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Autore: Lope_Rask    03/05/2015    0 recensioni
Visionario scritto dove protagonisti si intrecciano in introspettive riflessioni mentre portano avanti gli eventi con mano pesante, con cuore grave. Spostano gli occhi attorno a loro, sull'universo, e i fatti si susseguono, per causa loro, per cause incontrollabili. Una corsa alla ricerca di un passato scomparso.
Malinconia, felicità, guerra, viaggi di miglia e miglia nello spazio libero ed infinito.
Il Blues risuona sempre, finché qualcuno non avverte un po' di rock e tutto s'infrange.
Ma poi, da capo, ancora, nel pantano della vita.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Faye Valentine, Jet Black, Spike Spiegel, Vicious
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Quindi, quando nomino Tessla Spiegel tu fai.. Esatto, fai quella faccia lì. Però mi dici che la "Tes" sul tuo cellulare, quella alla quale ho risposto io, non è lei."

 

Sedeva Tarek con le braccia incrociate sul bordo dello schienale di una sedia sgangherata, le gambe protese in avanti, le maniche arrotolate sui gomiti e una sigaretta sgualcita che pendeva dalle labbra.

Con aria annoiata, dopo aver pronunciato quelle parole, si passava una mano fra i capelli spettinati.

 

"Cioè, lo capisci da te che non posso crederti, no? Ormai mi hai raccontato tante belle cose ma non quello che ti ho chiesto. Dimmi di lei, ho risposto in tua vece al suo messaggio, lo sai, e mi ha detto che si trova sulla Terra.

E' fantastico come sfuggano delle informazioni così importanti proprio nei momenti peggiori, mi sento affascinato da queste dinamiche. Forse sono segnate proprio dal destino, altrimenti è la sfortuna."

 

Faceva una pausa per trarre un tiro di fumo biancastro e continuare.

 

"No, nel suo caso, è solo fortuna. Io sono il meglio per lei. Sarà parecchio arrabbiata con me, per averla lasciata a quel modo, tutto questo tempo. Che ti ha detto? Te ne ha parlato?"

 

Glenn osservava quei modi gelidamente quieti e si chiudeva in un ostinato silenzio. I polsi cominciavano a dolere, così come le gambe, legate saldamente. Erano ore che sedevano l'uno di fronte all'altro e Tarek mostrava una pazienza incrollabile, fredda e meccanica, inquietante ai suoi occhi.

 

Il suo errore, lo riconosceva ora, il prigioniero, era stato mostrarsi immediatamente ostile a quello che, un tempo, era stato il più grande alleato di Tessla, ma dopo le recenti rivelazioni che le erano state fatte e che gli aveva riferito, aveva agito d'istinto, insultando quel cane e non calcolando che le dimensioni della sua follia e noncuranza potevano essere ben maggiori di quelle che aveva pensato. Aveva creduto che tutto fosse rimasto legato al passato, che una persona dopo la prigione, l'ibernazione, un amore ricambiato ed una voluta fuga sarebbe cambiata. Invece tutto ciò che leggeva in quegli occhi ametista, luminosi e acuti, era un'elevata determinazione a raggiungere uno scopo e un totale disinteresse nei confronti degli ostacoli che avrebbero potuto frapporsi fra lui e la meta.

 

Tarek rimaneva in silenzio a guardarlo, senza mutare espressione. Gli stava logorando i nervi, in qualche modo lo metteva fortemente a disagio, instillava un tremito di timore in lui con quel solo sguardo. Aveva avuto modo di rapportare quegli occhi con quelli di Tessla e decidere che tutto il calore fosse andato a quelli cerulei di lei ma ora non riusciva a tacera ancora. Doveva trovare un modo di uscirne, un modo intelligente, un modo credibile. Era una guerra di menti e non era affatto certo di poter ingannare l'uomo che aveva difronte.

 

" Se mai incontrerò questa ragazza, le chiederò di te. Quella sul mio telefono è un'altra persona. Non hai parlato con chi credi tu."

