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Autore: piperina    05/05/2015    3 recensioni
Hermione osservò la fotografia che teneva in mano da ore per l’ultima volta. Studiò di nuovo ogni particolare, ogni piccolo movimento: il sorriso accennato, gli occhi che si incontrano per pochi istanti, l’innocenza di quel frammento di tempo.
Distogliere lo sguardo fu difficile, dovette costringersi a farlo perché sapeva che non avrebbe più dovuto posarlo su quella fotografia. Su quei ricordi. Su tutto ciò che era successo da allora.
La infilò in un libro che ripose in cima all’armadio, in mezzo alle scatole dove conservava le sue vecchie divise scolastiche. Rimase a fissare il soffitto a lungo prima di decidersi a uscire dalla stanza.
«Devo andarmene da qui.»
Fu con grande fatica che Hermione scese le scale e attraversò il breve corridoio che la condusse all’ingresso. Quella casa era colma dei ricordi di due vite diverse: gli anni che aveva vissuto con i genitori e le poche settimane trascorse con lui.
(I put your picture away)
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Ron Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'Lucius&Hermione - Wild Rose'
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Credit:

Picture – Kid Rock&Sheryl Crow

Link al video:

https://www.youtube.com/watch?v=rKFx0MMqb48

 

 

 

 

I (Put) Found Your Picture (Away) Today

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hermione osservò la fotografia che teneva in mano da ore per l’ultima volta. Studiò di nuovo ogni particolare, ogni piccolo movimento: il sorriso accennato, gli occhi che si incontrano per pochi istanti, l’innocenza di quel frammento di tempo.

Distogliere lo sguardo fu difficile, dovette costringersi a farlo perché sapeva che non avrebbe più dovuto posarlo su quella fotografia. Su quei ricordi. Su tutto ciò che era successo da allora.

La infilò in un libro che ripose in cima all’armadio, in mezzo alle scatole dove conservava le sue vecchie divise scolastiche. Rimase a fissare il soffitto a lungo prima di decidersi a uscire dalla stanza.

«Devo andarmene da qui.»

Fu con grande fatica che Hermione scese le scale e attraversò il breve corridoio che la condusse all’ingresso. Quella casa era colma dei ricordi di due vite diverse: gli anni che aveva vissuto con i genitori e le poche settimane trascorse con lui.

 

 

I put your picture away

 

 

Avevano litigato per l’ennesima volta, ma non era stato come le altre volte: di solito quando lui usciva al termine di un litigio tornava il giorno dopo; non stava mai fuori per più di ventiquattro ore, tornava sempre da lei.

Quella volta non era tornato.

Hermione l’aveva cercato all’hotel che gli aveva suggerito di rilevare due anni prima: era lì che trascorreva le ore necessarie a calmare i nervi, chiuso nel suo ufficio a leggere carte, fare conti e inviare gufi.

Quella volta non era lì.

Tre giorni di attesa dopo fu Edvige a portarle notizie: era stato visto a cena fuori. Con sua moglie. La sua legittima compagna.

Distrutta e con il cuore a pezzi, Hermione era rimasta in quella casa ancora un po’. Ron le aveva scritto quasi subito e lei gli aveva risposto solo il mattino successivo, confermando le sue speranze: sarebbe tornata da lui.

 

 

I can’t look at you while I’m lying next to him

 

 

Hermione chiuse la porta della casa babbana che era rimasta a lei quando l’incantesimo di reversione dell’Oblivion sui suoi genitori era fallito. Era stato egoista da parte sua tenere la casa, ma l’aveva intestata a suo nome per precauzione e tutela mentre attendeva di poter riunire la propria famiglia, e quando non ci era riuscita… non aveva avuto cuore di rendergliela né di darla via.

Era tutto ciò che restava della sua vita prima di Hogwarts, prima della magia, prima della guerra. Era l’unica cosa solo sua, del mondo in cui era nata.

Ci andava di tanto in tanto per cambiare l’aria, rilassarsi e non dare l’impressione che fosse abbandonata. Poi aveva iniziato a usarla come nido d’amore: sapeva che nessuno li avrebbe cercati lì, neanche Harry; i loro amici e colleghi non avrebbero mai immaginato che uno come lui si sarebbe mai rintanato in un’abitazione babbana.

Quel pensiero l’aveva fatta sorridere più volte. Ora le faceva venire da piangere.

Come cambiano le cose.

Si sentiva triste, senza forze, vuota. Aveva tradito Ron per tre mesi prima di essere scoperta e la sua reazione, dopo la rabbia e la delusione, l’aveva a dir poco stupita.

