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Autore: Chandra1620    05/05/2015    2 recensioni
I suoi occhi sono rossi, un rosso che fa paura. Le uniche creature che conosco con questi occhi sono…
-Sei un demone?- Chiedo avvicinandomi con passo tremante.
Una One-Shot collegata a una fanfiction che sto scrivendo ( Lezioni di magia ).
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Fratello! Fratello! Sono così felice!!!-  urlo correndo per i corridoi.
Non è un comportamento adatto a una Principessa, ma non ha importanza.
Vedo il mio caro fratellone uscire dalla stanza vestito per la cerimonia. –Fratellone sei BELLISSIMO!-
Mi sorride e si avvicina per abbracciarmi, ma io faccio un paio di salti indietro: -Il vestito si sgualcisce!-
Sta per dirmi qualcosa, probabilmente vuole riaprire il discorso del trasferimento, ma per fortuna una guardia lo chiama: -Vostra Altezza la vostra sposa chiede di voi.-
Annuisce e dopo avermi guardato indeciso un secondo la segue.
 
-Signorina Ainwen, Signorina Ainwen, la ho cercata dappertutto!! Ha dimenticato il diadema in camera.-  Laihn si avvicina con quell’oggetto odioso.
-Devo metterlo per forza?- Chiedo esasperata.
-Sì, signorina. È questa l’usanza.- Sospiro e chino il capo.  Odio le cose da mettere in testa e odio dovermi legare i capelli: devono stare sciolti!!
Ma oggi è il matrimonio di Freyr, quindi farò un’eccezione …
M’incammino verso il giardino pensando che questo coso non è poi così scomodo e per poco non vado a sbattere contro una guardia.
-Mi scusi.-
-No colpa mia, scusa.- dico imbarazzata  mentre mi apre la porta che conduce all’esterno.
 
È tutto bellissimo esattamente come lo avevo immaginato: i petali che cadono dagli alberi, i fiori, le panche le persone, la musica… io non potrò mai averli…
Ma non ha importanza! Mi siedo in prima fila e aspetto cullata dal vento che soffia calmo.
 
Poi arriva la sposa. È stupenda. I capelli sono sciolti e cadono sulle spalle. Perché io ho dovuto fare una treccia!?!??!
Il suo vestito è bellissimo… È bianco con decorazioni dorate sulla vita e  sulle maniche, che scendono fino a terra. Il suo lungo strascico è in pericolo! Un mio piccolo schicco di dita e si solleva evitando una pozza di fango che si è creata per la pioggia di ieri sera.
Lei mi sorride per ringraziarmi e raggiunge Freyr.
 
A cerimonia finita i due nuovi coniugi scendono in mezzo alla folla che li festeggia e io mi allontano. Non mi piace il trambusto, è anche uno dei motivi per cui questa sera mi trasferirò.
Perché non sono adatta alla vita di corte, non lo sono mai stata. 
E da stasera inizia una nuova vita.
Intanto Brethil* mi si avvicina impacciata. Anche lei non è molto avvezza a questo genere di eventi.
-Ainwen sei bellissima!-
-Mai quanto lei, nuova sovrana di Alfheim.- dico facendo un inchino.
Lei sorride imbarazzata, e va al punto che le preme:
-Ma io stavo pensando che il castello è grande per tutti e…-
-Va bene così, davvero. Mi hanno già costruito una casa e tutte le mie cose sono già tutte lì.-
-Potresti rimanere qui almeno per stanotte.- insiste.
-No non disturberò la vostra prima notte di nozze…- le dico dandole una leggera gomitata .
Lei arrossisce violentemente e nello stesso istante arriva Freyr:
-La mia impertinente sorella ti sta disturbando, cara?-
-Nah.- rispondo io abbracciandolo.
-Ma il vestito si sgualcisce!- mi rimprovera scherzoso lui.
-Sì, ma la cerimonia è finita. Non ha più importanza. Comunque credo di dovervi lasciare…- inizio pensierosa.
-Di già?!- esclama Brethil contrariata.
-Sì, voglio aver ancora un po’ di luce per sistemare le mie cose e il sole sta già calando.- guardo il cielo.
Mi salutano entrambi e me ne vado saltellando.
 
 
Mentre la carrozza mi porta alla mia nuova dimora mi sciolgo i capelli e mi cambio: non sporcherò certo questo  bellissimo abito che mi ha regalato Brethil camminando nel fango!
Mi metto una canotta con sopra una vecchia giacca di mio fratello che mi ha regalato e un baio di pantaloni che mi erano stati cuciti qualche tempo prima su mio ordine.
 
-Siamo arrivati Vostra Altezza!- sento esclamare da fuori. Subito dopo un elfo in armatura mi aiuta a scendere.
La prima cosa che penso mentre guardo la casa è che il mio caro fratellone ha proprio esagerato, ma lui non voleva che mi mancasse nulla e aveva chiamato i migliori architetti del Regno per questo progetto.
-Vuole una mano signorina?- chiede una delle due guardie che mi hanno accompagnata.
-No, tranquilli, andate pure e portate i miei saluti al re e la regina.- li congedo mentre sollevo un’enorme borsa oltre l’uscio.
Guardo l’interno: ci sarà un bel lavoro da fare!!! Ma ora ho sonno, buonanotte mondo.
 
