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Autore: Moony16    03/05/2015    5 recensioni
«è da tutta la sera che mi osservi» aveva affermato Scorpius con il vecchio ghigno di quando la prendeva un giro.
«beh non sei neanche venuto a salutarmi!» osservò lei un po’ offesa. Lui fu scosso da quella risposta e un po’ gli venne da ridere. In realtà aspettava da tutta la sera che lei gli si avvicinasse e nell’attesa aveva bevuto troppo.
«ma non potevo, se venivo da te davanti alla tua famiglia rischiavo il linciaggio!».
«codardo! E poi perché dovresti rischiare il linciaggio?» chiese lei ingenuamente.
«non è saggio provarci con una ragazza quando c’è tutta la sua famiglia intorno a lei» aveva detto lui, aiutato dal molto spumante che aveva ingurgitato. Lei spalancò gli occhi.
«perché tu ci stai provando con me?»
«perché, ho detto che ci sto provando con te?»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ho scritto questa storia di getto per poi metterla da parte. Rileggendola però mi è piaciuta parecchio quindi la pubblico qui, sperando che anche voi l'apprezzerete :)
Un bacio a tutti 
Moony16
Ps: è ispirata alla canzone "una come te" di C. Cremonini ;-)

Una come te, se chiude gli occhi vede

Il mare
Scorpius aveva cominciato a osservarla prima ancora di ammettere ciò che provava per lei. La prima cosa che aveva notato, e che lo aveva colpito, era l’aria perennemente trasognata che aveva, come se chiudendo gli occhi potesse vedere un mondo nascosto. Capitava spesso che lui si fermasse a osservarla, mentre lei stava sulla riva del lago con i libri in mano e lo sguardo perso.
In quei momenti era la cosa più bella che avesse mai visto.
Una come te, ha una valigia per le scarpe
Aveva trovato il coraggio di parlarle amichevolmente solo al loro sesto anno. Prima non aveva fatto altro che osservarla da lontano e fare qualche battuta su di lei, cui Rose rispondeva sempre per le rime. Si capiva che lei non lo sopportava, e la colpa probabilmente era sua, ma proprio non sapeva in che altro modo avrebbe potuto avvicinarsi.
Quella mattina invece lei era in ritardo per prendere il treno che l’avrebbe portata a casa per Natale, trascinandosi dietro un’enorme valigia.
«vuoi una mano?» le aveva chiesto senza pensare. Lei stava per rispondere grata al suo soccorritore, quando alzando lo sguardo, se l’era trovato davanti.
«no grazie, ce la faccio» aveva detto orgogliosa, per poi gemere di dolore perché la valigia le era caduta sul piede. Scorpius l’aveva presa senza ascoltare le proteste di Rose e aveva cominciato a trascinarla verso l’ingresso. Quando finalmente la caricò su una carrozza, sudato per la fatica le chiese:
«ma che c’era lì dentro?» Rose era un po’ arrossita per la vergogna, poi, però aveva risposto.
«molte scarpe. Dici che ho esagerato?» lui non rispose, impegnato a riprendere fiato.
«comunque … grazie per l’aiuto» sputò quel grazie, che si vedeva le era costato parecchio e poi salì sulla carrozza senza dargli il tempo di ribattere.
Una come te, non si avvicina per ballare                          
Guarda da lontano
Dopo quel Natale Scorpius aveva capito due cose. La prima era che Rose era ben più strana di quanto non desse a vedere. La seconda era che essere gentile avrebbe dato i suoi frutti.
E così si era ritrovato ad aiutarla con i libri che si portava sempre dietro. Aveva smesso con le battute sceme e aveva cominciato a scherzare con lei. All’inizio era diffidente, poi si era sciolta. Era capitato un paio di volte che facessero i compiti insieme, in previsione di qualche test. Aveva finalmente potuto osservarla da vicino quando perdeva lo sguardo sul lago nero.
E poi, durante la festa in memoria della battaglia di Hogwarts, il 2 Maggio, mentre ballava con una ragazza che ci aveva provato per tutta la sera, si era ritrovato il suo sguardo addosso. Aveva aspettato che si avvicinasse, però lei era rimasta in disparte, con i suoi cugini. Quando si era allontanata per andare in bagno, lui l’aveva tirata dietro una statua.
«è da tutta la sera che mi osservi» aveva affermato con il vecchio ghigno di quando la prendeva un giro.
