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Autore: Trick    30/12/2008    17 recensioni
«Perciò...» balbettò impacciato, allentandosi nervoso il colletto della camicia. «Ora che abbiamo messo a nudo la nostra reciproca attrazione, cosa dovremmo fare?» La prima Hannah/Neville senza pretese, ovviamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hannah Abbott, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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A Saki. Perché se lo merita e so che adora questa coppia.




Ottobre 2003
Atto primo
 

Sfilandosi gli occhiali da lettura e massaggiandosi le palpebre stanche, Neville allontanò da sé la pila di compiti consegnatigli dai ragazzi del sesto anno di Corvonero. Lanciò un'ultima occhiata sfibrata alla prima pergamena della lista.
L'estrema adeguatezza di un Incantesimo Rinvigorente può essere quotata, in seguito a scrupolosi approfondimenti, dalla tonalità e dalla gradazione della sezione esterna della corolla della pianta in osservazione. La peculiarità del sopracitato Incanto sta nella ridondante raffinatezza con la quale esso deve essere diligentemente eseguito”, lesse. Possibile che i Corvonero dovessero sempre farcire i propri temi con simili paroloni?“ Se l'Incantesimo Rinvigorente è fatto bene, il colore dei petali diventa più accesoera una risposta sufficientemente esauriente, per quanto gli riguardava. Che diavolo significava, poi, “ridondante“?
Maledicendo fra sé e sé Cosetta Corvonero e il suo intelletto sopraffino, si alzò, afferrò il proprio mantello e si convinse che, in fondo, si meritava una piccola pausa.
Pregando fra sé e sé che Minerva non lo trovasse sgattaiolare alla Testa di Porco (il fatto che uno dei suoi insegnanti frequentasse quella vecchia topaia ammuffita era, ai suoi occhi, una dannosissima onta per Hogwarts), scivolò nel corridoio e si diresse rapido verso i cancelli.
Solo un goccetto di Whisky Incendiario, si disse, e se ne sarebbe tornato a correggere quei dannati temi.
Era questione di qualche minuto, nulla di più.

*

Con uno sbuffo spossato, Hannah si spostò quel maledetto ricciolo biondo che continuava a ricaderle davanti agli occhi. Inclinò il capo e osservò compiaciuta la superficie del tavolo di legno che aveva appena terminato di pulire. Rivolse la stessa soddisfazione al resto del locale – il suo nuovo locale – e sorrise febbrile.
Stentava ancora credere che, dopo tanti anni trascorsi ubbidendo servizievole ai clienti e portando loro le rispettive ordinazioni, finalmente era diventata padrona di una taverna. E non una taverna qualunque, no: quella era la sua locanda, il pavimento su cui doveva ancora passare la cera era il suo, come sua era la grossa porta di quercia, suo era il lungo bancone, suo era il retrobottega e, sopra ogni altra cosa, suo era l'atto di proprietà.
Se, ponendo caso, avesse voluto mandare al diavolo qualche cliente sgradevole – anche se, col senno di poi, si diceva che non ne avrebbe avuto l'ardimento – avrebbe potuto farlo.
I Tre Manici di Scopa erano diventati, contro ogni previsione, di sua proprietà e Hannah, esaltata dalla sensazione di vigore e potere che quella novità le aveva suscitato, non si era mai sentita tanto efficiente come in quel momento.
Avrebbe potuto fare qualunque cosa e il risultato, ne era certa, sarebbe stato semplicemente perfetto.
Qualunque cosa.

* 
Sto a Nocturn Alley a prendere della roba mia. Tornatevene a casa vostra“.

Neville strabuzzò gli occhi e cercò di decifrare per l'ennesima volta la sgangherata calligrafia di Aberforth. Era definitivamente uscito di senno, assentì fra sé, per lasciare un biglietto affisso alla porta della Testa di Porco con l'unica parola decifrabile, ”Nocturn“, in bella mostra. Scuotendo rassegnato il capo, estrasse la bacchetta e la trasformò in ”Diagon“, pregando in cuor suo che nessun agente ministeriale fosse passato per Hogsmeade prima del suo arrivo. Infilò le mani in tasca e riprese il cammino verso la parte ovest del villaggio; chissà che il nuovo gestore dei Tre Manici di Scopa, chiunque fosse, non avesse già aperto il locale.  