 
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-Festeggiamo!!- sono al castello, invitata per il 200 anniversario di matrimonio di Freyr e Brethil.
Entrambi sono molto cambiati. Ora sono più… adulti. Brethil è ormai una donna e ora ha un portamento e una finezza nei movimenti e nelle parole che farebbero invidia a qualunque dama nel nostro regno.
Invece il mio fratellone è stato formato da questi anni in cui ha dovuto occuparsi di Alfheim. Ora la sua fronte ha qualche ruga in più e il suo sguardo ha un cipiglio severo, forse un po’ troppo…
Ma quando sorride sembra ancora un bambino penso mentre la moglie lo abbraccia.
Io invece in questi anni cosa ho combinato? Sono sempre la solita ragazzina stupida e arrogante che non combina mai nulla della sua vita. Stringo i pugni costringendomi a sorridere.
I miei pensieri vengono interrotti dal re che richiama l’attenzione di tutti i presenti:
-Ho una notizia molto importante da darvi, dovete sapere che qualche giorno fa la mia bellissima moglie mi ha messo a conoscenza del fatto che le mura di questo triste castello verranno tra non molto allietate dalle grida di un piccolo principe.-
Sembra che la sala sia esplosa: persone si alzano facendo stridere panche e sedie, urla, altra gente che batte le mani e tutti vogliono stringere la mano ai sovrani per congratularsi della bella notizia.
Anch’io sono rimasta a bocca aperta: Brethil aspetta un bambino? Wow …
 
Aspetto ansiosa che tutti si siano allontanati e poi prendo d’assalto la regina:
-Congratulazioni.-
-Grazie.- sorride. Non c’è più quella ragazzina impacciata che ha paura di camminare con delle scarpe troppo alte o di rivolgere la parola ad un consigliere. Ora lei sta per diventare madre e io non riesco a trattenere le lacrime.
-Perché piangi Ainwen?.- mi chiede afferrandomi le mani.
-So…sono tanto felice i…io …- cerco di mettere due parole in croce, ma non ci riesco. Brethil mi abbraccia e io affondo il viso nei suoi capelli. Io non potrò mai avere questo…
 
Appena riesco a riprendermi  chiedo, tanto per iniziare una discussione:
-Come lo chiamerete?-
-Se è una femmina Calien* e se è maschio … Draugluin*.-
-Belli, mi piacciono. Io tifo per Draugluin.- poi mi avvicino alla sua pancia e sussurro: -Forza piccolo lupo.-
 
 
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-Draugluin, lascia stare la zia Ainwen! Stiamo parlando di cose da grandi.- Brethil sgrida un piccolo bambino che tira la gonna del mio vestito da ormai un paio di minuti.
-Non importa Brethil.- dico chinandomi e prendendolo in braccio. –Allora nipotino ti va di venire a casa della zia? Brethil posso rapirtelo per oggi? Te lo riporto al tramonto, lo prometto.-
Poi io e il bambino ci guardiamo e insieme recitiamo: -Ti prego, ti prego, ti prego!-
Alla fine la regina annuisce e il Draugluin mi stampa un bacio sulla guancia.
-Guarda che dovresti ringraziare tua madre.- lo rimprovero. Allora lo metto giù e va a salutare Brethil che gli raccomanda di non allontanarsi dalla casa senza il mio permesso.
Poi lui mi afferra la mia mano e insieme ci avviamo verso la carrozza che ci sta aspettando all’uscita.
 
-Zia, ma quando ti sposi tu?- chiede il bimbo. –Io voglio avere un cuginetto simpatico come te per giocare!-
Il mio cuore perde un battito.
 –Più avanti cucciolo. E poi scusa io posso giocare con te !! Mi vedi così vecchia!?!?!- lo sgrido mentre gli faccio il solletico.
-No noooo.-
 
-Siamo arrivati! – grida il piccolo mentre si precipita fuori. Io lo seguo camminando mentre mi chiede se posso fargli vedere qualche animale nuovo.
In effetti qualche giorno fa c’è stata un’inondazione e la mia casa si è riempita di tutti gli animali feriti che ho raccattato nel bosco.
È un’impresa stare dietro a tutti, ma quando tornano in liberta è sempre un bellissimo spettacolo.
Molti poi iniziano a vivere nei pressi della mia casa e questo mi fa molto piacere.
 
-Sì. Drag guarda. L’altro giorno lo ho trovato nel fiume. Stava per annegare.- lo guido verso un piccolo capanno che avevo fatto costruire per tutti quegli animali che non potevo tenere in casa. Apro piano per non spaventarlo tenendo Draugluin dietro di me. È innocuo, ma non si sa mai.
-Wow.- urla il bambino mentre un cucciolo di lupo nero scatta in piedi spaventato.
-Quando lo ho trovato aveva una zampa rotta e molti tagli.- spiego avvicinandomi piano. –Stai lì.- ordino al bambino.
Poi mi avvicino al lupo che corrompo con un pezzo di carne. Piano si sdraia accanto a me e solo allora mi arrischio a chiamare il bambino stando comunque pronta a intervenire. –Piano.- gli ricordo.
Alla fine anche il mio caro nipotino riesce ad accarezzare l’animale, che non sembra essere infastidito dalla sua presenza.
-Questo cucciolo non potrà essere rimesso in libertà.- gli spiego.
-Perché?-
-La zampa. La vedi?- gli indico il moncherino. –Ho dovuto amputarla perché non era recuperabile.-
Il bambino guarda triste l’animale.
-Ma se vuoi potrei darlo a te una volta guarito.-
Ci avevo pensato. Essendo un cucciolo di pochi mesi lo si poteva addestrare. E poi poteva essere tenuto alla reggia senza pericolo.
-Sììììì!!!! Grazie zia!!- mi abbraccia mentre il lupo si alza e inizia a leccargli la testa.
-Bleah.-
 
