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Autore: Little Kasinista    03/05/2015    5 recensioni
Una notte di luna piena e della febbre alta stenderebbero qualsiasi lupo mannaro.
Ma se ci fosse Sirius Black a prendersi amorevolmente cura del nostro lupetto preferito?
Cosa ha in mente la fervida quanto perversa mente di quel cagnaccio?
Ah, io non ve lo dico. Se vi interessa fate un giro, anche piccolo, qui dentro.
Buona lettura a chiunque interessi
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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LA FEBBRE DI UN MANNARO, O ANCHE: COME LA REPUTAZIONE DA STRONZO DI SIRIUS ORION BLACK ANDÒ A FARSI FOTTERE
 
A mia nonna. Che si prendeva sempre cura di me quando ero piccola, piccola. Ti voglio bene ricordalo!

Le orecchie gli vibrarono per i rochi colpi di tosse che avevano osato svegliarlo.
Sirius Black aveva sempre avuto un udito fine e, ora che riusciva ufficialmente a trasformarsi in Felpato questo suo pregio era stato amplificato. Ma alle volte non si rivelava esattamente un pregio.
Un altro colpo di tosse.
Appunto.
Che giorno era? Sabato?
Chi rompeva alla mattina presto DI SABATO, perdiana!
Un terzo tossire più forte dei primi due gli fece scattare le palpebre, oh… se quei rumori molesti provenivano da James… non avrebbe esitato a cruciarlo!
Ma alzatosi pigramente dal letto caldo si rese conto che no, non era James ancora ronfante aggrovigliato nelle coperte rosse del suo letto e non era neanche Codaliscia che di norma non si svegliava neanche con le cannonate o gli strilli acuti di una mandria di Grifoni in calore.
Quei suoni involontari provenivano dal letto di Remus, adiacente al suo.
Il fastidio e il fervore iniziare si sciolsero all’istante, lasciando posto ad un pizzico di preoccupazione… Porco Merlino! Solo la notte scorsa c’era stata la luna piena! E se fosse qualcosa di grave? O di mortale?
Okay, quel pizzico si stava decisamente trasformando in un macigno.
-Moony bello, stai bene? – sussurrò apprensivo al compagno, sedendosi sul letto dell’altro, in pigiama.
-nhh… ciao Paddy, si si tutto bene, solo un leggero raffreddore niente di che- tossicchiò l’altro cercando in vano di mettersi seduto.
Il macigno di preoccupazione di Sirius si stava rapidamente evolvendo in montagna. Osservò per un attimo il ragazzo mezzo sovrastato dalle coperte: la carnagione era più pallida del solito, le gote arrossate e il respiro pesante, gli occhi color del miele erano languidi e appannati contornati da un marcato violaceo, tremava mentre sudore freddo gli scendeva dalla fronte e dal collo.
Uno sternuto e uno sbuffo.
-Bene un cavolo! Non avrai febbre spero. -  detto questo si lanciò praticamente sul povero Lupin pendendolo di peso e poggiandoselo sulle ginocchia, abbracciandolo.
Se c’era una cosa che aveva imparato stando appresso a Remus Lupin per quasi sei anni era che se volevi convincerlo a farti rivelare o a fagli ammettere uno qualsiasi dei suoi problemi dovevi farlo a forza di coccole e parole dolci; e alle volte si stupiva di quello che lui, Sirius Black, riusciva a tiragli fuori semplicemente abbracciandolo.
Beh… non era stato, forse, il modo giusto per farsi rivelare la licantropia del suo adorato qualche anno prima?
Gli baciò la fronte scoprendola bollente, cullandolo dolcemente come si fa con i bambini.
-Scotti. Dovresti farti vedere da Poppy- borbottò l’Animagus, prendendo ad accarezzare la schiena dell’altro.
Remus dal canto suo, non se ne rendeva neanche conto.
Sentiva solo il proprio tremito e la necessita di avvicinarsi ancora e ancora a quel corpo caldo che lo cullava. Non riusciva a capire se quelle che sentiva erano vampate fredde o calde e la gola gli bruciava tanto che ogni parola era come uno spillo conficcato nella carne.
Mugugnò qualcosa che neanche lui comprese appieno, portando le braccia deboli al collo dell’amante, tossendo un poco.
-Non ce la fai ad arrivare in infermeria, luna piena e febbre stenderebbero chiunque. Figurarsi un esserino gracile e vulnerabile come te- disse dolcemente accarezzandogli una guancia bollente.
-in primis: io non sono un esserino gracile e vulnerabile; sono alto quanto te, solo più magro e in secundis…- e qui si interruppe per un sonoro e rauco colpo di tosse -…non hai paura che possa attaccarti la febbre? Se è vero che ce l’ho, ovvio- sussurrò a fatica Lunastorta, la gola che gli doleva.
-Non parlare cucciolo, sembri sotto Maledizione Cruciatus. Nhaa, che vuoi che sia una rozza febbre in confronto alla mia magnificenza? Nulla. Non rischi di attaccarmela– scherzò Sirius, solamente per strappare un sorriso o un ghigno anche, all’altro.
In tutta risposta Remus affondò la faccia nell’incavo del collo del compare strusciando il naso sulla sua maglietta.
Black non poté fare a meno di intenerirsi difronte al suo Piccolo Problema Peloso così docile e bisognoso di attenzioni.
Oh, quanto adorava coccolarselo tutto, il problema era che il licantropo non glielo permetteva troppo spesso per sua sfortuna.