 

«Sono cose che capitano. Io non comprendo quello che è successo con… quello lì e non voglio neanche pensarci. È solo un momento, ne sono certo. Vivilo se è quello che vuoi… saprai dove trovarmi quando questa cosa ti sarà passata.»

 

Ora la cosa era passata. Era finita. Quel litigio li aveva divisi e lui aveva scelto di tornare con sua moglie. Era il segnale, ciò che decretava la chiusura della loro storia, la rottura definitiva.

Ne avevano parlato i primi tempi: qualunque cosa fosse successa non sarebbero tornati dai rispettivi compagni per poi lasciarli di nuovo. Non dovevano né volevano giocare al tira-e-molla con le persone che amavano, usandole come rimpiazzi momentanei.

Tornare indietro significava che tra loro era finita.

E adesso lei tornava da suo marito con la coda tra le gambe e il cuore a pezzi dopo essere stata scaricata.

 

 

 

 

 

Nessuno sapeva come fossero finiti in quella situazione. Molti non volevano neanche chiederselo. Era a dir poco assurdo, eppure era la realtà dei fatti. Come avessero mantenuto la notizia nei confini del gruppo – e come riuscissero ancora a farlo dopo tutto quello che era successo – era un mistero.

Far trapelare una notizia simile avrebbe gettato nell’imbarazzo più famiglie e i rispettivi amici; sarebbe nato uno scandalo senza fine.

Harry già immaginava i titoli e gli articoli – a Rita Skeeter sarebbe venuto un infarto dalla gioia: Le relazioni scandalose di Hermione Granger; Avventura nel Lato Oscuro; L’eroina e l’ex-mangiamorte.

Osservò Hermione che serviva il dolce e la studiò: sembrava serena, ma sorrideva troppo. I suoi occhi erano tristi e spesso, quando non era coinvolta in qualche discussione, si perdeva tra i pensieri di un mondo tutto suo, in un luogo che Harry poteva ben immaginare: le braccia di un atro uomo.

Il fatto che l’uomo in questione fosse Lucius Malfoy era solo un’aggravante.

Hermione non aveva mai parlato a nessuno dei dettagli di quella storia, neanche Ron sapeva esattamente cosa fosse successo tra sua moglie e quell’uomo. Lei si era limitata a dire che lavorare insieme li aveva avvicinati e che non erano riusciti a trattenersi e gestire meglio la situazione.

Era pochissimo, ma Ronald l’aveva perdonata e lo stesso aveva fatto Narcissa Malfoy. Nessuno dei due era disposto a sfasciare la propria famiglia e i fedifraghi, quasi all’improvviso, erano tornati dai legittimi compagni a testa bassa.

Harry e Ronald erano Auror, Hermione invece lavorava per la parte culturale del Ministero: aiutava Hogwarts con un programma scolastico straordinario, teneva sotto controllo eventuali pezzi d’arte usati per scopi oscuri e aveva a lungo lavorato su tutti i libri di magia nera esistenti. La vasta libreria di Malfoy Manor era in cima alla lista dei luoghi da analizzare. Hermione aveva trascorso moltissimo tempo lì dentro insieme a Lucius Malfoy.

Erano stati rivelati così pochi dettagli di quella storia da farla sembrare quasi una favola, un racconto, una cosa mai realmente esistita.

Ma era esistita ed Harry lo vedeva ogni volta che incontrava lo sguardo della sua migliore amica: sarebbe arrivata una tempesta, lo sentiva.

«Non vuoi il dolce, Harry?»

Seduta accanto a lui, Hermione gli offrì un grande sorriso e il suo solito, finto, sguardo sereno.

«Certo che lo voglio,» rispose al sorriso e fissò la fetta di torta che avevano ordinato per il compleanno di Ginevra.

Hermione sapeva leggere ogni cambiamento nelle espressioni di Harry e sapeva bene che lui la studiava ad ogni occasione. Era il suo migliore amico da diciassette anni ormai, era come un fratello e lo conosceva meglio di chiunque altro.

Era il suo vero, unico confidente, ma neanche a lui aveva mai detto come era nata la storia con Lucius. Non a causa di sfiducia, ma quella… la sua relazione con lui era cosa solo sua. Intima, privata.

Non poteva condividerla con nessuno e nessuno avrebbe capito, di certo non in quella situazione: si erano lasciati, chi mai avrebbe creduto alla grandezza dei loro sentimenti? Alla sincerità del loro amore? Alla profondità della loro passione?

Ormai non ci credevano più neanche loro due, quindi era inutile provare a spiegarlo ad altre persone. Lucius non ci credeva più. Aveva chiuso lui la relazione tornando al fianco di Narcissa quattro mesi prima.