Passiamo il resto del pomeriggio a girare tra gli animali ricoverati in casa mia poi noto le note di rosso che stanno colorando il cielo e mi decido a riportare il mio amato nipotino a casa sua.
Appena arrivato la madre lo abbraccia mentre lui inizia a raccontare la giornata:
-… e poi la zia mi ha regalato un lupo!!- inutile descrivere l’espressione della regina.
-Ti spiego dopo.- la rassicuro.
-Ainwen! Sorella quanto tempo!- vedo Freyr avvicinarsi. Mi abbraccia e mi invita a rimanere per la cena.
 
 
 
 
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-No Drag non piangere! Ha dato la sua vita per te perché ti voleva bene.- consolo il mio nipotino mentre portano via la carcassa di un’enorme lupo nero con sole tre zampe.
-Ainwen, la situazione è grave! Un gruppo di criminali è riuscito a entrare nel castello. Se non ci fosse stato Ainvorn*  Draugluin sarebbe morto.
Sono riusciti a entrare qui e io mi preoccupo per la tua incolumità!-
-Io non ho bisogno delle tue preoccupazioni Fratello, ma il tuo regno sì. Quindi occupati di quello.- Mi congedo con un inchino e saluto con un bacio il mio nipotino che ancora piange.
 
Tornata a casa cerco di dormire, ma la luna che vedo dalla finestra mi dice che qualcosa sta per succedere.
Mi alzo per vederla meglio e vado in giardino. Eppure io la sento, la luna, dirmi che devo andare. Non so dove, ma il mio istinto mi indica la strada.
Cammino per il bosco senza capire bene perché quando un urlo mi fa gelare il sangue nelle vene.
Chiunque sia ha bisogno di aiuto. Corro nella sua direzione mentre un secondo urlo, più forte del primo, mi stringe il cuore: sta soffrendo molto.
 
Ma all’improvviso le urla cessano e io mi guardo intorno smarrita.
E se fosse troppo tardi? No! Scuoto con forza la testa, quando una voce mi fa gelare il sangue nelle vene.
-Non ti avvicinare.- mi volto di scatto e lo vedo: lì sdraiato contro un albero, pieno di ferite e sangue. Affianco a delle frecce elfiche. Deve essersele levate da solo, erano il motivo delle urla.
Ignorando completamente l’avvertimento del moribondo mi avvicino, ma lui scatta in piedi  e incurva le mani. Ha gli artigli?
-Chi sei? Cosa vuoi da me?- domanda ancora con voce roca.
Io mi avvicino di ancora un paio di passi e lui prova ad attaccarmi, ma la sua mano passa a pochi centimetri dal mio viso e lui cade a terra incapace di reggersi in piedi.
-Sono una persona che ti vuole aiutare. Quindi se prometti di non attentare alla mia vita posso provare a salvare la tua.- dico cercando di avere un tono calmo.
Lo sento forse ridere amareggiato. Tossisce e sputa del sangue a terra, poi perde i sensi.
Sospiro, pensando che non poteva capitarmi di peggio. Poi con un piccolo incantesimo di levitazione sollevo il suo corpo e lo trasporto davanti a me.
Appena passiamo sotto la luce della luna mi accorgo che ha i capelli viola scuro e la pelle bianchissima, più della mia.
Ma da sopra lo strato di sangue e sudiciume non riesco a vedere altro.
Arrivati a casa mia la prima cosa che faccio è portarlo nel bagno dove lo faccio stendere.
Non posso immergerlo nell’acqua quindi prendo una spugna e una bacinella di acqua tiepida.
 
Prendo un respiro profondo. Mai fatto nulla di più umiliante. 
Gli levo i vestiti e levo tutto il sangue stando attenta in prossimità delle ferite.
Poi con la magia gli metto dei calzoni di mio fratello. È già stato umiliante doverlo vedere nudo non ho certo voglia di prolungare questa cosa!
Lo porto su una branda e inizio a medicargli le ferite e a ricucirle.
 
Finisco di bendare praticamente tutto il suo petto e la sua schiena quando ormai il sole sta sorgendo. Stremata vado nell’altra stanza e mi faccio un più che meritato bagno.
Quando esco non sento rumori provenienti dal mio ospite, ma sta dormendo.
Anch’io ho sonno e anche se va contro ogni sano pensiero mi corico in camera mia e mi addormento.
 
