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Autore: Kamala_Jackson    03/05/2015    2 recensioni
Dal testo :
"Appoggiò una mano all'albero e lo sentì pulsare sotto le dita. Era un suono lontano e attutito, ma mai più vivo. Un caldo brivido le scosse la schiena, le lacrime non accennavano a fermarsi.
Shirley richiuse gli occhi tirando su col naso e si concentrò sul quella melodia così insistente.
Una voce lontana e cristallina riempì Bosco-Che-Canta."
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aberdeen, Poppy, Aberdeen, Poppy, Shirley, Poppy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa fanfiction a La Potta. Perché grazie a lei ho scoperto questo sito e grazie alle sue meravigliose storie ho deciso di iscrivermi e di mettermi in gioco. Probabilmente non sai nemmeno chi sono, ma non mi importa, a me basta sapere chi sei tu e che ci sei. Perché anche se ora non sei più su efp, da qualche parte ci starai, no ? E lo ammetto, sogno, un giorno, di rivedere sul mio account che hai pubblicato qualcosa di nuovo.
Non perderò mai le speranze. Sono una rompipalle, io.

 

In Her Heart
 

 

I piedi nudi di Shirley affondavano nell'erba soffice, un vento primaverile le scompigliava i capelli rossi come i papaveri che facevano capolino qua e là tra i ciuffi d'erba, ai margini della strada che costeggiava Bosco-Che-Canta.
La ragazza chiuse gli occhi color liquirizia, mentre l'odore di muschio e pino le riempiva i polmoni.
Aspettava, Shirley, un suono leggero, quasi inesistente, che però lei aveva imparato a cogliere.
Ed ecco, senza farsi aspettare, che quel suono limpido e chiaro riecheggiava tra i cinguettii e i fruscii del bosco.
La giovane si immerse tra gli alberi, continuando a tenere gli occhi chiusi, lasciandosi guidare da quel canto, per quella strada che ormai sapeva anche senza guardare.
Shirley si dirigeva a Bosco-Che-Canta da che ne aveva memoria.
C'era sempre stato qualcosa che l'attirava tra quegli alberi, le leggende, quello strano fruscio così simile ad un canto che l'avevano portata al suo salice.
Riaprì gli occhi, che incontrarono la figura imponente dell'albero. Shirley vi si avvicinò con calma, assaporando gli steli d'erba che le solleticavano i piedi, il vento dolce che le gonfiava l'ampia gonna blu.
Appoggiò a terra gli scarponcini di cuoio, fino ad allora tenuti in mano, e scostò delicatamente le foglie del salice. Si avvicinò al tronco e lo accarezzò sorridendo.
Non disse niente, ma vi si appoggiò con tutto il suo peso, allargando le braccia e abbracciandolo. Shirley posò l'orecchio sulla corteccia ruvida e la sentì calda sulla sua guancia. Richiuse gli occhi e si concentrò sull'albero, mentre le lunghe foglie frusciavano e continuavano a produrre quel suono meraviglioso. La ragazza corrucciò la fronte.

Quella melodia non le era nuova.

Ma non sapeva dire dove e da chi l'avesse sentita cantare. Perché ci dovevano essere sicuramente delle parole.
Si lasciò scivolare a terra, tra le radici che sembravano volerla cingere, a loro volta, in un abbraccio. L'orecchio era ancora appoggiato alla corteccia, che era diventata stranamente umida.
Shirley staccò una mano dal tronco per portarla al viso. Aveva le guance bagnate dalle lacrime. Alzò lo sguardo verso la chioma del salice, grande e alta. Le gocce che solcavano la corteccia erano evidenti. La giovane non avrebbe saputo dire da dove provenissero, ma il suo cuore aveva preso a battere forte, mentre il canto si faceva più chiaro e aumentava d'intensità.
Appoggiò una mano all'albero e lo sentì pulsare sotto le dita. Era un suono lontano e attutito, ma mai più vivo. Un caldo brivido le scosse la schiena, le lacrime non accennavano a fermarsi.
Shirley richiuse gli occhi tirando su col naso e si concentrò sul quella melodia così insistente.
Una voce lontana e cristallina riempì Bosco-Che-Canta.