Allora perché lei non riusciva ad andare avanti? Perché si sentiva bloccata nel posto sbagliato?

Si riscosse dai suoi pensieri quando si accorse delle varie occhiate nella sua direzione: Harry alla sua sinistra, Lavanda davanti, Molly non aveva mai neanche tentato di mascherare l’astio che provava nei suoi confronti.

Decise di stamparsi sulle labbra un grande sorriso e colse una battuta di George per ridere.

Non guardò Ron, seduto alla sua destra, per il resto della serata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Accidenti.»

Lucius odiava le cose che cadevano. Non sopportava il rumore quando toccavano il pavimento, detestava l’idea che qualcosa si potesse rovinare, ancor di più lo irritava l’idea di piegarsi e raccogliere ciò che era caduto.

Aveva sempre usato la magia per ogni cosa. Lei aveva cercato di fargli cambiare abitudini. Gli aveva ripetuto fino alla nausea quanto fosse inutile sprecare la magia per azioni semplici che richiedevano meno tempo se fatte alla babbana.

Cadeva qualcosa per terra? La si tirava su. I capelli? Si potevano asciugare con il phon. La cena fredda? Bastava usare il microonde.

Dio solo sa quante volte avevano discusso per cavolate simili. E quante volte avevano chiuso la discussione con un bacio e un sorriso.

Lucius scosse la testa, cercando di scacciare dalla sua mente l’immagine di quel sorriso sincero e genuino – una delle tante cose che aveva amato (o ancora amava?) di lei.

Usò di proposito la bacchetta per raccogliere i faldoni che erano crollati dalla libreria e qualcosa attirò la sua attenzione. Una fotografia. Il primo impulso fu quello di controllare che non si fosse danneggiata; il secondo fu quello di uscire dal suo studio e non tornarci per giorni.

Che cosa stupida, pensò.

Raccolse la foto da terra, quella che lei aveva fatto stampare in due copie, e la osservò a lungo. Non era sicuro di quali fossero i suoi sentimenti in quel momento: era stato lui a lasciare Hermione, non aveva senso rimuginare ancora su di lei o fissare quella foto per ore.

A dire il vero quattro mesi prima era stata Narcissa ad andare da lui all’hotel: gli aveva chiesto di quanto altro tempo avesse bisogno per “sentirsi di nuovo un ragazzino”. Lui si trovava lì da due giorni e quella sera decise di tornare a Malfoy Manor con Narcissa.

Aveva avuto lei l’idea di farsi vedere in pubblico: in questo modo avrebbero fatto tacere le voci che qualcuno aveva messo in giro non vedendoli più insieme e sarebbe anche servito a mandare un messaggio chiaro e inequivocabile alla sua giovane amante.

Privo della volontà di decidere, Lucius le aveva dato carta bianca; in un certo senso si era convinto che fosse stato il destino a far andare Narcissa all’hotel proprio il giorno dopo quella furiosa lite con Hermione. Doveva essere un segnale, questo aveva pensato, ripetendoselo cento volte la sera dopo, mentre si stava vestendo prima di uscire.

Aveva tenuto la foto tra le carte sulla sua scrivania dello studio perché troppo vigliacco per disfarsene. Narcissa aveva messo in chiaro che non avrebbe più accettato un altro colpo di testa simile. Lucius aveva chinato il capo di fronte al suo dolore – perché era innegabile che soffrisse, anche se il loro matrimonio aveva visto l’amore per poco tempo.

Hermione non aveva mai realmente cercato di cambiarlo, ma per lui ogni minimo appunto ai suoi modi di fare e alle sue abitudini era un affronto, una sorta di sfida col guanto. Era troppo vecchio per lei, erano di generazioni differenti, non potevano essere davvero compatibili.

 

 

Lord I wander if I’ll ever change my ways

 

 

Non potevano?

Scosse la testa. No. Non potevano. Basta.

Fissò la fotografia un’ultima volta e decise che quattro mesi erano sufficienti per elaborare la fine della loro relazione. Decise di metterla via, di riporla lontano dal suo sguardo, in un posto che le avrebbe fatto da tomba – perché tra loro era finita, finita per davvero.

Cercò una piccola scatola dove mise la foto e con la magia la fece volare sulla libreria più alta dello studio, la vetrina che conteneva i trofei vinti a Hogwarts dai vari membri della sua famiglia. Era il posto perfetto, a nessuno importava più di quei trofei e la vetrina non veniva mai aperta. Non c’era alcun rischio che la scatoletta volasse giù da lì.

«Lucius? Sei qui?»

Narcissa entrò nello studio e trovò suo marito immobile davanti alla vetrina dei trofei. Quando lo riscosse dai suoi pensieri notò che aveva gli occhi lucidi.