Al pomeriggio mi alzo  e vado in cucina a preparare da mangiare per me e il mio ospite.
Quando apro la porta lo vedo nell’esatta posizione in cui lo ho lasciato la sera prima, solo con gli occhi aperti che fissa il soffitto. Appena mi sente entrare, sempre senza muoversi, li punta su di me e io rimango ferma incapace di muovermi.
I suoi occhi sono rossi, un rosso che fa paura. Le uniche creature che conosco con questi occhi sono…
-Sei un demone?- chiedo mentre con passo tremante mi avvicino.
-Direttamente dal regno di Hel per lei, signorina.- dice sorridendo in maniera alquanto inquietante.
Mi avvicino e appoggio il vassoio di fianco al letto. Poi controllo velocemente le ferite sempre seguita dal suo silenzioso e indecifrabile sguardo.
-Riesci a mangiare da solo?- chiedo.
-Sei tu la guaritrice. Posso mangiare da solo?- chiede ancora prendendosi gioco di me.
-Sì, puoi.- dico mettendo con molta poca grazia il vassoio sul suo stomaco e sedendomi a gambe incrociate di fianco alla branda.
Sento con piacere un gemito di dolore seguito da un altro di quei sorrisi.
Si tira su e si sistema contro il muro dietro di lui. Poi inizia a mangiare senza più guardarmi.
Lo osservo meglio. I suoi capelli piuttosto lunghi sono strani di quel colore viola e incorniciano un viso dai lineamenti particolari, ne troppo marcati, ne troppo dolci.
La pelle che già mi aveva colpito ieri sera da a tutta la figura l’idea di qualcosa di etereo, un fantasma forse, un gran bel fantasma, penso mentre scorro con gli occhi il suo fisico.
Ma d’altronde i demoni sono tutti attraenti, è una delle loro caratteristiche.
Sospiro attirando la sua attenzione.
-Come ti chiami?- gli chiedo
-Voi elfi mi chiamate Fuinur*.- Risponde con un ghigno.
-Magnifico.- sospiro alzandomi. Raccolgo il vassoio vuoto dalle sue gambe e lo porto via. – Io sono Ainwen comunque.-
-Non mi pare di avertelo chiesto.-
-Neanche di salvarti la pelle…-
-Infatti.-
Sospiro. Che personaggio.
 
Mentre sono alle prese con i piatti  e le tazze me lo ritrovo all’improvviso di fianco.
Urlo e la tazza mi cade dalle mani andando a frantumarsi per terra.
Lui non si cura di questa mia reazione e continua a fissarmi.
-La principessa di Alfheim?- allora mi ha ascoltato. Non devo dire sì, non devo dire sì…
-Sì.- okay sono morta.
-È molto stupido dirlo.- commenta mentre io mi chino per pulire la ceramica sparsa sul pavimento.
-È stupido anche salvare un mostriciattolo irriconoscente e irritante e portarlo a casa propria. Che ci vuoi fare: non brillo certo per arguzia.-
-Sì, lo è. Perché lo fai? Aiutare uno come me intendo.- continua a guardarmi. –Siamo tra le creature più abiette dell’universo. Siamo mostri. Noi non abbiamo un cuore.-
-Sciocchezze, tutti hanno un cuore.- dico prendendo la sua mano e poggiandola sul suo petto in modo che ne senta il battito.
Probabilmente si sta chiedendo se sono stupida o meno, ma faccio finta di niente e mi rimetto a pulire a terra. Lui si allontana e inizia a girare per la camera.
 
Per tutta la giornata sono indaffarata nelle faccende domestiche e mi ritrovo spesso a fissare il mio ospite.
Lui non mi presta attenzione però.  Decido di parlargli:
-Cosa ci facevi in mezzo al bosco?-
Nessuna risposta. Sembra che non mi abbia neanche sentito.
Sospiro e torno al spazzare per terra. È già tanto che non mi abbia ancora tagliato la gola, meglio non tirare troppo la corda.
Ma all’improvviso me lo ritrovo di nuovo di fianco e per reazione provo a colpirlo con la scopa che lui blocca a cinque centimetri dal suo viso senza nessuna difficoltà.
-Ti teletrasporti?- chiedo.
-No. Mi rendo invisibile e cammino molto velocemente.- spiega per la prima volta senza quella punta di sarcasmo.
Mi riprendo la scopa e la poso mentre lui parla:
-Ero nel bosco perché stavo scappando.-
-Da cosa?-
-Le guardie del castello.-
-Perché?- devo tirargli fuori le parole a forza!!
-Avevo attentato alla vita del principino.- ora le sue labbra si incurvano in un sorriso inquietante mentre si avvicina lentamente.
 
