Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: Cleaver    03/05/2015    2 recensioni
Levy ha da poco perso il padre e, assieme alla madre, si trasferisce da Osaka a Nagayo, una cittadina portuale dove vive lo zio materno.
La ragazza appena diciassettenne deve lasciare alle spalle una vita faticosamente costruita e soprattutto la sua migliore amica, Lucy, con la quale stringe un patto: una volta a settimana devono scriversi una lettera, per colmare la distanza.
Attraverso le lettere di Levy, la bionda, capirà che a Nagayo le cose sono ben diverse da Osaka, la vita scorre più lenta e tutti sono più legati alle tradizioni.
Levy crescerà, grazie a questo trasferimento forzato, ma soprattutto grazie alle persone che incontrerà. E magari anche grazie all'amore, che si sa, è sempre dietro l'angolo.
"Cara Lucy, oggi è successa una cosa particolare..."
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil/Levy, Levy McGarden, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una lettera per Levy
.Capitolo 1.



 

Quella mattina il sole la svegliò dolcemente, dimentico della giornata precedente. Levy aprì gli occhi, durante la notte la coperta era andata via e lei si era ritrovata scoperta. Nonostante fossero in estate la notte faceva fresco, probabilmente per via della vicinanza con il mare.
Levy si alzò, i capelli erano tutti scompigliati e il pigiama troppo grande le era calato su una spalla. Si diede un’occhiata allo specchio della stanza e si vide tutto sommato bene, aveva dormito tanto quella notte, troppo stanca dalla giornata precedente, e ora era riposata e senza occhiaie.
Aveva chiesto alla mamma se poteva portare la lettera per Lucy alla posta e lei, alzandosi presto per andare al lavoro, aveva preso la busta arancione con mittente e destinatario ed era andata a francarla per spedirla
Si vestì, infilandosi una salopette di jeans e una bandana per capelli a fiori, gialla.
Scese fino in cucina, dove lo zio stava ancora a districare reti, probabilmente era arrivato da una battuta di pesca la mattina presto e ora risistemava tutto.
«Buongiorno, zio Makarov» sorrise Levy, sentendosi di buon umore.
Makarov grugnì in risposta, la sigaretta in bocca. Con un cenno del capo indicò il tavolo sul quale c’erano, in una cesta, delle albicocche e dei fichi freschi. Levi prese un’albicocca odorosa, era morbida e quando l’assaggiò scoprì che era anche dolce.
«È buonissima!» esclamò, sorridendo ancora.
«Le coltiva la nostra vicina, la signora Reddofokkusu» disse, togliendo la parte oramai bruciata della sigaretta.
«Suo figlio mi aiuta a sistemare le barche, perché non vai a ringraziarla anche da parte mia?» le consigliò lo zio, districando una rete e passando ad un’altra.
«Sì, credo sia una buona idea» annuì la ragazza, uscendo dalla cucina e arrivando fino al portico. Prese le Converse bianche e se le infilò senza calze, sistemando il tallone con le dita.
«Io vado!» gridò Levy da fuori. Lo zio rispose con uno dei suoi grugniti e Levy ridacchiò fra sé e sé.
La vicina abitava proprio davanti a lei, bisognava percorrere una via in salita e si doveva entrare in un cortiletto di terra battuta.
Quando arrivò davanti alla casa della signora Reddofokkusu poté vedere piccole barche intagliate nel legno riposare sotto un telo di plastica blu.
Aveva preso un cesto con delle zucchine che lo zio coltivava su in collina, per ringraziamento, e ora si stava avviando verso la porta di casa.
Bussò due volte, una campana a vento era appesa davanti allo stipite e suonava anche solo se sfiorata.
Le venne ad aprire una ragazzina poco più bassa di lei, i capelli lunghi e talmente scuri da sembrare blu raccolti in due codine. Aveva un vestito leggero e azzurro, scalza.
«Sì?» domandò con la sua vocina acuta, un po’ dubbiosa.
