeth sentiamo parlare di te! – disse con gli occhi castani sgranati, come se fosse incredulo che fosse proprio davanti a lui.
Percy inclinò la testa. Non credeva di essere poi così famoso. C’era anche un altro combattente solitario altrettanto valido in prima linea, non gli sembrava di essere così straordinario da essere oggetto di qualche conversazione. – Davvero? – chiese lentamente.
Annabeth fece un cenno d’assenso. – Tu e The Ghost King siete conosciuti tra la maggior parte dei giocatori, nonostante la maggior parte delle volte siano le gilde delle Amazzoni o delle Cacciatrici a sconfiggere i boss dei vari piani. –
Ah, quindi anche Nico era famoso. Percy sorrise al pensiero di come avrebbe potuto reagire il suo amico, se in quel momento fosse stato lì con lui. Sicuramente neanche lui avrebbe represso una reazione sorpresa.
-E a maggior ragione, trovo stupido andarsene in giro da soli in un posto come questo. – aggiunse la ragazza.
-Nel caso non l’avessi notato, io vi ho appena salvato. – ribatté piccato nell’orgoglio il ragazzo. – Da solo. – rincarò la dose. Non voleva essere giudicato per le sue scelte. In quell’anno aveva fatto parte solamente di una gilda e trovava che sarebbe stato irrispettoso alla memoria dei suoi amici unirsi ad un'altra solo per necessità. Il legame che lo aveva legato a Silena, Charles e Michael era stato molto più forte del mero bisogno che univa molte gilde che aveva incontrato. Si conoscevano anche nella realtà e non avevano esitato un attimo ad allearsi. Nonostante quel posto fosse un inferno, in loro compagnia aveva passato tanti bei momenti, tutti custoditi con affetto nella sua testa. Per lui, far parte della gilda non differiva molto dall’essere in un gruppo di amici, se un giorno avesse deciso di unirsi a degli altri giocatori, voleva che il rapporto che li avrebbe legati fosse quanto meno simile a quello con i suoi vecchi amici.
Annabeth alzò gli occhi al cielo e non rispose, alzandosi in piedi anche lei. Si sciolse i capelli per poi legarli in un’altra coda più ordinata. Raccolse l’elmo e se lo rinfilò. Si muoveva con velocità e sicurezza, al contrario del suo amico. Percy si chiese se quello fosse il suo primo gioco mortale o avesse un vasto curriculum alle spalle.
Grover si mise in piedi. – Grazie ancora per averci aiutato a proposito. – si aggiustò l’armatura, anche se era ridotta parecchio male. Avrebbe dovuto cambiarla presto. – Dove sei diretto? –
-A Micene. – non vedeva l’ora di chiudersi in una taverna e abbuffarsi.
Il suo sorriso si allargò. – Anche noi! Potremmo fare della strada insieme, che ne pensi? –
Percy studiò per qualche secondo il suo volto, notando che aveva un accenno di pizzetto, doveva essere più grande di lui, forse sui vent’anni. Lanciò un’occhiata ad Annabeth, che doveva avere all’incirca la sua età. Era da un sacco di tempo che non stava con ragazzi suoi coetanei, le gilde che combattevano in prima linea erano composte per lo più da giocatori sui venticinque anni. Era da un sacco di tempo che non stava in compagnia, se si escludevano i locandieri con cui era solito scambiare a mala pena qualche chiacchiera, anche perché le Cacciatrici erano ancora alla ricerca del prossimo boss da sconfiggere.
-Certo, perché no? –
-Forte! Ehi diventiamo amici, ti va? – Percy annuì e aprì il proprio account, presto imitato dagli altri due.
Insieme si avviarono verso i confini della foresta. Annabeth camminava senza guardare avanti, stava controllando il suo armamentario, ma non sbatteva mai contro niente. Percy si chiese come facesse. Mentre Grover gli raccontava una barzelletta su quanti ciclopi ci volessero per avvitare una lampadina, Percy si concesse un sorriso, nonostante già la conoscesse: la sensazione che stava provando gli ricordava una simile provata molto tempo fa.


 ultime note lo giuro: In quanto Maggio è stato inventato per torturare tutti gli studenti, non potrò aggiornare regolarmente, anche perché ho finito proprio adesso di scrivere il capitolo e non ne ho pronti di nuovi. In compenso ho in testa più o meno tutta la storia dei vari personaggi. La trama salterà da un personaggio all'altro, facevo flash back o salti temporali. Credo che la raccolta sarà lunga al massimo dieci capitoli ma non ho ancora programmato come finirà. Fatto sta che mi impegnerò per non lasciarla incompleta ^^"
p.s. Se vi potesse interessare, nel prossimo capitolo la protagonista sarà Hazel.
   
 
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