 

Aveva bisogno di altro tempo. Altro tempo sì. Non sarebbe stata credibile una semi confessione ora. Sapeva che si sarebbe diretto comunque sulla Terra, Tarek, e lui doveva fare in modo di mandarlo verso morte certa.

 

Mentre Tarek si alzava e chiedeva qualcosa a degli uomini sparsi in quello strano hangar, capiva cosa doveva fare, aveva avuto un'illuminazione, sapeva cosa dire. Doveva solamente trovare il momento giusto.

 

Tornavano da lui Tarek e un altro, un tipo dall'aria assente, totalmente asservito all'altro e comandato a bacchetta. Non riconosceva l'attrezzo che stavano portando, non ne riconosceva neanche la minaccia, ma molto presto avrebbe compreso ancora una volta il significato del detto "l'apparenza inganna".

 

"Glenn, sei una persona intelligente, ma lo sono anch'io. Certo, ce ne saranno tante altre che si chiamano come lei, ma tu, quando senti il suo nome mi fai capire che la conosci. E' così evidente che è disarmante il fatto che ti ostini a negare. Mi sento un po' sottovalutato e preso in giro. Ti giuro che non ricorro mai a questi metodi, ma stavolta è qualcosa di troppo, troppo importante, e non posso permettermi di perdere altro tempo, lo capisci, vero?"

 

Si era abbassato Tarek, piegandosi sulle gambe e reggendosi sulle punte dei piedi, gli avambracci poggiati sulle ginocchia e le mani lasciate pendere verso il basso. La sigaretta non c'era più.

L'altro uomo gli slegava le gambe e le metteva dentro una sorta di grosso stivale e poi, senza preavviso, quelle due grosse mani gli afferrarono le cosce e le divaricarono, in modo da creare spazio fra i polpacci imprigionati nell'involucro metallico. Ma di spazio libero, dentro quel contenitore, ce n'era veramente poco. Un attimo dopo un paletto venne incuneato fra le ginocchia, poi conficcato attraverso la svasatura dello stivale e spinto verso il basso. La scorza legnosa raschiò contro la pelle, graffiandola fino alle caviglie da sopra il tessuto dei pantaloni.

Glenn avvertiva a quel punto un intenso formicolio ai polpacci e le gambe iniziarono a pulsare come se le vene fossero impossibilitate a pompare sangue e stessero per esplodere.

 

"Adoro il Medioevo, Glenn. In realtà adoro tutta la storia, ma il Medioevo.. Un periodo così creativo, ricco di particolari innovazioni, di luci ed ombre."

 

Glenn provava a dibattere i piedi ma si accorgeva di non avere lo spazio per farlo.

 

"Dimmi, guidami da lei. Non negare più. Se proprio vuoi fare qualcosa, dimmi che non vuoi darmi indicazioni, ma non offendere la mia intelligenza ancora." Si fermava Tarek, in quella posizione e poi si risollevava in piedi, guardandolo dall'alto in basso mentre l'altro uomo rimaneva fra loro due.

 

Glenn si risolveva di dare ragione all'altro. Non aveva senso, lo sapeva ormai da ore che lui la conosceva.

 

"La cosa bella è che non ti rendi conto che, se la troverai, troverai in lei più odio per te di quanto tu possa immaginare. Stai torturando me, eppure, fra i due, quello col destino peggiore, credo sia tu, Tarek."

 

Un'espressione interessata si dipingeva sul viso di Tarek.

 

"Devo mancarle davvero molto allora."

 

Si illuminavano quegli occhi, mostrando ora a Glenn tutto il calore che avevano nascosto prima. Un calore che solo quell'amore ossessivo riusciva a risvegliare, in un modo malsano, dannoso.

 

"Sbrigati, dimmi dove trovarla, sono impaziente di raggiungerla."

 

Il silenzio di Glenn sarebbe durato solo qualche secondo, poi avrebbe sputato altro veleno su lui, ma Tarek era stato sincero, si era fatto davvero impaziente e spingeva l'altro a divaricare di nuovo quelle cosce e conficcare un secondo paletto fra le ginocchia, sempre rivolto verso l'interno dello stivale. Non c'era più spazio per altro.

