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Autore: theperksofbeinglawliet    04/05/2015    3 recensioni
Novembre 1992.
Taylor è la numero uno indiscussa della Wammy's House di Londra. La vita per lei non è semplice all'orfanotrofio tra relazioni sociali praticamente inesistenti o complicate e un passato tremendo con cui fare i conti.
Ma il peggio per lei sta per arrivare.
E se qualcuno le portasse via l'unica cosa che le è rimasta? Se qualcuno venisse a rivendicare la sua leadership? E se questo qualcuno fosse proprio quello che sarà destinato a diventare il detective numero uno al mondo ovvero L?
Con questa fan fiction farete un viaggio nel periodo dell'adolescenza di L, trascorso nella Wammy's House di Londra, attraverso il punto di vista di Taylor. Inoltre verrete a conoscenza di un caso molto particolare a cui L lavorerà prima del caso del serial killer di Los Angeles...
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dopo cinque interminabili giorni, finalmente oggi sapremo i risultati dei test.
Nonostante ciò sono decisa a non alzarmi almeno fino alle dieci e mezza.
In fondo me lo merito un po’ di riposo, no?
- TAYLOR! – urla Nathalie scostando le tende per far entrare la luce.
A quanto pare no.
- Su, dai! Oggi è un giorno importante! Non puoi startene lì a dormire! – continua, aprendo la finestra. – CHIUDI QUELLA FOTTUTA FINESTRA! VUOI FARMI VENIRE UNA BRONCOPOLMONITE?! – le urlo di rimando, tirandole un oggetto a caso preso dal suo comodino.
- Sei sveglia, allora! – esclama, spostandosi dalla traiettoria dell’oggetto che ho appena tirato. Le sarebbe arrivato dritto dritto in faccia se non si fosse spostata. Peccato.
- Ricordami perché siamo amiche. – borbotto in risposta, rifugiandomi sotto le coperte.
- Molto divertente. Ora alzati se non vuoi avere compagnia quando andremo a vedere il Tabellone. – ribatte, tirandomi via le coperte di dosso.
Il Tabellone è il nome che noi ragazzi abbiamo dato all’elenco di tutti i nostri punteggi ottenuti nei test.
- Okay, okay! Ma tu vammi a prendere un caffè, mentre io mi preparo. – le ordino, dirigendomi a malavoglia verso il bagno.
 
 
Ci sono una buona e una cattiva notizia.
La cattiva è che, una volta arrivate davanti all’ufficio di Roger, scopriamo di essere le ultime, quindi c’è una discreta folla davanti al Tabellone che ci impedisce di avvicinarci per vedere il nostro punteggio.
La buona notizia è che io ho il mio caffè.
Appena gli altri notano la nostra presenza, o meglio la mia presenza, iniziano a spostarsi, lasciando così lo spazio necessario per avvicinarci.
Insomma immaginatevi me come Mosè e gli altri ragazzi come l’acqua.
- Oh, ma che carini. – affermo, studiando le loro espressioni.
Sembrano tutti trepidanti.
Tra la folla noto Ned. Lui non è per niente trepidante, anzi sembra leggermente incazzato. Mi rivolge uno sguardo che ha tutta l’aria di un “dopo facciamo i conti”. Wow, iniziamo bene la giornata.
I miei passi rimbombano per tutto il corridoio. Nessuno fiata.
Ora sono proprio davanti al Tabellone, Nathalie di fianco a me.
Il mio sguardo va subito sul primo in classifica.
Che non sono io.
E’ L.
Sapevo che sarebbe andata a finire così, ma averne la prova scritta di fronte è tutta un’altra storia.
Sento tutti gli occhi puntati su di me. Tutti vogliono assistere alla mia reazione.
Tutto questo mi fa tornare alla mente quando fui io a spodestare Ned dalla vetta.
 