 

 

I put your picture away

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Funzioni al Ministero. Niente di più noioso e banale, ma non andare era un affronto. Quella sera la scusa era una sorta di raccolta fondi per qualche associazione di cui nessuno ricordava il nome, ma il buffet era ottimo e i pettegolezzi in quelle occasioni erano impareggiabili.

Hermione, al braccio di Ron, sembrava serena. Sorrideva ai colleghi, faceva complimenti alle donne per gli abiti eleganti e divideva le sue parole tra battute da ufficio e disquisizioni di lavoro.

Ronald teneva un braccio fisso intorno ai suoi fianchi. Le due volte che lei era andata alla toilette aveva fissato la porta da lontano finché non ne era uscita. Si guardava intorno come un paranoico. Aspettava.

In quanto collaboratore del Ministero e Malfoy, Lucius era stato ovviamente invitato insieme alla sua signora. La coppia – o i Malfoy più in generale – non aveva mai mancato di presenziare a uno di quegli eventi.

Hermione aveva interrotto il suo lavoro a Malfoy Manor e aveva mandato un sottoposto a continuare al suo posto. Non aveva più visto o sentito Lucius e le ultime parole che si erano scambiati prima di lasciarsi non erano delle migliori.

Avevano litigato per ore e si erano lanciati addosso cattiverie e falsità dette al solo scopo di ferire l’altro e sfogare l’impeto di rabbia. Lui l’aveva accusata di volerlo cambiare perché in realtà non le piaceva così com’era, lei l’aveva accusato di essere un vecchio stronzo con il paraocchi e di stare con lei solo per il gusto di provare una di razza inferiore e perché sua moglie non lo sopportava più.

Poi lui era uscito di casa e non era più tornato da lei – perché era tornato da sua moglie.

Hermione non sapeva esattamente come comportarsi: erano stati colleghi a lungo, in buoni rapporti con la famiglia, sarebbe stato strano se quella sera non si fossero rivolti parola. Dovevano almeno salutarsi. Solo quello. Un saluto, nulla di più.

Dovrebbe bastare per salvare le apparenze, pensò la ragazza, stringendo la stoffa del suo lungo abito verde scuro.

Ron aveva obbiettato che le stesse male e le aveva proposto delle alternative, ma quello era uno degli abiti che più le donavano e alla fine aveva dato il suo benestare, seppur sottolineando che detestava quel colore in tutte le sue sfumature.

Detestava Lucius e tutto ciò che gli ricordasse la sua esistenza.

Fu un attimo. Una parola rubata per caso alle loro spalle.

«Signori Malfoy, ben arrivati.»

Ad Hermione si fermò il respiro in gola.

 

 

I’ve been waiting on you for a long time

 

 

Gli occhi di Hermione cercarono istintivamente quelli di Lucius – e scoprì che per lui era la stessa cosa. Si trovarono nello stesso momento e il mondo smise di girare per un istante.

La stretta di Ron su di lei divenne ferrea. Narcissa quasi stritolò la manica del completo di Lucius.

«Facciamo questa pagliacciata e poi evitiamoli.»

Non aveva quasi sentito le parole di Ron, ma non fu un problema, perché lui si era raccomandato più volte quel giorno, dicendo come comportarsi e cosa fare.

Hermione ritrovò il respiro quando tra loro c’era poco più di un metro di distanza. Sorridi! Si stampò di nuovo in volto il sorriso che Harry conosceva fin troppo bene. Falsa.

«Buonasera,» disse Ron, facendo un cenno a Lucius e mimando un baciamano a Narcissa.

La donna rispose e rivolse poi la sua attenzione a lei. «Hermione, sei splendida stasera.»

Uno scambio di sorrisi falsi, complimenti falsi, saluti falsi. «Anche tu, Narcissa, il tuo abito è un incanto.»

Tra loro passò la sensazione di essere osservati. Era volata qualche voce su una possibile rottura delle due coppie. I più malevoli avevano ipotizzato – azzeccando senza saperlo – che fosse successo qualcosa di sconveniente tra i libri a Malfoy Manor.

«Lucius.»

Hermione non riconobbe la sua stessa voce.

«Hermione.»

Toccò la sua mano e fu come tornare indietro nel tempo. Faceva male. Faceva ancora male.

«Sei in splendida forma,» gli disse con quel sorriso falso che odiava.

«Anche tu, sei il ritratto della felicità.» Lucius si pentì subito di quella cattiveria, ma non poté porre rimedio.