 

A naoidehan bhig, cluinn mo guth

Mise ri d' thaobh, O mhaighdean bhàn

Ar rìbhinn òg, fàs a's faic

Do thìr, dìleas féin.

 

Shirley si sentì mancare il respiro. Quella canzone, quella voce...era sua madre.
Era Aberdeen.
Non seppe dire come o perché, ma un'assoluta certezza s'impossessò di lei.
Le lacrime scorrevano, mentre schiudeva le labbra rosse per cantare.
Lei ricordava.
 

<< A ghrian a's a ghealach, stiùir sinn

Gu uair ar cliu 's ar glòir

Naoidhean bhig, ar rìbhinn òg

Mhaighdean uasal bhàn >>.

 

Per pochi secondi, le loro parole si erano sovrapposte, combaciando alla perfezione.
Il bosco si era fatto silenzioso, l'unico rumore che si sentiva erano quelle due voci. Lei era l'Infinito Potere, ma mai si era sentita più completa e al sicuro se non in quel momento.
Q
uando la canzone terminò, il silenzio circondava ancora la ragazza.
Teneva gli occhi chiusi, Shirley, sperando di aprirli e di trovarsi di fronte sua madre, che la stringeva a sé e le diceva che non l'avrebbe lasciata mai più.
Ma quando li riaprì, incontrò solo il ruvido tronco dell'albero.
Il suo salice non piangeva più e le sue lunghe foglie erano immobili. Il vento era sparito.
La ragazza deglutì e si asciugò le lacrime col dorso della mano.
Trasse un respiro profondo e si alzò, rassettandosi la gonna lunga e tirandosi dietro l'orecchio un ciocca ribelle.
Si girò nuovamente verso l'albero e posò un bacio delicato sulla corteccia.
L'aria iniziava a raffreddarsi, mentre la vita nel bosco riprendeva improvvisamente.
<< Ci vediamo domani, Mamma >> mormorò la ragazza. Fece un paio di passi indietro, continuando a osservare il salice e infine si chinò a raccogliere gli stivaletti.
Shirley fece la strada a ritroso, trovandosi ben presto ai margini del sentiero. I papaveri si muovevano dolcemente alla brezza del vento, come i suoi capelli rossi.
La giovane sorrise e si avviò verso casa, mentre iniziava a cantare la dolce ninna nanna.

Scendeva la sera, sulla Valle di Verdepiano, e un canto riecheggiava limpido tra gli alberi, arrivando fin nelle strade di Fairy Oak.

 

 

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Kamala's Corner

Bene, dopo questo obrobrio posso anche cancellarmi dal sito !

Ciancio alle bande, non ho davvero idea di come mi sia venuta questa fic. Premeditavo in realtà qualcosa sulla Grisinca, quando puff, ecco che mi viene fuori questa cosa.

La canzone, ve lo dico subito, è Noble Maiden Fair (A Mhaighdean Uasal Bhàn), di Ribelle-The Brave.

E no, non è aramaico, ma bensì gaelico, una lingua che io trovo estremamente affascinante, misteriosa e intrigante.

Nel mio headcanon Aberdeen, quando era incinta, era solita cantare ninne nanne e parlare con il suo pancione, considerando che dai quattro mesi circa (credo...spero di non aver sparato una strepitosa) i bambini nella pancia possono sentire la voce della madre, ricordandosene una volta nati. Ora, non chiedetemi per quanto tempo perché davvero, non lo so. Vi dico solo che dovrei essere a ripetere scienze.

E niente, that's all.

Un abbraccione e ditemi cosa ne pensate, anche perché ho intenzione di riportare questo fandom all'antico splendore. Chiunque volesse aiutarmi è ben accetto, io sono (quasi) sempre qui.

Kam.

   
 
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