-Senti Remmy, ora tu ti sdrai sotto le coperte mentre io vado in infermeria a cercare Chips; sei troppo cotto per arrivare sano e salvo a destinazione sulle tue gambe- Suo malgrado spinse dolcemente Remus a sdraiarsi di nuovo, rimboccandogli le coperte subito dopo e chinandosi per dagli un bacio sulla guancia.
Moony non disse una parola, limitandosi ad assecondare qualsiasi cosa facesse o dicesse Sirius in quel momento (cosa che di solito evitava caparbiamente di fare date le portate delle conseguenze).
Padfoot si guardò attorno notando che sia Ramoso che Coda dormivano beatamente, e decise di fare un incantesimo ai loro letti, tanto perché non si svegliassero per colpa sua o di Poppy che sicuramente appena le sarebbe arrivata l’informazione si sarebbe fiondata come una furia nel dormitorio facendo più casino che altro.
Tutto si poteva dire di Sirius e che fosse scemo lo sapeva tutta Hogwarts, sì, era scemo ma non uno stupido sprovveduto e quando si trattava del suo Moony abbandonava completamente il ruolo del giullare per correre da lui.
Prese la prima sua divisa che trovò lì in giro e si diresse in bagno, cambiandosi in fretta e furia.
Sfrecciò attraverso il ritratto senza farsi sentire da nessuno per poi buttarsi a rotta di collo giù per le scale e gli infiniti corridoi del castello. Non vide nessuno per i corridoi, solo polvere, ritratti, armature e qualche animaletto da compagnia intento a sgranchirsi le zampe.
Aveva il fiatone arrivato all’infermeria, che ore erano? Le cinque e mezzo del mattino? Di Sabato?
Non gli interessava più di tanto ora che sapeva il suo lupacchiotto in preda alla febbre. Inoltre era sicuro di trovare la vecchia infermiera sveglia e vigile come sempre, quella donna non dormiva praticamente mai, lo assalì uno strano moto di ammirazione per quella anziana donna sempre pronta per aggiustare studenti disgraziati.
Il sinistro scricchiolio del portone di legno scuro che si apriva gli metteva sempre un po’ d’ansia, non gli erano mai piaciuti ne Medimaghi ne dottori babbani e le siringhe erano veramente inquietanti.
Entrò piano nell’ ampia sala, i primi raggi di sole filtravano attraverso il vetro delle grandi finestre un po’ gotiche, evidenziando le polveri che svolazzavano nell’aria (Nargilli avrebbe detto quel Lovegood) posandosi delicatamente sul lungo tavolo sotto le finestre, ingombro di oggetti e intrugli a metà. Subito notò che la maggior parte dei letti ospitavano ragazzi sia di Tassorosso che di Serpeverde e si acciglio alla vista di una Serpe del primo anno con i tentacoli al posto delle dita e una coda di pesce sbatacchiante sul fondoschiena, sfoggiava una faccia piuttosto disperata; poco più in là un Tassorosso di 14 anni circa sfoggiava una sfumatura cutanea che andava dal rosa shocking al blu notte, con la lingua uno o due metri più lunga e le orecchie legate in un fiocco sopra la testa.
- Una rissa particolarmente accesa alla torre di Astronomia tra Serpeverde e Tassorosso dal primo al quarto anno, ieri sera alle 22- borbottò una voce vissuta e dai caratteri femminili alle sue spalle.
Sirius quasi sobbalzo rendendosi conto che era proprio la persona che stava cercando da quello che gli pareva troppo tempo.
-Oh Poppy! Potresti venire con me nel dormitorio Grifondoro? Remus sta davvero male, credo abbia la febbre alta- la informò impaziente. Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e prese a battere ritmicamente con la punta del piede sulle grosse lastre del pavimento.
-Remus dici? Febbre magica o babbana? E ieri c’era pure la luna piena, povera stella- l’ultima frase la disse sussurrando per non farsi sentire da nessuno, solo Sirius la colse.
-Non so se magica o babbana! Ti sembro un medimago? – Sbottò spazientito, dovevano raggiungere Moony in fretta, o sarebbe esploso.
Poppy fece una smorfia, lasciare tutti questi pazienti così? Senza supervisione? Ma d’altro canto Lupin stava passando luna piena e febbre in rapida frequenza…
-Va bene, lasciami prendere due cosette e sono da te- in fondo magari non era così grave come l’espressione di Sirius lasciava intendere, quel ragazzo tendeva spesso ad ingigantire le cose.
L’anziana infermiera si diresse a passo spedito verso uno dei pochi letti sgombri, sul comodino affianco aveva poggiato una vecchia valigetta di pelle, come quelle che si vedevano nei film in bianco e nero quando comparivano dottori babbani.
-Su. Diamoci una mossa- gorgogliò Poppy, dando una spintarella a Sirius per smuoverlo da dove si era inchiodato. Doveva muoversi, lei! Quella mattina aveva troppi pazienti potenzialmente letali anche in quelle condizioni; lasciarli soli troppo tempo era un rischio per loro e per la sua infermeria.
 
 
Entrando nella camera dei Malandrini l’infermiera non poté fare a meno di notare il disordine che regnava in quella stanza: Vestiti sul lampadario, incarti di dolciumi sulla scrivania, macchie di inchiostro sul pavimento… e anche sul soffitto dove era piantata anche una penna d’oca, Libri sui baldacchini, armadi a soqquadro, aeroplanini di carta a mezzaria che svolazzavano come farfalle, un castello di carte alto almeno un metro e mezzo, in un angolo, ospitava un gufo di passaggio … e sì che gli Elfi Domestici facevano del loro meglio per pulire!