Vennero interrotti da un collaboratore di Hermione, quello che aveva preso il suo posto a Malfoy Manor. Parlarono per pochi minuti, poi Ronald si scusò dicendo che dovevano salutare altre persone e Narcissa fu ben felice di vedere i coniugi Weasley allontanarsi.

Di vedere Hermione allontanarsi da suo marito.

 

Ronald era nervoso, ma Hermione si era comportata bene e Lucius era rimasto al suo posto. Era andato tutto nel migliore dei modi. Si erano salutati, si erano fatti vedere in pubblico con le coppie giuste. Avrebbe voluto andare via, perché non sopportava l’idea di condividere un minuto di più la stessa aria con l’amante di sua moglie.

Amava Hermione, l’aveva amata da tutta la vita, non poteva perderla. Era molto possessivo nei suoi confronti, lo era sempre stato e alla fine lei aveva accettato quell’aspetto del suo carattere. Si era chiesto più volte se quello fosse stato uno dei motivi del tradimento: Lucius era sposato con un’altra donna, non poteva essere geloso o possessivo di lei. Di sicuro questo aveva attratto Hermione.

Scosse la testa, ormai le cose erano tornate al loro posto, non aveva più senso rimuginare sul passato. La fiamma si era spenta, Hermione era di nuovo al suo fianco da qualche mese, non doveva più preoccuparsi di nulla.

All’arrivo di Harry e Ginny il suo umore ebbe un’impennata. Si precipitò da loro e fu ben contento di avere qualcuno che intrattenesse Hermione quando la sua attenzione venne richiesta altrove.

Harry lo seguì e le due donne rimasero sole. Ginevra era felice che Hermione fosse parte della sua famiglia, ma avrebbe preferito vederla con Charlie o George o addirittura Percy piuttosto che con Ron. Loro due non erano compatibili, Hermione era troppo per lui.

Le cose erano due: o lei avrebbe sopportato per tutta la vita o sarebbe esplosa. Hermione era esplosa, ma era stata contenuta. A Ginny parve che la bomba, però, fosse ancora carica.

«Scusa, devo andare da una persona, torno subito,» disse alla cognata all’improvviso e in un secondo sparì.

Il panico si impossessò di Hermione, rimasta sola – sola in un’enorme sala dove c’era lui, da qualche parte. Decise di fingersi occupata con un drink.

E lui apparve. Solo.

«Non ci vediamo da molto.»

Erano convenevoli quelli?

«Quasi sei mesi,» rispose lei senza degnarlo di uno sguardo.

«Come stai?»

«Benissimo. Sono il ritratto della felicità, l’hai detto tu stesso.»

Lucius provò una fitta di colpa. Non avrebbe dovuto dirle una cosa simile, ma era stato necessario. Rivederla era stato… troppo. Si sentiva strano, confuso. Si sentiva al posto sbagliato, con la persona sbagliata.

«Hermione, sai che non-»

«Torna da tua moglie, Lucius.»

Hermione gli voltò le spalle e cercò un volto amico da cui trarre conforto. Si infilò in una conversazione a caso e restò poi attaccata al braccio di Ron fino all’ora di tornare a casa.

Sbagliato, sbagliato, era tutto sbagliato.

 

Il giorno dopo Hermione fece quella che poteva considerare una sciocchezza da adolescenti. Aveva dormito poco e male, sognato cose strane, e si era data malata al lavoro. Ron non aveva commentato la sua inquietudine.

Era stupido, lo sapeva, ma non poteva fermarsi.

Alzò la cornetta del telefono. Compose il numero senza neanche guardare il tastierino.

Uno squillo.

Due squilli.

Un rumore.

La sua voce.

Tenne la cornetta accanto al viso per svariati secondi, mentre Lucius chiedeva per la seconda volta chi fosse. Una lacrima scese sul suo viso e subito dopo Hermione chiuse la comunicazione.

Mi manchi. Non è finita, non per me.

 

Hermione non poté saperlo, ma nei giorni successivi Lucius fu terribile al lavoro. Nervoso, irrequieto, non gli si poteva rivolgere la parola. Come Ron aveva fatto con Hermione, anche Narcissa aveva fatto finta di niente.

Era passata, lui era tornato a casa, andava tutto bene. Poteva sopportare quei momenti, perché tanto lui non sarebbe più andato via.

 

 

 

Incredibilmente fu il tempo a rasserenare gli spiriti degli irrequieti. Due anni. Erano passati due anni da quando quella relazione era stata chiusa. Tutto era tornato come sempre. Lucius non era più stato nervoso, Hermione non era più stata triste.

O forse era più giusto dire che avevano imparato a recitare meglio.