*

Esausta, Hannah si lasciò ricadere su una sedia e alzò gli occhi alle travi del soffitto. Sciolse lo straccio che aveva legato attorno al capo per trattenere i capelli e inspirò profondamente. In tutta la sua vita, non si era mai sentita tanto leggera e potente. Niente avrebbe potuto distruggerla. Era invincibile.
Quando risollevò la testa, lanciò uno sguardo vago alla finestra e si lasciò sfuggire un grido spaventato.
Per tutti i rospi dello Yorkshire! Chi era quel tizio sospetto che stava fissando la locanda?
Si guardò intorno allarmata e afferrò la scopa che aveva appoggiato al bancone, stringendo il manico di legno con tanta forza che le nocche sbiancarono. Si mordicchiò le labbra e si acquattò contro la parete, scivolando piano verso la porta.
E se fosse un ladro?”, si chiese debolmente, allungando il collo e cercando di vedere oltre il vetro lucente.
Gliel'avrebbe mostrato lei, cosa significava cercare di fregare la nuova proprietaria dei Tre Manici di Scopa.
Oh, se gliel'avrebbe mostrato!

*

Sbuffando appena e guardando l'insegna con aria un po' delusa, Neville fece per tornare sui suoi passi, rassegnandosi all'idea che non avrebbe bevuto niente. Non aveva ancora mosso il piede quando, improvvisamente, la porta dei Tre Manici di Scopa si aprì con un tonfo sordo alle sue spalle. Sobbalzò impaurito e si voltò confuso, appena in tempo per schifare l'attacco di un oggetto che non riuscì bene a identificare. Il suo tentativo di evitare il colpo, tuttavia, funzionò solo in parte: arretrò spaventato e si ritrovò , senza sapere esattamente come, con le gambe in aria e il mantello rivoltato sulla testa.
«Credevi di trovare qualcosa di interessante, furfante!?» stava strillando una voce femminile. «Ah! Ma con chi pensavi di avere a che fare, eh?».
«Cosa?» borbottò perplesso, tentando di liberarsi forsennatamente dal mantello. Una volta che ebbe ritrovato la facoltà di respirare, alzò lo sguardo verso l'alto. Una ricciolina bionda dalle labbra piene e i fianchi rotondi lo stava fissando gelida, brandendo con aria minacciosa una vecchia scopa. Intuendo l'entità del suo precedente attentato, Neville cercò di allontanarsi da lei.
«Cerchi di svignartela!?» urlò lei, muovendo qualche passo verso di lui.
«Per l'amor di Merlino, stia calma!» bofonchiò spaventato Neville.
«Calma? Te lo do io il ”calma“, brutto...!» ruggì, preparandosi ad un secondo attacco.
«Ah!» strepitò l'uomo, arretrando paurosamente e tentando inutilmente di rialzarsi. «Signora, dico sul serio, metta giù quella scopa!».
Bloccandosi improvvisamente, Hannah si fece più scura in viso.
«Signora...» ripeté, sgranando gli occhi. «Come osi chiamarmi ”signora“!?».
Imprecando contro mari e monti, Neville alzò le mani davanti al viso e arrischiò un pessimo sorriso di circostanza .
«No, no, no, no» si affrettò a puntualizzare. «Signorina! Lei è ovviamente signorina! È così...» s'interruppe, inclinando il capo e scrutandola meglio. Fece una smorfia corrucciata mentre studiava attentamente quella buffa strega. Non era né alta, né tantomeno scarna, ma i corti boccoli biondi e i fianchi floridi le conferivano un'aria estremamente provocante. L'ampia scollatura del vestito, oltretutto, non lasciava alcuno spazio all'immaginazione. Nonostante fosse sicuro di non averla mai incontrata prima d'allora, c'era, in lei, qualcosa di vagamente familiare.
«Cosa diavolo stai fissando, razza di maniaco!?» trillò lei, alzando nuovamente la scopa.
«Merlino!» gridò Neville, coprendosi la testa con le mani. «Signora... no, signorina, scusi... davvero, non ero qui per-».
«Adesso chiamo qualcuno a scuola!».
«No, la scongiuro!» cercò di farla desistere lui. «Se la McGranitt scopre che non sono nel mio ufficio, è la volta buona che mi Trasfigura in un portagioie!»
Hannah strabuzzò gli occhi e lo fissò come se lo vedesse per la prima volta.
«Lei è...» balbettò. «Lei è... un professore?».
«Se rispondo di sì, mi colpirà lo stesso?».
«Oh, cielo!» esclamò Hannah, arrossendo improvvisamente e aiutandolo a rimettersi in piedi. «Sono così mortificata! Ero convinta che lei fosse un malintenzionato!»
«L'avevo notato...» mormorò laconico lui, ripulendosi il mantello dalla polvere. «È...» iniziò, prima di interrompersi improvvisamente. Stava per dire ”un piacere“, ma decise di cambiare frase. «È interessante conoscerla, signorina. Sono il professor Paciock, insegno Erbologia» spiegò con un sorriso tirato, tendendole la mano.
Boccheggiando un poco, lei lo fissò, se possibile, ancor più sbalordita.
«...Neville?».
Lui inarcò dubbioso un sopracciglio.
«Ci conosciamo già?».
«Per gli gnomi di Scozia, Neville! Sono Hannah!».
«Hannah Abbott?» ripeté lui, sconcertato. «Merlino, non posso crederci!»
«E io non posso credere di averti steso con questa vecchia ramazza! Accidenti, Neville, scusami! Se solo lo avessi saputo non-»
Lui scoppiò a ridere.
«Non preoccuparti» le disse. «Sono stato aggredito da creature ben più feroci».
Lei gli rivolse un sorriso imbarazzato.
«Posso, perlomeno, farmi perdonare offrendoti qualcosa?».
«Francamente, Hannah» le rispose sornione lui. «Ho un disperato bisogno di whisky».

