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Autore: Georgia Freya Hydref    01/05/2015    0 recensioni
"Quando il vento spirerà da Nord diffida, figlio mio, poiché la sua bordata si mostrerà selvaggia.
E ricorda, quando non è possibile imprigionare il vento impietoso si può solo imparare a rimanere in piedi camminando con esso"
Una nave attraccherà al porto di Altieres scaricando sventura ed equivoci per tutti gli abitanti della Vecchia Capitale.
Tra balli impossibili, feste di fidanzamento improbabili, duelli all'ultimo sangue con creature di dubbia provenienza e personaggi discutibili si apre una nuova storia per i nostri scholares...
Ne usciranno nuovamente sani e salvi?
Genere: Azione, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel Vandemberg, Eloise Weiss, Nuovo personaggio, Sophia Blackmore, Un po' tutti
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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BF prologo

Disclaimers:  i nomi, i personaggi e luoghi  appartengono interamente a Virginia de Winter. 
La parte che seguito a scrivere d'ora, in aggiunta a quelli già "esistenti", sarà frutto della mia fantasia.
 








( parte prima  )














Ed ecco passare di là una volpe furbacchiona,
 che al primo colpo d'occhio notò quel magnifico formaggio giallo.
Subito pensò come rubarglielo.

"Salire sull'albero non posso" si disse la volpe,
"perché lui volerebbe via immediatamente, ed io non ho le ali… Qui bisogna giocare d'astuzia!".

Il corvo e la volpe

 Fedro

 















