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Autore: Anna2    05/05/2015    5 recensioni
Non avrei mai immaginato tutto questo.
Non avrei mai pensato tutto questo.
E, sono sicura sia solo un sogno, queste cose non esistono.
Non esiste che un mostro di non-so-quanti-metri ti rincorra presso delle collinette vicino a una delle spiagge di Long Island, per di più con una ragazzina alta quanto un puffo a tuo fianco.
Il petto mi faceva male, e il cuore batteva così forte che credevo che stesse per scappare dalla cassa toracica, e giuro su tutto quello che c’è di bello nel mondo che i polmoni bruciavano tantissimo – come cazzo ci sono finita, fra parentesi?
Ah, sì, giusto.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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-Chapter One.
«E’ solo un sogno!»
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{anna soter; P.O.V.}

Non avrei mai immaginato tutto questo.
Non avrei mai pensato tutto questo.
E, sono sicura sia solo un sogno, queste cose non esistono.
Non esiste che un mostro di non-so-quanti-metri ti rincorra presso delle collinette vicino a una delle spiagge di Long Island, per di più con una ragazzina alta quanto un puffo a tuo fianco.
Il petto mi faceva male, e il cuore batteva così forte che credevo che stesse per scappare dalla cassa toracica, e giuro su tutto quello che c’è di bello nel mondo che i polmoni bruciavano tantissimo – come cazzo ci sono finita, fra parentesi?
Ah, sì, giusto. 
Mi ero trasferita qui perché il mio college super-snob ha chiuso i battenti in seguito a delle norme del ministero della salute – insomma, ci abitava una bella famiglia di topi: sì topi, per almeno sei anni della mia inutile esistenza ho vissuto con dei roditori che abitavano nelle pareti. Che bello!
Ma ormai è finita, vivo dal mio tutore Jeanluke, ci viveva già qui, ha solo cambiato casa, era troppo piccola per ospitare una quindicenne come me; infatti la casa che aveva prima era troppo poco grande, modesta sì, ma piccola, e così cambiando casa, ha cambiato anche ambiente e quartiere, ed io ho voluto esplorare, mi sarei dovuta fare i cazzi miei.
Di solito in un quartiere desolato ci trovi drogati, maniaci, ma io ci ho addirittura trovato un Mostro, un Mostro, un vero mostro, quelli che quando sei piccolo hai paura che spuntino da sotto il letto.
E pensare che fosse solo una passeggiata, ricordo ancora le parole di Jeanluke: «Ci vediamo dopo, e non stare troppo in giro che è già tardi!».
Le sue ultime parole famose, assieme a «E’ un quartiere tranquillo!». Sì, certo, trovare un mostro intento a fissarti non appena arrivi su una collinetta, come se ci fosse stato lì apposta. Tra l’altro, mentre correvo come una forsennata, mi sono imbattuta – o meglio – scontrata con una ragazzina bassissima, che proveniva dall’altra parte della strada, e con dei capelli lunghissimi raccolti in una treccia laterale, Dio solo sa cosa ci faceva lì.
Non ce la faccio più, le gambe mi stanno abbandonando, le sento doloranti e pesanti, non posso farcela, guardo all’orizzonte, cercando un vano nascondiglio tra le collinette. Alle mie spalle sento gli ansiti e le urla senza senso del mostro; con tutte le mie ultime forze, le mie gambe mi portano su una collina più alta. Lì c’è un... Pino? Sì, sembra davvero un pino. Poco più in là di quella che sembrava essere una fattoria, ansimando e correndo io e lei giriamo attorno al pino prima di essere nuovamente fermate da qual cos altro, la ragazzina esclama un: “Oh santo cielo!”, e questa è una ragione in più per credere che tutto questo sia un sogno: un Drago, che sputa fuoco, come nelle favole.
Non riesco a capire come – come, quel drago sia davanti a noi; ma quasi mi scordavo del mostro che assomigliava vagamente a un lupo mannaro enorme, ci stava ancora alle calcagna. Infatti, un ringhio acuto cattura la nostra attenzione, ci voltiamo, e siamo fottute, completamente, irrimediabilmente fottute.
Braccate da un mostro e da un drago, che bella morte.
«E ora che facciamo?» mi domanda con tono preoccupato la ragazza. Beh, se solo lo sapessi...
«Non lo so!» esclamo io sempre più terrorizzata; deglutisco rumorosamente... Cosa posso fare? Di solito ci si sveglia ora, non si continua a sognare – ormai la cosa è certa, non è un sogno, il mostro inizia a ringhiare, per poi correre verso di noi.