Hermione faceva l’amore con Ron con gli occhi chiusi. Poi si chiudeva in bagno e si scorticava la pelle per un’ora e mezza sotto la doccia. Tornava a letto e quando si addormentava sognava Lucius.

Narcissa era abituata a non avere intimità con suo marito. Non gliel’aveva chiesta e lui non era sembrato interessato. Era abbastanza normale nelle famiglie Purosangue. Draco era stato più fortunato di loro due, perché era follemente innamorato di sua moglie Astoria e lei lo adorava.

Solo una volta Lucius bussò alla porta della sua camera da letto in piena notte. Narcissa l’aveva fatto entrare chiedendogli se fosse successo qualcosa o se stesse male. Era bastato guardarlo in volto per capire.

Gli offrì il suo supporto quella prima e unica volta, acconsentendo a condividere un’intimità e una confidenza che non avevano e non parlarono mai di quell’episodio.

 

 

Il destino favorisce chi ama.

 

Hermione stava ripulendo la sua casa babbana dopo la festa che aveva organizzato per fine estate. Gli amici si erano offerti di aiutarla, ma lei era ancora gelosa di quella casa e aveva declinato.

Li aveva mandati tutti via rifiutando il giro di birra e bowling che avevano proposto per terminare la serata ed era rimasta sola. Non c’era neanche Ronald perché era all’estero per lavoro quel weekend. Un po’ di solitudine non la spaventava.

«Bene, controlliamo i danni,» si disse iniziando il giro di perlustrazione. Sembrava tutto a posto, solo bicchieri e bottiglie qua e là, ma niente che non si potesse sistemare in un paio d’ore.

Qualcosa l’attirò al piano di sopra. Aveva sentito un rumore qualche ora prima e adesso voleva controllare. Salì le scale, controllò la camera dei genitori, il bagno, infine la sua stanza.

C’erano dei libri per terra. Una fotografia era sfuggita dalla morsa delle pagine – e del tempo.

Hermione sentì il cuore correre come un pazzo senza preavviso e le girò la testa. Perché?

 

 

I found your picture today

 

 

Fu più forte di lei. Si chinò, raccolse la foto con mani tremanti e quando osò posarvi lo sguardo… quanto le era mancato. Quell’immagine di loro due era l’essenza del loro rapporto: spontaneo, inarrestabile.

Impossibile da dimenticare.

Hermione aveva fatto di tutto per apparire felice e rasserenare Ron, ma non c’era stato giorno che non avesse pensato a Lucius. Non c’era notte che non l’avesse sognato, desiderato al suo fianco.

 

 

I thought about you for a long time

Can't seem to get you off my mind

I can't understand why we're living life this way

 

 

Ron Weasley, appena tornato dalla breve missione all’estero, tornò a casa e trovò una scena che aveva sempre temuto di vedere: Hermione con quell’espressione in viso, la giacca piegata su un braccio e la borsetta sul tavolo.

«Cos’è successo?»

Lei gli rivolse un sorriso triste. «Ho deciso di andarmene.»

La sua espressione si fece dura. «Con lui?»

Hermione scosse la testa e osservò suo marito raggiungerla al tavolo del salotto e sedersi a fatica. «Non è per lui, è per me… e per te.»

«Mi lasci perché mi ami troppo?» c’era scherno nella sua voce, ma i suoi occhi non potevano nascondere il dolore che gli aveva invaso il cuore.

«Ti lascio perché ti voglio troppo bene e non intendo mentirti. Ron… ti ho amato molto in passato, ma i miei sentimenti sono cambiati.»

«Certo, ti sei innamorata di un altro.»

«So che fa male, credimi, fa male anche a me, ma proprio perché ti voglio bene e ti rispetto ho deciso di andare via. Non è giusto tenerti legato in un matrimonio che non ha più motivo di esistere. Stare con me non ti rende felice e ti preclude la possibilità, in caso, di trovare la felicità con qualcuno che ti ami davvero.»

Ron non sapeva cosa fosse peggio, se sentirsi dire che lei lo lasciava perché amava un altro o perché non amava più lui e preferiva stare da sola.

«Non è giusto per nessuno dei due,» continuò Hermione con dolcezza, «ci abbiamo provato, non è andata come speravamo… non voglio continuare a farti del male.»

Lui abbassò la testa e strizzò gli occhi per trattenere le lacrime. «Lo so. Lo vedevo che non eri davvero felice, ma speravo… ci ho sperato tanto, Mione.»

A lei si strinse il cuore, ma era un male necessario. «Ti assicuro che Lucius non c’entra. Non l’ho visto né sentito dalla funzione al Ministero di due anni fa.»

«Ti credo…» disse lui rialzando il capo. «So che me lo diresti. Non sei una bugiarda, non ferisci chi ami. Almeno non volontariamente.»