Prologo






































Giunse l’imbrunire.
L’aria penetrava tra la fitta trama del mantello cogliendolo così con un brivido che lo scosse nel profondo, insediandosi perfino dentro le ossa.
Se lo strinse addosso come meglio poté: gli prudevano le mani sotto i guanti di pelle, ancora spettatrici silenzione dei geloni che gli increspavano le nocche.
Senza emettere suono, fletté ancora di poco le ginocchia come gli era stato insegnato e attese.
Con la cartina alla mano aveva valutato attentamente quale fosse il luogo migliore per cacciare. Aveva escluso la brughiera, troppo arida e dalla bassa vegetazione per consentire un buon punto di osservazione.
Così, alla fine, aveva deciso di addentrarsi ancora di più nella foresta giungendo ad un campo ai piedi dei Monti Eirani, in prossimità di Loch Danich.
Alta e rigogliosa l'erba cresceva selvaggia e incolta, nascendo dal suolo con un verde brillante e terminando con una tonalità gialla paglierina tipica dei periodi autunnali. 
C'erano anche bassi arbusti, fiori di campo variopinti ed esili, un ossimoro in tanto disordine.
 Tese le orecchie, spalancò gli occhi finchè non sentì il bruciore obbligarlo a sbattere le palpebre.
Un sordo scricchiolio e la vide.
Il fulvo manto si muoveva con eleganza tra i fili d’erba, il naso affusolato annusava l’aria e con la coda voluminosa si inoltrava nella vegetazione.
Eccola, pensò stringendo spasmodicamente l’impugnatura della sua pistola da caccia; con un colpo secco di mano appoggiò la canna dell’arma all’altezza dell’occhio destro 
puntando con precisione il centro della schiena dell’animale .
Trattenne il fiato.
Inspirò. 
Espirò.
Poi, inavertitamente, le orecchie della bestia si alzarono di scatto e con il muso puntato verso il cielo tese la schiena in una curva rigida. Gli occhi bruni puntarono quelli azzurri affilati del ragazzo. Con acuta intelligenza lo fissò , poi fece un balzo e corse via, conscia del pericolo.
«Maledizone!››
«Un buon cacciatore si sarebbe accorto di essere contro vento, Fabian››
Jordan IV Vandemberg sorrise mesto al figlio poggiando affettuosamente una mano sulla spalla del ragazzo. Il Vento del Nord si alzò nuovamente, scarmigliando i capelli e i mantelli ondeggiarono oltre le loro spalle.
Era biondo con qualche accenno brizzolato, gli occhi blu erano acuti e il viso aguzzo incorniciato da folte basette.
Anche vestito con abiti contadini impolverati riusciva a risultare regale e imponete.
« Suvvia, figliolo. Sono gli errori che fanno di noi degli uomini, sono certo che la prossima volta non cadrai in fallo..›› rispose ilare l'uomo porgendogli una mano aiutando Fabian ad alzarsi , il giovane intanto gli lanciava occhiate truci. 
Si rassettarono entrambe i vestiti: si pulirono gli stivali ricoperti di fango ed erba con un fazzoletto poi sbatterono con le mani la polvere sparsa sul mantello aiutando l'ascesa di una densa nuvola di sporcizia; in fine riposero le armi e si incamminarono verso la strada del palazzo. 
Il sole intanto tramontava dietro le irte cime dei monti dalle nevi perenni dipingendo ,per un'ultima  frazione di secondo, la vallata con una luce cremisi.
Fabian aveva lo sguardo assorto, calciava distrattamente le pietruzze che trovava sotto la suola «Era una volpe, padre. Il mio è stato un errore da sciocco.››
«Vero, ma pensaci Fabian›› Jordan IV gli lanciò uno sguardo attento, allungò una mano e lo fermò tendendolo per le spalle. «la volpe è un animale intelligente, agile. Di certo non avrebbe aspettato a farsi ammazzare da un ragazzino quando fugge da cacciatori esperti. Il vento del Nord è più insidioso, spira quando meno te lo aspetti e con intensità. Ci si accorge troppo tardi di essere sulla sua traiettoria››
Alzò un sopracciglio scettico facendo sogghignare il padre. 
« E poi, se mi è concesso, sei molto abile con la spada e il fioretto, ma un pò meno con la pistola...›› il figlio lo guardò furioso «Avresti potuto ammazzare qualche povera anima. Me, ad esempio. Cosa avremmo raccontato a tua madre poi?›› Con gli occhi rivolti al cielo, proseguirono il loro cammino finchè non avvertirono sotto i piedi la strada ghiaiosa che portava dritta al palazzo. Non era mai stata una dimora sfarzosa, era semplice e si distaccava dalle eccessive decorazioni delle dimore di Altieres. Era bianca, piuttosto quadrata, a due piani. Guardando con attenzione era possibile vedere i lumi appena accessi che con la loro luce pallida lambiva le tende di velluto pregiato.
Una figura si ergeva davanti all'ingresso, seduta su un elegante divano da esterno arricchito da volute e decori di ferro battuto. Lady Marianne Vandemberg poggiò con grazia il libro sul tavolino di pietra, una mano posta sulla pancia.
Aveva i capelli castani intrecciati e legati in una elaborata pettinatura tipica delle terre del nord, il sorriso impertinente e gli occhi a mandorla verdi sottigliati.  Era elegante, avvenente anche solo indossando un abito adatto alle donne in attesa.
Si alzò in piedi, le mani poste ai lati dei fianchi, le ciglia debitamente aggrottate.
« E' della terra quella che vedo sul naso, Fabian?» si avvicinò aggiustandosi il mantello sulle spalle. Degnò il marito di uno sguardo veloce « Marito, alla buon ora. Sono più di due ore che vi aspetto» aveva la voce melodiosa, vellutata.
Marianne di Valdyer era stata allevata da donne dal temperamento acceso che le avevano insegnato l'arte della manipolazione, dell'ironia e della seduzione. Sebbene il suo status attuale non le permettesse di mostrare appieno le sue carte, sapeva giocare abilmente e colpire, con precisione degna di un maestro d'armi, i punti scoperti del suo avversario...in questo caso, i quattordici anni passati a fianco di un Vandemberg l'avevano preparata all'uso costante del sarcasmo che esibiva ogni qual volta ne cogliesse l'occasione.
«
Perdonaci» rispose solamente Jordan, sorridendole perfido. 
Lo trucidò con lo sguardo «Ti pare il modo di andare in giro? Vestito come un contadino, non che abbia qualcosa contro i contadini, ma penso a che incidente diplomatico possa accadere se per sbaglio venissi rapito o ferito da qualche tuo suddito. Chi ti avrebbe riconosciuto, pieno di polvere e fango! Dove siete stati? ››
«Cose da uomini. Sua Altezza non dovrebbe rientrare?›› 
Oltraggiata fece una smorfia con il viso, increspò le labbra e con stizza prestò attenzione al suo ragazzo. Poggiò le mani ai lati del viso, tirando dietro le orecchie i ciuffi biondi, poi con i pollici ripulì le gote. «Domenic ti stava aspettando.›› disse a Jordan con noncuranza. Diede una pacca gentile alle spalle del figlio spingendolo fino all'ingresso «Chiedi a Isobel se può preparati un bagno caldo, abbiamo ospiti sta sera e sei lontano dall'essere presentabile. ››
Fabian le sorrise mesto, fece un mezzo inchino e salutò con cortesia le guardie. Infine si dileguò.
Re e regina si studiarono per un lungo istante, gli occhi che esprimevano disappunto, tenerezza e sussurravano parole più di quanto le loro bocche potessero fare.
«A caccia eh? Non penso foste là per delle lepri o fagiani. Conoscendo Fabian sarete andati a cercare la volpe.›› Marianne si fece vicino a lui, tese la mano passandola distrattamente sul volto statuario del marito, le dita che tracciavano linee intorno alle labbra.
«Come sempre Sua Altezza riesce a leggere nella mia mente››. il respiro che solleticava i polpastrelli anticipò il bacio ruvido che le diede sul palmo.
«Marianne, prenderete freddo. Entriamo te ne prego.
Si avvicinò posando le labbra sulla gota «Ti aspetta nello studio. Era crucciato, non mi ha spiegato quale fosse il motivo.›› gli sussurrò all'orecchio. 