Quel che non sapeva, la vecchia Chips, era che ogni volta si passasse dalla temuta stanza dei Malandrini gli Elfi davano il via a veri e propri tornei di Bim-Bum-Bam.
Alzò un sopracciglio, disgustata: –Vedo più germi che compiti fatti-
Sirius si limitò a sbuffare mentre, con la coda dell’occhio si assicurava che Peter e James dormissero beatamente scomposti. Si rilassò impercettibilmente costatando che russavano come trombe entrambi.
-Allora, il malato? – chiese la donna, tentando un passo e rischiando di ritrovarsi col sedere a terra per una cartaccia di Cioccorana abbandonata.
-Qui. Vicino alla finestra – borbottò Sirius destreggiandosi tra il labirinto di vestiti, arrivando e scostando le tende del letto dell’amato.
Un rigurgito di istintiva preoccupazione partì dal fondo dello stomaco fino a fermarsi in gola impedendogli di inghiottire.
Remus tremava visibilmente, grossi scossoni lo rapivano da capo a piedi, ansimava leggermente mettendo in evidenza le guance arrossate e la fronte ricoperta di sudore freddo.
Alla vecchia Poppy bastò un’occhiata per capire la situazione.
-Febbre babbana. Insidiosa, contagiosa e tremendamente stancante. Povero Lupin, sembra alta- detto ciò poggiò delicatamente, con mani esperte, la punta della bacchetta affusolata sulla fronte di Remus, passarono pochi istanti prima che un luminoso 39 si rivelasse ai loro occhi.
Un altro roco colpo di tosse.
-Lo sapevo- Prese una bottiglietta e un cucchiaio da minestra dalla borsa e lo riempì del contenuto ambrato e dolciastro della bottiglietta, poi si avvicinò ancora di più al malato.
-Lupin, Lupin mi sente? Deve prendere questa, le farà passare la nausea e il mal di testa. Ovviamente ci vorrà un po’ prima che faccia effetto e non le prometto una guarigione veloce- decretò lei, con voce ferma e premurosa al contempo.
-nnhh… okay…- fu il debole consenso del licantropo che cercava con non poche difficoltà a mettersi seduto, tenendosi la fronte pulsante con una mano.
Mise in bocca il cucchiaio e subito se ne pentì, mentre il liquido scendeva denso per la gola.
Aveva dimenticato quanto potevano fare schifo le medicine babbane.
Ne dolce ne amaro, una disgustosa via di mezzo, come se dopo averla terminata ci avessero versato dentro troppo zucchero. Era come ingerire glucosio puro come consistenza.
-Niente magia. Con la luna meno di ventiquattr’ore fa e un 39 di febbre è meglio non rischiare. Il mio consiglio è: tanto riposo, tanta acqua, cibo caldo, leggero e in piccole porzioni- Concluse in tono serio e professionale per poi rivolgersi al ragazzo moro –Black. Se posso chiederle un favore vorrei che lei facesse da “infermiere” al poveretto. Di sotto potrebbe scoppiare una guerra durante una mia assenza troppo prolungata e Remus per guarire ha bisogno di silenzio e tranquillità. Mi duole ammetterlo ma per adesso sarebbe impossibile gestire la situazione di sotto e smaterializzarlo o comunque trasportarlo sarebbe troppo faticoso- Decretò.
Più che una richiesta quella era un ordine. Ma figuratevi se a Sirius Black dispiaceva!
Si sarebbe preso cura del suo lupacchiotto malaticcio tutto il giorno.
Un ragazzo più felice non esisteva. Introvabile.
Felpato non proferì niente, limitandosi ad annuire, per paura di vomitare tutta la sua preoccupazione e felicità esagerata.
-Confido che non faccia… cazzate in mia assenza chiaro? – lo sguardo duro e serioso di chi non ammette errori.
Il ragazzo annuì di nuovo, stranito dal gergo inusuale ma sicuramente molto diretto della medimaga.
Madama Chips assunse un’espressione piuttosto compiaciuta, prese la sua borsa e alzandosi la gonna sopra le caviglie si diresse a passo di marcia verso la porta.
-Sirius…- la flebile e febbrile voce di Moony riscosse Sirius dal torpore in cui si era cacciato.
-sì Honey? -
- …mi abbracci di nuovo? – chiese allungando le braccia verso l’interpellato, in un chiaro invito ad essere abbracciato.
Inutile dire che non se lo fece ripetere due volte, raramente era Remus a chiedere così schiettamente un contatto fisico di qualsiasi genere, un’occasione così, anche se dettata dalla febbre, non se la faceva di certo scappare!
Sirius si risedette sul letto per poi portarsi sulle ginocchia un Remus Lupin piuttosto stravolto e tremolante.
Lo strinse a se, accarezzandogli dolcemente la schiena e muovendo in circolo la stoffa azzurrina del pigiama troppo leggero e rattoppato per quella stagione dell’anno.
-Come ti senti? – una domanda abbastanza stupida, si disse Black, ma era lecita, una di quelle domande che fai senza pensare solo per sentire quello che ha da dire l’altro.
Remus poggiò la fronte bollente sulla spalla del compagno cercando di farsi più piccolo possibile solo per sentire il calore delle sue braccia avvolgerlo completamente.
-Male- fu la laconica e strascicata risposta per Sirius, che semplicemente gli sorrise teneramente lasciandogli l’ennesimo umido bacio sulle labbra.