*
Febbraio 2004
Atto secondo

Riempì i bicchieri di entrambi con la miglior bottiglia di Ogden del proprio retrobottega e lanciò a Neville un'occhiata divertita.
«Aberforth mi odierà a morte» disse. «Gli ho portato via uno dei suoi migliori clienti».
«Al contrario» ribatté con un sorriso lui. «Non vedeva l'ora che mi levassi dai piedi per riprendere i suoi vecchi traffici da sottobanco».
Hannah ridacchiò brevemente e sorseggiò cauta un goccio di Whisky Incendiario. Ricordava ancora l'ultima volta che aveva accettato quella malsana scommessa di Susan, al suo sesto anno, e... be', semplicemente non era il caso di replicarla davanti a Neville.
Lo scrutò in tralice al di sotto in un ricciolo biondo.
Se, durante i primi anni di scuola, le avessero detto che sarebbe finita con il trascorrere ogni sua futura tarda serata in compagnia di Neville Paciock e un bicchiere di whisky, probabilmente si sarebbe messa a ridere.
O a piangere, forse.
Ascoltandolo parlare con quella gestualità un po' impacciata tutta sua, continuava a stupirsi di quanto esagerato fosse stato il suo cambiamento. Hannah se lo ricordava come un ragazzino maldestro e paffutello, prima ancora che come un diciassettenne dal volto rotondo e glabro. Assurdamente, davanti a lei, ora, sedeva un uomo dall'aspetto irresistibilmente trasandato, la barbetta incolta, le basette un po' troppo lunghe e i capelli chiari scompigliati attorno al viso.
«Hannah?» la voce di lui la aiutò a riemergere dai propri pensieri. «Ti sto annoiando?».
«Che-?» mugugnò lei, scuotendo il capo confusa. «No, no, no, no! Mi ero... distratta».
Afferrò con un sorriso imbarazzato il bicchiere e, dandosi mentalmente della deficiente, ne ingoiò il contenuto tutto in un colpo.
Ma che diavolo le stava succedendo?

