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Autore: Alice Thoreau    05/05/2015    0 recensioni
Anno 1095. In un mondo dominato dalla magia e dalla superstizione, una donna scozzese si innamora di un cavaliere al punto di seguirlo in battaglia durante la prima crociata.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Capitolo IV. Grisandole Scott.
Scozia, Arrochar. Martedì’ 18 dicembre 1095.
I fiocchi di neve si posavano volteggiando sulla battigia, sciogliendosi quando le onde grigie li coprivano con il loro manto spumoso. Osservavo il mare dall’unica finestra dell’unica stanza della mia casa. Rinvigorii il focolare, poi presi la mantella blu scuro e mi avviai verso Arrochar. Avevo finito il vestito per la donna di Murthag, mi avrebbe pagato e con quei soldi avrei comprato la carne e le ossa per lo stufato.
Erano circa le tre di pomeriggio quando, stringendo tra le mani la scarsella gonfia del denaro sonante di Murthag, mi avviai verso la casa di Jeannette, che era la moglie del macellaio.
«Buonasera, Tyree»
Tyree era un uomo robusto, dalle spalle larghe e le mani sempre incrostate del sangue delle bestie macellate.
«Carne per due soldi»
«Donna, sai la novità? Da ieri quella bestia di mia moglie non mi fa dormire nel letto. Al mio posto sta un cavaliere che ha soccorso sulla strada per Argyll, con la febbre e…»
«Grisandole!»: strillò Jeannette lanciandomi le braccia al collo. «Tyree smettila di lamentarti per niente! La febbre è quasi passata, il nostro ospite si è svegliato qualche ora fa e entro domani ha intenzione di ripartire».
Tyree era l’uomo più ricco di Arrochar. La sua casa era molto spaziosa, ed era sempre intonacata a calce di un bianco iridescente. Jeannette mi fece segno di seguirla al piano superiore, per mostrarmi il misterioso ospite.
Il focolare scoppiettava nella camera da letto, invadendo il mobilio di lampi di luce gialla e rossa. Al centro della stanza troneggiava un grande letto a baldacchino, ma le pensanti cortine di raso erano state tirate lungo l’angolo del letto.
Era lui, il fantasma che avevo visto durante Samhain.
Sedeva a letto, il torace coperto da una casacca blu e la testa fasciata. Le gambe vacillarono. Asciugai le mani madide di sudore sulla gonna di lino.
«Lewin Blacksmith, per servivi»: si presentò il misterioso cavaliere.
I grandi occhi verdi dell’uomo si muovevano come l’erba del prato quando è mossa dal vento. Mi aveva riconosciuta. Jeannette scomparve al piano di sotto per preparare un infuso. Io ero rimasta in silenzio, come pietrificata.
«Le belle dame di campagna non salutano più?»: mi canzonò Lewin, scrutandomi con i suoi grandi occhi verdi. I capelli lunghi e biondi scendevano in boccoli disordinati sulle spalle, mentre la folta barba chiara rendeva la sua bocca poco più di una fessura.
«Gri-grisandole, Grisandole Scott»: balbettai.
Sentivo una strana sensazione dentro le viscere, come se avessi ricevuto una pugnalata allo stomaco. Mi sentivo nuda, come se quei grandi occhi verdi potessero leggere la mia anima.
«E le belle dame di campagna partecipano ai rituali pagani che tanto rendono infelice il nostro amato Signore?»
«Eravate voi, quella sera?»
Annuì. Mi chiese quale divinità stessimo onorando, e io gli parlai di Samhain. Lentamente la stretta allo stomaco scomparve e mi sedetti sulla panca accanto al focolare.
Ad un tratto mi interruppe: «Siete davvero bellissima! Per una donna come voi non è un peccato morire»
«Sono sposata…»: mentii, arrossendo violentemente.
«Nulla è per sempre»: mi sorrise.
 
   
 
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