-Sei bollente sai? – gli sussurrò maliziosamente ad un orecchio.
-Taci- sbottò arrossendo di stizza.
-Ti va di mangiare qualcosa? È da ieri notte che non lo fai, dopo esserti quasi mangiato un braccio- cambiò discorso Padfoot prendendo ad accarezzagli i capelli, incredibile quanto potevano sembrare morbidi al tatto, mentre lo sguardo su puntava per un attimo sulla vistosa fasciatura sulla mano sinistra.
-No io…- Remus si alzò di botto, portandosi una mano alla bocca. Non badò neanche al forte giramento di testa che lo prese per il movimento brusco tanto era impellente l’impulso di vomitare.
Si fiondò in bagno seguito a ruota da un Sirius troppo preoccupato, si chiuse malamente la porta alle spalle per evitare che lo vedesse in quello stato più che pietoso.
Felpato lo aspettò fuori, appoggiato allo stipite della porta di legno chiaro e lucido ascoltando per niente schifato… okay, forse leggermente schifato. I suoni gutturali provenienti dal bagno.
Quando quelli cessarono aprì la porta senza troppe cerimonie per vedere un Remus pallido, quasi cinereo che agitava con una smorfia disgustata la bacchetta di James che si esibiva con qualche scintilla di protesta, probabilmente trovata in mezzo agli spazzolini, dove la metteva di solito per non dimenticarla la mattina dopo.
-Ci credi che ho mangiato uno scoiattolo? – Borbottò Remus, girandosi verso il lavandino e sciacquandosi la bocca, dopo aver pulito il vomito sul pavimento, non ce l’aveva fatta ad arrivare al WC.
-un… uno scoiattolo? – Sirius alzò un sopracciglio sottile, incredulo –Da licantropo spero! – sdrammatizzò.
- spero anch’io. Dovevo aspettarmelo, le medicine babbane fanno schifo in tutti i sensi- tirò fuori la lingua storcendo il naso, in un chiaro segno di disgusto.
-Torna a letto va’- sbottò Black, scompigliandogli amorevolmente i capelli da dietro.
Lupin lo guardò male, ma non disse niente limitandosi a rimettere la bacchetta dove l’aveva trovata e a raggiungere il letto caldo, sobbalzando accorgendosi del pavimento freddo sotto i piedi nudi.
Sirius lo seguì come un’ombra, aspettandosi che il suo Lupacchiotto potesse svenire da un momento all’altro.
-Non mi sento più la testa- mugugno il licantropo passandosi una mano sulla faccia e sedendosi sul letto, sotto le coperte.
-oh povero piccolo lupetto, come farà ora a studiare! – lo canzonò dolcemente l’Animagus abbracciando stretto l’altro e accarezzandogli distrattamente i capelli; ormai era abitudine: i capelli di Remus erano una calamita per le sue mani.
-Col cazzo che studio ora! – sbottò Moony, stufo che gli altri Malandrini lo prendessero amichevolmente in giro con appellativi come “Secchione” o “Piccolo so tutto io”, per non parlare di quelli molto più coloriti e meno amichevoli che gli lanciavano i Serpeverde più idioti quando Sirius o James non erano lì con lui.
-Mi stupisce Signor Lupin! Cos’è questo linguaggio!? Passare il suo tempo con quei due balordi di Black e Potter le sta facendo male! – esordì uno sprezzante Sirius Black in una perfetta e scimmiesca imitazione della McGonagal.
Tutto quello che voleva in quel momento era far ridere il povero Moony, era stanco morto e malconcio, si vedeva ad un miglio.
 Com’era quel detto babbano? La miglior medicina per ogni male è la risata? … o l’insalata?
Ma Remus si limitò ad un sorrisino, infilandosi nello spazio che si era creato in mezzo alle gambe incrociate di Sirius e poggiando la testa sulla sua spalla chiuse gli occhi sospirando stanco.
-Sirius… non sto bene- lapidario si rivelò Lupin.
-Oh ma dai! Questo lo avevano capito anche i quadri e comunq…-
-No! Non hai capito! – il tono era tristissimo, malinconico e avvilito, era lo stesso tono di quando si parlava del suo “piccolo problema peloso”.
Ci volle una attivo, al rinnegato della famiglia Black, per capire a cosa si riferisse il suo compagno e a tornare più serio di prima.
-Orsù! Cucciolo mio, dimmi tutto – Sirius lo abbracciò ancora più stretto, non smettendo mai di rassicurarlo con le sue carezze; cercando di nascondere l’ennesimo attacco di preoccupazione. Non era raro che uno o due giorni dopo la luna piena Moony avesse questi repentini sbalzi d’umore, “Lunastorta” non glielo avevano affibbiato per nulla.
E a Moony piacevano da matti quelle attenzioni, quanto la cioccolata. Era restio a dimostrarlo in pubblico ma soli, Remus si lasciava fare di tutto da Felpato.
-Sai di sangue- laconico non c’è che dire.
-cosa? ... oh. Mi sarò graffiato con qualche ramo ieri notte- spiegò con un’alzata di spalle, mentendo spudoratamente. La verità era che mentre lui cercava di evitare a Remus la perdita di un arto, Moony per un attacco di stizza gli aveva dato una zampata, ma almeno lo aveva distratto.
-Il problema è che lo sento come se fossi lui-
-Sarà la febbre. Non preoccuparti, magari prolunga di un poco i tempi dei tuoi “sensi da preludio” - noncuranza Sirius, noncuranza. Non voleva sembrare troppo… mamma chioccia.