«beh non sei neanche venuto a salutarmi!» osservò lei un po’ offesa. Lui fu scosso da quella risposta e un po’ gli venne da ridere. In realtà aspettava da tutta la sera che lei gli si avvicinasse e nell’attesa aveva bevuto troppo.
«ma non potevo, se venivo da te davanti alla tua famiglia rischiavo il linciaggio!».
«perché dovresti rischiare il linciaggio?» chiese lei ingenuamente.
«non è saggio provarci con una ragazza quando c’è tutta la sua famiglia intorno a lei» aveva detto lui, aiutato dal molto spumante che aveva ingurgitato. Lei spalancò gli occhi.
«perché, tu ci stai provando con me?»
«perché, ho detto che ci sto provando con te?» lei annuì un po’ disorientata.
«Cazzo devo proprio essere ubriaco allora. Il fatto è che vorrei proprio baciarti Rose, però tu non vuoi e …» e lei lo aveva baciato. E lui aveva mugolato sulle sue labbra come un cretino, ma non importava, perché era il bacio più bello che avesse mai ricevuto.
Peccato che li avessero visti tutti, insegnanti compresi.
Una come te, per una rosa può morire
Solo perché ancora non sa
Togliere le spine
Il giorno dopo lui l’aveva aspettata sulla riva del lago, nel solito posto dove si mettevano a studiare. Le aveva mandato un biglietto, sperando che lei si presentasse e in quel momento, solo da più di un’ora e con una rosa in mano si era sentito un completo deficiente. Poi aveva visto da lontano una chioma rossa che correva verso di lui a gran velocità. La vide inciampare un paio di volte, senza cadere né fermarsi per poi arrivare davanti a lui con il fiatone.
«scusa è che io …» lui aveva riso.
«hai rischiato di cadere faccia a terra almeno tre volte» lei aveva subito sostituito l’aria pentita con quella offesa.
«avevo paura che ti fossi stancato di aspettare! Mi sono addormentata perché stanotte non ho dormito e …» arrossì di botto, imbarazzata dalla sua confessione.
«neanche io ho dormito molto stanotte» le disse con dolcezza.
«davvero?» lui annuì.
«quindi non hai detto quelle cose perché eri ubriaco?».
«mai sentito l’espressione “in vino veritas”?».
«sì però … hai ballato tutta la sera con quella lì. Come fai a dire di provarci con me? E mi hai sempre presa in giro e poi di punto in bianco …» disse. Era insicura, si mordeva il labbro e si torturava le mani. Scorpius arrivò a pensare che in realtà fosse arrivata in ritardo perché non sapeva ancora se presentarsi.
«Rose, secondo te per quella lì sarei rimasto qui per più di un’ora con una rosa in mano? Una rosa rossa poi … sai che significa? Amore passionale» lui le porse la rosa.
«e poi non credo ci sia un fiore più adatto … rosa come il tuo nome, rosso come i tuoi capelli, simboleggia l’amore che provo per te» lei prese il fiore dalle sue mani. Stava per ringraziarlo quando lui la sentì gemere.
«cosa c’è?»
«è che mi sono punta» disse rossa di vergogna, mostrandole l'indice con una goccia di sangue.
Lui le prese la mano e si portò l’indice alle labbra, succhiandolo. Lei lo guardava disorientata ed eccitata al tempo stesso.
«devi imparare a togliere le spine dalle rose, potresti morire dissanguata se non ci fossi io» le disse scherzosamente, prima di baciarla con trasporto. Il cuore gli si riempì quando si accorse che lei ricambiava con la sua stessa passione, stringendosi a lui come se fosse tutto ciò di cui aveva bisogno.
Una come te!
È un pianoforte senza coda che suona
In città, non vuole essere
Alla moda, la moda la fa.
Da quel pomeriggio scoprirono che insieme erano migliori che da soli. Non andavano d’accordo praticamente in niente, si urlavano contro di continuo e i loro litigi a volte duravano giorni. L’importante però era che si arricchivano a vicenda colmando l'uno le lacune dell'altro, come pezzi di puzzle che si incastravano perfetti; che si sostenevano in ogni cosa, che c’erano l’uno per l’altro, che erano complici e gli bastava uno sguardo per capirsi. Avevano affrontato a testa alta la loro famiglia senza scomporsi più di tanto, erano andati contro le idee di tutti rimanendo insieme per più tempo di quanto non ci si aspettasse, avevano sfidato tutti e avevano vinto.