«Sono Levy, la nipote di Makarov. Io e mia madre ci siamo trasferite qui da poco e volevo ringraziarvi per il regalo che ci avete fatto ieri» sorrise la ragazza, indicando con lo sguardo la cesta che aveva fra le mani.
«Oh, ciao! Mio fratello vi ha viste al porto, entra pure» la ragazzina si scostò dalla porta, permettendo a Levy di entrare.
La giovane si tolse le scarpe poco prima di varcare la soglia, posando la cesta sopra lo scalino che portava in casa.
«Io sono Wendy, piacere» la mora le sporse la mano e Levy la strinse sorridendole.
«In casa ci siamo solo io e mio fratello, mia mamma è fuori con mia sorella per le spese, se vuoi puoi aspettarle assieme a noi. Non ci metteranno molto» le sorrise Wendy, facendole strada verso ad un piccolo giardino interno con un tavolo di metallo tinto di bianco e delle sedie dello stesso stile.
«Mh, credo che vada bene» annuì la turchina, accettando di buon grado di sedersi all’ombra di un grande salice che cresceva nel giardino.
«Vado a chiamare mio fratello» disse la mora, dopo averle dato un bicchiere di acqua fresca.
Levy ne bevve un sorso, memorizzando ogni particolare di quella casa molto carina, per poi poterlo descrivere a Lucy nella sua lettera.
Ci avrebbero messo relativamente poco ad arrivare, le missive, in quel modo avrebbero avuto tempo di leggerle e scriverle ogni giorno.
Dopo poco arrivò Wendy, seguita da un ragazzo molto alto. I capelli erano neri come quelli della sorella, ma era totalmente diverso da lei.
Era alto e muscoloso, indossava una canottiera grigia e dei bermuda neri. Portava due piercing sotto il labbro inferiore e due anelli alle sopracciglia. Anche alle orecchie ne aveva parecchi e Levy si chiese se gli avessero fatto male, tutti quei buchi.
La fronte era corrucciata e si stava lavando le mani con uno straccio sporco.
«Levy, lui è mio fratello Gajeel!» sorrise Wendy.
Accostati erano davvero buffi. Wendy era piccolina e minuta, femminile e graziosa, mentre Gajeel era alto e massiccio, con un’espressione dura sul volto. Tutto il contrario della sorellina.
Gajeel fece semplicemente un cenno con la testa, rimanendo con quella sua espressione a metà fra il dubbioso e il diffidente.
Levy gli sorrise e il ragazzo sembrò sciogliersi un poco, in fondo non avrebbe di certo dovuto proteggere la sua sorellina da una ragazza che era alta la metà di lui.
«Aspetta Juvia e la mamma assieme a noi, va bene?» disse Wendy, prendendo per mano Gajeel e portandolo fino al tavolino di metallo con le sedie.
«Sai che l’ha fatto mio fratello?» chiese retoricamente la mora a Levy, andando evidentemente fiera delle capacità del fratello.
«Oh, è davvero molto bello»
«In realtà l’ha fatto quasi tutto nostro nonno, io ho solo rifinito le saldature» brontolò il ragazzo.
Aveva una voce roca e un tono che sembrava sarcasmo, anche se in realtà non lo era. Pareva scorbutico, ma Levy avrebbe scommesso che in realtà era molto buono, soprattutto con una sorellina dolce come Wendy.
«Juvia studia per diventare biologa marina nell’Hokkaido. Torna solo d’estate» continuò Wendy, parlando come se i propri fratelli fossero i suoi figli.
«Anche mia mamma è biologa marina!» sorrise Levy, sporgendosi verso la ragazzina.
«Sei figlia di Asami Makugāden?» domandò Gajeel, improvvisamente incuriosito.
«Sì, la conosci?» chiese la turchina, sorprendendosi della domanda.
«Juvia non fa che parlare dei suoi libri sui cetacei, sì, la conosco» borbottò alquanto scorbutico. Sembrava che non ne potesse più di sua sorella.
«Parla di quello e del suo fidanzato dell’Hokkaido, solo di quello» continuò, scuro in volto.
Levy ridacchiò, trovando quasi tenero il suo viso corrucciato.
«E tu, Levy, cosa vorresti studiare?» s’incuriosì Wendy, versando altra acqua da una brocca nel bicchiere del fratello.
«Mi piacerebbe studiare letteratura, una volta finite le superiori» annuì la ragazza.