Sento un odio improvviso verso di lui e prima che entrambi ce ne rendiamo conto io gli do uno schiaffo. Purtroppo non ho avuto un addestramento alle armi o sarei più che felice di fargli almeno un po’ male.
Lui intanto ha realizzato cosa è appena successo e mi afferra un polso stringendolo con forza.
-Non … osare… mai … più. Hai capito?- dice con tono calmo. Non sembra neanche arrabbiato.
Io non rispondo, mentre cerco di resistere al dolore.  Lui stringe più forte, credo sia sul punto di rottura.
-Hai capito?- ripete con lo stesso tono.
-Sì.- ringhio fra i denti. Lui sembra soddisfatto e si allontana.
Io guardo il polso con il segno delle sue cinque dita. Ha una tale forza… potrebbe distruggermi usando due dita. Stringo i pugni sentendomi impotente.
-Sei pentita ora di avermi curato?- chiede con quel solito ghigno odioso.
-Sì.-
-Quindi se potessi tornare indietro non mi salveresti?- chiede in un tono che la fa sembrare un’affermazione.
Sospiro: -Ti aiuterei lo stesso.- Già, lo farei. –Ogni vita ha uguale importanza. Se usi la tua per seminare caos non posso certo cambiarlo, ma non cambierò neanche i miei ideali. Io salvo vite. Tu le distruggi. Ahh … Non importa.- mi avvio in giardino chiudendomi la porta dietro.
Apro il capanno e faccio uscire un piccolo cerbiatto. Da quanto è piccolo non si regge in piedi.
-Ci penserò io a te, cucciolo.- gli dico. La madre è morta nel parto. Lui ora è solo.
Mi avvio  verso casa e vedo il demone guardare impassibile dalla finestra.
Intanto il cerbiatto mi saltella di fianco e mi segue. All’entrata, quando vede Fuinur si sdraia e non si muove.
-Te ne puoi andare? Lo stai spaventando.- lo rimprovero.
Lui mi guarda per un paio di secondi, meditando se rispondermi o meno, poi si allontana.
Prendo in braccio il cucciolo che non sembra avere intenzione di muoversi.
Riesco ingegnandomi a dargli da bere del latte, poi lo riporto al capanno.
 
Verso sera preparo la cena solo per me. Sono ancora arrabbiata per come mi ha trattata.
Lo vedo ghignare e si avvicina alla porta.
-Dove pensi di andare?- gli chiedo.
-A mangiare.- risponde allargando il sorriso e sparendo nella notte.
Mi mette davvero paura.  Non so perché, ma ho un brutto presentimento.
Preferisco non farmi domande e vado a dormire.
 
Il mattino dopo mi alzo piuttosto di buon’umore e decido che posso preparare per due. Quando entro nella sua stanza non lo vedo. Appare di fianco a me all’improvviso e io lascio cadere il vassoio. Lui velocemente salva la sua porzione e si siede sul letto. Grrrrrr che odio.
Lascio tutto com’è e esco per andare a dare da mangiare al cerbiatto. Ho bisogno di un attimo di calma.
Lui però mi segue riprendendo lo stesso sorriso che aveva ieri sera.
Apro la porta e… muoio dentro. Il sangue ricopre tutto il pavimento e la carcassa smembrata dell’animale giace in mezzo.
Lo odio!
Mi giro di scatto mentre lui ha ancora stampato quel ghigno:
-Hai mangiato lui?!- gli urlo.
-Sì, ma la tua cucina è molto più buona- dice tranquillamente sollevando la ciotola.
 
Corro al piano di sopra trattenendomi dal mettergli le mani addosso.
In mezzo alla mia stanza c’è un palo di legno. Lo avevo messo io lì per sostegno al tetto, ma ultimamente lo uso per sfogarmici sopra.
Inizio a tirare colpi a caso finché le mie mani non sono troppo piene di graffi e schegge di legno per continuare.
Poi scivolo in ginocchio strusciando la fronte contro il palo, graffiando anche quella.
 
Lo odio. Lo odio proprio.
 
 
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Sono passati mesi ormai da quando ho incontrato Fuinur. Ormai è completamente guarito, ma non se ne è andato. Probabilmente è solo per tormentarmi.
Ogni mattina cerca di spaventarmi apparendomi davanti, ma ora mi sono abituata.
Dopo aver mangiato rimane tutto il giorno nella sala da pranzo scrutando pensieroso la finestra.
Ogni tanto si alza e si avvicina alla finestra per controllare che nessuno si stia avvicinando. Ha paura delle guardie.
 
Anche adesso lo vedo preoccupato scostare la tendina e guardare in direzione del castello.
-Dovresti costituirti.- dico più che altro per rendere reale un mio pensiero.
Lui si volta verso di me con uno di quei suoi sorrisi malvagi e mi risponde:
-La pena per me sarebbe la morte.-
-La meriti?-
Scoppia a ridere in un modo che mi fa gelare il sangue e poi tira fuori un pugnale rigirandoselo tra le dita.
-Ho ucciso,…- dice scomparendo.
-Rubato,…- continua riapparendo a pochi centimetri da me con il pugnale davanti al viso. Da quello penzola un mio bracciale in oro. Poi lo fa scendere lungo il suo braccio e poggia la lama sulla mia gola mentre conclude:
-Stuprato…- mentre mi dice questo mi spinge contro un tavolo e mi ci fa sdraiare mentre la sua mano scorre sulla mia gamba e la stringe in modo abbastanza doloroso.
-Paura?- mi chiede. Per tutta risposta scoppio a ridere. Lui mi guarda sorpreso, ma non si muove di un centimetro.
-Sei arrivato in ritardo.- Esclamo amara. Lui mi guarda interrogativo.
-È  successo molti anni fa: io amavo andare in giro per il mio regno e molte volte scappavo al controllo delle guardie per stare un po’ da sola.
Una sera mi si è avvicinato un uomo ubriaco e… - la mia voce si spezza, ma mi riprendo - … è successo.-
Rido di nuovo mentre il viso di lui non tradisce alcuna emozione.
-Non potrò mai sposarmi e quindi avere dei figli.- la cosa mi pesa, molto. -Per questo sono venuta qui. Volevo stare lontana dalla gente.-
 
