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Autore: Afrodyte    01/05/2015    3 recensioni
Elisabeth è la sorella maggiore di Maria Antonietta.
Arrivata in Francia per una permanenza dalla sorella incontrerà il giovane conte di Fersen del quale si infatuerà e per questo motivo entrerà in un conflitto con la sorella
Tuttavia le loro vite si intrecceranno con quelle di Andrè , l'innamorato di madamigella Oscar, e Oscar la quale proverà un sincero affetto per il conte svedese.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Hans Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Il nostro, fu uno splendido matrimonio.
Ci sposammo durante i primi giorni di luglio di quello stesso anno, proprio quando in Francia iniziarono i primi scontri tra i soldati dei vari reggimenti e la gente del popolo che protestava contro i privilegi del clero e della nobiltà.
Come concordato, alleammo l'esercito prussiano e quello austriaco per attaccare quello francese, sperando di vincere.
La guerra durò parecchi anni e si può dire che inizialmente in me vi era la speranza di riuscire a riabbracciare mia sorella grazie alla potenza dell'esercito austro- prussiano ma, poi, la situazione si ribaltò e in me si iniziò a spegnere piano piano quel piccolo barlume di speranza che mi dava la forza di continuare a lottare.
Persi definitivamente le speranze quando, nel '92, venne proclamata la Repubblica e mio cognato venne condannato a morte.
Non credevo che il popolo arrivasse a tanto ma, forse, aveva sopportato troppo a lungo le condizioni di miseria in cui era costretto a vivere.
Non fu difficile per me capire che anche mia sorella avrebbe fatto la sua stessa fine nove mesi dopo.
Mi lasciò il 16 ottobre del '93 e quello per me fu un colpo al cuore.
Dopo aver sofferto per tutti quei mesi in cui venne insultata e trattata come una donna della peggior specie la uccisero.
Misero fine alle sue pene solo dopo averle ucciso il marito e allontanato i figli.
Furono così crudeli con lei.
Pochi mesi dopo la sua morte mi giunse una lettera che mi scrisse la mattina stessa in cui salì al patibolo

 
"Questo 16 Ottobre alle quattro del mattino è a voi, mia sorella, che scrivo per l'ultima volta.
Sono stata condannata non a una morte vergognosa, essa non è tale che per i delinquenti, ma a raggiungere vostro cognato, innocente
come lui, spero di mostrare la stessa sua fermezza negli ultimi
momenti.
Sono calma come lo si è quando la coscienza non
rimprovera nulla; ho un profondo dolore d'abbandonare i miei
poveri bimbi; voi sapete ch'io non esistevo che per loro e per
voi, mia buona e tenera sorella, voi che avete per la vostra
amicizia sacrificato tutto per essere con noi, in che posizione vi lascio!
Ho appreso durante il processo che mia figlia è separata da voi.
Ahimé! Povera bimba, non oso scriverle, ella non riceverebbe la mia lettera; non so
nemmeno se questa vi perverrà.
Ricevete per loro due la mia benedizione.
Spero che un giorno, quando saranno più grandi, potranno riunirsi con voi e godere interamente delle vostre tenere cure.
Pensino essi a tutto quello che io non ho cessato d'ispirar loro, che i principii e l'esecuzione esatta dei propri doveri sono la prima base
della vita; che la loro amicizia e la loro scambievole fiducia
ne farà la felicità; che mia figlia senta come sia suo dovere,
data la sua età, aiutare sempre suo fratello con i consigli
dell'esperienza ch'essa ha in più di lui e che la sua amicizia potrà ispirarle.
Che mio figlio, da parte sua, renda a sua sorella tutte
le cure, i servizi che l'amicizia può ispirare; sentano entrambi,
infine, che in qualunque posizione vengano a trovarsi, essi non
saranno veramente felici che grazie alla loro unione.
Prendano esempio da noi!
Quanta consolazione, nelle nostre disgrazie, ci
è venuta dalla nostra amicizia, e nella gioia, si gode
doppiamente, quando si può dividerla con un amico; e dove si può
trovarne di più teneri, di più uniti che nella propria famiglia?
Mio figlio non deve mai dimenticare le ultime parole di suo
padre che io gli ripeto espressamente: non cerchi mai di vendicare
la nostra morte.
Debbo parlarvi d'una cosa molto penosa per il mio cuore.
So quanto quel bimbo deve avervi data pena; perdonatelo, mia
cara sorella, pensate alla sua età e come sia facile
far dire a un bambino quello che si vuole e
anche quello ch'egli non comprende: verrà un giorno, lo spero,
nel quale egli sentirà maggiormente tutto il valore della vostra
bontà e della vostra tenerezza per tutti e due.
Mi rimane da confidarvi ancora i miei ultimi pensieri; avrei voluto
sçrivervi dal principio del processo; ma oltre al fatto che non mi
lasciavano scrivere, l'incalzare degli avvenimenti è stato cosi
rapido, che non ne ho avuto realmente il tempo.
Io muoio nella religione cattolica, apostolica e romana, in
quella dei miei padri, nella quale sono stata allevata,
e che ho sempre professata, non avendo nessuna consolazione
spirituale da aspettare, non sapendo se esistano ancora qui
preti di questa religione, e, anche se ciò fosse, il luogo in cui mi
trovo li esporrebbe troppo se vi entrassero una volta.
Io chiedo sinceramente perdono a Dio di tutti gli errori che ho potuto
commettere da quando esisto.
Spero che nella sua bontà, vorrà
accogliere i miei ultimi voti, come quelli che ho fatto da molto
tempo, perché voglia ricevere la mia anima nella sua misericordia
e nella sua bontà.
Chiedo perdono a tutti quelli che conosco, e a voi, mia sorella, in
particolare, di tutte le pene che, senza volerlo, ho potuto causar loro.
Perdono tutti i miei nemici per il male che mi hanno fatto.
Dico qui addio alle mie zie e a tutti i miei fratelli e sorelle.
Avevo degli amici, l'idea d'esserne separata per sempre e le loro
pene sono uno dei più grandi rimpianti ch'io porti con me
morendo, sappiano almeno che sino all'ultimo istante ho pensato a loro.
Addio, mia buona e tenera sorella; possa questa lettera
giungervi!
Pensate sempre a me, vi bacio con tutto il cuore,
così come quei poveri e cari bambini,
Mio Dio! Com'è lacerante lasciarli per sempre!
Addio, addio, non mi occuperò più che
dei miei doveri spirituali.
Siccome non sono libera delle mie
azioni, mi porteranno forse un prete, ma protesto qui che non
gli dirò una parola, e che lo tratterò come un essere assolutamente estraneo." 

