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Autore: Futeki    05/05/2015    2 recensioni
Mentre la primavera si fa strada a fatica tra i vicoli di El Raval, Leya rischia la sua vita per salvare quella di qualcuno a cui tiene. Ma quando giunge la sua ora, la Morte stessa, affascinata in qualche modo da lei, si rifiuta di portarla via con sé, dandole un'altra opportunità di portare a termine il suo lavoro. Tra le strade di Barcellona, la morte e il destino si intrecciano con le virtù e i sentimenti più umani: l'altruismo, il coraggio e l'amore.
[Storia partecipante ai contest: “I’ll look after you” indetto da Chloe R Pendragon sul forum di EFP; “Shakespearian quotations contest” indetto da _juliet sul forum di EFP; “Fantasy Contest - Alternative Route” indetto da Mokochan sul forum Torre di Carta e sul forum di EFP]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le città dei maledetti'
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TRE

 

Mantenni la mia promessa. Quando Leya si svegliò il giorno seguente, mi trovò esattamente dove mi aveva lasciato. L’avevo osservata per così tanto tempo che ogni singolo tratto del suo viso avrebbe dovuto essere impresso a fuoco nella mia memoria;  invece ogni istante scoprivo qualcosa di nuovo in lei. Non mi stancavo mai di guardarla. Rimasi al suo fianco per tutta la giornata, facendole compagnia prima nel negozio dove lavorava come commessa e poi in ospedale da suo fratello. Quando ricevette una telefonata da Ramon che la informava sul luogo e l’ora in cui avrebbe potuto portare a termine il suo lavoro, Leya tornò a casa per prepararsi.

«Sei sicura di volerlo fare?», le chiesi per l’ennesima volta mentre sistemava il fucile di precisione nello zaino.

«Non ho scelta», ripeté lei, come aveva già fatto tante volte.

Due ore più tardi era appostata sul tetto di un palazzo di El Raval, il fucile sistemato davanti a lei, puntato verso la strada. Io ero in piedi al suo fianco, pronto a intercettare chiunque si facesse vivo.

«Bingo», esclamò lei a un certo punto. Gli uomini di Juan dovevano essere arrivati. Io continuai a scrutare i dintorni, cercando di rimanere concentrato.

La sentii premere due volte il grilletto e poi udii le esclamazioni di sorpresa dei due sopravvissuti. Erano uomini di Ramon, mi aveva spiegato Leya, che avrebbero portato via sia la droga che i soldi.

Il solito impulso mi trascinò verso le due anime che avevano lasciato il proprio corpo. Sgranai gli occhi, disperato al pensiero di lasciare Leya da sola su quel tetto, anche se solo per pochi istanti, ma fluttuai comunque in direzione della strada. Tesi le mani verso i due uomini di Juan e li traghettai dall’altra parte. Poi non persi tempo e tornai al fianco di Leya. Lei aveva già risistemato il fucile nello zaino e mi stava aspettando in piedi, scrutando nel buio.

«Juan saprà che è stato Ramon a ordinare l’assassinio di quei due», dissi quando le fui di nuovo accanto.

«Non mi interessa», dichiarò. «I loro problemi tra criminali non mi riguardano. Andrò a riscuotere i miei soldi e farò in modo di non doverli più vedere.»

Sperai che avesse ragione. Non feci in tempo ad aggiungere altro che sentii il familiare sibilo di un proiettile che sta per colpire qualcuno.

Istintivamente, tirai Leya verso di me, spostandola dalla traiettoria dei sicari di Juan.

«Andiamocene da qui», sibilai.

«Mi hai toccato», disse lei, ignorando completamente il fatto di essere sotto attacco. «Mi hai toccato e non sono morta.»

La trascinai giù fino a farla stendere, in modo da sottrarla alla vista dei sicari. «Sforzati di restare viva ancora per un po’», le dissi. «Così potrò toccarti per altri motivi.»

Lei arrossì, ma non riuscii a preoccuparmene: ero troppo impegnato a cercare una via di fuga. Alla fine, la spinsi verso le scale antincendio e scendemmo per strada. Poi le afferrai saldamente la mano e la trascinai tra i vicoli di El Raval, percorrendo stradine in cui era quasi impossibile non perdersi a meno di non essere della zona. Ma io non ero soltanto il mietitore di Barcellona, ero l’anima della città stessa e non c’era un solo centimetro quadrato di quelle strade che non conoscessi come le mie tasche.