*      *      *



«
Domenic amico mio, che succede?›› si sedette sulla poltrona al lato opposto della scrivania.
Lo studio era parzialmente illuminato dal bagliore tenue delle candele, in una perfetta penombra Domenic Weiss pareva come sempre un punto di luce accecante sebbene il cruccio disegnato sul viso stridesse sul suo volto.
« Eira, succede. Mi è stata consegnata dopo la tua uscita con Fabian.››
« Cos'è?›› si avvicinò al tavolo di ciliegio, prese tra le mani la missiva. Il sigillo, un cerchio con le foglie di cipresso intrecciate dal quale faceva capolino al centro il volto appuntito della volpe reale,  faceva mostra di se sul fronte della lettera come chiusura della busta.
« Una dichiarazione di guerra, attaccheranno Aldenor se non riusciremo ad arrivare ad un patteggiamento.›› 
Scese un silenzio pesante, Domenic si posò sulla scrivania guardando il suo Re dritto negli occhi.« Se attaccassero lo faranno senza preavviso, senza che si riesca a pensare a una qualche strategia militare...non riusciremo neanche ad unire un esercito! ››
«Come mi consigli di agire?››
Un lieve bussare distrasse i due uomini «Padre, mi hanno mandato ad avvisarvi che la cena è stata servita››  Fabian aspettava sulla porta, « Lord Langemburg,›› fece un profondo inchino seguito da un accenno di capo da parte di Lord Cancelliere 
Poi, accortosi dell'atmosfera tesa che appesantiva la stanza, scrutò il padre, sondando lo sguardo preoccupato dell'uomo «c'è qualcosa che non va?››

Jordan sorrise al figlio «Niente Fabian, avvisa tua madre che tra un attimo scendiamo.›› si alzò dalla poltrona aspettando che il figlio uscisse quando, ripensandoci lo trattenne. 
« Stavo ripensando alla nostra battuta di caccia. Ricordi quello che ti ho detto sul vento del nord? Vorrei che lo tenessi a mente come monito per il futuro. Devi diffidare del Vento che spira da nord, perché la sua bordata si mostrerà selvaggia. Quando non è possibile imprigionare il vento impietoso si deve solo imparare a restare in piedi e valutare se camminare con o contro di esso.››








Nota d'Autrice

Buona sera a tutti, in primis scrivo due righe veloci su quello che sarà d'ora in avanti la narrativa della storia.
Sebbene prenda spunto dallo scritto di Virginia de Winter, tengo a precisare che ho deciso di fare una qualche modifica riguardo abiti ed ambientazioni: come sempre accade quando si leggono dei libri la nostra mente figura un'immagine precisa che magari non coincide a quanto scritto, così quando c'era scritto Feluca o cappelli piumati la mia mente vedeva cilindri e bombette, quando parlava di abiti ampi e ricchi di sottogonne io immaginavo il vestiario tipico delle dame di fine 19esimo secolo. 
Con ciò voglio precisare che qualche descrizione di abiti, luoghi, oggetti, non corrispondesse al mondo inventato da Virginia è perchè il mio immaginario l'ha trasformato in qualcosa di diverso.

Detto questo, che era giusto un punto di precisione per i capitoli che seguiteranno, mi auguro sia stata una lettura di vostro gradimento e vi auguro buona lettura per il futuro! :)

Vostra, Georgia Freya Hydref


  
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