Lei si era rivelata diversa da tutti gli altri. Era andata controcorrente, perché per quanto la rivalità fra le case fosse notevolmente diminuita, era ancora quasi impossibile trovare un grifondoro e un serpeverde che fossero anche solo amici.
Eppure, Scorpius doveva ammetterlo, era stato grazie al coraggio di Rose se erano riusciti a buttare giù quel muro, mandando a quel paese tutte le convinzioni sui serpeverde, sulla rivalità fra le loro famiglie, fra le loro case di appartenenza, sulle loro differenze.
E dopo di loro altri ragazzi avevano avuto il coraggio di fare la loro stessa scelta.
A volte Rose ci scherzava su, dicendo di aver creato una nuova moda perché era impossibile che di punto in bianco tutti i serpeverde fossero innamorati dei grifondoro e viceversa.
Una come te, un gatto sopra il letto
E un uomo nudo ad aspettare
Scorpius era sicuro che mai, mai avrebbe dimenticato quella notte di fine Dicembre. Chissà come,  lei era riuscita a rimanere a scuola per le vacanze di Natale e lui era riuscito, con l’ausilio del suo fidato manico di scopa, a entrare nella sua camera di caposcuola dalla finestra. Era notte e l’aveva spaventata non poco.
Stavano insieme da otto mesi  e i loro momenti di intimità li avevano passati nascosti dentro qualche sgabuzzino, una volta in bagno, parecchie nei passaggi segreti. Non avevano mai avuto un momento in cui non dovessero preoccuparsi di essere visti o sentiti da qualcuno. E questa situazione era diventata una tortura per Scorpius, tanto da credere che Rose lo evitasse. Gliene aveva parlato, lei però si ostinava a negare, così aveva architettato quella sorpresa.
Rose aveva un po’ dato di matto quando era arrivato dalla finestra, poi però lui le aveva mostrato il pigiama che aveva con sé, che consisteva in un paio di pantaloncini, giurando di voler solo dormire con lei. A quel punto si era calmata e dopo si era persino convinta a farlo sdraiare sul letto .
Quando la luce fu spenta e lei si girò verso di lui, Scorpius le sorrise.
«tu hai paura di me»
«non è vero!»
«allora perché tremi?» lei deglutì.
«stiamo infrangendo non so quante regole» lui inarcò un sopraciglio.
«non sai mentire» costatò.
«è che …»
«non ti va di stare con me?» lei arrossì, ma nel buio della camera Scorpius non se ne rese conto.
«certo!»
«allora dove è il problema?» le chiese lui, prima di salirle di sopra. La bloccava senza pesarle e vedeva che era spaventata. Era sicuro che fosse vergine, altrimenti non si sarebbe comportata così. Voleva che fosse Rose a dirglielo e il fatto che non lo avesse mai fatto, che si ostinasse a mentire, gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Gli faceva venire voglia di darle una lezione, non ricambiando la moneta, né arrabbiandosi. Le sue intenzioni erano più sottili, perché in quel modo lei sarebbe stata costretta ad ammetterlo.
Le baciò il collo, come piaceva a lei, facendo scorrere le mani nei fianchi sotto la maglia. Lei piano si sciolse e cominciò a ricambiare accarezzandogli le spalle nude, così lui le sfilò la maglia, ignorando i suoi lamenti. Di colpo Rose smise di mugugnare per il piacere e portò le braccia al petto.
«perché ti copri Rose?» 
«non ho il reggiseno» sussurrò imbarazzata, cercando di non guardarlo.
«e allora? Meglio anzi, odio doverlo togliere» disse lui ridacchiando, senza rendersi conto di star peggiorando la situazione. Lei non si mosse e continuò a non guardarlo in faccia.
«Rose … sul serio non devi vergognarti» lei lo ignorò. Lui per prese delicatamente le braccia e lentamente le spostò. Lei tremava, così distolse lo sguardo dallo spettacolo che gli si apriva davanti. Era meglio di qualsiasi altra ragazza avesse mai visto e l’impulso era di affondare la faccia nella sue pelle morbida e baciarla, leccarla, stuzzicarla … ma lei era spaventata e anche se voleva che confessasse non era sua intenzione essere indelicato né menefreghista. Avrebbe voluto che lei gli desse l’occasione di coccolarla un po’, di starle vicino e affrontare insieme qualcosa che, era chiaro, da sola non riusciva a gestire. Lei però si era chiusa in se stessa e non lo lasciava entrare.