-sento una cosa come… come se avessi fame di… di carne – Lunastorta deglutì sentendo come degli spilli infilarsi nella gola. Aveva un’espressione sofferente in volto, non gli piacevano quei pensieri istintivi.
Stronca il discorso Sirius.
Stronca il discorso!
Devi farlo ridere cazzo! Non piangere!
-Ti mancherà lo scoiattolo Remmy- ghignò.
-si forse hai ragione… Sirius? - tono incerto.
O ti prego non usare quel tono!
-Dimmi- Dolce, il più dolce possibile.
-Ti voglio bene-
Affondò ancora di più nel petto del moro, stringendo le stoffa della camicia.
Sirius rimase un po’ sorpreso dalla risposta. Non se l’aspettava. Ecco.
Per i primi secondi rimase a fissarlo leggermente sorpreso poi si sciolse in un grosso e luminoso sorriso.
-toh! Pensa che io ti amo invece- fu la giocosa risposta accompagnata da un umido bacio sulle labbra, con conseguente rossore sulle guance del suo Remmie.
-Non vorrei ripetermi ma… Temi tu la febbre? -
-oh, tu non sai quanto! Ma per il momento non mi importa… Ehy! Posso coccolarti! Io, Sirius Orion Black non dovrei approfittarmene? –
Un sonoro sbuffo e una risata molto simile ad un latrato riempirono la piccola stanza.
-uhm… vuoi un po’ di cioccolata? – chiese ad un certo punto Padfoot, perdendosi negli occhi ambrati e leggermente lucidi dell’altro.
-No, ora no. Grazie-
-Oddio! Per tutti i maghi che hanno varcato le soglie di Hogwarts! Devi stare proprio male! Remus John Lupin che rifiuta della cioccolata!?- Occhi da rospo e voce gracchiante, tremendamente fastidiosa.
-Le disgrazie di avere la febbre. Hai un po’ d’acqua? – una timida richiesta, captata ed esaudita prontamente, ovvio.
Remus bevve tutto d’un fiato, trovando un leggero sollievo nell’acqua fresca che gli colava nella gola.
-...grazie- sussurrò Lupin, poggiando il bicchiere vuoto appellato poco prima con la sua bacchetta sul comodino affianco al letto.
Felpato si limitò ad alzare le spalle, mangiucchiando alcune Tutti gusti +1 appellate insieme al bicchiere; con Remus ancora in braccio a bearsi del vivo calore che emanava.
Il lupo mannaro si sentì improvvisamente le palpebre pesanti, la testa pulsava ancora e la nausea non accennava a diminuire nonostante la medicina presa, le ossa e i muscoli facevano male e aveva la lingua impastata ma non gli importava gran che; Sirius lo avrebbe coccolato per ore, anche e in quel momento non c’erano James che ridacchiava e Peter che lo seguiva, una situazione migliore non poteva esistere.
In poco meno di un attimo Lunastorta cadde in un dolce tepore, avvolto dal calore che lo aveva fatto smettere di tremare… no aspetta. Perché sobbalzava?
Aprì le palpebre di scatto, avvertendo l’ennesima fitta alla testa e il rimescolio nello stomaco.
-Sirius… va tutto bene? – chiese strascicato mettendosi seduto e battendo una mano sulla schiena dell’agonizzante che poco prima gli faceva da materasso.
La pecora nera della famiglia Black tossiva strozzato, con le lacrime agli occhi e il sacchetto di caramelle abbandonato sul pavimento.
-Vuoi suicidarti con una caramella? – chiese sarcastico Lupin continuando ad accarezzare la schiena dell’altro con piccoli movimenti circolari.
-…no… Whisky Incendiario stantio e uova marce…- doveva fare schifo. E Sirius aveva le lacrime agli occhi.
-sei un cane fortunato-
- uno: non mi sento più la gola. Due: stenditi. Tre: Vado nelle cucine a prendere del tè caldo e anche un dolce già che ci sono- detto questo tirò fuori la lingua, disgustato, nella perfetta imitazione di un cane che cerca di mangiare un limone.
Remus ridacchiò divertito alla faccia del fidanzato.
Un guizzo di orgoglio attraversò tutte le vene di Sirius in un unico respiro. Lo aveva fatto ridacchiare!
Prossimo passo: risata incontrollata. Gli fosse costata la gola o la voce, non gli importava niente.
-Non mi serve un tè, tranquillo- borbottò Remus uscendo da quel giaciglio che era diventato Sirius e infilandosi di nuovo sotto le coperte tiepide non con pochi sforzi.
Ogni minimo movimento gli procurava un malessere immenso e un tè in quel momento non sarebbe stato male ma al tempo stesso odiava che il suo Felpato si preoccupasse per lui, di solito era lui a farlo.
-il tuo stomaco dice il contrario. Non si discute, ordini di Sirius Black- esordì altezzoso, alzando il mento in simbolo di superiorità.
-Se ci tieni… Tartufo- aggiunse Moony, beffardo.
-Luna; ne abbiamo già parlato: NON. CHIAMARMI. TARTUFO- scandì irritato Sirius.
Fottuto Moony e la sua creatività in fatto di soprannomi.
Sbuffò, il moro, e prese il Mantello dell’Invisibilità di James, la bacchetta e la Mappa del Malandrino.
-Giuro solennemente di non avere buone intenzioni- recitò convinto. Si mise addosso il mantello e uscì dalla camera con ancora lo sguardo leggero di Remus puntato sulla schiena.