Successe un sabato agli inizi di marzo del 1990 e pioveva, insomma per i londinesi era una giornata come un’altra.
Il “signore in nero” mi aveva portato alla Wammy’s House solo cinque mesi prima, durante i quali mi ero data parecchio da fare per scalare la classifica.
Nelle settimane precedenti a quel sabato mi ero fatta notare posizionandomi al terzo posto in graduatoria, tuttavia lo stesso Ned aveva sminuito il mio elevato punteggio definendolo una “botta di culo”.
Accolsi quella sua frecciatina come una sfida e, poco tempo dopo, la cosiddetta “botta di culo” si tramutò in una “smisurata botta di culo”.
Quel giorno, mi alzai presto.
Quando arrivai davanti allo studio di Roger, trovai Ned, solo, intento a fissare il Tabellone come sbigottito. Posò il suo sguardo gelido su di me appena mi vide arrivare.
- Tu... Piccola stronzetta! Come hai osato...? – disse con voce rauca che lo rese ancora più inquietante.
Intanto gli altri ragazzi si erano radunati in cerchio intorno a noi per assistere alla scena.
Mi prese per il colletto del maglione nero che indossavo, tirandomi su con molta facilità, dopodiché mi sbatté contro il muro con una certa violenza. – La pagherai cara per questo. – promise sempre con voce rauca, portando il suo volto a pochi centimetri dal mio e guardandomi con occhi infuocati per poi lasciarmi andare di colpo, non prima di avermi dato un altro strattone di avvertimento, e sparire in mezzo alla folla.
 
Ero seduta con la schiena contro il muro, tenendomi le gambe strette al petto, come a volermi fare ancora più piccola o per diventare un tutt’uno con il muro.
Tutti gli altri se ne erano già andati via con Ned, dopotutto in quei mesi non mi ero certo fatta ben volere... Nessuno badò a me, nessuno tranne lei.
- Ehi… Stai bene? – mi chiese la ragazza, inginocchiandosi accanto a me.
Non avevo mai visto nessuno con così tanti capelli in vita mia.
La ragazza aveva letteralmente un cespuglio ramato al posto dei capelli. Dietro agli occhiali apparivano due vivaci occhi verdi e sulla sua pelle chiara risaltava una spruzzata di lentiggini.
- Sì, mi fa solo un po’ male la testa... Niente di grave. – le risposi, massaggiandomi la nuca.
- Sicura? Vuoi che ti accompagni in infermeria? – insistette lei, porgendomi una mano.
- Sicura. – ribadii, accettando il suo sostegno.
- Beh... C’è qualcosa che posso fare per te? – mi chiese, tirandomi su. – E non accetto un no come risposta! – continua, sorridendomi. Due fossette fecero capolino agli angoli della sua bocca.
- Beh... Visto che mi sono alzata presto, potresti prendermi un caffè.– le risposi, ricambiando il sorriso.
- Non sei un po’ troppo giovane per bere il caffè? – mi chiese, un po’ sbigottita.
Alzai un sopracciglio.
- Okay, okay. – fece lei, alzando le mani in segno di resa. – Per chi devo prendere il caffè? – mi chiese, facendo finta che la sua mano fosse un taccuino.
- Taylor. – le risposi, vedendola scrivere il mio nome su una sua mano con un dito. – Chi ha preso la mia ordinazione? – le chiesi, stando al gioco.
- Nathalie. – rispose. – Bene, andiamo a prendere questo caffè, Taylor. – disse, mettendomi un braccio sulle spalle.
 