«sei bellissima Rose. La cosa più bella che io abbia mai visto» le disse guardandola in faccia.
«stai mentendo» lui scosse la testa e le lasciò le mani. Le non si ricoprì e lui le fu grato per questo.
«non sto mentendo, Rose. L’unica cosa che vorrei  adesso è baciarti fino a farti urlare il mio nome. Sai perché non lo faccio? Perché hai il viso spaventato, come se da un momento all’altro dovessi trasformarmi in un mostro. Dov'è il problema?» si aspettava che lei gli rispondesse, però lo stupì baciandolo. Lui non se lo fece ripetere due volte e ricambiò il bacio, scese sul collo e sul seno, la fece gemere come non aveva mai fatto. Inebriato dal suo odore scese a baciarle la pancia e l’ombelico, sentendola inarcare sotto le sue labbra. Lei si era aggrappata alla sua schiena nuda, graffiandola un po’, mordendogli il collo, baciandolo quando ci riusciva.
Per qualche minuto dimenticarono tutto. I loro baci, le loro carezze, si fecero più insistenti e urgenti, i loro cuori rischiavano di uscire dai loro petti.
E poi Scorpius le sfilò le mutandine mentre la baciava. Si fermò solo un attimo, per poterla guardare, per essere sicuro di non essersi immaginato tutto. E lei, dall’espressione appassionata di qualche secondo prima, passò a un’espressione di puro panico. Scivolò di lato, afferrò il copriletto e scappò in bagno, lasciandolo da solo e nudo nel letto sfatto ad aspettare.
Il gatto di Rose, che era rimasto tutto il tempo a osservarli, miagolando salì sul letto e fece le fusa a Scorpius, che lo guardò sbalordito.
Quella situazione era surreale. Aveva un gatto al posto della sua ragazza e sentiva un freddo cane. Si alzò ancora nudo e cominciò a bussare al bagno e a chiamarla, anche se lei non rispondeva.
«Rose potresti almeno darmi il piumone! Sto congelando!» si arrese infine. Era incazzato nero ma anche deluso. Avrebbe voluto un minimo di fiducia in più da lei.
A quelle parole però la chiave della porta scattò e lui finalmente entrò in bagno, completamente intirizzito. Rose era per terra, avvolta nel piumone e piangeva. Con un sospiro sollevò le coperte e si accostò a lei, che posò la testa sul suo petto.
«ora mi lascerai?» chiese singhiozzando.
«no» sospirò lui.
«Ma ti terrò il broncio per almeno una settimana: dovrai farti perdonare» disse scherzosamente.
«per non … si insomma per non averlo fatto?» lui scosse la testa.
«perché mi hai lasciato lì sul letto da solo a congelare.  E sopratutto per non avermi ancora detto che sei vergine» si arrese alla fine.
«chi te l’ha detto?» chiese lei stupita.
«nessuno. Rose, ci sarebbe arrivato chiunque. E tu mi fai troppo scemo a volte».
«mi dispiace, sono un disastro»
«ti stai scusando? Per Merlino, devo scriverlo sul calendario» lei lo spinse.
«e dai …» lui tornò serio.
«avrei voluto che fossi tu a dirmelo, che ti fidassi di me. Non avrei fatto questa pagliacciata, e di sicuro non avrei preteso niente subito. Ti avrei dato tutto il tempo di cui avevi bisogno, ci saremmo andati piano. Ma tu mi hai evitato, hai fatto di tutto per non parlarne … io non sapevo che altro fare» disse sinceramente. Lei affondò la testa sul suo petto.
«mi vergognavo. E avevo paura che non ti piacessi, dopo tutte quelle con cui sei stato. E credevo che ti avrei fatto pena perché non so fare niente e sono un’impacciata e …»
«sono felice che non sei stata con nessun altro»
«cosa?» chiese lei stupita.
«si beh … è un onore essere i primi per una ragazza. Perché sei consapevole che è un momento unico, che non tornerà più e che lei non dimenticherà mai, perché se in quel momento è con te significa che si fida pienamente e che quello che prova nei tuoi confronti è più grande della paura di farsi male. È una cosa importante» disse sorridendo.
«sono il tuo primo amore … è un onore Rose, non qualcosa di cui devi vergognarti» lei si spostò sopra di lui.
«lo credi davvero?» lui annuì e lei gli sorrise.