Con passo felpato si dirette verso l’entrata, scendendo dalle scale a chiocciola del dormitorio e superando la Sala Comune, illuminata solo dal tenue chiarore provocato dal camino acceso; Notò che era insolitamente vuota, poi si ricordò che erano le sei di mattina… di sabato. Nessuno con un briciolo di cervello si sveglierebbe a quest’ora quel giorno lì, che sembrava essere ancora più ozioso della domenica.
Sogghignò alla faccia stranita della Signora Grassa vedendo il suo quadro spalancarsi da solo e la sentì borbottare qualcosa riguardo a “cardini magici arrugginiti”.
Corse a perdifiato, non staccando mai gli occhi dalla Mappa del Malandrino.
Scala a destra.
Saltare l’ultimo gradino.
Scala a sinistra.
Scala a chiocciola.
Non toccare i corrimano.
Salta.
Uno sì. Uno no. Uno sì. Uno no.
Corridoio dritto.
Porta a destra… no aspetta.
Ecco! Quadro della Pera.
Doveva ancora capire per quale assurda ragione le cucine dovessero essere poste dietro un intricato sistema di sicurezza per non farle scoprire agli studenti e soprattutto perché si doveva fare il solletico ad una stupidissima pera per entrare.
Remus una volta gli aveva fatto notare che il quadro era ad “altezza uomo” e che, in maniera molto scomoda, i poveri Elfi dovevano fare almeno una pila di tre di loro uno sull’altro per arrivarci (aveva provato a smentirlo dicendogli che probabilmente avevano una qualche parola d’ordine per entrare e uscire ma il suo Moony li aveva visti con i suoi occhi e dopo quest’aggiunta non si era azzardato a contestare altro).
Dopo aver fatto sghignazzare la pera ed essere entrato nella piccola apertura che si era venuta a creare si ritrovò nelle immense cucine. Davvero, erano paragonabili per grandezza alla biblioteca. Con un alto tasso di probabilità di perdersi e non uscirne più… c’era stato un tipo, quasi vent’anni fa, che si era avventurato lì e poi non lo avevano più trovato… Tassorosso sembrava.
Scacciò quei pensieri e iniziò ad avviarsi per il dedalo di tavoli e forni e fornelli; non ci mise troppo a trovare un Elfo, piccolo, raggrinzito e con due grandi e lucidi occhi violacei. Subito l’esserino, facendo un inchino così profondo fa sfiorare con le orecchie sfarfallanti in pavimento, si affrettò a preparare tè, biscotti e dolcetti vari.
Sirius, pochi istanti dopo, si ritrovò a correre per i corridoi della scuola con un grosso vassoio argenteo tra le braccia, cercando di non rovesciare nulla, fortuna che il Quiddich regalava riflessi e coordinazione.
Saltava come un pazzo di qua e di la, per far prima o il te si sarebbe raffreddato e… okay, stare lontano anche per poco tempo dal suo Moony malaticcio lo preoccupava non poco.
Alla fine riuscì a non rovesciare neanche una goccia della teiera o a far cadere qualche biscotto, arrivando sano e salvo da Remus e notando con piacere, appena varcata la porta, che gli altri due Malandrini ronfavano ancora come ghiri in letargo. Sia lodato il sonno pesante.
Appoggiò il vassoio sul suo comodino, per riempire una tazza di tè fumante e porgerla a Lunastorta.
-Attento, scotta- lo ammonì apprensivo il moro.
-Grazie- sussurrò il povero licantropo. Non poteva fare altro che sussurrare, appena Sirius se ne era andato un nuovo conato lo aveva colto costringendolo in bagno e come se non bastasse, un mal di testa lancinante gli pulsava all’altezza delle tempie. Fottute medicine babbane.
-Come va? Ancora male? – pochissime volte Sirius aveva usato quel tono dolce e preoccupato con qualcuno e praticamente tutte erano state rivolte a Remus.
-Non ne hai idea… I resti dello scoiattolo sono ritornati su e mi sembra che il mio cervello voglia farsi esplodere, tipo Kamikaze- guaì debolmente il poveretto, soffiando sopra il tè e prendendone un sorso cercando di non ustionarsi.
-…Mi sembri una donna in quel periodo del mese… o in dolce attesa. C’è qualcosa che non mi hai detto Moony bello? – era tornato il solito coglione.
-Ah. Ah. Ah. Io sono praticamente ad un passo dal collasso e TU, abbandonando il fare da mamma chioccia, scherzi? E dandomi pure della donna - La risposta fintamente irritata alla latrante sghignazzata di Sirius non tardò a proseguire – E mi sembrava che TU avessi avuto modo i appurarne il contrario, Sirius – Il sarcasmo per niente celato ebbe il potere di zittirlo per qualche istante.
-Seee… te lo concedo- una scrollata incurante delle spalle contornò la risposta usata solo per sviare il piccolo battibecco.
Uno starnuto improvviso riuscì a far gocciolare il naso di Remus che si portò una mano al viso per riflesso, strizzando forte gli occhi per il dolore pressante alle tempie che quel gesto involontario gli aveva procurato.
Si guardò attorno nella speranza di trovare un fazzoletto. Niente.
-Sacco di Pulci, puoi trovarmi un fazzoletto per favore? – Se chiedeva qualcosa Remus era SEMPRE gentile, anche con Mocciosus se capitava.
Sirius annui cercando con lo sguardo la sua bacchetta che poi trovò sotto il suo cuscino, dove l’aveva lasciata.