 
Quando la lessi per la prima volta, avevo da poco appreso la notizia della sua morte e da allora decisi di leggerla ogni 16 ottobre in sua memoria, proprio come sto facendo in questo momento.
"Madre, perchè state piangendo?"
La guardai, era ancora così piccola e indifesa.. mi ricordava tanto la mia amata sorella.
Bionda come lo era lei.
Bella come lo era lei.
Vivace come lo era lei.
"Non è niente, Marie Antoniette, stavo solo pensando ad una persona a me cara"
Le risposi
No, non confusi il suo nome, io e Dorian decidemmo di chiamarla come colei che permise il nostro incontro, Marie Antoniette.
Quando scoprimmo che la Prussia avrebbe avuto presto un erede al trono era appena iniziato il mese di ottobre ed entrambi pensammo che non fosse un caso e fu proprio Dorian a proporre il nome quando alla sua nascita scoprimmo che era una bambina.
Asciugai la lacrima che mi percorse la guancia e riposi la lettera al suo posto.
Quando sarebbe diventata abbastanza grande avremmo raccontato alla nostra piccola Marie Antoniette la nostra storia, quella mia e di Dorian, e di tutti gli avvenimenti che segnarono la storia francese.
Le avremmo insegnato che non esiste l'uomo nobile, ma l'animo nobile e che non vi è una differenza di classe perchè siamo tutti uguali.
Le avremmo parlato di Oscar e Andrè e di come sono stati capaci, a modo loro, di stare accanto a sua zia fino all'ultimo.
E, sopratutto, le avremmo insegnato che il vero amore esiste, basta solo saperlo riconoscere quando lo si vede arrivare.




 
NOTE DELL'AUTRICE
E così siamo giunti al termine di questa avventura.
Ringrazio di cuore tutti i lettori silenziosi di questa storia e anche tutti coloro che hanno lasciato una recensione, ma un grazie in particolare va a Tetide che è sempre stata presente dall'inizio alla fine di questa fic.
Spero che questa storia vi sia piaciuta e che la fine non sia stata noiosa.
A proposito, la lettera che Maria Antonietta ha scritto ad Elisabeth non l'ho inventata io ma l'ho trovata su un sito insieme a tutte le altre lettere che si scriveva con Fersen, ovviamente non era indirizzata ad una sua sorella ma a quella di Luigi XVI che si chiamava proprio Elisabeth, quindi io non ho modificato nulla se non una parolina alla quarta riga che da "vostro fratello" io ho trasformato in "vostro cognato"
Ringrazio ancora una volta tutti coloro che hanno letto questa storia, alla prossima :)

 

 
   
 
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