«Io vorrei studiare medicina, ma la mamma dice che non riuscirebbe a sopportare di vivere lontano da me» ridacchiò Wendy, grattandosi un braccio, sopra la puntura di una zanzara.
«Gajeel invece ha studiato meccanica per un po’ e poi ha dovuto abbandonare–
«Wendy, non mi sembra il caso di annoiare Levy con le storie della nostra famiglia» la interruppe il ragazzo, cercando di addolcire il tono della voce, ma risultando comunque brusco.
Levy capì che Wendy stava per dire qualcosa di personale e quindi preferì cambiare discorso.
«Non importa, medicina è una bella facoltà, ho un’amica di famiglia che ha studiato per diventare chirurgo» sorrise Levy, tentando di recuperare.
Si sentì il rumore della campana a vento e due donne entrarono in casa con delle buste di plastica.
«Mamma, abbiamo ospiti!» disse Wendy dal giardino, senza però alzarsi dalla sedia.
La signora Reddofokkusu era molto alta e formosa, i capelli erano scuri e gli occhi azzurri. Indossava una maglietta bianca e dei jeans a pinocchietto, con degli infradito sotto.
La sorella di Wendy e Gajeel, Juvia, le somigliava molto. Aveva i capelli anche lei talmente neri da sembrare blu, gli occhi azzurri come la madre ed un vestito bianco con dei sandali dello stesso colore.
«Oh, devi essere la figlia di Asami. Quando aveva la tua età veniva spesso a trovare lo zio» sorrise la donna, posando le borse sopra il tavolo della cucina prima di raggiungere i due figli nel giardino.
«Juvia, è la figlia di Asami Makugāden» le disse.
La giovane donna quasi sbiancò, anche se in realtà era già molto pallida.
«Davvero? Oh, Juvia sarebbe felicissima di incontrarla» disse sognante, parlando in terza persona.
«Beh, mia mamma ora è un po’ impegnata col lavoro, ma se vuoi posso chiederle di prendersi un po’ di pausa... magari puoi parlare a cena» tentò Levy, cercando di non far svenire la ragazza.
«Oh, per Juvia sarebbe il massimo!» chiuse gli occhi, sognante.
«Juvia, calmati» mormorò Gajeel.
«Già, non svenire come al solito» continuò Wendy, alzandosi per andare dalla sorella.
«Beh, sono felice di vederti, assomigli molto ad Asami» le disse la mamma di Wendy.
Levy annuì, un po’ imbarazzata, era felice di sentirsi dire che assomigliava alla mamma.
«Le ho portato della verdura per ringraziamento» esclamò la ragazza, facendo cenno al cesto che Wendy aveva portato in cucina.
«Grazie, se vuoi stasera potete mangiare con noi» sorrise la donna, lanciando un’occhiata ai figli che avevano iniziato a litigare.
«Se per mia madre va bene, è ok» annuì la turchina.
Quella sera tornò a casa con uno strano brontolio in pancia, zio Makarov era seduto a leggere un giornale di carta, scritto fitto.
L’uomo le disse che era giunta una lettera e Levy si stupì di vedere che era una di Lucy, le poste ci mettevano davvero pochissimo.
Salì in stanza, togliendosi la bandana che aveva in testa per leggere la lettera.

 

Cara Levy,
sono felice di sentirti dire che il posto dove ti trovi è bello.
Qua ad Osaka è tutto così grigio senza di te e le giornate passano lentissime...
mi manchi davvero molto, Levy, andare in biblioteca senza di te è quasi impossibile, però spero davvero tanto che per te le cose vadano meglio.

Magari a Nagayo incontri qualche bel pescatore! Io, oggi, sono andata al campetto da basket ed ho incontrato un ragazzo molto carino, ma... mi vergogno troppo–
Spero che le poste siano ben funzionanti, magari entro oggi potrebbe anche arrivarti. È tardissimo, quasi le due di notte.
Ti voglio bene tua,
Lucy.”
  


















 




Non ho molto da dire, solo chiedo venia per la cortezza del capitolo... ah, ho anche usato i cognomi "giapponesi" per pura scelta stilstica, dato che Mashima ha dato cognomi abbastanza inglesizzati.
Vorrei comunque ringraziare tutti coloro che hanno letto/recensito e seguito! Mi fate davvero contenta :3
Ja ne!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: Cleaver