Da quel giorno siamo inseparabili. Mi giro verso la mia amica, guardandola con improvvisa tenerezza (tranquilli, non succede spesso). Lei mi prende la mano e me la stringe, pensando forse che mi stessi per mettere a piangere davanti a tutti.
Poso di nuovo il mio sguardo sulla folla in cerca di Ned, ma lui ha rivolto la sua incazzatura verso qualcun altro. Meglio così.
Torno a guardare il Tabellone.
A destra rispetto al mio nome c’è la scritta “migliorata” in verde con accanto il punteggio che ho ottenuto, ovvero 96/100.
Non faccio neanche in tempo a gioire del il mio successo che il mio sguardo cade sul punteggio di L.
100/100.
E non c’è la scritta “migliorato”, quindi non è la prima volta che ottiene il massimo dei voti. Come diavolo è possibile?!
Guardando l’elenco mi rendo conto che, con l’arrivo di L, Nathalie è scesa dal podio. Le stringo la mano. – Mi spiace... –
- Tranquilla, non m’importa più di tanto. Piuttosto... Tu come stai? – mi chiede, guardandomi con fare apprensivo.
- Sapevo che sarebbe successo... Oddio, guarda! – esclamo, puntando il mio dito sull’ultimo nome scritto sul Tabellone.
L’ultimo posto è occupato da Heather con la bellezza di 0/100 punti.
La vendetta si è servita da sola. Tanto meglio.
- Non si è presentata ai test. Non lo sapevi? – mi informa Nathalie, aggrottando le sopracciglia.
- No… In effetti è da un po’ che non la vedo... – ammetto, pensierosa, cercando l’odioso viso di Heather tra i ragazzi.
- Già... Strano che non si faccia vedere... – concorda, cercandola anche lei. – A proposito di persone che non si fanno vedere... Dov’è il tuo amichetto? – mi chiede, dandomi una gomitata su un fianco.
- Ahi! Non so dove sia e, onestamente, sono felice che non sia qui. – le rispondo, lanciandole un’occhiataccia, mentre mi massaggio il fianco. - Mi sa che è l’ora di mostrare al pubblico la mia reazione. – affermo, sospirando e cambiando argomento. Mi giro verso la folla. Sto per sbottare un bel “Beh, che avete da guardare?” con tanto di sguardo assassino, quando mi rendo conto che l’attenzione della folla si è spostata altrove. Un po’ stizzita, mi faccio largo tra i ragazzi verso la fonte di intrattenimento, tirandomi dietro Nathalie, intenta a lanciarmi tutti gli improperi possibili ed immaginabili.
Forse prima ho fatto male a non far caso a chi Ned aveva indirizzato la sua incazzatura. Beh avrei dovuto immaginare su chi si sarebbe sfogato, visto che lo ha già fatto in precedenza. E’ un déjà-vu.
Se non fossi certa del fatto che a Ned piacciano le ragazze perché una volta è stato fidanzato con Heather (se ci tenete alla vostra pelle non fategli domande sull’argomento. Accontentatevi di sapere che un giorno si è dato una svegliata e l’ha lasciata, fine.), penserei che a lui piaccia L.
- C’è qualcos’altro che vuoi portarmi via, fottuto bastardo? – urla Ned, avventandosi contro di L.
Mi metto in mezzo ai due prima che Ned possa colpire L. – Anche tu...? –mi accusa con voce rauca, fermandosi appena mi vede.
- Vuoi essere punito di nuovo, Ned? – gli chiedo, mettendomi le mani sui fianchi.
- Non me ne fotte una minchia di essere punito! Non ci sto a farmi portare via tutto da questo qua! – mi urla contro in risposta, diventando rosso dalla rabbia.
- Tu lo dici?! E cosa ti avrebbe portato via lui? – sbotto, acida. – Sono io quella che è appena passata da prima a seconda! – gli urlo contro, sentendo i miei occhi, per la prima volta dopo tanto tempo, inumidirsi.
Lui sembra non curarsene. – Finalmente sai cosa vuol dire! -  ribatte lui con la stessa acidità. – Si possono perdere anche delle cose diverse dal primato, sai? – continua a voce bassa, prima di oltrepassarmi, dandomi una spallata.
 - Purtroppo non ho ancora avuto modo di guardare il Tabellone perché Ned mi ha... Intrattenuto… – fa per dire L, ma viene subito interrotto da me.
- Ma va’ al diavolo pure tu, va’! – sbotto senza voltarmi verso di lui, andandomene a grandi falcate nella direzione opposta a quella che ha preso Ned.
 