 

Poi si avvertì un nuovo rumore, un raschio metallico sul pavimento, uno spostamento d'aria e mentre la parola "martello" affiorava nella mente di Glenn, un colpo calava violento e faceva svuotare i polmoni con un grido all'ostaggio. Un grido violento che gli aveva fatto flettere il volto in avanti e poi stringeva forte i denti, come a voler contenere il dolore.

Facendosi largo fra carne ed ossa il paletto si era fatto strada per troppi centimetri schiacciando ogni cosa che avrebbe intralciato il suo incedere.

 

"NO! NO! Basta, ti dirò da chi trovarla, basta!"

 

Le serviva più vivo, o almeno ancora in grado di muoversi sebbene non fosse proprio sicuro di avere ancora l'osso di una gamba totalmente sbriciolato. Ansante, con gli occhi sgranati, reclinava il capo indietro e lanciava un nuovo grido quando il paletto veniva estratto con un gesto secco dalla carne.

 

"Così. Sei una persona intelligente. Sei solo stato sfortunato ad incontrare proprio me, ragazzo, non pensarci. Ed ora, sono tutt'orecchi, Glenn."

 

In gola sentiva il sapore metallico del sangue tanto violento era stato quel primo grido ma adesso era risoluto, con un piano ben definito che sperava avrebbe funzionato. Lo avrebbe portato vicino a lei, lo sapeva, ma forse, quello, sarebbe stato il suo ultimo viaggio.

Gli occhi si facevano lucidi mentre la buona fede si univa comunque a una sensazione di fallimento, di tradimento, sebbene le intenzioni fossero delle migliori.

I pantaloni si bagnavano e tingevano del suo stesso sangue ed il volto sbiancava mentre parlava.

 

"La troverai da un uomo, Bahlmoràl Melbourne.

Le cose delle quali li ho forniti.. Sono per loro, per un moto sovversivo che stanno guidando. La Terra è in pericolo.. E lei si è schierata."

 

"E quel Wade che ha nominato? Dove lo troverò questo Bahlmoràl?"

 

Traeva alcuni respiri profondi, dolorosi, come se ogni boccata d'aria rinnovasse il dolore.

 

"Non potrai non trovarlo. E' sulla bocca di tutti adesso.. L'ultima volta è stato avvistato a New York. Lei lo avrebbe raggiunto a breve. Con Wade.. Che è il suo compagno, ora."

 

In quel momento, gli occhi di Tarek, scattavano, un singolo, breve guizzo. Poi si spegnevano di nuovo, calmi, mentre si guardava la punta delle scarpe e teneva le labbra serrate, saggiando quelle confessioni che infine erano arrivate. Anche lei in un messaggio aveva parlato di un momento di crisi sulla Terra. In qualche modo, le informazioni combaciavano.

Portava le mani in tasca, estraeva un'altra sigaretta e un accendino e procedeva con un nuovo primo tiro.

Serrava la mascella dopo aver espirato quelle nuvole lattiginose e poi rilassava le spalle.

 

"Partiamo immediatamente. Tu, provvedi a fermare l'emorraggia a questo qua, poi chiudilo da qualche parte. Confido nelle doti naturali di rigenerazione di un uomo. Buona guarigione, Glenn."

 

Un gesto distratto con la mano e le labbra sottili si tendevano in un'espressione assorta, così come gli occhi.

 

 

L'ultima cosa che vedeva Glenn di Tarek era la linea delle spalle che da ben dritta ora si era fatta appena ricurva, sotto il peso dei suoi pensieri.

 

Il prigioniero, dolorante, ancora ansante, chiudeva gli occhi, lentamente, cercando di concentrarsi sul respiro, di dimenticare tutta la sofferenza e confidando nel fatto che, probabilmente, senza scrupolo, una volta che Tarek avrebbe raggiunto Bahlmoràl, perché non dubitava certo che lo avrebbe fatto, sarebbe stato orribilmente e velocemente ucciso da questo.

Sì, un modo efficace per eliminare due esseri malvagi, a volte era quello di metterli l'uno sulla strada dell'altro.

 

Glenn confidava che quello fosse proprio uno di quei casi.

   
 
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