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Autore: Yumeji    05/05/2015    2 recensioni
“Ha cambiato le regole del gioco” ciò che Kirigiri aveva detto era vero
Ancora una volta Monokuma ha stravolto le vite degli ultimi studenti della Kibougamine, è venuto meno alle sue stesse regole - ha ucciso un innocente al posto di un colpevole -, e ciò solo per farli cadere in una Disperazione ancora più profonda.
Ogni atto del preside orso persegue la disperazione, i ragazzi proveranno presto sulla loro pelle quanto questo desiderio può spingere alla follia lo stesso Burattinaio, e rimpiangeranno amaramente gli "incentivi" che Monokuma gli proponeva.
Perché, se prima solletticava i loro desideri (libertà, denaro, ecc..), ora punta al cuore. Nessuno verrà risparmiato.
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Prologo - concluso
Parte I - conclusa (I / V)
Parte II - conclusa (VI / XI)
Parte III - (XII / ???)
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naegi Makoto, Oowada Mondo, Togami Byakuya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo XVI


"Ci siamo..." pensò Naegi deglutendo a vuoto, avvertendo i propri muscoli tesi, sentendosi rigido come una pietra, un leggero velo di sudore gli copriva la fronte e un doloroso nodo gli si era formato alla bocca dello stomaco. Come sempre, un profondo disagio lo coglieva ogni qual volta in cui, lui e gli altri, erano costretti a prendere quel stramaledetto ascensore. La tensione saliva man mano che giungevano sempre più in profondità, in prossimità dell'aula processi, il luogo dove il Burattinaio amava mostrare a tutti, e con il massimo dell'orgoglio, il suo ignobile sadismo, la sua grottesca mentalità che sembrava uscire da un pessimo film splatter.
Quanti di loro erano già morti in quella stanza, anzi, in quella immediatamente adiacente ad essa? E quanti, fra loro, avrebbero dovuto ancora subire le esecuzioni del Burattinaio prima che quell’incubo avesse fine?
Non che ne fosse confortato, anzi, era l'ennesima pugnalata al cuore, l'ulteriore senso di sconfitta a ferirlo ma, ragionandoci, se le cose fossero andate per il meglio, solo un'altra. Un'unica anima sarebbe dovuta cadere fra le mani del boia Monokuma e poi, forse, tutto quell'affare di processi, colpevoli e cadaveri avrebbe avuto fine. Chissà, magari, aggiudicandosi l'accesso al piano successivo, avrebbe finalmente trovato un modo per uscire, una qualche via di fuga. O qualcuno dall'esterno sarebbe finalmente giunto a soccorrerli... Insomma, doveva pur accadere qualcosa. Una qualunque cosa!
Non potevano andare avanti con quella farsa ancora per molto, era impossibile protrarre una simile situazione all'infinito, perché presto, oltre che ai colpevoli, sarebbero finite anche le vittime. Ora erano in otto, alla conclusione del processo sarebbero rimasti in sette, meno della metà di quanti erano all'inizio.
 "Basta!" fu la decisione che Naegi prese in quel momento, quando la cancellata in ferro si stava spalancando per aprirsi nell'ormai familiare aula con i banchi d'accusa disposti in cerchio, dove ognuno sarebbe stato in una posizione perfetta per accusare un chiunque altro. Un luogo privo di logica e di pietà, ma colmo di crudeltà, egoismo e istinto di sopravvivenza.
"Questo sarà l'ultimo processo che dovrò affrontare!" proclamò nella sua testa Makoto, lo sguardo colmo di convinzione, il pugno stretto con una tale forza da farsi venire le nocche bianche. Non lo poteva più sopportare. Non poteva più sopportare il peso dell'ennesima vita sulle proprie spalle. Aveva promesso che avrebbe portato tutti con sé, anche chi non ce l’aveva fatta e, pur ancor intenzionato a mantenere la parola, era giunto al proprio limite. Quello di Celestia sarebbe stato l'ultimo omicidio di cui uno dei suoi compagni si sarebbe macchiato, avrebbe trovato presto un modo per impedire che ne accadessero altri e, questa volta, lo giurava unicamente a se stesso.
Un modo, per fermare quell'orrore, l'avrebbe scovato ad ogni costo. Qualunque sacrificio gli sarebbe toccato.


L'ennesimo processo... Quanto tempo era trascorso dal precedente? Uno, due, tre giorni?
Togami non ne era poi così sicuro, in quell’ultimo periodo aveva rischiato di morire così innumerevoli volte che la sua percezione del trascorrere del tempo era andata allo scatafascio, quasi soffrisse di un jet lag che ne alterava l'orologio interno. Per di più il dolore bruciante che avvertiva al fianco - dove, la ferita causata dal proiettile, gli era appena stata suturata dal capoclasse -, ne deviava le percezioni, lo faceva sentire rabbioso, intontito. Se qualcuno lo avesse contraddetto, avrebbe potuto azzannarlo al collo, così come aveva attaccato Owada quel mattino, quando era ancora immerso nel dormiveglia.
"A proposito di quel gorillone, direi che lui e Kirigiri non hanno trovato nulla di utile" giudicò, cercando di mantenersi lucido per quanto possibile - stava pur sempre per affrontare un processo! -, osservando di sottecchi il volto dall'espressione scura e frustrata del motociclista, mentre lui e gli altri si mettevano ognuno al proprio posto, dietro ai banchi che gli erano stati assegnati.
"Si parla però di Kirigiri... Conoscendola avrà certamente qualche asso nella manica" ma, piuttosto che esserne sicuro, Byakuya lo sperava fortemente, perché, altrimenti, per usare un termine volgare, sarebbero stati fottuti.