I sensi di colpa di Hermione erano alle stelle, ma la sua coscienza era pulita. Stava facendo la cosa più onesta nei confronti di Ron, che era stato il suo migliore amico e poi suo marito. L’aveva ferito abbastanza tradendolo con una delle persone che più odiava sul pianeta e nonostante tutto lui l’aveva riaccolta in casa dando un nuovo inizio al loro matrimonio.

Non poteva chiedergli altro, non poteva rubargli altro tempo, altro affetto.

La loro storia era finita.

 

 

 

 

 

Fu di nuovo il destino ad aiutare chi ama.

Hermione si era trasferita nella sua casa babbana in attesa di decidere se restare lì o cercare una nuova sistemazione nel mondo magico. Aveva bisogno di tempo per rimettere insieme i pezzi della sua vita.

Aveva trent’anni e una carriera ben avviata. Non era tardi per iniziare da capo, buttarsi di più nel lavoro, godersi le gioie di essere single… aspettare l’amore. Ma forse l’amore non era per lei, non in quella vita, non in quella dimensione.

Perché lei amava ancora Lucius Malfoy come il primo giorno. I suoi sentimenti non erano mutati, anzi, se possibile erano ancora più intensi e radicati nella sua anima. L’avrebbe amato per sempre, di questo ne era certa, così come era certa che sarebbe stata sola fino alla fine dei suoi giorni, perché non aveva intenzione di prendere in giro nessuno.

Preferiva stare sola che senza di lui, e dato che lui era sposato c’era ben poco da fare.

Era sicura che lui fosse stato più bravo nel mettere una pietra sopra la loro storia, in fin dei conti era rimasto con sua moglie mentre lei aveva un divorzio in corso – divorzio tenuto faticosamente segreto con promesse di favori e qualche cena pagata.

Una parte di lei voleva correre da Lucius e dirgli “Ehi, ho preso la mia decisione, ho lasciato Ron, sono legalmente una donna libera… che facciamo?”, un’altra parte di lei invece non voleva che lui sapesse del divorzio. Come avrebbe reagito alla notizia? Sarebbe stato felice, dispiaciuto, indifferente? Avrebbe preso in considerazione l’idea di fare lo stesso?

Lucius aveva pensato molte volte a quelle stesse cose. Aspettava un segno, un indizio, qualcosa che gli desse una botta in testa e gli facesse prendere una decisione.

Ma per quanto ne sapeva lui, Hermione era ancora sposata con Ron e felice al suo fianco. Non aveva motivo di lasciare Narcissa, tanto sarebbe comunque rimasto solo, la situazione non sarebbe cambiata molto.

Non aveva più avuto occasione di rivedere la sua fiamma clandestina e non l’aveva cercata; che senso aveva lasciarsi e cercarsi di nuovo, se tanto non si poteva stare insieme?

Non si poteva.

Nel suo studio, davanti ad alcune lettere e documenti di lavoro, Lucius Malfoy corrugò la fronte e pensò seriamente a quella cosa: se entrambi avessero divorziato chi avrebbe potuto impedire loro di stare insieme? Chi poteva bloccare la loro unione, se fossero stati entrambi single e senza più vincoli matrimoniali?

Si sentì stupido per non averci davvero riflettuto in quei due anni, ma la sua storia con Hermione era stata breve e travagliata e nessuno dei due aveva realmente parlato di divorzio. Non avevano avuto abbastanza tempo per capire cosa fosse successo che si erano già lasciati.

I suoi occhi cercarono subito il posto doveva seppellito la loro relazione. Non ci pensò due volte, con un colpo di bacchetta fece levitare la piccola scatoletta dritto davanti a sé sulla scrivania. Si sentiva stupido per la sua età, ma era emozionato.

Tolse il coperchio con cautela e un sorriso spontaneo illuminò il suo volto. Quanto le era mancata… adorava quella fotografia, era stato difficile non guardarla per tutto quel tempo. Rivedere quell’immagine fu come una boccata d’aria fresca.

Amava ancora Hermione.

Quella piccola, irritante so-tutto aveva qualcosa di speciale, qualcosa che non aveva visto in nessun’altra donna. Era unica e lui ammise di amarla forse più di prima.

 

 

You reminded me of brighter days

 

 

«Guarda, quella non è Hermione Granger?»

Lucius, che quello stesso pomeriggio si stava incamminando verso un negozio, passò accanto a due donne proprio nel momento in cui una pose quella domanda. Rallentò il passo e rimase in ascolto.

«Sì, è proprio lei. Hai sentito le novità?»