Alla fine, giungemmo di fronte al bar in cui Leya doveva incontrare Ramon.

«Grazie», disse lei. «Per avermi portato fin qui.»

«Voglio solo che tu sia al sicuro.»

Lei mi sorrise e mi trascinò all’interno, allontanandoci dai pericoli della strada.

Quando entrò nella sala da biliardo, calò il silenzio.

«È fatta», dichiarò. «Quando i tuoi uomini rientreranno potranno confermartelo.»

Ramon inspirò una grande boccata di fumo dal suo solito sigaro.

«Ho già avuto la mia conferma», replicò. «Juan mi ha telefonato. Ha detto di voler interrompere qualsiasi trattativa commerciale con me perché credeva che fossi responsabile della morte dei suoi uomini. Per dimostrargli la mia buona fede, gli ho detto che gli avrei restituito i soldi che non ha avuto a causa del fallimento della transazione. Gli ho spiegato che non siamo stati io e i miei uomini a uccidere i suoi.»

Leya strinse i pugni.

«Potrei ucciderlo adesso», sibilai tra i denti. Lei, ovviamente, non disse nulla. A Ramon sarebbe sembrato che parlasse da sola.

«Gli hai detto che sono stata io», disse in tono gelido.

«Non sarei mai stato così crudele, mia cara», replicò lui beffardo. «I suoi uomini ti hanno vista. Ti cercheranno. Io mi sono limitato a dire che non sei una dei miei e che la faccenda non mi riguarda. Non conoscono il tuo nome, ci metteranno un po’ a trovarti.»

«Farò in modo che sappiano che ci sei tu dietro a tutto questo», minacciò lei.

«Chi ti crederebbe?», le fece notare lui. «Juan non ha alcun interesse a interrompere le trattative con me, ma è suo dovere di capo fare giustizia. Per quanto mi riguarda, volevo soltanto che quei due fossero sistemati, non m’interessava dei soldi. Preferisco mantenermi in buoni rapporti d’affari con Juan.»

Qualcuno nella sala ridacchiò.

«I soldi», disse Leya. «Dammi i miei soldi e ti assicuro che non ci vedremo mai più.»

«Naturalmente, mia cara», disse lui allungandole una valigetta. Leya la aprì e controllò che ci fosse l’importo pattuito. Poi si voltò e senza dire una parola uscì dalla sala. Arrivata sull’uscio del bar, si decise a rivolgermi la parola.

«Ho bisogno che tu vada a controllare che non siano nei paraggi», disse. «Devo arrivare all’ospedale sana e salva.»

«Andrà tutto bene», le ripetei, anche se non ne ero sicuro. Il panico iniziava a farsi strada dentro di me, a mano a mano che cresceva la consapevolezza che qualcuno di molto potente le stava dando la caccia.

La portai fino all’ospedale senza che incrociasse mai gli uomini di Juan. Probabilmente, avevano perso le sue tracce già da un po’.

Leya consegnò i soldi a un’infermiera fidata, poi passò a salutare suo fratello, nonostante l’orario di visita fosse terminato da un pezzo. Io la aspettai nell’atrio, su sua richiesta.

Quando scese, aveva gli occhi lucidi, ma non dissi nulla.

«Starà bene», disse sollevata. «Io sono sicura che mio fratello starà bene.»

Io annuii con aria rassicurante e la strinsi a me. Evitai di farle notare che probabilmente al suo risveglio suo fratello non l’avrebbe trovata ad aspettarlo.

Tornammo a casa sua passando per strade secondarie e ci infilammo nel portone senza perdere tempo. Una volta in camera sua, Leya chiuse la finestra e tirò le tende, poi si lasciò cadere sul letto.

Io presi posto sulla solita sedia di legno. Mi sembrava passata una vita da quando le avevano sparato e io l’avevo spinta indietro mentre veniva verso di me, eppure erano stati soltanto due giorni, due lunghissimi, interminabili giorni. Che da soli valevano più di tutti i secoli in cui ero stato solo, a traghettare le anime dall’altra parte.

