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Autore: Danpo    03/05/2015    2 recensioni
Thomas Roche è uno scrittore che occupa la casa al numero sette di Gordon's Rive street.
Trascorre i suoi giorni chiuso in casa, in attesa che l'ispirazione lo colpisca e gli dia il via verso il successo che tanto desidera. Ma lo spettro di sua moglie defunta ed un bambino apparentemente innocuo, continuano a perseguitarlo nel sonno.
ATTENZIONE: Anche questa volta non so bene dove inserire questa storia. Momentaneamente la inserirò nella sezione "Drammatico", anche se nel corso dei capitoli sarà un misto tra Horror e Thriller con punte di Soprannaturale.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.

The water boy


Era un uomo estremamente silenzioso, stava sempre ad ascoltare. Amava la voce delle persone che lo circondavano, che lo riempivano di complimenti o che semplicemente lo salutavano. Ma se c'era una cosa che proprio non sopportava erano le risate. Suoni acuti, strozzati, a volte anche finti e forzati. Le sue orecchie, il suo cervello, ma soprattutto il suo animo, si rifiutavano di ascoltare quell'ammasso di suoni confusi nel quale spesso si trovava in mezzo.

Non lo faceva volontariamente, quando la felicità lo avvolgeva semplicemente lui diventava ancora più triste e meno calmo.

Stava al numero sette di Gordon's rive street, dove la quiete regnava solenne come le nubi poco prima di un temporale. Forse perché poco popolata da ragazzi e ragazze al di sotto dei cinquanta, forse perché tutti lì si erano stufati degli spettri felici proprio come lui.

Eppure, per quanto a pochi costasse ammetterlo, nessuno sentiva la mancanza della felicità.

Il suo nome era Thomas Roche ed aveva trentadue anni.

In passato la sua vita non era stata così infelice, aveva avuto addirittura una moglie bellissima ed i due si amavano follemente. Ma poi, un giorno, il cancro si era portata via la sua bella Amelia e per lui da allora era iniziato un temporale che lo bagnava ogni giorno ed ogni notte.

Thomas amava scrivere, romanzi per la gran parte. Si professava come uno scrittore capace. Gli scrittori bravi non sono coloro che hanno uno stile impeccabile o una grammatica perfetta. Non sono quelli che scrivono pagine e pagine ogni giorno, perdendosi nei dettagli e mischiandosi nel loro mondo. Un bravo scrittore sa, prima di tutto, ascoltare ciò che gli accade attorno in silenzio, senza giudicare. È colui che si siede alla scrivania, chino a fissare il foglio bianco e chiude gli occhi, captando segnali da altri mondi e da altri esseri. È colui che sa scrivere dei suoi figli imparando da loro e scrivere ai suoi padri insegnando qualcosa a loro.

Accadde che un giorno, mentre la pioggia rompeva il silenzio di Gordon's rive, se ne stava davanti alla TV. Le pareti di casa sua erano scrostate, sporche ed infestate dall'umidità a tal punto che ti bastava mettere un piede dentro la soglia e potevi sentire il tanfo di muffa attraversare il naso e conficcarsi come due pali dentro il cervello. Se ne stava assopito nei suoi pensieri, ormai annoiato dall'ennesimo spot pubblicitario, quando qualcuno bussò alla porta. Si liberò dalle coperte che lo incatenavano e si diresse sbuffando verso la soglia, trascinando i piedi enormi. Più si avvicinava all'uscio, più era sorpreso mentre rifletteva. Negli ultimi dieci mesi, infatti, nessuno se non il postino si era azzardato a bussare al numero sette di Gordon's Rive. Cercò di sbirciare dall'occhiello, ma le gocce d'acqua avevano ostruito la visuale. Si decise dunque a girare la chiave nella serratura ed aprire la porta con uno scatto. Un bambino, di circa unidici anni, se ne stava bagnato sul tappeto lurido a fissare l'uomo molto più alto di lui.

«Scusi signore!» il bambino richiamò l'attenzione di Thomas

«Mh... Ragazzo?»

«Potrebbe farmi entrare?» il bambino si aciugò con una manica la fronte

«Dove sono i tuoi genitori, ragazzo? Sai cosa potrebbe pensare la gente se ti vedesse entrare qui dentro?» Thomas inarcò un sopracciglio e corrugò la fronte, scrutando il ragazzo

«La prego, sta piovendo forte» il bambino portò le mani allo stomaco aspettando la risposta

«Va bene, entra.» nel frattempo la signora Burris passò dietro il recinto dell'abitazione di Thomas, sorridendo all'uomo da sotto l'ombrello. Thomas ricambiò con un cenno della mano ed invitò il bambino all'interno.

Russel. Così si chiamava quel bambino. Entrò velocemente dentro casa, assaporando il calore e il tepore delle mura misto al fetido tanfo della muffa. Le pareti dell'ingresso erano meno malconce rispetto ai muri delle altre stanze. Non c'erano poi così tanti mobili, ma i pochi presenti erano in legno ed anche questo leggermente umido dalla parte a contatto con il muro. Uno squallido portaombrelli era all'angolo della parete che intersecava con l'entrata e al soffitto non erano presenti speciali ornamenti fatta eccezione per un filo elettrico che terminava con la lampadina che illuminava la stanza. Thomas fece strada a Russel, conducendolo dove poco prima stava guardando- o meglio sentendo- la TV via cavo. Questo era un ambiente particolarmente grigio e triste che però veniva illuminato abbondantemente dalla luce che entrava dal balcone, al lato opposto del divano. Alla parete opposta all'entrata c'era un mobiletto con la televisione e al centro il tavolo da pranzo, mentre nella stessa parte nel quale era posizionata l'entrata c'era una specie di rientranza dove Thomas aveva improvvisato una cucina

«Siediti... come ti chiami?»