*

Le treccine.
Hannah Abbott.
Per tutto il periodo trascorso ad Hogwarts come studente, Neville aveva imparato ad associare mentalmente fra loro le due cose in maniera pressoché automatica. “Hannah Abbott è la ragazzina di Tassorosso che porta sempre le treccine“ era un concetto piuttosto essenziale. Ora, invece, si sentiva abbandonato a sé stesso. “Hannah Abbott non ha più le treccine, è diventata estremamente sensuale e se non la smette di leccarsi le labbra dopo aver bevuto il suo whisky impazzirò“ era, effettivamente, un pensiero molto più complesso e pericoloso.
Sollevò gli occhi dal proprio bicchiere e la intravide giocherellare distrattamente con un ricciolo biondo. Quando si accorse che i propri occhi già risentivano dell'attrazione gravitazionale provocata dal suo decoltè – come se non bastasse, dannazione – li chiuse istintivamente e tornò a chinare colpevole il capo.
Se solo i suoi studenti sapessero che perfino il loro insegnante di Erbologia, spesso e volentieri, si concedeva pensieri impudichi sulla nuova titolare dei Tre Manici di Scopa, la sua carriera di rispettoso docente sarebbe finita alle ortiche.
«Neville?».
«Uhm?».
«Stavamo spettegolando sul professor Hunchbeam, ma ti sei bloccato improvvisamente» gli disse, sorridendo graziosamente e spostando un ricciolo dietro l'orecchio.
Merlino,di questo passo quella strega l'avrebbe fatto internare.
*

Cara Susan,
sappi che, nel buon nome della nostra amicizia, sto rischiando molto (molto) scrivendoti questa lettera. Se mai qualcuno dovesse intercettarla (se tu che stai leggendo non sei Susan, ti prego, ti prego, ti prego, dimentica tutto e non gettarmi nella vergogna) sarebbe la fine.
Non indovinerai mai (mai, Susan, mai!) chi è, adesso, l'insegnante di Erbologia.
Dai, forse puoi arrivarci. No, fa lo stesso, te lo dico io: Neville Paciock!
Sì, quel Neville Paciock! Hai presente il ragazzino grassottello che faceva sempre esplodere il proprio calderone? Ecco, dimenticatelo. Hai presente Cassius Westwood, quello di Radio Strega Network? Bene, perché lui e Neville ora sono nella stessa categoria di mariti perfetti.
Be', magari non proprio, ma, fidati, c'è vicino.
È diventato così maledettamente sexy che non riesco a lavorare diligentemente, quando c'è lui in locanda! È una continua distrazione carnale e lui certo non mi aiuta, standosene sempre seduto al bancone con il suo whisky!
Non posso andare avanti così, devo assolutamente portarmelo a letto o rischio di avere un overdose di ormoni.
Con affetto,
Hannah

*

Harry,
ho un disperato, disperato bisogno di te.
Hai saputo che Madama Rosmerta ha da poco ceduto i Tre Manici di Scopa? E sai chi è, ora, la nuova titolare?
Hannah Abbott. Frequentava il nostro stesso anno a Tassorosso, rammenti? La ragazza che portava sempre le treccine.
Ora, posso dirti che non ha più le treccine. Ora, è dannatamente affascinante e il mio cervello ha deciso di dare forfait.
Non ce la faccio più e se continuo a passare più tempo alla locanda che non a scuola, la McGranitt tornerà ad adottare le vecchie maniere di Gazza. Potrebbe farlo, Harry, davvero. Più gli anni passano, più il sadismo di quella donna si rafforza.
(Merlino, fai che non controlli la mia posta).
E ondeggia i fianchi in una maniera ipnotizzante...
P.s.
Mi riferivo ad Hannah, non alla McGranitt.
Neville
*