Appellò la scatola di fazzoletti che pochi giorni prima Peter si portava appresso, colpa di un ingombrante raffreddore. Doveva essere stagione di malanni quella.
-Ecco, tieni- gli porse la scatola di fazzoletti ricevendo in cambio la tazza ancora fumante e si sedette di malagrazia sul letto.
-Perché Poppy non ha voluto usare la magia? Mi sembra un po’ poco la motivazione “è meglio non rischiare”, peggio di così non stai – volle informarsi l’Animagus avvicinandosi all’amato, che intanto era tutto preso a soffiarsi rumorosamente il naso.
-Incantesimo Silencio? – chiese invece il malato riferendosi ai letti dei due bell’addormentati.
-già- Gli ripassò la tazza e si allungò a prendere un biscotto.
-Saggio. Comunque la febbre babbana non è una cosa che si può curare come le ossa rotte o la varicella. Non ne vale la pena; non dura tanto e poi è una cosa per cui serve pazienza, se si accelerano i tempi di guarigione si rischia solo di peggiorare la situazione – spiegò pacato Remus che ad ogni parola si sentiva grattare la gola da carta vetrata, ma non gli importava.
Pazienza. Serviva solo pazienza. Inutile lamentarsi troppo.
-Sir. Tu hai mai avuto febbre? - chiese poi, mandando giù un sorso di quel liquido caldo che sapeva di miele; appena scese per la gola sentì un piacevole tepore avvolgerlo tutto e donagli un po’ di sollievo ora che la bevanda non era così calda come prima.
-Da bambino ho avuto la febbre. Quella magica però. Ti crescono le orecchie da asino e diventi verde vomito. Ogni volta che ti alzi la testa ti pesa tanto che ti sbilancia e cadi a terra e non riesci più a coordinare i movimenti. Ti fanno male tutte le ossa e alle volte ti ritrovi anche con la coda da gatto- accompagnò la spiegazione con ridicolissimi gesti delle mani e delle facce che a parere di Moony erano impagabilmente stupide.
Sirius sbuffò al ricordo di quell’inferno e una smorfia disgustata gli si dipinse sul volto, incrociando le braccia. Fortuna che veniva una volta o due nella vita quella roba.
Il broncio infastidito gli sfumò dal volto non appena vide Remus ridere.
Rideva.
Lo aveva fatto ridere!
Rideva tanto.
Un sorrisone enorme capitombolò sulle sue labbra, mentre sentiva come delle fiammelle accese nello stomaco.
Si lanciò a millemila all’ora sul povero licantropo sghignazzante intrappolandolo in una dolcissima morsa tutta di baci, in un abbraccio stritolante. Remus si sorprese leggermente, più per la velocità rocambolesca che per il gesto in se e non poté fare a meno di continuare a ridere più forte, incurante delle nuove fitte alle tempie, concentrato com’era sulla sensazione di calore purò al petto che quella perturbazione umana-barra-canina sapeva provocagli. Miracolo era invece, la tazza ancora mezza piena, solo poche gocce avevano avuto l’ardire di cadere sulle coperte.
-…mi hai spaventato con quello slancio. In condizioni normali mi avresti stuprato- riuscì ad articolare Lupin tanto per prendere in giro l’attacco di dolcezza che stava ancora subendo e la perenne fame di sesso che aveva reso famoso Sirius donandogli la reputazione da stronzo di cui si vantava tanto.
Per un attimo Black smise di martoriargli le guance guardandolo prima interdetto poi ghignante; senza perdere tempo intrufolò una mano sotto la camicia morbida del pigiama di Remus accarezzando languidamente l’addome dell’amato, rivelando una pelle piacevolmente bollente.
-Posso ancora farlo…- gli soffiò nell’orecchio mielosamente malizioso.
-…Sirius Orion Black. A cuccia! – biascicò autoritario Lunastorta rossissimo in viso.
Per tutta risposta l’amante si mise a ridere smettendo di accarezzando e portandolo con poco sforzo tra le sue braccia, incrociando le gambe e posizionandoci dentro Remus, nella stessa posizione che avevano lasciato prima dell’episodio della caramella; solo per fortuna la tazza non si era rovesciata.
-Mieeele, lo sai che stavo scherzando! Non mi abbasserei mai a tanto! – Aveva ribattuto lamentoso all’iperattivo di Remus. –Lo sai che non ti toccherei neanche con una piuma se non sapessi di poterlo fare- sfregò dolcemente il naso con quello di Moony facendolo arrossire ancora. –non ti farei mai male cucciolo- poggiò la fronte su quella del biondo incastrando le sue iridi ferrigne con quelle terree dell’altro.
-ed ecco che la tua reputazione da Sirius-non-me-ne-frega-niente-e-magari-ti-faccio-suicidare-anche-Black va a farsi benedire definitivamente- scherzò Remus, non ostante tutto contentissimo di tutte quelle attenzioni e coccole.
-lo hai detto tu!: Non me ne frega niente. Se ti facesse sentire meglio ti comprerei tutta Mielandia, giuro! - gli prese la mano che non stringeva la tazza e gli baciò le dita come a confermare le cose dette prima.
-Sei così schifosamente melenso alle volte- obbiettò Lupin fintamente arcigno e strafottente.
-ma te mi ami alla follia quando faccio così- ribatté vittorioso Sirius baciandogli la fronte.
-per me domani sarai tu ad avere la febbre a 39- borbottò Remus, evitando però di allontanare davvero quel corpo tanto accogliente e vivo che era lì solo e soltanto per lui.