"Va bene... Vaaa bene. Tutto andrà per il meglio, questo è certo. Nessuno può sospettarmi, perché io ho qualcosa che nessuno dei precedenti colpevoli aveva: un COMPLICE. Sì, Lui me l’ha assicurato, me la caverò... E se è LUI a dirlo, io non posso far a meno di credergli, giusto?"


- Uppupupupupupupu!.. Accomodatevi bastardi, su accomodatevi! Tanto ci siete abituati a tutta 'sta manfrina, quindi, che aspettata? Prendete posto! - li incitava Monokuma notando come i suoi alunni si muovessero a rilento, - Ohi, Ishimaru, che ti prende?! Muovi il culo!! - si rivolse nello specifico al capoclasse, il quale si era fermato al fianco dell'entrata dell'ascensore e aveva sul viso un'espressione incerta ed esitante,
- Ecco... Dove mi metto? - sollevò, un poco esitante, la questione, probabilmente temendo la reazione dell'orso robot, il quale, puntualmente, s’imbestialì.
- E dove cazzo ti vuoi mettere, idiota decerebrato?! La segregazione ti ha ucciso tutti i neuroni del cervello?! Corri al tuo cazzo di posto, ba...- tardi Monokuma notò che la postazione del ragazzo era occupata dalla sua immagine funeraria con una X rosa dipintaci sopra. A seguire vi fu un momento di disagio, in cui tutti i presenti compresero che, il protrarsi del silenzio del preside robot, era la sua reazione d'imbarazzo alla ben misera gaffe che aveva fatto. - Un... un secondo - simulò un attacco di tosse per togliersi dall'impiccio, mal celando la propria vergogna, scendendo poi con un balzo dal suo trono per andare alla postazione del corvino e lì, disintegrare con un sol colpo il piccolo monumento funebre a lui dedicato. - Adesso hai di nuovo il tuo posto, contento? - tornò a sedersi sul proprio scranno rialzato, nel tono delle sue parole una profonda irritazione a cui Ishimaru decise, saggiamente, di non rispondere, ritenendola una domanda retorica.
- Bene, ora che ci siamo tutti... Uppupupupu!- si ricordò di tornare di buon umore Monokuma, poiché stava per iniziare l'evento più divertente ed eccitante della sua rappresentazione degli orrori, - Che inizi il 5^ processo di classe! - diede il via alla festa con un’esclamazione entusiata.


- Questa volta vorrei iniziare io... se posso - si pronunciò per primo Naegi, trovando più che giusta la sua richiesta essendo stato, evento al quanto inusuale, a capo delle ricerche di quel caso,
- Uppupupupu! E perché lo chiedi? C'è forse qualcun altro qui dentro che di solito si prende la briga di esporre i fatti? - fu subito il commento che ricevette da Monokuma, a cui mentalmente Makoto dovette dare ragione. Era vero, solitamente gli altri cominciavano a chiacchierare per poi tirarlo in mezzo, quando gli serviva una specifica su qualche evento o prova del caso preso in esame, "Mi considerano un database?" arrivò a chiedersi leggermente demoralizzato a quel pensiero.
- Per quanto ri..-
- FERMATE TUTTO!! - all'ultimo, l'intervento di Hagakure, azzittì d'improvviso l'esposizione del castano, il quale aveva appena cominciato la sua arringa. - Che... che, che -  iniziò a chiocciare lo sciamano, simile ad una gallina in cova, il volto tendente al bluastro ed un’espressione terrorizzata mentre, con il dito tremante, indicava il capoclasse. - Che ci fa qui un FANTASMA!?! - e se ne uscì con una domanda cui unicamente lui e la sua testa bacata potevano concepire.
Come reazione a tanta stupidità Togami si coprì il volto con una mano, avvertendo che la disperazione lo coglieva tanto più quel ciarlatano da due soldi apriva bocca, "Ma non lo hai notato nell'ascensore..? Perché, perché razza di rincitrullito non lo potevi chiedere prima?!" si domandò, irritato per quell'ennesima perdita di tempo. In un moto di nervosismo si tastò lo squarcio lasciatogli dal proiettile, avvertendo i punti fatti da Kiyotaka sotto la benda con cui l'aveva fasciato, sarà stata a causa dell'irritazione che Hagakure gli aveva causato, ma gli pareva bruciasse più di prima.
- Ehm... Hagakure, Ishimaru non è un fantasma - toccò al sempre disponibile Naegi tentar di porre un freno ai timori dell'altro, poiché nessuno sembrava disponibile ad umiliarsi tanto a pronunciare parole così ovvie, il suo intervento però non sembrò sortire l'effetto sperato.
- L'abbiamo visto tutti morire nell'esecuzione di Monokuma! - obbiettò Yasuhiro, fermo sulle proprie convinzioni, alimentate da anni e anni di occultismo, - Se è qui, deve essere per forza un fantasma! -
- Servirebbe a qualcosa se giurassi di non esserlo?..- cercò di intervenire un Ishimaru visibilmente a disagio, anche lui incapace di gestire l'ottusità del ragazzo,
- NO! Non mi farò ingannare dalle parole di un non-morto!! - sembrò colto da un profondo panico lo sciamano. - Buddha Dainiji, Ujigami e maestro Kayoshin, vi prego, allontanate l'impurità! - cominciò a chiamare la protezione degli spiriti, mentre improvvisava un esorcismo lanciando del sale per tutta l'aula, una manciata del quale cadde dritta in testa ad Owada, che finì per innervosirsi.