Maggio 2003
Atto terzo

Chiudendo gli occhi e concedendosi un grosso respiro, Hannah si ripeté per la centosettantacinquesima volta che, in fondo, non vi era, in ciò che si apprestava a fare, nulla di estremamente complesso. Per quanto non si sentisse affatto tale, si era autoconvinta di essere perfettamente pronta al grande passo.
Controllò la situazione della taverna un'ultima volta e annuì con decisione. Il cartello “chiuso per motivi puramente personali“ che aveva affisso alla porta aveva allontanato tutti i potenziali clienti-disturbatori, le poche candele fluttuanti sopravvissute alla sua maniacale selezione conferivano alla sala un'atmosfera perfettamente intima e, ciliegina delle ciliegine, il giradischi sul tavolo più vicino al bancone suonava le soffuse melodie di Lydia Lovable.
Si lisciò le pieghe della gonna – aveva perfino indossato quell'abito tanto scollato che Susan l'aveva definito un “richiamo per uccelli“ - e sbuffò spazientita.
Miseria, non esisteva alcun motivo per il quale la sua cospirazione non avrebbe dovuto funzionare. Probabilmente non avrebbe fatto innamorare di sé qualunque mago avesse varcato la soglia, ma, perlomeno, chiunque avrebbe cercato di portarsela a letto il più in fretta possibile.
E, al momento, il suo obiettivo principale era esattamente quello.

*

Neville si bloccò a qualche metro dall'entrata dei Tre Manici di Scopa e si accertò di ricordare ogni parola del proprio discorso. A livello puramente teorico, non appariva difficile. Sarebbe semplicemente dovuto entrare con tutta la disinvoltura di cui disponeva, salutarla educatamente e dirle: “Hannah, sono costernato. Sebbene la tua compagnia, in questi mesi, sia stata estremamente piacevole, sono, purtroppo, costretto a limitare le mie visite notturne“.
In quanto l'unica cosa alla quale riesco a concentrarmi è il modo incantevole in cui ondeggi i fianchi.
No.
Decisamente, quello non glielo avrebbe confessato nemmeno sotto tortura.
Mai.
*

