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Autore: smarsties    02/05/2015    3 recensioni
Espediente. Un accorgimento di cui ci muniamo per superare, provvisoriamente, una difficoltà che ci attanaglia.
In seguito ad uno scherzo di pessimo gusto da parte di Sirius, Remus si convincerà di odiarlo, poiché si tratta della strada più facile da percorrere. Ma non sa che il suo odio è un "diversivo" che serve a distoglierlo dalla realtà, che è totalmente opposta. Come tale, però, non sarà destinato ad avere lunga durata.
***
Estratto dal testo:
“Lo odio”.
No, non era vero.
La verità era che non riusciva ad odiarlo, nemmeno un poco.
La verità era che da un po’ di tempo aveva capito di amarlo incondizionatamente. E non poteva farci nulla, non poteva impedirlo.
Dopotutto, aveva sentito dire, l’odio non è altro che un espediente per amare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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L’odio è un espediente per amare.

(1,427 parole)


 

 

Sirius lo guardò senza proferire parola.
Remus, appena dimesso dall’infermeria dopo l’ennesima luna piena, sostava sul ciglio della porta del loro dormitorio. Nuove cicatrici gli solcavano il viso e pareva più malaticcio del solito.
A giudicare dall’espressione che aveva in volto già sapeva.
E infatti…
«È vero quello che mi hanno raccontato James e Peter?» domandò. «L’hai fatto sul serio?»
Dietro quegli occhi si celava uno sguardo di puro rimprovero. Sguardo che gli fece provare un improvviso moto di vergogna.
Davvero era stato capace di arrivare a tanto?
Annuì, senza riuscire ad aprire bocca.
«Perché?»
Sirius giurò di aver sentito l’amico soffocare, in modo pessimo, un singhiozzo.
Cosa aveva combinato?
«Sempre a ficcare il naso in faccende che non lo riguardano, quel Mocciosus» sì giustificò, la voce roca.
Un nanosecondo dopo, prese a scaricargli addosso tutta la sua frustrazione.
«Ti rendi conto?» urlò, ma il tono tremolante lo tradì. «Ti rendi conto che avrei potuto aggredire Piton, o peggio, ucciderlo? Ti rendi conto che avrei potuto morderlo e renderlo… come me
Sirius sapeva i suoi peggiori timori. Sapeva come l’avrebbe fatto sentire avere un lupo mannaro o un morto sulla coscienza. Non se lo sarebbe mai perdonato, avrebbe vissuto per sempre con quel terribile rimorso.
E, sebbene lo sapesse, aveva attutato comunque quell’ignobile piano. Piano che comprendeva lui e la sua licantropia.
«Ti rendi conto di aver tradito la fiducia di James e Peter? La stessa fiducia che io riponevo in te? La stessa fiducia per cui non hai avuto un briciolo di scrupolo?»
«Scusa» sussurrò, abbassando lo sguardo. Non riusciva più a guardarlo negli occhi senza provare un fortissimo imbarazzo.
Scusa. Mai parola fu così inadatta.
Davvero pensava di poter aggiustare tutto con cinque misere lettere?
Davvero pensava di sanare lo splendido rapporto che li legava in quella maniera?
Qualcosa si era rotto, quel giorno, e non c’era modo di ripararlo in alcun modo. Niente sarebbe stato lo stesso. E lo sapeva, e lo sapevano entrambi.
Anche Remus ora guardava verso il pavimento, cercando di nascondere gli occhi lucidi e umidi. Un secondo singhiozzo era uscito dalla sua bocca, stavolta non l’aveva soffocato.
“Scusa”, gli aveva detto.
“Ipocrita”, aveva pensato.
Non era pentito, per niente. Era stata una parola vuota, buttata nel mezzo della conversazione per riempire il vuoto. O almeno così gli era parso.
Davvero pensava che sarebbe bastato, quella volta?
Si sbagliava di grosso. Non avrebbe accettato quello scarno “scusa”. Non era abbastanza.
«Piton spiffererà il mio segreto a tutti, dovrò lasciare Hogwarts. Nessuno vorrà come compagno un lupo mannaro» continuò, rivolto più che altro a se stesso. «Sono troppo pericoloso».
A questo Sirius non aveva pensato. Sentì un brivido percorrergli la schiena.
Con tutta probabilità, Mocciosus non avrebbe perso un secondo per dimostrare all’intera scuola che le sue teorie non erano più tali, che Remus nascondeva davvero qualcosa di profondamente oscuro.
Avrebbe voluto dirgli di non preoccuparsi, che sarebbe lui stesso andato a cercare Piton e l’avrebbe persuaso a non raccontare nulla, anche a costo di affatturarlo per bene o di spedirlo in infermeria con qualche grave lesione.
Avrebbe voluto, ma dalla sua bocca non uscì un suono.
Sei solo uno stupido, lo riprese una vocetta nella sua mente. Vocetta che, non poté fare almeno di notare, assomigliava dolorosamente alla sua.
«Ti odio» mormorò, arricciando le labbra.
Avrebbe dovuto essere un semplice sussurro, ma risultò dannatamente percettibile nella stanza vuota.
Quelle due semplici parole colpirono Sirius in pieno petto. Un’insopportabile morsa gli strinse lo stomaco e sentì una leggera fitta di dolore nel ventre.
Remus si rese conto di aver pronunciato l’ultima frase a voce fin troppo alta.
«Io… non volevo…» disse con voce rotta, senza riuscire a concludere il suo pensiero.