- Smettila con queste cazzate! Non lo vedi che Bro' è vivo?! - sbottò contro Yasuhiro, tanto seccato dalla situazione da essere tentato di allontanarsi dalla propria postazione per andare a prenderlo a pugni.
- Se tu lo credi vivo è perché ti ha già posseduto, Owa - replicò sempre più convinto testa a cespuglio e, a quel punto, nessuno si sarebbe stupito se avesse cominciato a fare un'offerta promozione sugli amuleti di sua produzione, presentandoli come cura da ogni male e vendendoli per prezzi stratosferici. Fortunatamente, Mondo non gliene diede il tempo,
- Cos'è adesso dovremmo provarti che non è morto?! - continuò a protestare, già incollerito, non era proprio il più adatto per far ragionare qualcuno, essendo solitamente lui il primo a perdere la ragione.
- Bhé... se avessi delle prove - sembrò rifletterci su lo sciamano, quasi valutasse realmente una simile, assurda, ipotesi, -... però non mi convincerete così facilmente! - obbiettò subito dopo, con l'espressione arrogante e palesemente ottusa del pollo che urla ai quattro venti "non mi farò fregare", il cui però destino è quello di finir spennato subito dopo.
- La finiamo di perdere tempo o diamo inizio a questo processo? - si fece valere Togami, stanco del bisticcio fra quei due, i loro farfugliamenti assurdi e rumorosi gli aveva fatto venire il mal di testa,
- Sono d'accordo con Togami, dovremmo parlare dell'omicidio di Celestia, non discutere di eventi non inerenti al caso - lo appoggiò Kirigiri, la quale era rimasta in silenzio per non essere costretta a partecipare ad una simile scempiaggine.
- Davvero non lo sono? Inerenti, intendo.. - esitante si fece sentire una voce, fino a quel momento rimasta muta, di cui molti in un primo momento faticarono a capire la provenienza. A chi apparteneva? Suonava tanto innaturale, lieve e timida, sottile come un sussurro, quasi il suo proprietario avesse perso ogni forza o desiderio di farsi udire. - Lady Celestia Ludenberck viene uccisa e Master Kiyotaka Ishimaru ritorna dal regno dei morti nello stesso giorno, e le due cose non sono collegate? Suona sospetto... - lentamente il tono di Yamada prese più vigore mentre, sistemandosi la montatura degli occhiali, si rivolgeva al resto della classe, aveva ancora l'espressione abbattuta e distrutta, per nulla migliorata dall'istante in cui aveva visto spirare la gothic.  
- Vorrei sapere cosa Ishimaru ci faccia qui - fu la sua richiesta, - Ovviamente, mi rendo conto che non sia un fantasma - precisò stancamente, ignorando la protesta di Hagakure che si proclamava sicuro sulla vera natura del capoclasse, -... ma comunque non capisco perché sia vivo.Tu lo sai, invece, Master Makoto Naegi? - e si rivolse direttamente al castano.
In un primo momento Makoto si sentì oppresso dall'aura di depressione e tristezza che avvolgeva l'otaku, e faticò a sostenerne lo sguardo. Alla fine, nonostante si fosse ripromesso di farlo durante le sue ricerche in caffetteria, non era più riuscito a rivolgergli la parola, e ora quel silenzio che c'era stato, cominciava a pesargli. Si sentiva in colpa per la propria mancanza, per non aver trovato nulla da dire ad Hifumi in quel momento di sofferenza, del quale poi, ancora ben poco si capacitava, poiché mai avrebbe creduto che si potesse legare tanto ad una ragazza in carne ed ossa (e con un carattere simile).
A quanto sembrava, prima del processo vero e proprio, Makoto avrebbe dovuto sedare gli animi e spiegare la situazione ai quei due membri della classe rimasti fuori dagli eventi, che avevano portato all'inaspettato ritorno dall'oltretomba di Ishimaru. Dimostrando in più che non vi era alcun nesso tra il capoclasse e la morte della gothic.
- Prima di tutto, intendo precisare che Ishimaru non può aver avvelenato Celestia perché, al momento della sua morte, si trovava in infermeria in stato semicomatoso, quindi non era nelle condizioni per somministrarle il veleno - volle per prima cosa togliere i sospetti che Yamada aveva, o tentava di alimentare, nei confronti del corvino.
- Questo però non è del tutto vero, giusto Naegi? - il fatto però che Kiyo intervenisse con l'evidente intento di minare le sue affermazioni non lo aiutava a scagionarlo. "Che hai in mente?", - Sì, insomma, bisognerebbe sapere esattamente il momento in cui Celestia è stata avvelenata per sapere chi e quando aveva l'opportunità di farlo -
- Bhé... Grazie a Oogami abbiamo riscontrato che, come immaginavamo, Celes ha ingerito il veleno tramite il the che stava bevendo - e avrebbe voluto aggiungere altro a quell'affermazione se, Hagakure, accantonando per il momento la storia del fantasma, non avesse cominciato con le sue accuse a casaccio.
- MA CERTO! YAMADA, SEI STATO TU!! - additò l'otaku, il quale fu visibilmente scosso da una simile accusa, - Sei tu quello che Celes obbligava a fargli da servetto, a preparargli il the e cose simili, quindi sei l'unico che avrebbe potuto avvelenare la sua bevanda! - come al solito, lo sciamano tendeva a chiudere sbrigativamente i casi, accusando il primo che apparisse sospetto, facendola decisamente troppo facile e rischiando, ogni santa volta, di mandarli tutti a morte certa con le sue inutili congetture.
- IO NON  HO AVVELENATO Lady Celestia Ludenberck! - si difese Yamada riscosso dalla propria letargia, comprendendo che, se non avesse reagito in qualche modo, si sarebbe trovato nei guai, accusato di quell’atroce crimine.