«Neville!» esclamò Hannah, sgranando gli occhi in maniera impressionante e pregando di apparire più stupita di quanto non fosse. «Non ti aspettavo, questa sera» mentì spudoratamente, tentando di accavallare le gambe con nonchalance e arricciandosi nervosamente i capelli.
Impietrito, Neville la fissò a bocca aperta qualche secondo e deglutì a fatica.
«Cosa stai facendo?» boccheggiò allarmato, arretrando inconsciamente di qualche passo.
Scoraggiata dal suo atteggiamento restio e dandosi mentalmente dell'idiota per aver creduto che lui potesse cascare in una simile farsa, Hannah cercò di riacquistare un po' di contegno.
«Pulivo» tagliò corto, indicandosi vagamente attorno.
Neville chiuse gli occhi, sforzandosi di non guardare al di sotto delle sue spalle morbide. Per tutte le sottogonne di Morgana, si disse, possibile che non possedesse abiti più decorosi? Quello che indossava quella sera era, fra tutti quelli che le aveva visto, probabilmente il meno innocente. Anzi, rettificò fra sé e sé, era il vestito meno innocente che avesse mai avuto modo di vedere, sempre che un pezzo di stoffa grande quanto uno Zellino potesse essere definito “innocente“.
«Sei... sei seduta... sul bancone» biascicò, chinando il capo per non essere scoperto indugiare sulle sue cosce scoperte.
Lei gli rivolse un'occhiata sperduta.
«Ehm... riposavo».
«Oh, capisco» rispose brevemente lui. «Hannah, io...» iniziò debolmente.
«Sì...?» lo incitò lei con un sorriso speranzoso, sporgendosi verso di lui e scrutandolo febbrile.
«Ecco...»
«Cosa, Neville?».
«Tu... cioè, io... insomma...» balbettò tremante. Si interruppe di nuovo, sollevò lo sguardo su di lei e sospirò sconfitto. «Non posso più venire» esalò rapido.
Il sorriso parve afflosciarsi sul volto di Hannah.
«Cosa?» domandò allibita.
«Problemi superiori».
«Non puoi» squittì sconcertata lei, scendendo con un gesto fluido del bancone e avvicinandosi pericolosamente a lui. Sobbalzando appena, Neville riprese ad arretrare. «Non... non prima di... Lydia Lovable!» decretò, indicando il giradischi con un movimento isterico del polso.
Lui la guardò confuso.
«Ehm... cosa c'entra Lydia Lovable?».
«Lei... lei.... le candele e... e... e il cartello e... e... il richiamo per uccelli!».
«Richiamo per... cosa?».
«Susan... tu non... Lydia Lovable?».
Neville osservò preoccupato l'espressione invasata comparsa sul viso della strega. Facendosi forza, le afferrò piano le spalle e cercò di fissarla intensamente senza subire ulteriori distrazioni fisiche.
«Hannah, credo che tu abbia inalato troppo Smacchiante Magico» le disse piano. «Perché non ti siedi qui, eh? Ti porto un bel bicchiere di acqua fresca, così cerchiamo di-».
Si bloccò di colpo e fece una smorfia impaurita nel vedere gli occhi di Hannah riempirsi di lacrime.
«Io non ti piaccio proprio, allora...» piagnucolò lei, lasciandosi scivolare sulla sedia più vicina e osservandosi cupa le mani abbandonate in grembo. «Lo so che è perché sono cicciottella, ma io ci ho provato a mettermi a dieta, davvero. È solo che avere la locanda a due passi da Mielandia non aiuta per niente...».
Neville aveva gli occhi talmente sgranati che parevano in procinto di schizzargli dalle orbite da un istante all'altro.
«Tu... tu pensi di non piacermi?» mugugnò sconvolto, in un tono di voce di un'ottava più alta. «Perché tu pensi di non piacermi?».
Tirando rumorosamente in su con il naso e facendo mostra delle labbra tremule, Hannah gli lanciò un'occhiata disperata.
«Perché Lydia Lovable sta cantando... e ho accesso poche candele ed ero sul bancone, e tu... tu...» ribatté confusa lei. «Tu sei ancora vestito, maledizione!» strillò.
«Per tutti i barbagianni del Devonshire, Hannah!» rispose allarmato Neville. «Che cosa vai blaterando?».
«Ed è perché sono grassottella!» ripeté ostinata lei, sbattendo con foga un piede per terra.
Neville si massaggiò spasmodicamente le tempie.
«Fammi capire» riprese, dopo un attimo di esitazione. «Tu sei realmente convinta di non piacermi?».
«Be'» rispose energica lei. «Se non è così, non capisco perché non hai ancora fatto niente di niente».
«Mi hai quasi portato sull'orlo di una crisi nevrastenica, Hannah!» urlò concitato Neville, sbracciandosi come un invasato e iniziando a camminare avanti e indietro. «Ti rendi conto di quanto tu sia stata... fuorviante!?».
«Fuorviante...?».
«Fuorviante, sì» annuì lui. «Merlino, sono un professore! E tu... tu... insomma, non posso rimanermene impalato a lezione solo perché ho quei tuoi incantevoli fianchi che mi ondeggiano davanti agli occhi ogni secondo, cribbio!».
Hannah inclinò stordita il capo.
«I miei... cosa?».
«Niente» si affrettò a ritrattare lui.
«Hai detto che i miei fianchi sono incantevoli».
Neville si guardò distrattamente intorno, grattandosi imbarazzato la nuca.
«No, affatto».
«Sì, invece».
«Non l'ho detto».
«Sì, l'hai detto».
«Ti dico che non l'ho detto».
«E io ti dico che l'hai detto».
«Oh, dannazione...» imprecò piano Neville. «Non posso credere di averlo detto ad alta voce».
Rimasero a fissare qualunque oggetto non fossero i rispettivi volti in silenzioso imbarazzo. Hannah riprese a lisciarsi le pieghe della gonna, mentre Neville, appoggiandosi con la schiena al tavolo opposto a quello della strega, si fissava insistentemente le punte degli stivali.
«Indossare quel vestito, stasera, è stato perfido» riuscì a scandire lui. «Anche lui è estremamente fuorviante. Non riesco concentrarmi sui miei piedi».
Lei si mordicchiò il labbro e arrossì.
«Quindi... io ti piaccio?» chiese.
In risposta, Neville avvampò e annuì.
«Già».
«Anche tu mi piaci» borbottò imbarazzata Hannah.
Dopo un attimo di quiete, Neville tossicchiò vagamente.
«Perciò...» balbettò impacciato, allentandosi nervoso il colletto della camicia. «Ora che abbiamo messo a nudo la nostra reciproca attrazione, cosa dovremmo fare?».