-non. Mi. Interessa! – Sbottò divertito Black – Miele, dammi la tazza e cerca di dormire… o preferisci il tuo letto? –
-no no. Sto bene qui! – un forte sbadiglio e una vampata di rimescolii nello stomaco lo spinsero a rannicchiarsi il più vicino possibile al petto pulsante del compagno, chiudendo gli occhi. Sentendo che anche Sirius aveva appoggiato la schiena ad uno dei cuscini morbidi del baldacchino.
Padfoot sogghigno prendendo la tazza e sporgendosi per appoggiarla sul comodino vicino e dopo essersi sistemato più comodo chiuse gli occhi anche lui.
Pochi secondi ed entrambi si abbandonarono completamente ai dolci sonni portati dal calore dei loro corpi teneramente abbracciati.

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Quando James si svegliò capitombolando rovinosamente a terra alla ricerca ceca degli occhiali si accorse che qualcosa era fuori posto, a parte lui stesso, ovvio … si alzò in piedi traballando, prendendo gli occhiali emersi dal marasma di coperte qual era il suo letto e iniziò q guardarsi intorno.
Allora:
Lui si era svegliato con il solito buon giorno al pavimento.
Erano le 9:00 di Sabato quindi tutto normale.
Peter russava come una tromba in una posizione che neanche un contorsionista di professione avrebbe saputo fare e non si sarebbe svegliato prima delle 10:30.
Il suo boccino svolazzava nel baule e la sua amata scopa era accanto al letto.
E Sirius teneva Remus in un abbraccio tanto tenero quanto estremante possessivo… oh.
Si avvicinò al letto di quest’ultimo, curioso. Sapeva della relazione tra i due amici, ovviamente, e aveva anche dato prova della sua contentezza saltando da un letto all’altro e starnazzando cose come l’inno alla gioia e “IO LO SAPEVO! LO SAPEVO! FRANK MI DEVE 20 GALEONI!” per poi abbracciale Sirius di slancio incrinandogli più di una costola. Certo, vederli abbracciati a baciarsi sarebbe stato un po’ complicato da mandar giù ma era solo questione di abitudine.
Era quasi più felice di loro! Finalmente sarebbero emersi da quel groviglio di malinconia che da un po’ li aveva colti!
Avrebbe voluto sbandierarlo ai quattro venti, per tutta Hogwarts.
Insomma! Quei due deficienti si erano finalmente svegliati e si erano dati una mossa. Un evento, a detta sua. Ma ovviamente non lo aveva fatto; faceva male ammetterlo ma anche ad Hogwarts i compagni sapevano essere veramente cattivi su certe cose e quindi non gli capitava spesso di vederli così teneramente stretti l’uno all’altro.
Gli si strinse il cuore pensando a come potesse essere difficile trattare con una relazione celata solo per evitare le cattiverie degli altri; una smorfia di rabbia gli si dipinse sul volto quando il pensiero della faccia spiacevole che aveva fatto Peter alla scoperta della relazione gli invase la mente. Se Wormtail aveva avuto una leggera reazione di disappunto non voleva minimamente immaginare cosa potesse succedere se, per esempio, anche qualche Serpeverde avesse capito.
Poi gli venne da ridere.
Alla minima presa in giro il malcapitato si sarebbe ritrovato appeso per le mutande alla torre di Astronomia o a testa in giù in guferia con un vestito ottocentesco rosa a pallini; inoltre, come se tutto ciò non bastasse minimamente, si sarebbe accorto troppo tardi dei voti molto al di sotto di quello che gli era sembrato di avere e la bocca cucita magicamente per almeno un mesetto o le dita incapaci di non fare altro che mettere scuse per iscritto a chiunque.
Sirius e Remus sapevano essere molto vendicativi. Sorrise intenerito vedendo il suo migliore amico abbracciare un Remus rannicchiato in posizione fetale contro il petto del compagno, mentre quest’ultimo aveva il viso affondato tra capelli biondi e lembi di pelle bollenti per la febbre.
-Come crescono in fretta… - sussurrò ironicamente materno, poi avvistò la sveglia.
 –CAZZO! -
Sfrecciò in bagno preparandosi in tutta fretta.
Le 9 e dieci!
Cazzo, le 9 e dieci!!
Gli allenamenti!
Corse fuori, arraffando la scopa e chiudendosi la porta alle spalle, lascando il tepore di quella stanza e i due piccioncini saporitamente addormentati.
 
 
 
     
 
    
 
Ma salve gente!
Vi presento i deliri iniziati in un Lunedì di febbre.
Non so perché ho fatto distinzione tra febbre magica e babbana ma mi andava quindi eccoci qui xD
Ho sempre visto James approvare pienamente la relazione tra quei due nel caso capitasse e Peter restio a farlo.
Io oooodio Peter.

HARRY: non pensare di essere l’unica ù.ù

Tornando a Remus e Sirius: per qualche arcana ragione riesco a immaginarli praticamente solo nel fluff :3  anche se di solito io tendo a surclassare questo genere xD
Orsù! Non ditemi che non li trovate estremamente teneri insieme!
Bene, sono felice di averla finalmente finita! xD è quasi un mese che ci sto dietro, con intervalli di due settimane ogni tre pagine :I
Vi saluto e aspetto ansiosa i vostri pareri!
Auguro a tutti tanto fluff e tantissime Wolfstars! (Dovrebbe essere così al plurale… credo).
Un buffetto amichevole e un abbraccione da orso
By L.K. <3

 

 
  
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