«Andiamo verso quelle due colonne» dice la ragazza indicando la fattoria, ma ormai è troppo tardi.
«Non scapperete da me sciocche ragazzine!» vedo la mascella del lupo muoversi, la sua voce forte e bassa ci fa sempre più paura. Perfetto, ora sa anche parlare, non c’è limite al peggio, guardo i suoi occhi rossi, e indietreggiamo, ma lui scatta immediatamente.
«Okay ragazzi! Pronti al mio tre catturate quel Fenrir!» sentiamo entrambe una voce maschile provenire dalla fattoria poco più lontana dal pino. Un gruppo di ragazzi e ragazze armati di tutto punto e con tutti addosso la stessa maglia arancione corrono verso di noi, assieme ad un uomo, un paio di loro vanno dal drago, le sue ali grandi causano un tremendo vento. Sembra che non vogliano attaccarlo, però il lupo, invece. lo stavano cacciando. Non riesco a finire di osservare la scena che mi sento presa per il braccio e trascinata via. Noto che era l’uomo di prima, noto anche che sta trascinando via pure l’altra ragazza.
«Ehi, mi fai male!» esclamo strattonando il braccio, non amo essere toccata dagli sconosciuti—non amo essere toccata in generale.
Dopo avermi puntualmente ignorato, ci strattona davanti a se e ci squadra con lo sguardo; ha i capelli leggermente biondicci, e gli occhi castani scuri. Noto subito l’anello al dito: non mi sembra una fede—vedo anche una specie di spada nella fodera.
«Voi! Voi non siete del campo mezzo—sangue... vero?».
«Campo mezzo—sangue?» esclamiamo in coro io e lei. Sembra essere nervoso... Si porta una mano alla tempia, per poi incrociare di nuovo le braccia.
«Okay Nich, stai tranquillo». Lo sento dire a se stesso. Deduco che deve chiamarsi Nich; lo sento respirare profondamente e poi si gira voltandoci le spalle, io in quel lasso di tempo, lo utilizzo per vedere che fine ha fatto quel coso, notando con un po’ di delusione che i ragazzi stavano tornando indietro, diretti verso di noi, o meglio verso Nich— credo si chiami Nich... La ragazza alta e con i lunghi capelli castani era quella che sembrava aprire la fila un po’ disordinata. La prima cosa che salta all’occhio, però, è la bandana rossa che porta in testa con una lancia in mano, per poi posizionarsi quella lancia su una spalla. Da’ un’occhiata a me e a lei, soffermandosi soprattutto su di lei. Poi ritorna a guardare Nich— una bella folla si era formata, ed io mi sentivo osservata. Chiacchiericci e mormorii si sentivano anche se le voci erano tutte una sopra l’altra e non si riusciva a capire un gran che.
«Nicholas, cosa succede qui? Chi sono quelle ragazze?»
Nicholas la prende in disparte tirandola per un braccio, mentre lui le parla all’orecchio, la vedo annuire, per poi guardarci con perplessità.
«Secondo te, cosa gli starà dicendo?» mi domanda. Sospiro, per poi increspare le labbra e guardarla.
«Non m’importa, ma se ci va bene forse... beh... continuiamo a vivere», lei annuisce leggermente, Nicholas ritorna da noi prendendoci nuovamente per il braccio: era nervoso, si vedeva, continuo a fissarlo—la mascella tesa, deglutisce rumorosamente.
«Clarisse, affido a te il compito di riportare tutti nella loro Cabina, e finché non risolvo la situazione rimanete dove siete», dice guardandola. Lei annuisce per poi dare un’altra occhiata strana sia a me sia alla mia amica di (dis)avventure. Il gruppo di ragazzi si allontana con Clarisse che riapre la fila ordinata e nessuno emette un suono.
«Adesso vi porto da Chirone, nella Casa Grande», prosegue Nicholas mettendosi in mezzo a noi per poi tirarci per il polso usando tutte e due le sue braccia... Beh tanto valeva afferrarci per mano come delle bimbe piccole: sappiamo camminare, cazzo!
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Arriviamo davanti a una casa blu. Sembra una casa molto normale. Entriamo tutti e tre. Non ho il tempo di ammirare l’immensa sala che la mia attenzione – e credo anche delle altre due persone – è catturata da un tipo con il corpo da cavallo, uno in mutande e una tipa con un’altra fottutissima maglietta arancione che giocavano a carte su un tavolo da ping pong. Non ho nemmeno il tempo di guardare meglio la scena dell’uomo in mutande che il centauro – credo, centauro, spero – si mette dinanzi a lui.