- Se non sei stato tu, Yamada, mi può spiegare questa? - l'inaspettata domanda di Naegi però sembrò gelare Hifumi, il quale impallidì di fronte all'oggetto che il ragazzo teneva fra le mani,
- Che..? Perché ce l'hai tu? - balbettò tremante,
- All'apparenza sembra una comune penna stilografica - spiegò Makoto mostrando l'oggetto alla classe, -... ma spesso questo genere di strumento viene anche usato per inchiostrare i manga. Me lo puoi confermare Hifumi? -
L'otaku si limitò ad annuire, serio e silenzioso, come se la voce non gli uscisse più dalla gola, lo sguardo che evitava quello del castano, appariva spaventato, simile ad un gigantesco criceto impaurito. Probabilmente, temeva che le prossime parole di Naegi decretassero la sua condanna. - Questo è l'oggetto con cui il colpevole ha trasportato il veleno - annunciò di fatti il ragazzo, lasciando qualche secondo perché i suoi compagni assorbissero quell'informazione,
- Ma quella cosa può davvero trasportare del veleno? - fu subito il dubbio con cui lo interrogò Owada e a cui, ancor più velocemente, Makoto rispose:
- E' al quanto semplice: svitata la punta, si toglie il tubicino d'inchiostro e la si rimette al suo posto; rimarrà solo l'esterno in plastica, al cui interno ci sarà abbastanza spazio per nasconderci qualcosa -
- Di solito è un metodo usato per nascondere i bigliettini durante le verifiche - si aggiunse Ishimaru per dare un esempio più esplicativo al suo kyoudai, il quale, dalla sua espressione, doveva nutrire ancora qualche dubbio.

- Qui sembra che ci stiamo girando i pollici - commentò Togami sbuffando, stanco di star semplicemente ad osservare l'evolversi della situazione, ma non trovava modo di parteciparvi, non avendo nulla di utile da condividere con la classe.
- Prima Naegi non ha avuto modo di comunicarci le informazioni che ha raccolto, quindi c'è poco da fare... Massimo potremmo intervenire quando ci sembrerà agire o ragionare in maniera sbagliata - fece Kirigiri, all'apparenza del tutto impassibile, ma in realtà probabilmente annoiata da una simile situazione straordinaria. Solitamente era lei a governare il processo, sfruttando Naegi ogni qual volta le facesse comodo, era bravo a dare quelle spiegazioni che sembravano tanto annoiare Kyouko, con le quali era poi in grado di portare l'intera classe ad additare il giusto sospetto. La ragazza, con i suoi modi, pur disponendo di tutte le prove necessarie, aveva l'unica pecca di non essere in grado di lasciarsi trasportare, mostrando quell'animosità che invece, durante i suoi interventi, Naegi era così bravo a palesare. Era con essa che Makoto riusciva a convincere il resto della classe chi fosse il colpevole, il suo sentimentalismo e le ricerche svolte da Kirigiri erano normalmente ciò che li faceva giungere alla vittoria di quei processi.
In quel caso, la ragazza non aveva partecipato direttamente alle indagini, eppure, poteva constatarlo con i propri occhi, Makoto sembrava cavarsela egreggimente anche senza il suo supporto.
"Che sia di cattivo umore?.." intuì Byakuya guardandola, riuscendo a percepirne l'irritazione, nonostante l'espressione sul suo volto non fosse minimamente cambiata,
"Se fosse realmente Yamada il colpevole?.. Non sarebbe tutto troppo facile" pensava intanto Kyouko dubbiosa, ignorando lo sguardo indagatore rivoltogli dall'ereditiere.

- L'ho rinvenuta in cucina, sembra sia caduta al colpevole e, al suo interno, ci sono ancora dei minuscoli granuli bianchi, quasi certamente il veleno - continuò la sua deposizione Naegi,
- Ne sei "quasi", certo? - obbiettò Hagakure, non sembrava però voler mettere in dubbio la veridicità delle parole del castano, più semplicemente ne sottolineva la mancanza di sicurezze. Se non poteva dimostrare che quello fosse realmente del veleno, allora la sue rimanevano unicamente delle supposizioni.
- Hai voglia di verificarlo tu stesso, imbecille? - lo invitò Togami arrivato al suo limite di sopportazione, avvertendo una profonda irritazione alla gola che lo avrebbe portato ad aizzarsi contro lo sciamano, e alle sue domande idiote, in maniere ben peggiori, se ne avesse seguito il primo impulso. "Ma cosa crede testa a cespuglio?! Non abbiamo i mezzi per verificare se quello sia veramente veleno e, sopratutto, se è dello stesso tipo che ha avvelenato quella primadonna di Celestia... Non tutti i veleni hanno odori o caratteristiche particolari che li rendono riconoscibili ad occhio nudo" pensò innervosendosi ulteriormente. Inconsciamente cominciò a grattarsi la gola, tossendo un paio di volte nel tentativo di liberarsi di quel fastidio, avvertendo come se qualcosa gli si fosse bloccato nella giugulare, ma non ottenne nulla. - Assaggia il residuo che Naegi ha trovato, se muori, allora era veleno - parlò schiarendosi la voce, usando quel tono irritante e sarcastico con cui amava rivolgersi a quelli che considerava solo dei miseri insetti,
- Se ci sono presenti solo alcuni granuli non è detto che la dose sia fatale - si aggiunse Kirigiri, e il suo intervento sembrò andare a supportare la richiesta di Togami.
