Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Margarinas    04/05/2015    0 recensioni
Dal primo piccolo capitolo:
Già, perché quello, lo sapevo benissimo, era un buco nero senza fine da cui non riuscivi ad uscire mai. Mai. Nemmeno con tutto l'aiuto del mondo, una parte di te ci sarebbe rimasta dentro per sempre.
Fumo, droga, alcool. Un circolo vizioso destinato a ripetersi. Ecco che cosa deve affrontare Elisa il fatidico giorno del 19 maggio. Ripercorrerà il suo percorso, dal giorno in cui conobbe Elena, il suo sole; fino al giorno della sua prima volta e a quella della sua disintossicazione.
Elisa vuole smettere, ma come fare se non si può cancellare una data dal calendario?
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Presi il telefono dalla mia tasca dei pantaloni. Scrissi un breve messaggio, semplice e conciso.
 "Raggiungimi.
Elisa"

 Sapevo che Nik avrebbe capito, non era stupido. Probabilmente, sospettai, doveva già essere per strada, quello che mi aveva detto quella sera, alla cabina, una frase a cui inizialmente non avevo dato importanza, celava, invece, molti più sentimenti, molti più segreti, molte più colpe.
 Perché gli scrissi non ne avevo idea, sapevo solo che non volevo stare sola e non sarei dovuta stare sola mai più. Ero rimasta in solitudine per molto, molto tempo, ormai. Se volevo davvero smettere di vivere sotto un eterno temporale, dovevo inziare al più presto, subito, ora, in quel momento.
 Da quando il mio sole si era spento non avevo mai, mai più trovato altro per cui valeva la pena vivere e non perché lei fosse la mia ragione di vita. Un po' lo era, era vero, ma quello che veramente mi stava distruggendo dentro, era il fatto di essere stata in parte responsabile della sua morte, lo avevo sempre saputo. Anche io avevo contribuito alla sua distruzione, anche se Elena si era uccisa da sola, io avrei dovuto capirlo, avrei dovuto farla smettere prima. Erano quelle le mie colpe.
 E ogni volta che mi risvegliavo nel letto mio, o di qualcuno che, nemmeno ricordavo chi fosse avevo maledetto il sole che filtrava attraverso le persiane, maledicendo anche me stessa per ciò che avevo fatto e anche per non essere morta la sera precedente. Me ne resi conto solo in quel momento, in realtà io avevo iniziato a drogarmi perché volevo morire anche io, come Elena. Ero io quella che doveva morire, non lei. La vita era stata fin troppo dura con Elena, mentre con me fin troppo clemente e quando, avevo avuto la mia possibilità di poter fare qualcosa di veramente importante, me l'ero lasciata scivolare tra le mani. Io avrei dovuto salvarla, ne ero convinta, ogni volta che infilavo l'ago sotto la mia pelle.
 E ne ero convinta anche in quel momento, sul mio terrazzo, con la bustina di droga in mano, solo che era una convinzione diversa. Io avevo cercato di fare il più possibile per lei e avrei fatto ancora tanto se il tempo me l'avesse concesso, ma io non potevo essere l'artefice della vita di Elena, era lei quella che doveva salvarsi. E doveva farlo da sola. Risollevarsi, con l'aiuto della mia mano, ma rimettersi in piedi da sola. E lei l'aveva capito, me l'aveva detto come sue ultime parole.
 Se quell'ultima dose non fosse stata fatale, lei ce l'avrebbe fatta a lasciare da parte il passato. Lei sarebbe rinata, ne ero certa. Elena ce l'avrebbe fatta a dispetto di tutti i mali che aveva subito, avrebbe avuto la sua ribalta seppur fra sofferenze e dolori. Sofferenze e dolori che anche io avevo provato. La disintossicazione non era facile, ma se avevi qualcuno vicino sarebbe stato tutto più semplice. Elena avrebbe avuto me. Ma il destino, quella notte decise diversamente e forse, dopo tutto, fu giusto così. Elena aveva finito di soffrire, non aveva avuto chissà quanto dalla vita, ma aveva, almeno per una volta, avuto qualcuno che l'amava. E che l'amava tutt'ora.
 Presi una sedia e l'avvicinai alla balaustra. Era poco più larga di venti centimetri, cadere di sotto sarebbe stato semplice, molto semplice. Ci salii sopra, il vento mi spinse indietro, ma io mi aggrappai al soffitto del terrazzo di sopra, così da non cadere indietro.