«Nicholas Jäger!» il tipo esclama rimproverandolo da dietro al centauro. Poi sente uno schiocco di dita. Nicholas, con le guance leggermente arrossate, si schiarisce la gola mettendosi una mano davanti alla bocca.
«Mi scusi Signor D, se sono venuto a disturbarla, ma abbiamo un problema». 
Poi indica tutte e due, sentiamo la ragazza sghignazzare, posando le carte sul tavolino, rimanendo comunque seduta sulla sedia – la tipa in questione aveva la pelle olivastra e leggermente lilla, con gli occhi un po’ a mandorla; il tipo che prima era in mutande la guarda male e lei tace subito, mantenendo però un sorrisetto. Il centauro trotterella verso di noi. Noto che però il tizio si è rivestito, questa situazione è troppo surreale per essere vera, continuo a sperare sia tutto un sogno ma è evidente che sia la realtà – una strana e impossibile realtà.
«Oh, due giovani fanciulle, dimmi Nicholas dove le hai scovate?» 
«Hanno attraversato la barriera, erano inseguite da un mostro»
«Ci sono forti probabilità che siano semi dee», disse il centauro guardandoci. 
Semi dee? Che significa? Non riesco a capire niente e, a giudicare dalla faccia della ragazza, neanche lei sapeva qualcosa. Quello che penso sia il Signor D si avvicina al centauro rimproverandolo con lo sguardo, poi schiocca le dita di nuovo.
Pochi secondi dopo io avverto qualcosa afferrarmi alle caviglie e sento l’altra ragazza urlare. Abbasso lo sguardo e vedo dei tralci di vite che ci afferrano le caviglie. Sgrano gli occhi, non credendoci sul serio.
«No, secondo me dovremmo ucciderle, cosa ne pensi?» dice il Signor D, rivolgendosi alla ragazza ancora seduta. Lei deglutisce, stando ancora più tesa di prima, giro leggermente il collo e guardo la ragazza: si stava dimenando, ma vedo che i tralci le stavano stringendo di più le caviglie. Smette subito dopo, accorgendosene – probabilmente. 
La tipa si alza bruscamente dal suo posto, mettendosi affianco a Nicholas, e incrocia le braccia: sembrava leggermente nervosa.
«Dovremmo ucciderle se fossero dei mostri inviati da Crono».
«Oh andiamo! Tu credi che sia davvero tornato? Dopo tutto quello che è successo?» interviene Nich, guardandola stranito. Si scambiano uno sguardo veloce e serio.
«Era solo un’idea Nichy, non arrabbiarti». Lui sbuffa quando sente il suo nome modificato.
«Appunto lo sono, hanno attraversato la barriera, e figuratevi se delle tipe così siano semi dee, ragazzi andiamo!». Dice il Signor D intromettendosi nella discussione e poi ci guarda male.
«Okay, ma se non fossero dei mostri?» ribatte Nicholas. Ancora devo capire se lui e lei sono dalla nostra parte.
«Posso sapere che sta succedendo?» sbotta la ragazza accanto a me dimenandosi ancora. 
«Se non lo hai ancora capito che se ti dimeni così è peggio...!» le dico. Lei sembra guardarmi male, come se avessi detto la cosa più ovvia del mondo.
«Lo so, solo che non voglio rimanere così! Non riesco a stare ferma!» Dovrei interpretare quelle parole come delle specie di scuse? Nel dubbio non me la prendo troppo: in una situazione del genere è ovvio che ci si scalda troppo, e tra poco credo che lo farò anche io.
«Smettetela di discutere!» sbotta il Signor D, stringendoci ancora le caviglie – gemo dal dolore stringendo i denti e gli occhi.
«Allora le uccidiamo sì o no, guardate che lo faccio con o senza il vostro consenso».
«COSA?!» esclamiamo in coro. Credevo che scherzasse, davvero. Ma ora come lo ha detto sembrava incredibilmente serio – non sarcastico o “scherzoso.” Almeno ho capito che qui a Long Island si ammazzano le persone a caso. Non che sia normale tutto ciò che mi è successo in precedenza, s’intende.
E rischio di nuovo la vita – non ci credo.
Bello – davvero, davvero bello!
«Ma che cazzo!?» sento Nicholas esclamare guardandoci con occhi sgranati, guardo lei e vedo un teschio sopra la sua testa e lei guarda me, entrambe con la bocca aperta.
«La tua testa!» esclama lei indicandola.