Nessuno sposerebbe una ragazza non più vergine, per lo più una principessa…
Mi abbandono sulla superficie del tavolo mentre aspetto che lui si decida a fare qualcosa, magari lasciarmi.
Invece lui non si muove, allenta solo un po’ la presa sulla mia coscia. Toglie il pugnale dalla mia gola, dove era stato fino a questo momento e lo posa di fianco a me.
Poi avvicina il suo viso alla mia spalla e la morde piano, quel tanto che basta a darmi fastidio e fa la stessa cosa mentre sale sul mio collo.
Va contro ogni principio morale, ma sento di volerlo mio, adesso. Mi trattengo mentre lui è arrivato vicino al mio orecchio.
Inclino la testa per facilitargli il compito, ma lui si allontana guardandomi con quel suo sguardo indecifrabile. Poi raccoglie il suo pugnale e lo rimette a posto sparendo in quella che ormai è diventata camera sua.
Anch’io mi alzo veloce e esco in giardino in cerca di aria.
 
Decido che è il momento giusto per prendersi cura della cucciolata di lupi che ho raccolto l’altro giorno. La madre l’avevo vista giorni prima e avevo provato a aiutarla, ma era morta. Così avevo cercato i cuccioli.
Erano 8, tutti malnutriti.
 
Quando entro nel capanno i cuccioli mi saltano addosso felici e io mi siedo con la schiena appoggiata al muro mentre uno di loro mi lava la faccia con la lingua.
Mentre ne accarezzo uno noto che il bracciale è tornato al suo posto, deve essere stato prima, quando… 
Ahh che personaggio!
 
A ora di cena la porta del capanno si apre e entra Fuinur.
-Ho fame.- dice semplicemente, guardando i lupi. In memoria a ciò che è successo col cerbiatto mi alzo velocemente e corro a casa. Lui però non mi segue. Rimane nel capanno.
Sento che non c’è da preoccuparsi e preparo la cena. Quando torno lo vedo ancora sulla porta che guarda i cuccioli, che però non si avvicinano.
Mi siedo per terra e anche lui mi imita. Mangiamo in silenzio mentre lui non smette di fissare i lupi.
 
Alla fine mi viene un’idea. Mi alzo di corsa e guardo gli otto cuccioli, ne avevo visto uno che era completamente bianco e odiava la compagnia degli altri fratelli. Stava sempre in disparte e non giocava mai. Li conto, sono sette.
Allora inizio a cercarlo e lo trovo nascosto dietro una montagnetta di paglia. Lo prendo in braccio e lo porto sorridendo dal mio ospite.
-Ecco.- dico allungando le mani con il cucciolo. Non sembra spaventato dalla presenza del demone che mi guarda interrogativo.
-Voglio che tu te ne prenda cura.- gli spiego.- io ti sto ospitando in casa mia e ti do da mangiare. L’unica cosa che ti chiedo in cambio e prenderti cura di questa palla di pelo bianco. Sai è antipatico come te.- dico rimanendo con le braccia tese verso di lui.
Il demone guarda me, poi il cucciolo e infine, diffidente, lo afferra. Lo tiene a mani tese neanche fosse un serpente velenoso.
Poi tutti e tre ci avviamo a casa.
 
 
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-Non c’è più cibo per  Darak*,devi andare a prenderne dell’altro.- mi ordina Fuinur mentre il lupo bianco passeggia per casa. Ormai noi tre siamo, non so… una famiglia?
-Non dovrebbe mangiare così tanto- mi lamento. –potrebbe stare male!-
Sento il demone sbuffare e il lupo mi parla: -Io però ho fame.-
Da quando Fuinur gli ha fatto un incantesimo che gli permette di parlare le uniche parole che sento uscire dalla sua bocca sono queste. Sospiro.
-Toh, morto di fame.- dico lanciandogli un pezzo di carne.
-Fuinur, non dovresti andartene? Quanto tempo è che sei qui?-
-Un anno e due mesi.- risponde mentre sgranocchia un pezzo di pane.
-Non dovresti andartene?- Ripeto.
-E perché mai? Ho una brava mogliettina che mi prepara da mangiare, il mio sacco di pulci e un tetto…- dice scherzando.
Io divento rossa: “mogliettina”?!
Eppure ultimamente lui è diventato più… normale. Non lo ho più visto commettere brutte azioni e ha smesso di guardare la finestra.
Ogni tanto fa anche qualcosa di carino, tipo aiutarmi a mettere a posto le cose dopo mangiato o a dare da mangiare agli animali.
 
Mi perdo a guardarlo giocare con il lupo. È un po’ di tempo che sento qualcosa quando lo guardo. Eppure è impossibile: non posso essermi innamorata di lui!
-Cosa c’è?- mi chiede. Non ha più quel tono strafottente che aveva all’inizio.
-Nulla stavo pensando che qualcuno dovrebbe andare a vedere se l’alluvione di ieri sera ha fatto danni.-
-Sissignora,  andiamo.- dice alzandosi e uscendo tirandosi dietro il lupo.
 