- Calmatevi bastardi, calma! - intervenne a quel punto Monokuma, - Okay che shaman king qui, vi ha scassato le palle con i suoi interventi inutili, ma vi ricordo che portare qualcuno al suicidio non equivale a diplomarsi -
- Sì, però ce lo toglierebbe di torno -
- ... e sarebbe morto a causa della sua stupidità - l'essere ridotti a ben miseri spettatori in quel processo sembrava aver creato una strana coalizione tra Togami e Kirigiri, il cui nervosismo per il mancato supporto a Naegi, li portava a dirigere la loro frustrazione contro Hagakure, causa primaria del rallentamento allo sviluppo del caso e, quindi, un intoppo di cui sbarazzarsi.
- Co... cominciò ad avere paura - arretrò di un passo lo sciamano, quasi mettere un misero metro di distanza in più da quei due potesse realmente servire a qualcosa, cominciava a sudare freddo avvertendo gli sguardi gelidi della ragazza e dell'ereditiere su di se.
- Kirigiri, Togami, smettetela di molestare Hagakure - per un qualche motivo, nonostante stesse ricoprendo il proprio ruolo da capoclasse, Ishimaru non mise la sua ben nota animosità in quel richiamo, mantenendo un tono di voce normale e l'espressione che pareva assorta in altri pensieri. Probabilmente, persino lui era arrivato a pensare a quanto tempo avrebbero risparmiato, se lo sciamano avesse finalmente chiuso il becco.
- Mi sento così odiato... - piagnucolò questi chinando il capo, ferito nel profondo, e pensare che lui aveva vent'anni, perché quei mocciosi non gli portavano il minimo rispetto?
- Ma no, ma no...- arrivò repentino l'intervento di Naegi, il quale tentò di risollevargli il morale, -... è solo che sono accadute un mucchio di cose, siamo tutti un po' provati e stressati dalla situazione -
- E tu, con la tua idiozia, rendi persino troppo facile prendersela con te - commentò Owada vanificando ogni sforzo del castano, guardando distrattamente l'altro nel parlare, mentre si ripuliva l'interno dell'orecchio con il mignolo.
- Potremmo tornare al processo? - le chiare e giuste parole di Oogami, seria e stoica come sempre, riportarono la discussione nella giusta carreggiata, chiudendo quelle chiacchiere inutili,
- Certo - fu d’accordo con lei Ishimaru, - Naegi ci stava parlando della penna stilografica che aveva rinvenuto vicino alla scena del delitto - volle ricordare, nel caso lo stesso Makoto avesse perso il filo del discorso,
- Ah, sì...- confermò questi sussultando, colto in un momento in cui si era perso in altre congetture. Cominciava a trovare strana la tranquillità che il capoclasse palesava, solitamente i processi sembravano innervosirlo molto o, almeno, lo facevano prima che subisse un’esecuzione. Che quell'esperienza lo avesse reso più rilassato? No, improbabile, se fosse stato in lui, Naegi, sarebbe stato terrorizzato anche solo alla minima possibilità di dover ripetere una simile esperienza. Quindi, cos'era a renderlo tanto tranquillo?.. Oppure, si stava sbagliando? Era davvero tranquillità quella che si mostrava sul suo volto? O, forse, nascondeva una logorante impazienza?
- Dicevo, dopo aver trovato un oggetto simile, poiché (come ho detto prima), è una penna usata spesso anche per l’inchiostrazione nei manga, è facile credere che sia stato Yamada a perderla. E, avendo sia l'opportunità sia i mezzi, ciò fa presupporre che sia stato lui ad avvelenare Celestia -
- NO, NO, NO, NO! Io non centro! Non avrei mai potuto fare una cosa di simile a Lady Celestia Ludenberck! Non so come ci sia finito del veleno nella mia penna, ma non sono stato io a mettercelo!! - cominciò furiosamente a negare Hifumi, animandosi a tal punto a quelle accuse da farsi venire la bava alla bocca dalla rabbia. Le sue reazioni erano mutate di colpo, passando ad una muta e terrorizzata passività ad una forte e dirompente negazione delle prove a suo carico.
- Bhé... Hifu, devi ammettere che è una prova un po' pesante - fu il primo commento intelligente con cui se ne uscì Hagakure, un velo di dispiacere nello sguardo nell'osservare l'otaku,
- E'... è una congiura! Io non ho fatto nulla! Io... io..- le gambe del ragazzo sembrarono cedere sotto la sua enorme mole, facendolo cadere in ginocchio, le mani ancor bene afferrate al suo banco, arrivando quasi ad impiantarci le unghie delle dita grassocce. - Io ho fatto tutto come al solito... Ho, ho preparato il the a Lady Celestia Ludenberck, tutto era come al solito... Allora, perché? Perché è morta?! - e scoppiò a piangere, mostrando quell'agonia interiore a cui Naegi aveva già potuto assistere in caffetteria, notando come quel ragazzo dalla stazza di una montagna, apparisse molto più piccolo, quasi un dolore troppo forte per il suo animo l'avesse distrutto, ripercuotendosi anche sul suo fisico mastodontico.
Forse per rispetto al dolore dell'otaku, il resto dei suoi compagni rimasero qualche istante in silenzio, lasciandolo singhiozzare, ma presto una scena tanto commovente e struggente venne a noia al Burattinaio.