«No cara, la tua testa!» ribatto io, ma mi metto a fissare anche cosa c’è sulla mia: un fulmine che spende di una luce completamente bianca, a differenza di quel teschio di lei che emanava una luce viola scuro.
Tutti, comprese noi, siamo senza parole. Poi guardo il centauro intento ad inchinarsi, mentre sento finalmente libere le mie caviglie – guardo Nicholas: i suoi occhi si sono scuriti in un modo incredibile. Guarda male soprattutto lei, stringe i pugni e serra la mascella. Avanza fino alla porta con passo affrettato e duro, quando apre ed esce dalla porta, la sbatte violentemente.
Il Signor D invece sembra sul punto di scoppiare a ridere, guarda lei e si copre la bocca. E’ palese che voglia ridere, ma non capisco il perché, anzi non capisco nulla e basta, da quando sono uscita dalla casa di Jeanluke tutto è andato a puttane!
«Carolina, tesoro da brava, va a richiamare Nicholas Jäger e sgridalo da parte mia per essersene andato così all’improvviso, insomma capisco che ora si ritrovi una sorellastra così, ma la professionalità è professionalità! Ah e digli di convocare il consiglio – in poche parole quelli che non sono in missione, i soliti».
Sorellastra? A chi diceva? Giuro in questo momento ho il cuore che scoppia. Alzo gli occhi e vedo il mio simbolo sulla mia testa che pian piano scompare, compreso quello di lei.
«Pasticcino, credo che sia già andato a chiamare tutti». Dice quella che credo si chiami Carolina.
«Sono tuo padre, non devi chiamarmi pasticcino! Ma tu va’ a controllare comunque!»
Lei di tutta risposta sospira e lentamente arriva verso la porta per poi uscire. Il centauro si alza dall’inchino, avanza verso di noi, ci sorride. Ma io non riesco a non smettere di ansimare, sono nervosa e come non giudicarmi così? Cacchio ho paura, ma cerco di non dimostrarlo.
«Ora ci spiegate?» intervenne la mia compagna di sventure, e grazie al cielo! Credo proprio che lascerò parlare lei, anche perché penso sia sconvolta quanto me.
«Allora, avete presente gli dei dell’Olimpo?» ci chiede il centauro unendo le mani. Noi annuiamo. Sentiamo il Signor D sghignazzare, 
«Oh, dirglielo e basta!» commenta proprio lui in sottofondo. Il centauro lo guarda male per poi roteare gli occhi, 
«Andiamo! Sono già traumatizzate così! Comunque – io sono Chirone, e avete presente il dio dell’ebbrezza?»
«Dionisio?» esclamiamo in coro, io dubbiosa mi metto a fissare il Signor D,
Non è possibile.
Sentiamo strillare il Signor D robe a caso, per poi guardarci male, ma cerca di calmarsi respirando profondamente, continuando a fissarci a braccia incrociate come prima.
«Shhh! Non chiamatelo così – non gli piace, dovete chiamarlo Signor D, okay?» ci rassicurò.
Chirone ci guarda dall’alto. Ora, sono d’accordo sul fatto che voglia sembrare amichevole per noi povere ragazzine spaventate e traumatizzate, ma davvero, è inquietante. Sotto tutti i punti di vista. Deglutisco rumorosamente, ansimando ancora.
«Come vi chiamate? Insomma... credo che sia legittimo sapere i vostri nomi, potreste entrare a far parte del Campo mezzo sangue» il centauro parla di nuovo, io faccio un respiro profondo.                       «Mi chiamo Anna». Io e lei ci ritroviamo a dire nello stesso momento, ci guardiamo con gli occhi sgranati « ti chiami anche tu Anna?», continuiamo sempre all’unisono.
«Oh Zeus, hanno pure lo stesso nome...» sentiamo commentare ancora il Signor D. Io e lei però continuiamo a guardarci, ma poi abbasso lo sguardo, non saprei se sia una buona o cattiva cosa.
«Beh, almeno non avremo problemi con i nomi» dice Chirone.
«Ora, sai chi è Zeus?», continua guardando me, e io dopo alcuni secondi annuisco. 
«Bene devi sapere che lui è tuo padre».
E se prima stavo per vomitare, figuriamoci ora. Rimango con gli occhi sgranati senza dire niente, ma sento i suoi occhi su di me – e proprio mentre lei stava per dire una cosa venne interrotta da... Chirone...? ... C-credo?
«E tu sai chi è Ade?» domanda invece a lei.