«torniamo a letto?» gli chiese con il sorriso stampato sulle labbra.
«torniamo a letto. Però... Io sono il tuo ragazzo. Non devi vergognarti di dirmi certe cose, di chiedermi un consiglio, di sperimentare qualcosa... È con me che devi parlare in questi casi: poi si risolve insieme. Promettimelo Rose» lei annuì e tornarono sul letto, lei in braccio a lui, coperti dal piumone caldo.
Quella notte dormirono abbracciati per la prima volta.
Una come te ,come una rondine d’Aprile
Vola solo quando ha un orizzonte da inseguire.
Scorpius l’aveva vista crescere Rose. Ma crescere davvero, quando lei, dopo la scuola, aveva intrapreso la sua carriera. L’aveva vista spiccare le ali senza che lei se ne rendesse conto, buttandosi con tutta se stessa.
Era diventata una donna e lui era orgoglioso di starle accanto, di averla vicina. Ogni giorno lei cresceva e cambiava e lui si innamorava di più, amava quello che era stata e quello che era. L’insicurezza di quando era ragazza era diventa fiducia in se stessa, i suoi sogni erano diventati libri fantastici, che scriveva con uno stile capace di commuovere anche la più fredda delle persone.
Volava Rose, e un giorno qualcuno o qualcosa le avrebbe tappato le ali o da sola sarebbe precipitata, ma era sicura che quando quel momento sarebbe arrivato, perché arriva per tutti, lei avrebbe avuto Scorpius a sostenerla. E sapeva che con lui accanto si sarebbe sempre rialzata.
Una come te, se corre inciampa
ma non cade, chiede la tua mano
Erano passati circa sei anni da quando stavano insieme ed era un tranquillo pomeriggio di inizio estate. In un bar Scorpius beveva il suo adorato té mentre lei guardava la sua cioccolata, pensierosa. Lui si era accorto che covava qualcosa ma non le aveva chiesto niente: sapeva che presto sarebbe stata lei a parlarne. Dopo aver indugiato per un po’ aveva alzato lo sguardo sul suo viso e aveva affermato con decisione:
«Scorpius, fra qualche mese ci sposiamo»
 Lui, che stava tranquillamente sorseggiando il suo tè,  aveva sputato la bevanda  sulla sua camicetta sconvolto, mentre lei non si era scomposta minimamente. Mentre lui tossiva lei aveva tirato fuori la bacchetta e si era pulita, aspettando che lui si riprendesse. Alla fine ancora rosso in volto e con la voce gracchiante aveva chiesto:
«Mi spieghi perché hai attentato così alla mia vita?» conosceva abbastanza la sua ragazza da sapere che non stava scherzando. E questa era la cosa che lo preoccupava di più.
«e come volevi che te lo dicessi? Tanto ormai ho deciso» lui strabuzzò gli occhi.
«tu sei pazza! E poi perché dovremmo sposarci?  Io ancora non ho neanche un lavoro vero» disse corrucciato. Aveva scelto di fare il medimago e il percorso di studio era parecchio lungo. Certo aveva cominciato a lavorare, ma solo part-time, per continuare a studiare e a specializzarsi. In quel momento poteva stare solo al pronto soccorso.
«che ti cambia scusa? E poi è tutta colpa tua, anche io avrei voluto aspettare di più ma ormai è fatta»..
«colpa mia? Sei tu che di punto in bianco hai deciso di sposarmi».
«perché tu non vuoi sposarmi?» l’aveva guardato minacciosa.
«non ho detto questo» disse subito lui. Non voleva scatenare la sua ira.
«bene, tu mi hai messa incinta, quindi ora mi sposi. È una cosa semplice no?» questa volta Scorpius cadde dallo sgabello su cui era seduto, sbattendo la testa. Tutti si girarono mentre lui intontito guardava Rose alzarsi per andargli incontro.
Questa ragazza prima o poi mi fa fuori pensò e poi svenne.
Rose comunque era stata irremovibile. Nessuno era stato capace di farle cambiare idea, dicendole che lo stress per l’organizzazione di un matrimonio avrebbe danneggiato il bambino, che avrebbe avuto bisogno della madre, che era meglio aspettare un annetto, il tempo che Scorpius ottenesse quella dannata specializzazione. Lei, più testarda di un mulo, aveva deciso che si sarebbe sposata prima che la pancia fosse evidente. E il matrimonio si era tenuto quello stesso Settembre.
 
  
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