Dopo un paio d’ore tornano con una volpe. È un bell’esemplare, ma la coda non c’è più. Lo porto dentro mentre noto che Fuinur ha un’espressione che non mi piace. Senza preavviso inizia a correre in direzione del bosco e io trattengo il lupo.
C’è qualcosa che non va.
Quando ha quasi raggiunto gli alberi un fulmine verde cade sulla terra e due demoni appaiono dal nulla. Mentre il lupo ringhia io ho paura.
Si avvicinano a Fuinur e uno di loro lo prende per il collo, sollevandolo di un paio di piedi.
 
Non riesco ad afferrare le parole, sono troppo lontana. Ma ad un certo punto sento uno dei due iniziare ad urlare:
-… ci hai traditi tutti! E poi sei scappato con la coda fra le gambe. E non ti sei più mostrato. Per cosa?! Quella puttana di un elfo?!- chiede indicando me.
Il lupo si gira verso di me uggiolando e mi lecca una mano per consolarmi. Ma io me ne frego di ciò che dicono e faccio per avvicinarmi, ma la porta mi si chiude in faccia.
Allora corro alla finestra, ma si chiude anche quella. Ora non sento più cosa dicono.
Guardo impotente mentre lui non si difende dai colpi che i due gli infliggono.
 
Ma non contenti di questo lo colpiscono con un fulmine. Lo sento urlare di dolore e inizio a piangere disperata mentre cerco di aprire la maledetta finestra. Ma è stato proprio Fuinur a rinforzare i vetri con una magia e non riesco a romperli.
Dopo un’ora di agonia i due spariscono con un secondo fulmine.
Lui si alza barcollando e torna verso casa.
Apre la porta e mi passa di fianco fulminandomi con lo sguardo quando provo a sfiorarlo. Va in camera sua e si sbatte la porta dietro.
 
Io preparo una bacinella d’acqua tiepida e una spugna come avevo fatto la prima volta.
Entro nella stanza e lo vedo con la testa fra le mani.
Chiudo la porta e mi avvicino. Lui mi vede e senza tanti complimenti si leva la maglia per farmi medicare le ferite.
Mi avvicino e mi inginocchio di fianco a lui.
Gli pulisco la schiena e noto un marchio sulla sua spalla, devono averglielo fatto con quella saetta prima…
-Cos’è?-
-Un marchio per i traditori.- mi risponde semplicemente.
-Perché non ti hanno ucciso?-
-Perché vivere con questo è molto peggio.- spiega sputando tutte le parole.
Passo un dito sopra al segno e lui si lamenta.
 
Quando ho finito vedo che è sporco anche sul volto e passo la spugna con molta delicatezza anche lì mentre lui mi guarda. Incrocio i suoi occhi e mi immobilizzo.
Sento un suo braccio prendermi per la vita e sollevarmi. Io lascio cadere la spugna e lo bacio. Lui mi stringe, forse un po’ troppo forte e si sdraia mettendomi sopra di lui. poi le sue mani scendono ai miei fianchi e io dico senza pensarci:
-Ti amo.-
-Anch’io.-
 
 
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-È un po’ di giorni che ti vedo strano, cosa succede?- chiedo.
-Nulla.- risponde vago girando per la stanza.
-Tu una volta mi hai detto che dovevo costituirmi.- risponde il mio demone.
La pentola mi cade dalle mani, ma viene salvata dalla velocità di Fuinur che l’appoggia sul tavolo e mi bacia.
-NO!- gli urlo. -Non puoi.-
-Tranquilla. –  vedo il suo sguardo triste.
-I…Io devo dirti una cosa…- dico sfiorandomi la pancia. –Cre… credo di aspettare un bambino…- dico senza guardarlo negli occhi.
Lui non dice niente e non si muove. Poi mi bacia, sta sorridendo.
-Ti amo.- gli dico.
-Lo so.- mi sorride mentre Darak lo tira per una manica ricordandogli che devono fare una passeggiata.
 
Appena rimasta sola piango. Non sono mai stata più felice! I-io non lo credevo possibile e invece anch’io avrò una famiglia! Io ho un compagno e presto un figlio.
È tutto così irreale, io… lo amo.
 
 
 
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-Sai non credo manchi molto.- dico pensierosa guardando la mia enorme pancia.
Devono essere due.
Lui mi guarda e annuisce pensieroso, sembra triste, molto triste.
Ad un certo punto vedo una lacrima solcare il suo viso.
–Cosa c’è?- chiedo preoccupata. È la prima volta che lo vedo piangere.
-Nulla, solo io devo andare a prendere delle bacche per curare Darak, si è ammalato.-
Annuisco e prendo la giacca.
-Dove pensi di andare nelle tue condizioni?!- mi sgrida.
-Sono incinta, non moribonda, posso fare due passi nel bosco. Smettila di preoccuparti.- dico allontanandomi.
Lui sospira rassegnato e mi segue alla porta.
Sto per andare quando lui mi trattiene per un braccio:
-Ainwen.-
-Sì?-
-Ti amo.- è la prima volta che lo dice. Stavolta sono io quella che piange e lo bacio.
Poi mi giro e entro nel bosco.
 
So che le bacche si trovano da queste parti più o meno… però è strano, non sono quelle adatte alla malattia che ha il lupo…  decido di non farmi domande.
Ne ho già raccolte una buona metà quando una dolorosissima fitta mi fa piegare in due.
Stanno arrivando i due bambini. Mi sorreggo contro un albero e sospiro. Posso resistere.
Mi incammino lasciando la cesta di fianco ai cespugli, so che capirà.
 