«Parli del divorzio? So che ha cercato di tenerlo nascosto, ma a voce è trapelata.»

«Sembra sia successo un paio di mesi fa. Ecco, vedi che non porta più la fede?»

A quel punto Lucius si fermò e la cercò con lo sguardo. La vide dall’altro lato della strada, intenta a cercare qualcosa in una delle sue borse enormi che lui tanto detestava, perché passava ore a rovistarci dentro, imprecando tutto il tempo.

Era bellissima.

Si portò una mano sul petto, perché nella tasca interna del mantello aveva messo la loro fotografia. Era stata una decisione improvvisa presa poco prima di uscire dal Manor. Era tornato nel suo studio, aveva ripreso la scatoletta, guardato di nuovo la foto e aveva deciso di portarla con sé.

In quel momento Lucius Malfoy prese un’altra decisione.

 

 

I found your picture today

I swear I'll change my ways

 

 

Hermione quella sera era comodamente svaccata sul divano con un plaid sulle gambe e Grattastinchi che dormiva accanto a lei. Stava guardando un talent canoro in tv quando sentì il campanello suonare.

Controllò l’orologio a parete: le undici e mezza. Chi poteva essere a quell’ora? I suoi vicini era due coppie anziane e di sicuro non avevano l’abitudine di andarsene in giro di notte. Forse Harry? O Luna?

«Andiamo a vedere chi è,» fece una carezza sul muso del micio, che non mosse un pelo, e raggiunse la porta.

Quando guardò attraverso lo spioncino pensò di avere le allucinazioni. Quando aprì la porta era sicura che fosse una visione.

«Ciao Hermione.»

Era bellissimo proprio come ricordava.

«Che ci fai qui?»

«Ti ho vista oggi a Diagon Alley.»

«Capita… suppongo.»

«Perché non mi hai detto del divorzio?»

Era un tono accusatorio?

«Sono cose private.»

Si sentiva senza fiato. Dio, lo amava… guardare la fotografia non era più sufficiente ormai, ma era tutto ciò che le restava di lui, di loro. Se l’era fatto bastare.

«Perché sei venuto qui?»

Lucius la fissò con quei occhi magnetici che la inchiodavano ogni volta.

«Quanto mi sei mancata…»

Fece due passi, infilò una mano tra i suoi capelli e la baciò senza dire altro, riversando in quel bacio tutto l’amore e la passione che provava per lei.

Era giovane, irritante, saccente, sempre pronta a correggere tutto e tutti e riusciva sempre a dimostrare di avere ragione.

«Ti amo…»

«Lucius…» cosa aveva appena detto? «Perché adesso?»

«Ho saputo solo oggi del divorzio.»

«E questo cambia le cose?»

Lui sorrise sule sue labbra. «Cambia tutto.»

«Sei ancora sposato.» Faceva male. Non voleva più essere un’amante, una storia sporca, un segreto.

«Ho fatto richiesta di divorzio.»

Hermione sgranò gli occhi e fece un passo indietro, allontanandosi da lui e sciogliendo l’abbraccio in cui l’aveva stretta. «Non ci credo.»

«È la verità.»

«Mi hai lasciata… e adesso lasci Narcissa?»

«Ci ho messo più tempo del previsto… mi dispiace. Hermione, mi dispiace. Lasciarti in quel modo è stato stupido e crudele. Sarei dovuto tornare da te invece che da lei.»

Hermione aveva a lungo aspettato quelle parole, una spiegazione, delle scuse per il suo comportamento. Andare via e non tornare. Le aveva spezzato il cuore, soprattutto quando aveva saputo che era di nuovo insieme a Narcissa e non si era preoccupato di dirle nulla.

L’aveva odiato. Per circa cinque minuti.

«So che è tardi, che sono passati due anni e forse è davvero troppo tardi, ma dovevo provare. Valeva la pena fare un altro tentativo.»

Sembrava quasi disperato nonostante l’apparenza di tranquillità; ma lei gli leggeva l’anima, lei sapeva cosa si celava dietro il tono di voce controllato e lo sguardo gelido.

Il suo silenzio venne mal interpretato, perché Lucius sembrò incassare un colpo invisibile e le mostrò un sorriso triste. «Se non vuoi più saperne di me va bene, lo capisco… ma dovevo almeno dirtelo. Scusa per averti disturbata.»

Le voltò le spalle e scese i due gradini dell’ingresso. Si fermò poco dopo quando sentì la sua voce.

«Lucius!»

Si girò e la vide piangere, ma con un grande sorriso sulle labbra.

«Ti amo… torna a casa,» disse Hermione, aprendo le braccia in un gesto inequivocabile.

Non se lo fece ripetere due volte.

 

 

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