«Russel, il mio nome è Russel!» rispose sorridente il bambino, accomodandosi sul divano e spostando di lato le coperte.

«Russel... mh... davvero un bel nome, non trovi? Vivi lontano da qui?» Thomas andò in cucina dove preparò una bevanda calda dal non ben precisato nome

«Sì, in realtà.Vivo in Matthews street» Russel chiuse le gambe e si guardò attorno

«Gran bel posto! E immagino che tu non sia fuori al gelo e al freddo senza nessuno che si preoccupi per te, o mi sbaglio?» Thomas riemerse dalla cucina e torreggiava davanti Russel

«Mia mamma mi starà sicuramente cercando...» il bambino guardò in faccia l'uomo: un ciuffo di capelli neri gli copriva la fronte, il naso largo ma proporzionato al resto della faccia sostenevano un paio di occhiali riposanti e la barba incolta, con qualche accenno di bianco, incorniciava la faccia vissuta. Thomas porse una tazza fumante a Russel, senza proferire parola. Mentre lui si sedeva a tavolo di fronte al divano, Russel sorseggiava il thé piano piano, per evitare di scottarsi la ligua.

L'orologio segnava le cinque e trenta minuti, ma fuori le nuvole non accennavano a scomparire. Thomas pensò che quello sarebbe stato il momento perfetto per scrivere, se solo quel moccioso fosse filato via dai piedi. Ma tutto quello che sua madre gli aveva insegnato quando era piccolo proprio come Russel, era che si doveva sempre essere cortesi, soprattutto con i più grandi e con i più piccoli e ogni volta, anche in quella occasione, si chiedeva quando sarebbe arrivato il turno di ricevere gentilezze e cortesie dagli altri. La quiete di Gordon's Rive street fu interrotta dalle urla di una donna, in strada. Chiamava Russel. Il bambino scattò in piedi e si diresse verso la porta, cercando di arrivare alla maniglia, ma fu seguito da Thomas che spalancò la maconcia porta di legno. Attraversò il vialetto e giunse in strada, notando troppo tardi di indossare le ciabatte ed un accappatoio che coprivano una maglietta che un tempo doveva essere di un bianco brillante ed un paio di boxer neri. Si tolse gli occhiali e strizzò gli occhi per guardare attraverso la strada «Ehm... signora! Suo figlio è qui.» la donna iniziò a correre, spostando l'ombrello di lato. Thomas era ormai bagnato fradicio e la signora lo fece accomodare sotto l'ombrello «Mi scusi, mio figlio è davvero molto ma molto poco timido e non si fa problemi ad entrare in casa della gente. Spero solo non capiti in mani sbagliate un giorno, non posso nemmeno lasciarlo giocare fuori perché ho paura che accada qualcosa» Thomas non diede peso alle parole della donna e fece accomodare la donna all'interno della casa. Russel era scappato in cucina alla vista della madre, spavento che potesse fargli qualcosa «Se volete potete rimanere qui fino a quando finisce di piovere...» disse Thomas che nel frattempo sperò che la donna rifiutasse. Il suo era un invito dettato più dal codice che dalla gentilezza, semplicemente restituiva la carità che aveva ricevuto in passato. La donna sorrise ed accettò senza tanti problemi, in fondo era degna madre di suo figlio.

Russel emerse dalla cucina e si avvicinò lentamente alla madre, senza dire una parola «Per questa volta non ti faccio nulla, il signore è gentile. Ma devi smetterla di entrare in casa degli altri, Russel.» la madre rimproverò il figlio guardandolo dal basso verso l'alto, poi entrambi si sedettero sul divano. Thomas prese una sedia e si sedette davanti loro, lasciando per un secondo intravedere la gamba nuda ed un lembo dei boxer neri. Si ricompose subito notando che la donna era diventata paonazza in volto «E lei è...?» la donna chiuse le gambe «Alice, Alice Miller» Alice sorrise a Thomas socchiudendo leggermente gli occhi «Bene Alice, mi scusi ma ho un bisogno urgente di andare a cambiarmi, sono in uno stato impresentabile. Mi aspetti pure, se vuole in cucina c'è ancora del thè caldo che ho preparato poco fa a suo figlio. Negli scaffali in alto devono esserci anche dei biscotti al cioccolato, faccia come se fosse a casa sua.» senza aspettare risposta, Thomas si diresse verso camera sua e chiuse la porta.

Lasciò cadere l'accappatoio e si tolse la maglia lurida, restando in boxer. Di certo non era palestrato, ma aveva le giuste linee. Prese dall'armadio una camicia azzurra ed un paio di jeans scuri. In cucina c'era una donna, la prima donna che vedeva dopo mesi. Si mise un po' di profumo che teneva nel bagno della camera da letto, si guardò allo specchio ed aggiustò i polsini della camicia. Un'ultima sistematina ai capelli e fu pronto per uscire. I suoni sordi dei suoi passi risuonarono nell'atrio. La porta d'ingresso era semi aperta ed un freddo glaciale entrava riempendo la stanza di un odore di asfalto bagnato davvero piacevole. Guardò la stanza in cui aveva lasciato Alice e Russel. Non c'erano. Se ne erano andati lasciando l'ombrello sopra il tavolo da pranzo.

Thomas finse con sè stesso di non essere dispiaciuto ed impaurito. Prese l'ombrello e lo ripose accanto alla porta, chiudendola.

Anche quella sera avrebbe mangiato in compagnia dello spettro di sua moglie.  

   
 
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