Sono ormai arrivata, e le contrazioni sono sempre più vicine tra loro.
Mi appoggio a un albero sul limitare bel bosco e guardo casa mia.
Trattengo un urlo mentre cado seduta a terra. L’edificio va in fiamme. E fuori ci sono le guardie reali. Freyr ha una spada in mano e si avvicina a Fuinur. Lui non si allontana, anzi si siede e poggia la testa su un ceppo che di solito usava per tagliare la legna.
Vedo mio fratello avvicinarsi  e tirare su la spada.
Cerco di avvicinarmi, ma una nuova contrazione più forte delle altre mi fa cadere a terra.
La spada si abbassa, ma poco prima sento qualcosa muoversi dentro di me, non sono i bambini. È magia.
Mi giro di nuovo solo per vedere la testa del mio amato rotolare per terra.
Vorrei urlare, ma non posso. Le lacrime scendono mentre decido che non posso rimandare, devo farlo qui.
 
Sono due femmine. Io continuo a piangere mentre inizio a odiare Freyr, lui ha distrutto ciò che di buono ero riuscita a fare della mia vita.
Mi alzo mentre la rabbia mi acceca.
Con un incantesimo che mi priva di praticamente tutte le mie energie lancio una delle bambine verso lo spazio
-Spero che riuscirai a vendicarmi, piccola mia.-
 
Purtroppo non ho abbastanza energie per fare lo stesso anche con l’altra.
In quel momento passa Darak. È sopravvissuto all’incendio.
-Devi fare una cosa per me. E per Fuinur.- gli dico.
-Sì, Ainwen. Comanda.-  Mi levo la giacca e vi avvolgo la bambina.
Poi le lascio il segno della mia maledizione. 
-Prendila, lei si chiama Erdie.- dico porgendogli un lembo della stoffa per non ferirla.
-Prenditi cura di lei e crescila, io non potrò farlo. Il mio odio è troppo grande.- mi alzo.
Intanto il lupo sparisce nel buio con Erdie.
 
Io esco nella radura decisa a fargliela pagare, a tutti.
Avete distrutto la mia felicità! Io farò lo stesso con la vostra.
Raggiungo il regno che non mi reggo in piedi, ma la sete di vendetta mi impedisce di cadere. Uccido degli elfi al mio passaggio, a faccio crollare le case.
 
Quando finalmente sono davanti al cancello del castello, mi viene un’idea.  Salgo le scale mentre le guardie cercano di fermarmi.
Percorro quei corridoi che conosco così bene fino davanti a quella porta. La apro e mi avvicino al letto.
Un bambino dai capelli scuri dorme tranquillo mentre io mi avvicino con un pugnale.
Sto per eliminarlo, quando mi rendo conto di cosa io stia facendo.
Il coltello mi cade di fianco facendo un fastidioso rumore metallico mentre mi lascio cadere in ginocchio ai piedi del letto. Scoppio a piangere.
Il mio nipotino intanto si sveglia e si mette a sedere sfregandosi gli occhi:
-Zia?-
-Drag scusa cucciolo, scusa.- dico abbracciandolo. –Tua zia ha fatto delle cose orribili e lei non…-
Sento una sua manina tra i capelli e lo abbraccio più forte.
Io non ho molto tempo, presto le guardie verranno e mi porteranno via. Poi mi viene un’ultima disperata idea:
-Ascolta cucciolo, tu hai delle cuginette. Potrai giocare con loro, ora. Ma devi prenderti cura di loro. Devi andare nella mia vecchia casa e lì troverai un vecchio lupo bianco, digli che vuoi vedere Erdie.
Mi raccomando, non dire mai a nessuno di lei.-
Sento i passi delle guardie arrivare e cercare di sfondare la porta. La blocco con una magia, mentre provo a dire ancora qualcosa a Draugluin che mi ascolta attento.
-E poi lei ha una sorellina, dovrai trovarla, si chiama… Estele*. E io ti prego: ridai loro una famiglia. Dai loro l’amore che io non potrò dare.
Ora cucciolo ricorda, io conto su di te.- Lo bacio sulla fronte mentre le guardie entrano e mi lancio dalla finestra.
Riesco a correre via ma mi trovo la strada sbarrata da Freyr che mi tiene contro la spada.
Io cado in ginocchio, non mi rimane più molto tempo, tra il sangue che ho perso per il parto e per le ferite delle guardie e le energie che ho speso fino adesso, morirò entro un paio di ore al massimo.
Nessuno può curarmi.
Freyr chiama dei guaritori ma io lo afferro per la caviglia:
-Fratello, no, finiscimi.-
Lo vedo incredulo e scuote la testa mentre si china per aiutarmi.
-Fratello, io soffro.- provo ancora. Lo vedo alzarsi mentre le lacrime rigano il suo volto. Alza la spada mentre io chiudo gli occhi.
 
Figlie mie, scusatemi.
 
 
 
 
Nomi:
Ainwen _ Ragazza sacra.
Brethil _ Betulla, foresta di betulle.
Calien _ Luce
Draugluin _ Lupo azzurro
Fuinur _ Morte tenebrosa
Darak _ Lupo
Erdie _ Ragazza solitaria
Estele _ Speranza
   
 
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