*

«Non credevo mi avresti preso così alla lettera, Hannah» biascicò Neville, sprofondando il capo nel cuscino e schiaffandosi una mano sulla faccia. Mordicchiandosi nervosa il labbro inferiore e ridacchiando appena, Hannah si strinse a lui e posò la tempia sinistra al suo petto, senza rispondere.
«Non credevo nemmeno avresti cercato di uccidermi con una scopa, ad essere sincero» riprese lui.
«La scopa era un diversivo» ribatté divertita. «Volevo distrarti mentre ti guardavo il sedere».
Neville rise. Hannah si avvicinò di più a lui e si strinse all'incavo del suo collo. Lui chinò il capo, le scostò un ricciolo biondo e le baciò dolcemente la fronte.
«A che ora hai lezione, oggi?» gli chiese.
«Credo di avere la prima alle... Merlino, un quarto d'ora fa!».
Si alzò dal letto con tanta furia che le gambe rimasero impigliate nel lenzuolo, perse l'equilibrio e cadde sul pavimento di legno. Hannah si rizzò a sedere, allarmata.
«Neville, sei intero!?».
«Ancora sì!» gridò in risposta lui, afferrando camicia e pantaloni e tentando di infilarseli contemporaneamente. «Ma se la McGranitt mi becca, finisco a Mosca trasfigurato in una matrioska!».
Hannah si coprì la bocca con un mano e soffocò una risatina. Lo osservò dimenarsi per tutta la stanza alla ricerca della cravatta, fin quando, alzando gli occhi, non la trovarono appesa al lampadario.
Neville guardò Hannah con un sopracciglio inarcato.
«Come diavolo-?».
«Non fare domande» lo interruppe lei, coprendo le guance imporporate con l'orlo della coperta. «Davvero, non farle».
Lui scosse confuso il capo, si issò sul letto, acciuffò la cravatta e, scendendo, sarebbe certamente capitolato per terra se non avesse avuto i riflessi per arrestarsi con una mano contro il muro. Afferrò il mantello abbandonato sulla cassapanca di Hannah e, senza aggiungere altro, scivolò oltre la porta.
Lei sgranò gli occhi e fissò con aria indignata l'uscio dal quale era svanito.
Pochi istanti dopo, il volto arrossato di Neville fece nuovamente capolino nella stanza.
«Scusa» boccheggiò. «Avevo dimenticato di salutarti».
«Ah, sì?» esclamò ironica lei. «Non me ne ero accorta».
Lui la fissò imbarazzato. «Be'... ciao, allora».
Hannah lo guardò sparire per la seconda volta nel corridoio. Appuntò mentalmente di scrivere a Susan che, per quanto Neville avesse superato le sue aspettative dal punto di vista pratico, indubbiamente doveva ancora migliorare tutto ciò che concerneva la fase del “dopo“. Non aveva ancora finito di rimuginare corrucciata fra sé quando, per la terza volta, Neville comparì di nuovo davanti a lei.
Le rivolse uno sguardo timido e abbozzò un sorriso.
«È probabile che stasera io abbia ancora voglia di whisky, comunque».


   
 
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