- Pff... E pensare che non sei tu quello più piagnucoloso - sbuffò Monokuma tenendo la testa tonda reclinata, appoggiata su una zampa con fare visibilmente annoiato, sbadigliando di fatti subito dopo, non era per nulla toccato da una scenetta simile, lui amava le tragedie, non i sentimentalismi. Anche se, doveva ammetterlo, l'inaspettata disperazione che aveva suscitato in Yamada, lo stava facendo godere un po'. - Comunque, branco di bastardi, vedete di sbrigarvi a darvi una mossa! Volete accusare il qui presente Yamada come colpevole dell'omicidio o volete chiacchierare dei fatti vostri ancora per un po'? -
- Ci sono dei punti che ancora rimangono oscuri in questa faccenda, quindi, direi di discuterne finché tutto non diverrà chiaro - decise per tutti Kirigiri, la quale ben dubitava che tutto potesse rivelarsi tanto facile e, dall'espressione che aveva visto sul volto di Naegi, neppure lui, che aveva dato il via all'accusa, ne sembrava troppo convinto.
- Quali punti..?- tirò su rumorosamente con il naso Yamada, sembrava aver recuperato un minio di controllo nel rivolgergli uno sguardo lucido colmo di stupore, già credeva che per lui fosse finita, vista la prova schiacciante che lo indicava.
- Ad esempio, chi voleva incastrarti, Yamada - rispose per lei Naegi, l'espressione seria di quando cominciava ad assemblare i pezzi del puzzle che aveva davanti agli occhi.
- Un momento! Ma non avevi appena detto che era stato il cicc... cioè,  Yamada? - Owada era ben consapevole di essere un insensibile, ma neppure lui era tanto ottuso da riservare un insulto gratuito a chi si era appena dimostrato tanto fragile,
- Ho detto che la penna riconduceva a lui e a seguito di ciò ho solo fatto una serie di congetture, non l'ho mai accusato direttamente - gli fece notare Makoto.

- Usare simili sfaccettature e piccolezze... Il tuo assistente impara in fretta Kirigiri - fu il commento a mezza voce che l'ereditiere rivolse alla ragazza, la quale finse di non udirlo, rimanendo impassibile ma, nuovamente, Byakuya notò che sembrava si fosse rallegrata al comportamento di Naegi.
"La padrona è fiera del suo cagnolino..." non trovò descrizione più azzeccata, per poi sbuffare per l'ennesima volta, annoiato dalla totale mancanza di reazioni da parte di Kyouko, tornando così prestar attenzione alla discussione che, nel frattempo, avanzava. Tossì ancora un paio di volte, continuando ad avvertire quel raschio in gola, provocandosi delle fitte ad ogni colpo, la ferita al fianco gli doleva, gli sembrava che la pelle attorno alla sutura avesse cominciato a bruciare sempre più, come se qualcuno l'avesse scottato con dei ferri roventi.

- E perché tutta questa manfrina?- insistette Owada, non capendo il motivo per cui il ragazzo avesse agito in quel modo,
- Perché volevo studiare le reazioni di ognuno, ed era un modo rapido per assicurarmi che Yamada non fosse veramente il colpevole - spiegò Makoto trovandosi un po' esitante a parlare, quasi la cosa lo mettesse in imbarazzo, cominciava a temere di aver sbagliato, che un simile atteggiamento non fosse da lui, eppure, grazie ad esso aveva raggiunto il proprio obiettivo.
- Quindi non ne eri sicuro..? - forse, mostrare delle insicurezze, non era il modo migliore per affrontare un processo in cui in palio c'era la propria vita, ma Naegi non poté trattenersi dall'ammetterlo, d’altronde a lui interessava la Verità e nient'altro.
- Ora lo sono - e s'incupì leggermente a quell'affermazione,
"Non dirmi che credi a Yamada solo perché si è messo a frignare" pensò Togami, cominciando a dubitare delle capacità del ragazzo, il suo "sentimentalismo" rischiava di portarlo sulla strada sbagliata. -... Kirigiri, Owada è vero che avete potuto studiare le riprese di ciò che è accaduto in caffetteria? - esitò a porgere quella domanda, probabilmente insicuro se potesse fargli o meno la richiesta che aveva in mente.
- Sì è così - affermò Kyouko, mentre Owada si limitava ad annuire, l'avevano visto a ripetizione almeno quindici volte, fino a memorizzare ogni più piccolo avvenimento dell’accaduto ma, purtroppo, il filmato non conteneva alcun indizio su chi fosse il colpevole, e di ciò Kirigiri aveva già informato Naegi, quindi, quale’era il suo obiettivo?
- E... prima di morire, quante volte Celestia sorseggia il the? - appariva come una domanda insensata e fuori luogo, ma nessuno dubitava più che, le richieste del castano, nascondessero un significato.
- Tre volte - fu rapida a rispondere Kirigiri, come c'era d'aspettarsi da lei, mentre Owada ancora faceva mente locale,
- Però, quando ero in caffetteria, l'ha bevuto solo due volte - ricordò quel breve scambio di battute che aveva fatto con la gothic mentre Naegi era andato a bere "un bicchiere d'acqua".
- E' perché lo fa prima del tuo arrivo...- l'occhiata che Owada ricevette da Kyouko, per averla contraddetta, avrebbe potuto perforare una muratura in granito,
"Ma non ha visto anche lui i video?" gli riservò invece uno sguardo di sufficienza Togami, intento a schiarirsi nuovamente la voce.
-... lo assaggia una prima volta poi aggiunge lo zucchero - continuò, sospirando interiormente, aveva memorizzato ogni singolo particolare di quella scena. "Ora sono io a dover rispondere alle richieste di Makoto?" pensò subito dopo, notando come vi fosse stato uno scambio di ruoli, e ciò non le piacque affatto,
- Yamada, era questo il comportamento "solito" a cui ti riferivi prima? - e, a quel punto, Naegi si rivolse rapidamente a Yamada, interrompendo la ricostruzione della ragazza.