Credo che abbia annuito come me, «Lui invece è tuo padre, e Nicholas – l’uomo che è scappato prima è tuo fratello, o meglio, fratellastro».
«...No... no – mio padre è nel museo con mia madre» dice lei, e mi sorprendo che abbia appena reagito come se non gli avesse detto la verità. Insomma, dopo tutto quello che ho visto, posso credere a tutto. – O quasi!
«Insomma... non, non è possibile... io, il tipo di prima? Mio fratello? Non ho un fratello! Insomma tu ci credi davvero?» mi chiede. Ci guardiamo e sembra pregarmi con lo sguardo.
«Non lo so, sono sconvolta, devo sedermi, no – devo andare fuori, mi serve aria»
Anna si gira e guarda Chirone e il Signor D, «Può uscire? Credo che gli stia venendo un attacco di panico, e fra poco viene anche a me»
Prima di sentire il verdetto del Signor D – ma a giudicare dalla sua faccia credo che sarebbe stato un “No”. –, la porta si spalanca, e da essa ne entrano vari ragazzi, alcuni li avevo visti prima, e invece ce ne erano altri. Perché tutti con quella cazzo di maglietta arancione?
«Non uscirete da qui nemmeno se stesse per svenire, okay?!» Ci sorride maligno. Credo che quella sia stata una domanda retorica, l’ironia nella voce di – non riesco a credere di starlo pensando davvero – Dionisio era spiazzante... davvero, sembrava odiarci, e neanche ci conosceva. Dei ragazzi entrano, ed io li seguo con lo sguardo. Si siedono attorno al tavolo, poco più distante da quello in cui Carolina, Chirone e Dionisio stavano giocando a Strip Poker.
Non riesco a capire niente, davvero, non solo per il cuore in gola- e questo mi fa passare per una cacasotto, ma davvero non so come reagire, tento di prendere in considerazione davvero ciò che mi ha detto Chirone – mio padre... Zeus... non può essere, è impossibile.
Intorno a me si sentono i ragazzi parlare. E’ ovvio che stessero parlando di noi, e tra di loro vedo anche Nicholas. Ha lo stesso sguardo di prima, sembra offeso e arrabbiato, incrocia le braccia. Al suo fianco c’è la ragazza con la bandana rossa e un ragazzo con gli occhiali. L’unica cosa che mi ha sorpreso è che il tipo aveva una maglia degli AC/DC, cosa strana, come ho fatto a non accorgermene? Non rimango a fissarlo a lungo, guardo gli altri, quegli sguardi non erano rassicuranti, neanche un po’, ma più che giudicatori erano interrogatori – io davvero non riesco a pensare a niente.
«Facciamola breve: chiunque di voi voglia accettare lei e lei, cioè le rispettive figlie di Zeus e Ade, alzi la mano. Chi non le vuole, può pure tenerle al loro posto», dice il Signor D – ed io non so cosa significasse. Accettare per fare cosa? Ma se serve per non essere uccisa, allora spero che tutti alzino la mano.
«Allora, Jäger per Ade no. Chissà perché non mi sorprendo, Sheen nemmeno e Clarisse assieme a Christian no. Carolina ha votato sì, Leo le vuole, Francis le vuole, e anche Gabrielle... Samuel no, Francette sì. Ah, a quanto pare Dionisio ti tocca accogliere delle nuove Semi Dee al Campo Mezzo—Sangue!». disse Chirone non appena finisce di far il conto. Ci guarda e sorride. Per una sola persona, per una sola persona siamo riuscite a rimanere, Dionisio guarda male sua figlia e lei fa spallucce per poi sorridere malandrina. Non riesco a credere che lei sia andata contro il volere del padre – dal momento che per lui sembra che gli stiamo sul cazzo dal minuto uno. Ma quel che è peggio è che ora – da ciò che ho potuto intuire – dovremo vivere qui.
E continuo a sperare che sia solo un sogno.






 
:.:..angolo delle due A..:.:

Ciao a tutti! Noi siamo Anna & Anna e qui scriveremo curiosità, approfondimenti e stupidaggini sulla storia.
Per chi non lo sapesse il Fenrir nella mitologia Greca e Norrena equivale a una specie lupo mannaro gigante che parla.
Curiosità: Tutti i personaggi nuovi della storia sono ispirati a persone reali (forse).
Alcuni personaggi della storia originale sono rimasti al campo, perché li volevamo a tutti i costi nella storia.
Se vi è piaciuta, lasciate una recensione e al prossimo capitolo.
Una torta carina nera a tutti, alla prossima.
Anna
   
 
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