Leya si mise a sedere sul letto. «A cosa stai pensando?», mi chiese.

«A te», confessai.

«E che cosa pensi?»

Sospirai. «Per te gli ultimi due giorni devono essere stati un incubo, ma per me… sono stati i più belli della mia… esistenza», conclusi faticando a trovare le parole.

Lei si alzò e venne verso di me. Mi prese le mani tra le sue.

«Posso toccarti, vedi?», disse come per tranquillizzarmi. Poi mi tirò per le braccia, costringendomi ad alzarmi. Mi mise le mani sulle guance e al suo tocco delicato chiusi gli occhi e le strinsi i fianchi tra le braccia.

Poi mi sfiorò le labbra con le sue.

Avevo visto tanti umani baciarsi e non avevo mai capito il significato di quel gesto. Ma la scarica che mi provocò quel semplice contatto mi fece desiderare di averne ancora.

Non credevo di sapere cosa fare, ma istintivamente, ricambiai quel bacio. Lei sorrise contro le mie labbra e mi trascinò camminando all’indietro, fino a sedersi sul letto. Poi si sfilò la maglietta.

Guardarla mi provocò sensazioni che non avrei mai neanche potuto immaginare, prima di quel momento.

«Io non…», balbettai. «Sei sicura?», riuscii semplicemente a dire.

«Lo vorrei anche se non stessi per morire», dichiarò con un sorriso.

Quanto era bella.

«Non so cosa fare», ammisi con imbarazzo.

«Segui l’istinto», rispose lei.

Obbedii. La feci stendere sul letto e finii di spogliarla, fino a che non fu completamente nuda davanti a me. Con un dito, accarezzai il contorno del marchio sulla sua spalla. Poi iniziai a baciare ogni centimetro della sua pelle chiara, dalla spalla, ai seni, al ventre, fino a scendere sempre più giù.

Poi tornai alle sue labbra e la baciai ancora.

«Non ti lascerò mai andare», le promisi. «Mai.»

 

♦ ♦ ♦

 

Gli uomini di Juan rintracciarono Leya pochi giorni dopo, mentre andava a far visita a suo fratello. Le condizioni di Ric stavano lentamente migliorando, anche se non si era ancora risvegliato.

Quando un proiettile la colpì in pieno petto, proprio come la prima volta, Leya cadde all’indietro. Io, al suo fianco, mi chinai immediatamente verso di lei.

Una piccola folla di passanti si raggruppò attorno a noi, circondandoci completamente. Anche a El Raval, un omicidio in pieno giorno in una delle strade principali non passava inosservato.

«Leya», la chiamai piano. Lei non rispose. La baciai delicatamente.

La sua anima lasciò il corpo che stavo stringendo tra le braccia e si mise in piedi. Sollevai lo sguardo verso di lei. Mi sorrise. Fu lei stessa a tendere la mano verso di me.

«Così, con un bacio, io muoio[1]», fece lei con voce cristallina. «Non mi sembra un brutto destino.»

«Non voglio perderti», dissi egoisticamente.

«Non succederà», replicò lei.

La guardai meglio. Anche se non la stavo portando dall’altra parte, la mia Leya non si stava dissolvendo. Le afferrai la mano, ma lei non sparì.

Avevo avuto ragione quando avevo ipotizzato di aver sprecato l’unica possibilità di portarla dall’altra parte, ma Leya era troppo viva perché si dissolvesse come tutte le altre anime. Lei sarebbe rimasta sospesa… insieme a me. La abbracciai.

«Manterrai la tua promessa», disse lei. «Di non lasciarmi mai andare.»

«Sì», risposi, anche se la sua non era una domanda. «Sì, non ti lascerò mai andare.»

Lei ricambiò l’abbraccio e la mia promessa.

Camminando per le strade di Barcellona con la mia amata al mio fianco, sentii per la prima volta che perfino tra le strade di El Raval, il gelo si stava placando, lasciando spazio alla primavera.



[1] Citazione tratta da “Romeo and Juliet” di William Shakespeare.

   
 
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