Guardai in giù, verso la città di notte, così piena di vita nonostante non fosse giorno, così piena di malvagità e di oscurità. Piena di tossici e di alcolisti, di assassini e di puttane, piena di gente che una volta ero stata io. Mi chiesi come ci fossero finiti lì, in piena notte, a girare in modo losco tra i vicoli, tutti avevamo qualcosa in comune nella nostra storia.
 Tutti noi meritavamo una seconda occasione, un'opportunità. Tutti prima o poi ci saremmo salvati. Io lo stavo per fare, stavo per salvare me stessa, una volta per tutte.
 Presi il saccetto dalla tasca dei pantaloni, ormai fradicia di nuovo, dalla testa ai piedi nudi sul freddo marmo, mi spinsi un po' più avanti. Aprii il sacchetto con una mano tremante, lo guardai lì, sul mio palmo con tutto il l'odio che riuscivo a dare, ma non era solo odio quello che provavo, era... un miscuglio di emozioni contrastanti, quale gratitudine e tristezza, perché nonostante l'eroina mi avesse fatto del male, nonostante le avessi permesso di farmi del male, mi aveva insegnato parecchie cose, era stato un capitolo importante della mia vita, indelebile in tutta la sua oscurità. E avrebbe fatto di me per sempre, lo sapevo e lo accettavo.
 Rovesciai la mano e la polvere cadde giù, poi il vento fece la sua parte e la sollevò, la trasportò via da me, lontano da me. Via per sempre. Era finita, avevo chiuso, questa volta avevo chiuso davvero.
 Rimasi lì a contemplare il temporale, il vento e la pioggia fino a quando non sentii due mani forti afferrarmi per i fianchi, tirarmi giù dalla balaustra e depositarmi a terra. Mi sbilanciai e finii contro il suo petto. Le sue braccia forti mi circondarono e mi strinse a se. Io sorrisi, aveva ancora la chiave del mio appartamento. Il mio Nik.
 Lo sentii singhiozzare e non potei provare un filo di tenerezza. Non sapevo se stava piangendo per me o per Elena, per ciò che era successo o per tutte e tre le cose, eppure stava piangendo. Il mio Nik che non piangeva mai, che faceva il duro con un'armatura spessa e impenetrabile. Non potei non smettere di sorridere, mi divincolai dalla sua stretta.
 «Cosa diavolo ci facevi lì sopra?!» il suo tono era arrabbiato, ma i suoi occhi lo tradivano, lo tradivano sempre. Mi prese il volto fra le mani e mi baciò. Mi baciò con tenerezza, con amore, piano. Solo un lieve bacio che durò poco più di tre secondi, ma era tutto ciò che avevo bisogno.
 «Ho buttato tutto» gli dissi solo, lui avrebbe capito, lo faceva sempre. «Ho finito con tutto questo, adesso basta.»
 Gli presi la mano e mi avvicinai alla balaustra. Inspirai un paio di volte l'aria fresca della notte, Nik di fianco a me a cingermi la vita con un braccio. Me ne resi conto in quel momento, Nik sarebbe rimasto lì con me fino a che io l'avessi voluto, era venuto lì per me e solo per me. E ci sarebbe rimasto, perché era così che volevo.
 «Cosa stavi facendo lì sopra?» mi chiese di nuovo in un sussurro, la sua bocca vicino al mio orecchio. Presi tutto il tempo del mondo per rispondere, c'era una sola spiegazione, due motivi, ma che erano uno solo. Presi un profondo respiro, l'aria mi riempì i polmoni e fu meglio di qualunque altra cosa.
 «Dicevo addio ad una vecchia amica.»


 E infine sì, siamo giunti alla fine (che brutto gioco di parole) di questa piccola storia.
Questo capitolo l'ho scritto di getto, non volevo più aspettare, quello che dovevo dire l'ho detto e ne sono felice.
Sono fiera di questa piccola storia, nonostante gli errori di battitura e forse qualche cosina tralasciata. È la prima storia che ho portato a termine, seppur piccola.
Voglio ringraziare tutti quelli che l'hanno letta, spero che vi sia piaciuta, io mi sono divertita un sacco a scriverla.

Voglio dedicarla ad un paio di persone, alle due protagoniste che, nonostante ne siano all'oscuro c'è molto di loro qui dentro; alla mia fedele compagna di banco, O. a cui non piacciono storie del genere, ma ascolta sempre i miei monologhi su di essa; a Laura, mia fedele lettrice e accompagnatrice serale, al suo fratellino e al ringo avvelenato.
Infine la dedico a mio padre e ai miei fratelli, ma soprattutto a mia madre.
Tra poco, il 19 sarà il suo compleanno, perciò fatele tutti gli auguri!

Vi ringrazio di nuovo tutti, non rompo con le recensioni questa volta.
-Margarinas.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Margarinas