"Lo sai che questa te la farà pagare, vero Naegi?" pensarono in contemporanea i restanti tre ragazzi della classe, osservando pietosamente Makoto, tanto ingenuo e preso dal processo da non essersi reso conto del proprio errore.
- Eh..? Ah, ti riferisci allo zucchero? Sì, Celestia prima assaggiava il the (per assicurarsi che fosse veramente del Milky Tea), e poi aggiungeva due cucchiaini - a qualcuno, una simile attenzione sulle abitudini di un’altra persona, sarebbe sembrata sfociare nello stalker, e forse era così, ma in quel momento poco importava se l'otaku avesse o meno un’ossessione per la gothic, le sue osservazioni furono ben utili a Naegi.
- Grazie Yamada - si aggiudicò un ulteriore punto in meno, essendosi ricordato di ringraziare Hifumi e non la ragazza che aveva precedentemente interpellato.
"Il prossimo sarà il tuo omicidio" Togami avvertì un senso di disagio nell'osservare Kirigiri, cui volto impassibile nascondeva appena l'irritazione di cui si era colmata, "Sarà in quel periodo..?"
- E adesso cosa c'entra lo zucchero? - intervenne Hagakure, confuso dal repentino cambio d'argomento,
- Ecco...- fu attraversato da un moto di disagio Makoto, quasi alle sue spalle si fosse appena materializzato un drago pronto per divorarlo, -... poco fa, mentre assieme ad Oogami perlustravo la caffetteria, ho avuto un’intuizione - si grattò la nuca con un sorriso nervoso, infondo non aveva prove a supportare la propria teoria, e ciò la rendeva solo una mera supposizione.
- Che tipo d'intuizione? - lo incitò a continuare Kirigiri, forse con un tono troppo secco persino per lei,
- E se il colpevole non avesse voluto assassinare Celestia? - non avrebbe potuto portar maggior confusione nella mente dei suoi compagni.
- Eppure, non mi sembra ci siano dubbi su chi sia il morto in questo caso...- osservò nuovamente Hagakure, dopo un momento in cui nessuno prese parola,
"Ha parlato quello che crede Bro' un fantasma.." pensò all'ironia della cosa Owada, notando poi il silenzio del capoclasse, il quale osservava la situazione senza intervenire. Gli sembrava si fosse irrigidito alle parole di Naegi e ora pareva avere la testa altrove ma, non essendo un grande osservatore, probabilmente si sbagliava.
- Se si riflette un momento appare ovvio, se realmente Yamada avesse voluto uccidere qualcuno, non avrebbe certo scelto Celestia, sarebbe stato troppo facile ricondurre l'omicidio a lui - trattandosi di un delitto evidentemente premeditato, risultava difficile che la sua soluzione fosse tanto scontata, per un omicidio serviva preparazione. Ed essendo, oltre che ad un otaku autore di doujishin hentai, un esperto di videogiochi, Hifumi doveva aver accumulato una certa esperienza nello stendere piani strategici o simili.
- Però Yamada è l'unico che avrebbe potuto avvelenare il the di Celestia, tu stesso e quel gorillone di Owada potete confermare che non c'era nessun altro in caffetteria oltre a loro due - obbiettò Togami, sforzando la voce perché suonasse chiara, non riuscendo ancora a liberarsi di quel fastidio alla gola,
- E' questo il punto. Non era il the a essere avvelenato - si appoggio all'intervento dell'ereditiere, Naegi,  per esibire il secondo dei suoi sospetti, - Ho chiesto conferma a Kirigiri proprio per esserne certo, Celestia non si è sentita male dopo aver bevuto il PRIMO sorso di the -
- Ma non può trattarsi di un veleno ad effetto ritardato? - fu il primo vero intervento di Ishimaru, l'espressione pensiero e preoccupata, per quanto avesse posto la domanda, sembrava già intuire la risposa.
- Naegi mi ha incaricato di controllare gli armadietti dell'aula di chimica - fu Oogami a rispondergli, -... per controllare se la sostanza usata fosse stata presa da lì. Difatti lo era e, seppur non sia un'esperta, so che è un veleno che agisce nell'immediato o nell'arco di una manciata di secondi - per quanto una simile affermazione potesse suonare sospetta, Sakura non voleva nascondere le informazioni di cui era in possesso ai suoi compagni, ne aveva intenzione di specificare che, la sostanza in questione, era abitualmente usata nei veleni per topi.
- Se il the fosse stato avvelenato, Celestia sarebbe morta prima che io e Owada arrivassimo in caffetteria - concluse il discorso Naegi,
- Aspe..! Fermo un attimo! - sbottò Owada, che cominciava ad avere serie difficoltà a seguire il discorso, - Lasciando per un momento da parte la storia del the, è da prima che dici che non è stato Yamada, ma se non lui, allora chi poteva..? - preso dalla smania del momento, non trovò le parole per terminare la domanda, ma queste a Naegi non servirono.
- C'era una seconda persona che poteva avvelenare Celestia, ovvero...-
- Celestia stessa - se quella di Kirigiri fosse solo una piccola ripicca nei confronti di Makoto, per averla interrotta poco prima, o se semplicemente volesse dare il proprio contributo al processo, dopo aver potuto solo assistervi per massima parte, Togami non riuscì ad intuirlo, vedeva solo il sorriso della ragazza e questo, ne era certo, si rivelava sempre un pessimo segnale per il colpevole.
- L'omicida ha mischiato il veleno allo zucchero, è questo che supponi, vero Naegi? - lo incalzò a continuare dopo essere stata lei stessa ad azzittirlo, lasciandolo per un momento interdetto, poiché il castano era convinto di essere il solo ad essere giunto ad una simile soluzione, - Prima hai descritto i residui, di quello che si suppone essere il veleno, rimasti nella penna: minuscoli granuli bianchi; e nel video Celestia comincia ad accusare il malessere solo dopo aver aggiunto lo zucchero nel the - spiegò ciò che l'aveva portata a fare il suo medesimo ragionamento.