In quel momento notò che i suoi occhi ambrati erano pieni zeppi di lacrime e le gote umide. Fu invaso da un’altra fitta.
Scosse la testa e alzò una mano, incitandolo a non aggiungere altro.
E poi calò il silenzio.
All’improvviso si rese conto dell’enorme stupidaggine che aveva commesso: li aveva davvero traditi, tutti quanti. Li aveva pugnalati alle spalle per una vendetta idiota.
Aveva tradito James, il suo migliore amico e il fratello che non aveva mai posseduto. Colui che era tutto quello che non aveva mai potuto avere e che aveva sempre desiderato.
Aveva tradito Peter, il ragazzino minuto ed impacciato. Colui con il quale era sempre un piacere sgraffignare dalle cucine di Hogwarts.
E infine aveva tradito Remus. Remus.
Non capiva perché, ma con lui aveva un rapporto speciale, diverso da quello che condivideva con gli altri due. Quando erano soli si sentiva al sicuro e liberissimo di mostrare anche il suo lato più fragile, non provava nessun tipo di imbarazzo.
E fu nel momento in cui i loro sguardi s’incrociarono di nuovo e scorse una lacrima solitaria scorrere lenta, si rese conto di quanto la cosa lo facesse star male.
L’aveva fatto soffrire. E mai se lo sarebbe perdonato.
Per la prima volta Sirius Black si sentì invadere da un fastidioso e bruciante senso di colpa.
«Mi odi, Remus?» domandò con una risata simile ad un latrato. «Be’, non ti biasimo, ma ti chiedo di dimostrarmelo».
«Come?»
Non smise di sorridere.
«Feriscimi» disse asciutto. «Riempimi di pugni e calci fino a farmi sanguinare o, meglio ancora, a perdere i sensi. Usa la magia, se preferisci. Sì, Schiantami con tutta la forza che hai. Ma, ti prego, fammi del male».
Di certo avrebbe preferito il dolore fisico, piuttosto che vederlo di nuovo piangere per colpa sua, per l’emerito bastardo qual era.
Rimase lì, immobile, le mani strette a pugno lungo i fianchi. Non sembrava minimamente intenzionato ad agire.
«Oh, insomma! Ho mostrato a Piton la tua natura, questa è un’occasione più che adeguata per farmela pagare».
Allargò le braccia, pronto ad incassare colpi a ripetizione. Ma Remus non reagì, non si mosse e respirò profondamente.
«Non dicevi di odiarmi?»
Come la goccia che fa traboccare il vaso colmo, colto da un moto di rabbia improvviso, si avventò contro Sirius e prese a tirare pugni con grande ferocia su ogni centimetro di pelle che riusciva a colpire.
Aveva un innato bisogno di sfogarsi, di riempirlo di botte, di fargli provare più male possibile. Non sarebbe stato in pace finché non l’avrebbe visto raggomitolato a terra, pieno di sangue e ammaccature - magari con qualche costola rotta, sì -, mentre implorava pietà gemendo.
«Bravo, continua così!» lo incitò, senza minimamente lamentarsi per le percosse. Anzi, nonostante queste, il ghigno gli rimase impresso nel volto.
Alla fine, completamente sfinito, Remus si bloccò per riprendere fiato, i pugni ancora a mezz’aria; Sirius sputò un po’ di sangue sul pavimento, poi lo fissò.
«Be’, tutto qui quello che hai da mostrarmi?»
Infatti, tutto qui? Credi che sia sufficiente dopo tutto quello che ha commesso? In fondo, lo odi.
“Già, lo odio” pensò.
No, non era vero.
Sebbene avesse parlato a Piton della Stamberga Strillante e lo avesse condotto lì, rischiando di ammazzarlo - usando la sua licantropia, per giunta -, non riusciva ad odiarlo.
“Lo odio”.
No, non era vero.
Sebbene l’avesse profondamente ingannato, travisando e compromettendo la loro amicizia, non riusciva ad odiarlo.
“Lo odio”.
No, non era vero.
Sebbene rischiasse di essere espulso da Hogwarts per colpa della sua bravata, non riusciva ad odiarlo.
“Lo odio”.
No, non era vero.
La verità era che non riusciva ad odiarlo, nemmeno un poco.
La verità era che da un po’ di tempo aveva capito di amarlo incondizionatamente. E non poteva farci nulla, non poteva impedirlo.
Dopotutto, aveva sentito dire, l’odio non è altro che un espediente per amare.
Un sospiro, silenzioso ed echeggiante allo stesso tempo.
Remus afferrò la bacchetta da sotto le vesti e la puntò contro il naso dell’altro.
«Tergeo» ordinò e in un attimo aspirò via tutto il sangue secco.
Sirius non smise di fissarlo, con un’espressione meravigliata e perplessa allo stesso momento.
«Cos’è, non mi odi più?»
Scosse la testa: «Mentivo, Felpato. Mentivo sfacciatamente» rispose. «Sai cos’è un espediente? Un accorgimento che serve a superare, almeno provvisoriamente, una difficoltà. Ecco, io penso proprio di essere ricorso a questo, ad un espediente, per convincermi di aver superato una… chiamiamola condizione… in cui mi trovo da un po’. Evidentemente mi sbagliavo, evidentemente non la supererò mai».
«Parla chiaro, Lunastorta. Non ti capisco quando usi certi termini complicati» lo interruppe, sghignazzando appena.
Prese un respiro profondo: «Io… ecco, insomma, questa mia “condizione”… credo di… ti amo» balbettò, arrossendo istintivamente.
E Sirius si vestì del sorriso più bello e sincero che vi avesse scorto, su quel viso pallido. E a Remus tanto bastò.