 
Furiosa, corro verso la mia camera, trattenendo a stento le lacrime che sembrano non vedere l’ora di uscire per andare a ballare sulle mie guance, e mi ci chiudo dentro. Dopodiché mi rifugio nel piccolo spazio fra il mio letto ed il comodino, dove mi lascio andare ai singhiozzi, dando il via libera alle lacrime che iniziano a scorrere sul mio viso.
L’ultima volta che ho pianto è stata quando ho visto i corpi senza vita dei miei genitori. Da allora non ho più pianto perché ho sempre pensato che non ci sarebbe mai stato un dolore che non sarei riuscita a sopportare o per cui valesse la pena piangere, sicuramente non uno paragonabile alla perdita dei miei genitori.
Da due anni mi lascio scivolare tutto addosso senza sfogarmi in alcun modo (se non si conta la dipendenza dal caffè).
La morte dei miei genitori, il mio passato ed i suoi orrori che a volte ritornano, la solitudine dei primi mesi alla Wammy’s House, i conflitti con Ned, l’arrivo di L, lo strano comportamento di Heather, il quasi - riconciliamento con Ned, L ed il suo strano atteggiamento verso i miei confronti, prima sembra che faccia di tutto per farmi innervosire e poi mi abbraccia, i miei complessi di inferiorità che vanno a braccetto con la realizzazione di non essere mai abbastanza brava ed infine quello che è successo oggi…
Non ce la faccio più a sopportare tutto questo. Mi tocca pure ammettere che aveva ragione L, dicendo che avevo bisogno di parlare con qualcuno di quello che mi è successo in passato. Le lacrime continuano a scendere, calde ed amare, tanto che non mi accorgo della presenza di Nathalie finché non sistema una ciocca dei miei capelli neri dietro all’orecchio. – Ehi... Così sbaverai tutto il trucco... – constata, asciugandomi le lacrime con delicatezza.
- N-non… Mi… Importa... – dico tra i singhiozzi. Mi rendo conto di essere un po’ patetica, ma in fondo che cazzo me ne frega.
- Oh, Taylor... Vieni qui. – mi ordina lei, prendendomi per le spalle ed avvicinandomi a sé.
- Nathalie... – sussurro, gettandomi tra le sue braccia e singhiozzando ancora di più.
- Se mi sporchi la maglia di mascara ti uccido, sappilo. – mi avverte con tono scherzoso, accarezzandomi i capelli per calmarmi.
- Ti devo dire una cosa... – inizio, tirando su con il naso e scostandomi quel poco che basta per guardarla negli occhi.
- Lo so. – mi interrompe, ricambiando il mio sguardo.
- Come...? – non riesco neanche a formulare la domanda talmente sono scioccata.
- Volevi raccontarmi di te e L, vero? Beh... Non c’è n’è bisogno perché... Beh forse sono passata di lì... Per caso, eh! – confessa, balbettando.
- Io e L? Quando? Come? Cosa hai sentito esattamente? – le chiedo, un po’ confusa.
- Ho sentito che ti ha detto che era lui quello che ti aveva riportato in camera quella notte che ti eri addormentata in giardino. – rivela. – Tu mi avevi detto che ti eri alzata da sola ed eri tornata in camera. – continua, fissandomi. – Perché mi hai mentito? –
- Io... Ecco... Te l’avrei detto Nathalie, solo che non mi sembrava così importante... – continuo, imbarazzata, abbassando lo sguardo.
- NON TI SEMBRAVA COSI’ IMPORTANTE?! MA SEI CRETINA O COSA?! – esclama a dir poco scioccata.
- Sì, ma ora ti calmi. – le consiglio, mettendole una mano sulla bocca. – Vuoi farti sentire da tutti? –
- Okay, ma non puoi non dirmi una cosa del genere! Cioè ora è praticamente ovvio che L è cotto di te! – esclama al settimo cielo, battendo le mani.
- Ma non dire cazzate, suvvia. – sbuffo, alzando gli occhi al cielo. – Non voglio sentire parlare di quello lì. – continuo, agitando la mano con fare infastidito per chiudere l’argomento.
- Oh beh tra un po’ è ora di pranzo quindi devi per forza parlarci. – afferma lei, ammiccando e senza perdere il sorriso.
Sospiro. – Senti, comunque non era questo di cui volevo parlarti. – rivelo, andando in bagno per togliermi dalla faccia il trucco da panda depresso.
- Di cosa volevi parlarmi, allora? – mi chiede lei, seguendomi.
- Meglio se ti siedi. – le dico, guardandomi attorno. – Puoi sederti sul water... – le consiglio, trattenendo una risatina.

 
 
 
 
Spazio Autrice
 
Ragazzi e ragazze, sono davvero spiacente, ma credo che gli aggiornamenti saranno molto sporadici in questo periodo. Appena finirà la scuola, mi metterò sotto a scrivere ed aggiornerò regolarmente. Promesso.
Anyway, come va la vita? E' da un sacco che non vi sento e lo so che è solo colpa mia, ma sapete devo recuperare una materia alquano ostica... ECONOMIA. Suicidio. Bando alle ciance, vi è piaciuto il capitolo? Questa volta è più lungo, avete notato? ;)
Spero che vi sia piaciuto sopprattutto il mini flash-back che ho inserito sul primo "incontro" tra Taylor e Nathalie!
Per eventuali chiarimenti, critiche, pareri e quant'atro su questo capitolo o sulla storia in generale non mancate di contattarmi!
Alla prossima!

theperksofbeinglawliet
  
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