- S..sì, e-esatto! - seppur forse si dovesse sentir irritato per l'intervento della ragazza, la quale gli aveva rubato il palco, Naegi non poté non ammirare le capacità logiche di Kyouko, la quale sembrava stare sempre un passo avanti a lui anche quando non ne sapeva nulla della faccenda in questione. La trovava straordinaria.
- Quindi, possiamo escludere Yamada dalla rosa dei sospetti poiché per lui non avrebbe avuto senso avvelenare il vasetto dello zucchero quando era lui stesso a preparare il the di Celestia - non voleva apparire da meno Togami, sempre per una questione d'orgoglio.
- Ma ciò è solo una supposizione, non costituisce una prova. Yamada avrebbe potuto decidere di mettere la sostanza nello zucchero così da sviare da se eventuali sospetti - volle remare contro Ishimaru, al quale non si potevano dare tutti i torti.
- Allora non sarebbe stato così stupido da dimenticare sulla scena la sua penna - replicò acidamente Byakuya, sentendosi contraddetto,
- Però non sappiamo ancora come quella penna sia arrivata lì - si aggiunse Hagakure il quale, forse a causa degli intenti omicidi che aveva percepito provenire dall'ereditiere e da Kirigiri, aveva cominciato a trattenersi dallo sparare le prime sciocchezze che gli balenavano alla mente.
- Non siamo certi che sia la penna di Yamada  - cercò di spuntarla Togami,
- No, no... E' proprio la mia - fu però smontato dall'improvvisa sincerità di Hifumi, il quale, cominciando a sentirsi meno oppresso dalle accuse dei compagni, iniziava ad aprirsi con loro,
- E potresti spiegarci com’è finita in cucina? - la domanda di Kyouko azzittì l'ulteriore intervento di Byakuya, il quale sembrava sul punto di realizzare la fantasia che aveva avuto in ascensore e azzannare chiunque lo contraddicesse.
"Questi punti del cavolo.. fanno dannatamente male!” imprecò mentalmente il biondo, respirando profondamente nel tentativo di sedare il dolore e di calmarsi, ma il bruciore non spariva.
- Ecco... mi sono accorto di aver perso una penna per l'inchiostrazione tempo fa, poco prima di scoprire il cadavere di Fukawa - fu costretto a tornare con la mente a qualche giorno prima l'otaku, - Anzi, è stato proprio cercandola che sono andato al bagno grande e lì, ho trovato... Bhé, sapete -
- Credi te l'abbia presa qualcuno? - lo interrogò Kirigiri,
- Potrebbe essere, altrimenti non mi spiegherei come ci sia finito del veleno al suo interno - ammise grattandosi le guance tonde, pensieroso. - Però non credo di aver pestato i piedi a nessuno... almeno non al punto di procurarmene l'odio -
- Dubito che il colpevole voglia incolparti per una sorta d'antipatia nei tuoi confronti, semplicemente, risulti il più facile d'accusare in questo frangente - volle evitare che il ragazzo cominciasse ad accusare persone alla cieca Kyouko, spinto da intuizioni troppo approssimative per poter essere prese sul serio, Hifumi avrebbe rischiato di complicare ulteriormente le cose.
- Piuttosto bisognerebbe guardare a chi non sopportasse Celestia - propose Togami, già consapevole di quanto inutile potessero suonare le sue parole, Yamada a parte, non sembrava esserci alcuno che avesse particolare simpatia per la gothic.
- Il problema è proprio questo Togami - si apprestò a riprendere parola Naegi, mostrando quella smania di quando si affrettava a correggere le osservazione dei propri compagni, - Se qualcuno avesse avvelenato il the di Celestia non ci sarebbero stati dubbi di chi fosse l'obbiettivo - scambiò uno sguardo con Kirigiri quasi aspettasse il suo consenso per continuare, lui stesso sembrava temere di mostrare quale via aprisse il suo ragionamento. - ... ma il colpevole ha messo il veleno nello zucchero - gli sfuggì una smorfia di stizza mentre stringeva il pugno sotto alla banco, - ed essendo qualcosa usato da tutti..-
- Chiunque di noi avrebbe potuto essere stata la vittima di questo processo - concluse per lui Kyouko, per quanto non disprezzasse il suo impegno nel condurre il processo, preferiva quei momenti in cui Naegi, trovatosi in difficoltà o troppo sensibile per continuare, palesava platealmente il bisogno del suo supporto.
- E.. esatto - confermò Makoto, titubante, -... il colpevole, questa volta ha agito senza un piano preciso, con il solo scopo di diplomarsi - simili constatazione, per quanto vere, lo ferivano, non riusciva a sopportare l'idea che uno dei suoi compagni potesse arrivare a tanto, eppure, contando quello, di esempi ne aveva già ben quattro.

- Uppupupupupu!.. Mossa intelligente, se non c'è una vittima designata, difficilmente riuscirete a risalire ad un colpevole preciso, bastardi. Uppupupupup! Se negli altri processi ve la siete cavata è solo perché vittima e assassino avevano un qualche legame, uppupupu! Ma come farete, adesso? -
La voce squillante di Monokuma e la sua orripilante risata calarono simili ad una cortina di fumo nero sull'aula, assieme all'opprimente sensazione, che avvolse la maggior parte dei sopravvissuti, di essersi appena imbattuti in un vicolo cieco.

E adesso..?



  
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