 

 

 

 

 

 

{ Solluxy’s wall }

E, finalmente, approdo anche in questo fandom.
Allora, be’, è la mia prima fan fiction qui e sono molto emozionata. Anche un po’ nervosa, oserei dire.
Ho iniziato la saga di Harry Potter relativamente troppo tardi, eppure me ne sono innamorata alla follia. Mi chiedo come abbia fatto a vivere senza di essa per quattordici anni.
Tra i tanti pairing che shippo, la Wolfstar è sicuramente tra quelli - ed è anche la mia accoppiata slash prediletta, al momento.
Ho abbozzato il finale durante un momento di noia - molto produttivo - a scuola; l’ho completata al computer, trovando una dignitosa parte iniziale - si spera -, nel giro di due giorni - un mio record personale.
Oh, un appunto. Come avrete notato, questa one shot è ambientata in seguito al famosissimo scherzo di Sirius ai danni di Severus.
Spero che questo piccolo esperimento introspettivo e sentimentale - i miei generi preferiti, assieme al drammatico - senza troppe pretese sia di vostro gradimento e mi auguro di non essere sfociata in un lievissimo OOC - soprattutto con Remus.
Siccome li amo, sicuramente scriverò tanto altro su di loro. E anche sulla Romione, mio nuovo OTP forevah (?)… ma questa è un’altra storia.
Tornerò molto presto probabilmente. Mi piacerebbe anche pubblicare una long, non appena avrò un’idea brillante.

With love,
Solluxy

  
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